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Il futuro del crowdsourcing 1 Prospettive future

CAP 2 L’evoluzione del crowdsourcing

NUOVE NECESSITA’

2.3 Il futuro del crowdsourcing 1 Prospettive future

Nella presente analisi è emerso come il crowdsourcing, fenomeno rivoluzionario, abbia condizionato il modo di fare impresa, l’approccio con il mercato e con i consumatori, e le relazioni tra gli individui. È un modello che influenza ogni aspetto del mondo del lavoro dando la possibilità alle aziende di scovare i talenti più preziosi e a tali talenti di dimostrare le loro competenze. L’aspetto interessante è capire cos’altro ci si può aspettare. Essendo in continua evoluzione ed espansione ci si deve limitare a fare delle previsioni generali sulla base delle analisi fatte fino ad ora. Va fatta una prima considerazione sul ruolo delle piattaforme di crowdsourcing che, nel ricercare contributi preziosi dalla folla, hanno creato allo nel tempo dei veri e propri database aziendali. Gli utenti che si iscrivono sulle piattaforme per partecipare alle iniziative, che si tratti di contribuire con le proprie conoscenze o con le proprie capacità, o che ci si limiti ad esprimere delle opinioni sotto forma di votazioni o impiego di risorse, inseriscono i propri dati all’interno di tali piattaforme permettendone l’utilizzo commerciale. Le persone condividono con il crowdsourcer i propri dati sensibili volontariamente contribuendo così a creare un database aziendale. Se in un primo momento può sembrare un fattore

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non rilevante, si pensi ai vantaggi che le aziende o gli enti possono trarre da tutto ciò. Ci si ritrova ad avere numerosi dati disponibili senza dover impiegare risorse o tempo per recuperarli. Man mano che una piattaforma aumenta il proprio numero di utenti, aumenta proporzionalmente l’opportunità di beneficiare di tali dati per fini commerciali. Al di là della singola iniziativa, si ha la possibilità di poter contattare direttamente gli utenti in base alle proprie necessità. Il crowdsourcing troverà sempre nuovi ambiti di applicazione e, come si è passati dal campo informatico con il software open source a quello culturale con Wikipedia, sicuramente verranno coinvolti altri settori che al momento non sono ancora pronti a un’iniziativa di questo tipo. Si parla addirittura di distruptive innovation59 per indicare le innovazione che hanno stravolto completamente interi settori. Il crowdsourcing rientra tra le innovazioni in grado di ribaltare completamenti gli schemi di un settore. In futuro, gli ambiti di applicazione aumenteranno e di conseguenza anche la capacità delle imprese di sfruttare le informazioni acquisibili attraverso le piattaforme. Dai contributi degli utenti emergono le loro preferenze, i loro stili di vita e tutto questo renderà possibile alle organizzazioni di profilare i propri consumatori in modo più approfondito e personalizzato. Nel capitolo successivo (cap. 3) verrà presentato un progetto di applicazione del crowdsourcing al settore commerciale, in cui, gli utenti che fino ad ora sono stati ingaggiati per il loro potenziali creativo, vengono coinvolti in una nuova iniziativa che li vede agire attivamente su un altro fronte, quello appunto commerciale. Il crowdsourcing crea collegamenti virtuali tra persone in ogni parte del mondo e questo aspetto permetterà alle aziende di entrare in nuovi mercati, guidati dalla propria folla. L’individuo gioca un ruolo chiave in queste strategie e sarà sempre più al centro dell’attenzione per le imprese. Cambia totalmente il modo di fare business e allo stesso tempo il ruolo del dipendente. Alcuni studiosi hanno pronosticato che in un futuro prossimo non esisteranno più le giornate lavorative di 8 ore come ora, nè dipendenti specializzati solo in un determinato campo. Si pronostica addirittura un ulteriore stravolgimento dei reparti aziendali, che non dovranno più essere necessariamente interni, ne geograficamente vicini all’azienda. Nel corso dell’evoluzione del crowdsourcing si è assistito ad una decentralizzazione del potere che è passato dai produttori ai consumatori ma ora assistiamo ad una nuova centralizzazione del potere nelle mani delle comunità di utenti, che, nel tempo, saranno coinvolti in ulteriori processi

59 Il termine distruptive innovation è stato coniato da Clayton M. Christensen (1952), professore di Harvard, nella sua opera The Innovator’s Dilemma, 1997.

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aziendali. In conclusione, le piattaforme di crowdsourcing non sono più semplicemente dei luoghi virtuali di intermediazione tra il crowdsourcer che dà il vita all’iniziativa e il crowd che partecipa, bensì diventeranno uno strumento strategico chiave per le aziende o organizzazioni che potranno utilizzarle per studiare a fondo l’evoluzione de mercato, dei consumatori e contattare direttamente potenziali talenti per svolgere attività lavorative in ogni parte del mondo.

2.3.2 Il fattore umano come elemento di differenziazione

Lo scenario futuro evidenzia ulteriori sviluppi delle tecnologie che porteranno all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e dei robot che, pur sembrando un argomento futuristico, sono in fase di sviluppo avanzata e nei prossimi 10 anni prenderanno il posto dell’uomo in diversi settori. Il report della Pwc60 riguardo la situazione lavorativa del futuro, individua

quattro scenari di lavoro diversi ognuno dei quali è rappresentato da un rapporto individuo-intelligenza artificiale differente. Ai fini della tesi non verranno analizzati i diversi scenari, l’unico passaggio fondamentale è che, nonostante entro il 2030 si ricorrerà all’intelligenza artificiale in diversi settori, ciò che non potrà mai cambiare è che il fattore umano fa la differenza. Competenze come la creatività, le capacità manageriali o l’empatia, non sono automatizzabili e rendono l’individuo prezioso. Il crowdsourcing pur “vivendo” di relazioni virtuali può trarre numerosi vantaggi dalle persone reali che stanno dietro l’identità virtuale. Abbiamo approfondito come le piattaforme stiano diventando delle banche dati per le aziende ma abbiamo trascurato il fatto che ogni utente registrato è un individuo con conoscenze e vite nel mondo offline. Il crowdsourcing viene analizzato come strumento online che permette lo scambio di contributi tra il crowdsourcer e la folla, ma il suo potenziale potrebbe aumentare notevolmente nel momento in cui si decidesse di sfruttare i propri utenti per svolgere attività anche nel mondo offline. Ogni collegamento con gli utenti rappresenta un contatto tra individui distanti che per l’attività in crowdsourcing si limitano a comunicare online. Un possibile sviluppo futuro di questo modello può essere un “ritorno alle origini” in cui dall’online si torna al rapporto offline per utilizzare le affinità culturali e la vicinanza geografica dell’utente con le sue realtà

60 Report: Workforce of the future. The competing forces shaping 2030. Disponibile sul sito dell’azienda Pwc

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locali. Il crowdsourcing per alcuni aspetti diventa un modello fondamentale per innovare il proprio business, ma questo non significa che possa prendere il posto di qualsiasi processo. Pensiamo ad esempio al settore commerciale o al customer care in cui il fattore umano fa la differenza. Fino ad ora per avere successo e non restare intrappolate negli schemi tradizionali, le aziende hanno fatto ricorso a risorse esterne per implementare le competenze interne. Un ulteriore vantaggio si può trarre dall’utilizzare queste risorse esterne per entrare in nuovi mercati esteri il cui ingresso può essere facilitato ricorrendo alle conoscenze culturali dei propri utenti. Nonostante la rete abbiamo reso più efficienti modelli innovativi come il crowdsourcing, la chiave per un ulteriore sviluppo sta nell’affidarsi all’umanità delle persone. Ulteriori sviluppi tecnologici come appunto l’intelligenza artificiale o la realtà aumentata non devono essere visti come sostituti delle persone, ma come strumenti per permettere agli individui di sviluppare ulteriormente le proprie competenze. Michael Porter, accademico ed economista statunitense, tratta il tema del rapporto futuro tra automatizzazione ed uomo identificando un nuovo approccio manageriale: l’Humanification. Il termine indica la capacità di far convivere i due aspetti e fare un passo indietro per andare a valorizzare elementi come il fattore umano ed inserirli nel proprio modello di business. In conclusione, il modello del crowdsourcing deve essere visto come uno strumento per interpellare gli utenti che prima di tutto devono essere visti come persone.

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