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1.3 Le aziende a conduzione familiare e le aree a forte caratterizzazione

1.3.3 Familismo economico, aree a forte caratterizzazione produttiva e

1.3.3.1 Il distretto industriale: organizzazione e caratteristiche

Dall’analisi economica del paese effettuata dall’ ISTAT42

è emerso che esistono 141 distretti industriali, che trovano la loro forza e continuità nella condivisione e sviluppo di competenze, grazie ad un network di relazioni profittevoli e grazie a radici storico- economiche comuni. Essi costituiscono un quarto del sistema produttivo del Paese, sia in termini di addetti (24,5% del totale), con un livello occupazionale pari ad oltre un terzo di quello complessivo, sia in termini di unità locali produttive (24,4% del totale). Il maggior numero di distretti (45) è localizzato al Nord-est, tradizionalmente l'area territoriale di riferimento del modello distrettuale italiano. Nel Nord-est oltre due terzi dei SLL corrispondono a distretti industriali. Il Nord-ovest presenta 37 distretti e il Centro 38. Nel Sud sono presenti 17 distretti, mentre nelle Isole sono concentrati unicamente in Sardegna, dove tutti i sistemi locali manifatturieri hanno le caratteristiche distrettuali.

42

Rapporto Istat 2015 “Distretti Industriali- Anno di riferimento 2011”, Istituto Nazionale di Statistica, Roma , Disponibile all’indirizzo http://www.istat.it/it/archivio/150320

Fig. 7) Distretti industriali, Anno 2011

Fonte: Istat, Rapporto Distretti (2015)

Per definire questa realtà economica, presente in maniera diffusa all’interno del territorio italiano, possiamo utilizzare il concetto espresso dall’economista inglese

Alfred Marshall, il quale per definire questo fenomeno faceva riferimento a “[…] un’entità socio-economica costituita da un insieme di imprese, facenti generalmente parte di uno stesso settore produttivo, localizzato in un’area circoscritta, tra le quali vi è collaborazione ma anche concorrenza. […]”43.

Questa definizione rivela la vera essenza della realtà distrettuale, che può essere spiegata grazie a quattro peculiarità distintive che la caratterizzano:

- una realtà socio-economica delimitata - la presenza dell’intera filiera produttiva - un’elevata concentrazione geografica

43Marshall A. (1919) “Industry and trade. A study of industrial technique and business organization” MacMillan&Co, London.

- relazioni di collaborazione concorrenza tra le imprese dell’area

Dal punto di vista normativo i distretti industriali hanno conosciuto una istituzionalizzazione grazie alla legge N. 317/91 intitolata “Interventi per l’innovazione

e lo sviluppo delle piccole imprese” in cui, all’articolo 36, sanciva ”[…]si definiscono distretti industriali le aree territoriali locali caratterizzate da un’elevata concentrazione di piccole imprese con particolare riferimento al rapporto tra la presenza dell’impresa e la popolazione residente nonché alla specializzazione produttiva dell’insieme delle imprese.[…]”44

Le imprese che trovano localizzazione all’interno di queste aree a forte caratterizzazione produttiva presentano caratteristiche diverse. Le peculiarità di ciascuna impresa si fondano su variabili aziendali come l’autonomia strategica e il livello di stabilità delle aziende congiuntamente allo sviluppo di competenze distintive nelle differenti aree della gestione aziendale. Attraverso la definizione di queste variabili possiamo individuare quattro profili di imprese distrettuali: impresa bloccata, impresa trainata impresa specializzata, impresa leader.

Fig. 8) Profili delle imprese distrettuali

Fonte “Il distretto industriale. Un nuovo modo di interpretare il cambiamento economico”,2000

44

Legge N. 317/91 “Interventi per l’innovazione e lo sviluppo delle Piccole Imprese”, Gazzetta Ufficiale 9/10/91 N.237

Le imprese bloccate sono unità economiche di piccole e piccolissime dimensioni che seguono, per conto di uno o più committenti, specifiche fasi di lavorazione offrendo una determinata potenzialità produttiva e operando principalmente sull’obiettivo di riduzione dei costi, congiuntamente al mantenimento di uno standard produttiva elevato. La figura dell’imprenditore ricopre un ruolo centrale all’interno dell’organizzazione, in quanto è capace di apportare l’insieme di competenze tecnico produttive e costituisce il punto di riferimento per qualsiasi problema gestionale. Sotto il profilo contrattuale queste imprese risultano deboli in quanto incapaci di generare autonomamente scelte strategiche idonea ad un inserimento all’interno del mercato, rendendole quindi strettamente dipendenti dalle imprese committenti.

Per quanto riguarda le imprese trainate appartengono a quelle tipologie di aziende che presidiano operativamente le funzioni critiche, anche ricorrendo alla rete di fornitori locali, ma come le imprese bloccate, hanno un comportamento adattivo-imitativo, prevalentemente nell’ambito dell’innovazione del prodotto e del processo. La strategia di queste tipologie d’azienda è orientata allo sfruttamento delle condizioni offerte dal contesto distrettuale al fine di occupare spazi di mercato che non sono obiettivo delle aziende concorrenti.

Le imprese specializzate, invece, sono focalizzate su precise competenze produttive in termini di progettazione e ingegnerizzazione del prodotto e sono capaci di creare, utilizzando a loro volta sub-fornitori, prodotti finiti. Le operazioni che vengono svolte da queste tipologie di aziende allora interno sono orientate prevalentemente allo sviluppo propri innovazioni tecnologiche e di un know-how esclusivo, sebbene siano deboli sul piano commerciale. Per questo motivo tali imprese stringono spesso legami duraturi con imprese committenti, e, come conseguenza, l’autonomia nella formulazione della propria strategia competitiva spesso è condizionata dalla rilevanza che le produzioni in conto terzi assumono rispetto a quelle realizzate in proprio e con propri marchi.

Infine, le imprese leader sono imprese di livello superiore, sebbene non necessariamente siano caratterizzate da un livello dimensionale superiore rispetto alle aziende che operano all’interno del distretto stesso. Questa tipologia di azienda è maggiormente strutturata ed è presente in maniera diretta all’interno dei mercati di

sbocco, anche internazionali, grazie a conoscenze tecnologiche superiori, unitamente ad un maggiore potere contrattuale. Queste aziende sono solitamente più longeve rispetto alle altre presenti all’interno del distretto. Sono caratterizzate da una forte autonomia nell’elaborare proprie scelte di posizionamento strategico all’interno dei mercati di sbocco, capaci di svolgere al proprio interno tutte le fasi del processo produttivo, con competenze distintive soprattutto nella funzione commerciale. Le imprese guida accentrano le fasi strategiche del processo produttivo, mentre decentrano le fasi meramente tecnico-produttivo ad altre imprese, sia interne che esterne al distretto. Sostanzialmente fungono da forza trainante dello sviluppo locale e svolgono un importante ruolo di interfaccia tra il mercato e sistema locale, assumendo il coordinamento dell’intera filiera produttiva distrettuale.

Il modello organizzativo distrettuale è basato principalmente su rapporti cooperativi fra le imprese, Tra queste aziende si viene ad instaurare una fitta rete di relazioni partecipative di natura industriale, promossa e regolata da meccanismi di coesione e scambio sociale, da routine, conoscenze tacite, radicate nelle azioni degli individui e nelle loro dinamiche di socializzazione, che possono assumere diverse forme nell’accordo contrattuale alla cooperazione informale. Queste azioni risultano improntate alla progressiva integrazione informativo/produttiva, fino al mutuo coinvolgimento nella pianificazione strategica in un’ottica di creazione congiunta del valore45.

Il grande vantaggio competitivo dei distretti industriali deriva in maggioranza dalla stessa organizzazione produttiva, in quanto la scomposizione sia spaziale che temporale del ciclo produttivo in diverse fasi di lavorazione e la specializzazione nello svolgere ciascuna di esse assicura competitività in termini di costi, elevati livelli di flessibilità e capacità di innovazione. L’alto livello di specializzazione produttiva permette inoltre il raggiungimento di elevate economie di scala, le quali comportano una riduzione dei costi unitari favorendo un aumento della produttività. La distribuzione della capacità produttiva fra le diverse unità economiche presenti all’interno del distretto permette di realizzare elevati livelli di flessibilità intesa sia in termini di capacità di modificare rapidamente i volumi e la qualità della produzione, sia in termini di ricerca all’interno

45

Beccantini G. (1991) “Il distretto industriale marshalliano come concetto socio-economico”, in Studi e informazioni, distretti industriali e cooperazione fra le imprese, a cura di G.BECATTINI e W.SENGERBERGER, Banca Toscana Quaderni n.34, pp. 51-65

del distretto di una risposta migliore tra le diffuse capacità produttive. L’alto livello di specializzazione delle risorse umane, dotate di un’elevata mobilità intra-distrettuale, consente di intensificare il ricorso alla subfornitura e al lavoro a domicilio qualora siano presenti aumenti di livelli produttivi. La dinamicità complessiva del distretto rappresenta sicuramente un punto di forza nella competizione a livello internazionale. Vero collante di questi particolarismi economici è rappresentato dalla comunità di persone che incorpora un sistema abbastanza omogeneo di valori espressi in termini di etica del lavoro e delle attività, della famiglia, della reciprocità e di conoscenze tecniche specifiche. La condivisione di questi valori e la prossimità territoriale e produttiva delle imprese favorisce lo sviluppo e la trasmissione dell’innovazione e della conoscenza. Tra le determinanti di maggiore successo del distretto industriale è d’obbligo menzionare la capacità innovativa delle imprese, intesa non tanto come capacità di introdurre innovazioni radicali attraverso investimenti e R&S, quanto piuttosto come la capacità di migliorare i propri prodotti e/o processi e sviluppare la propria tradizione manifatturiera grazie alle conoscenze del mercato di riferimento, alla padronanza di materie prime o di una tecnica produttiva, alla velocità di circolazione delle informazioni, al contatto interpersonale e all’osservazione diretta, generando in tal senso processi di apprendimento on the job da parte della manodopera. La stretta vicinanza delle unità economiche fa si che competizione e cooperazione si trasformino in forze connettive capaci di realizzare un coordinamento di attività che rappresenta la vera competenza distintiva del distretto. Il tipo particolare di struttura che si viene a creare all’interno del distretto permette che non ci sia solo una collaborazione orizzontale tra le imprese che lo compongono, ma anche uno sviluppo verticale, che spinge le imprese più avanzate del distretto a procedere verso obiettivi di differenziazione verticale e quindi ad affiancare alla produzione principale del settore merceologico, la produzione delle macchine utensili per quello stesso settore. Sulla base di queste peculiarità il distretto ha espresso grandi potenzialità in situazioni di maggiore complessità incertezza in quanto capace di adattarsi con rapidità e creatività a repentini mutamenti dell’ambiente.

1.3.3.2

Le competenze distintive e il patrimonio intangibile nelle