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Il dibattito tra occidentalismo e slavofilismo

Nel 1836 lo scrittore e pensatore russo Pëtr Jakovlevič Čaadaev con la pubblicazione della sua opera scritta in francese “Lettere filosofiche” rese ufficiale lo scontro ideologico tra occidentalisti e slavofili25. La causa fu il sentimento di disillusione creatosi nell’intelligencija, ovvero nella classe colta russa dell’Ottocento, la quale si sentiva impotente nel cambiare le cose. In altre parole, la Russia stava vivendo un momento difficile e drammatico dal punto di vista storico, che politicamente si traduceva in una riflessione sul nazionalismo e sul ruolo della Russia. Secondo lo scrittore, solo grazie all’avvicinamento all’Europa la Russia poteva perdere quella condizione d’isolamento in cui si ritrovava. La sensazione che descrivevano i membri dell’intelligencija russa era quella di “uomini superflui”, percezioni che nacquero proprio dall’operato di Pietro il Grande. Questa sensazione di sgomento culminò con la frattura tra intelligencija occidentalista e popolo, tra coloro cioè, che perseguivano le

24 A. Sergej: Pietro il Grande; collezionista d'arte veneta, Venezia, Canal & Stamperia Editrice, 1999

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ideologie occidentali e il popolo analfabeta26. La prima metà dell’Ottocento si rivelò creativa in vari ambiti: politico, sociale e ideologico. La Russia incentivata dai rapporti con l’Occidente ne traeva vantaggio. L’intelligencija, come già detto, partecipava all’Illuminismo. Quando scoppiò la Rivoluzione francese anche in Russia ci furono ripercussioni, in altre parole, parallelamente a quella francese, e sullo stesso modello dei giacobini, in Russia ci fu la Rivoluzione, causata dai bolscevichi.

All’Illuminismo si sovrapposero il Romanticismo e la filosofia tedesca. I nuovi dilemmi che iniziarono a uscire allo scoperto furono vari, come la vera natura delle nazioni e la loro funzione nella storia. In questo periodo la mentalità russa era notevolmente influenzata da filosofi tedeschi come Friedrich Schelling e Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Schelling influenzò sia intellettuali che docenti universitari, poeti e scuole di pensiero come quella degli slavofili.

Questi ultimi rappresentavano un gruppo d’intellettuali romantici i quali perseguivano una filosofia improntata sull’importanza e sulla superiorità dell’ortodossia e della Russia. Tra i più rilevanti del gruppo: Aleksej Chomjakov, Ivan Kireevskij, il fratello Pëtr, Konsantin Aksakov, il fratello Ivan e Jurij Samarin. Questi s’incontravano nei salotti moscoviti, e il periodo più importante per questa corrente fu proprio l’anno 1860. L’occidentalismo faceva riferimento ai valori provenienti dall’Occidente perseguendo ciò che era stato anticipato da Pietro I, mentre lo slavofilismo seguiva una via parallela: si trattava di un pensiero fondamentalista che si basava sull’integrazione di valori reperibili nell’animo del comune contadino russo, completamente ostili al pensiero occidentalista modernizzatore.

L’ideologia slavofila faceva riferimento a valori come l’integrazione, la pace e l’armonia tra gli individui. Dal punto di vista religioso, si appellavano all’ortodossia, credevano nell’amore, nella libertà e nella verità. La famiglia per gli slavofili rappresentava il massimo valore dell’integrazione. Della chiesa cattolica-romana essi riconoscevano la scissione dall’ortodossia. Secondo loro nella prima s’incarnavano valori quali razionalismo e autorità, ostili al pensiero slavofilo.

Il loro principale obiettivo era invece l’esaltazione di valori quali la cultura e la religione russa, rappresentati dalla Russia patriarcale e contadina. Pietro il Grande, considerato da loro l’Anticristo, aveva introdotto in Russia, secondo la loro visione,

26 M. Napolitano: “Russia: il dibattito tra Occidente e Oriente. Una questione vecchia di secoli”, Eastjournal, 18 Febbraio 2015, https://www.eastjournal.net/archives/54625

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princìpi provenienti dall’Occidente, quali la razionalità, la legalità, la coercizione, che avevano fatto deviare la Russia dal suo sviluppo armonioso, inculcando in questo modo ideali “estranei” alla classe colta russa. Ritenevano che la Russia andasse curata dal male causato dall’influenza dell’Occidente e infine volevano trasmettere il loro messaggio di armonia anche al malato e lacerato Occidente. Gli slavofili consideravano il mondo europeo contaminato, ripudiavano gli ideali liberali ed elogiavano tutto ciò che apparteneva al mondo russofono, ovvero al loro patrimonio culturale e spirituale27.

Gli slavofili abbracciavano il romanticismo europeo, nonostante fossero condizionati dalla religione ortodossa. Erano dei veri e propri anarchici religiosi in quanto legittimavano ogni condanna in nome del loro credo, sebbene riconoscessero l’indispensabilità del governo, in particolar modo dell’autocrazia. La giustificavano poiché era ciò che esprimeva appieno l’animo russo, e l’unica, secondo loro, in grado di controllare tutto lo Stato. Perseguivano la libertà in ogni ambito, in quanto sostenevano l’ideologia della “libertà per la vita dello spirito”28

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Dall’altro lato si schierava il pensiero occidentalista, il quale era costituito da individui di differenti classi sociali, caratteristica che non toglieva organicità alla loro ideologia. In comune con gli slavofili avevano il fatto di attingere il loro pensiero dalla filosofia tedesca, dunque sia gli occidentalisti sia gli slavofili traevano le loro ideologie dai rapporti con l’Occidente, ma ciò che li differenziava erano le diverse interpretazioni che ne desumevano. Ne consegue che gli slavofili perseguivano la strada “russa”, credendo nell’esclusività della Russia e nella supremazia dei suoi ideali. Gli occidentalisti, al contrario, consideravano l’Occidente l'unico modello da seguire. Ammiravano i cambiamenti politici europei, l’operato di Pietro il Grande e cercarono di portare avanti il progetto del sovrano. La religione non rappresentava il perno dell’ideologia, com’era nel caso degli slavofili, anzi, molti di loro diventarono agnostici e, nei casi più estremi, atei. Gli occidentalisti s’ispiravano alla sinistra hegeliana, e pertanto appoggiavano la necessità di una rivoluzione come unico mezzo per cambiare il sistema russo, che tanto criticavano29.

27

C. Bettiol: “Slavofilismo e occidentalismo: attualità di un'antica controversia”, Eastjournal, 14 Aprile 2014, https://www.eastjournal.net/archives/41383

28 N.V. Riasanosvsky: Storia della Russia; dalle origini ai giorni nostri , Milano, Bompiani, 2015

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Verso la fine dell’Ottocento lo slavofilismo trovò conciliazione in ideologie come l’utopia comunitaria, contadina e anticapitalista, che sfociò nel marxismo. L’occidentalismo al contrario trovò la sua culla nel positivismo, nel materialismo, nel nichilismo e nell’utilitarismo.