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Il Master Europeo in Medicina dei Disastri

ATTIVITÀ OSTEOCLASTICA

E- LEARNING E ALTA FoRMAZIoNE IN MEDICINA DEI DISASTRI:

2. Il Master Europeo in Medicina dei Disastri

Lo EMDM è un master di II livello organizzato dall’Università del Piemonte Orientale e dalla Vrije Universiteit Brussel . Istituito nel 2000 con l’obiettivo di armonizzare e standardizzare la formazione in medicina dei disastri a livello europeo, ebbe subito il supporto di numerose società scientifiche e associazioni internazionali quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’International Committee of Red Cross, la European Academy of Disaster Medicine e la European Society for Emergency Medicine .

Ad oggi, oltre alle due Università fondatrici, partecipano nell’organizzazione del master altre cinque istituzioni internazionali: Centre for Teaching &

Research in Disaster Medicine and Traumatology, Linköping, Svezia;

University of California at Irvine, Center for Disaster Medical Science, USA; University of Geneva, Faculty of Medicine and University Hospital of Geneva, Svizzera; Swiss Academy for Military and Disaster Medicine, Bern, Svizzera .

Giunto alla sua undicesima edizione, il Master conta circa 370 professionisti provenienti da 60 paesi diversi che dal 2005 si sono riuniti in una associazione di Alumni con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo della medicina dei disastri come disciplina accademica promuovendo un approccio basato sull’evidenza e finalizzato allo studio dei fenomeni sanitari legati ad eventi maggiori .

2.1 L’obiettivo didattico

Lo scopo ultimo dell’educazione medica è migliorare la prestazione clinica, piuttosto che aumentare la mera conoscenza . In una disciplina come la Medicina dei Disastri, dove l’obiettivo primario è la cura delle vittime, l’allievo deve utilizzare una combinazione di conoscenza, capacità ed attitudini professionali(7) . Tale combinazione identifica la competenza, ossia la determinata abilità a svolgere uno specifico servizio professionale . Nel caso di eventi disastrosi, tale servizio è rappresentato dalla gestione sanitaria delle operazioni di soccorso sia nella fase acuta successiva all’evento che quella più tardiva di recupero per poi continuare con la preparazione ad affrontare il prossimo evento . Lo EMDM pertanto si pone come obiettivo quello di creare professionisti della gestione di crisi sanitarie maggiori in tutte le sue fasi, con particolare attenzione all’aspetto tattico e strategico . Per fare ciò si prefigge di trasferire conoscenze teoriche, di garantire l’acquisizione di attitudini appropriate e verificare il conseguimento di osservabili capacità meccaniche ed intellettuali .

2.2 L’ambiente didattico

I disastri sono situazioni complicate e stressanti, caratterizzate da una sostanziale incertezza, dalla compressione del tempo e dalla necessità di cure qualificate . Gli enti e le agenzie coinvolte nella gestione di questo tipo di crisi lavorano di concerto per cercare di ridurre al minimo mortalità e morbilità . Il singolo individuo ha necessità di interagire e collaborare con categorie diverse di professionisti ed operatori, mettendo a disposizione le proprie competenze e nello stesso tempo richiedendo il supporto di altre figure .

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Per ottenere al meglio questo risultato lo EMDM si basa su un ambiente didattico collaborativo, nel quale cioè lo studente oltre che lavorare per il raggiungimento dei propri obiettivi formativi individuali deve lavorare in piccoli gruppi per raggiungere un obiettivo comune . L’approccio didattico si basa quindi sul collaborative problem solving, dove la risoluzione dei problemi avviene attraverso le interazioni tra un gruppo di persone nel quale nessun singolo individuo possiede tutte le risorse e nessun singolo individuo ha probabilità di risolvere il problema o raggiungere gli obiettivi senza almeno qualche input dagli altri membri del gruppo stesso(8) . Tale approccio è risultato efficace sia se applicato alla didattica tradizionale che a distanza(9) .

Il programma risulta inoltre innovativo per la metodologia con cui viene erogato, in quanto combina didattica tradizionale con didattica a distanza . Il Modular Object-Oriented Dynamic Learning Environment (Moodle) è utilizzato come Learning Management System (LMS) in quanto offre ottime possibilità di interazione . La piattaforma web viene utilizzata come stazione di apprendimento, sistema di tutoraggio, contenitore di informazioni e centro di comunicazioni, sincrone ed asincrone(10) . Moodle viene utilizzato come ambiente di apprendimento e formazione a distanza (FAD) rappresentando il punto di incontro di diversi modelli teorici e tendenze dottrinarie, basate sulle teorie dell’apprendimento attivo, con un ruolo sempre più dinamico assegnato ai soggetti coinvolti nei processi di apprendimento che tendono a personalizzarsi al fine di superare il modello di attività formativa basato sulla mera erogazione di informazioni come avveniva spesso nella semplice didattica tradizionale .

Figura 1. Ciclo formativo EmDm.

In linea generale, lo EMDM si basa su una concezione ciclica e graduale della formazione . Il piano didattico prevede in modo sequenziale:

1) una trasmissione dei principi teorici, generali e specifici, di gestione di eventi disastrosi,

2) l’acquisizione di capacità meccaniche ed intellettuali attraverso simulazioni virtuali individuali,

3) il raggiungimento di attitudini specifiche e competenze gestionali e strategiche attraverso simulazioni di gruppo virtuali ed a grandezza reale, ed infine

4) verifica degli obiettivi didattici raggiunti (Figura 1) .

2.3 La struttura e la metodologia didattica Il format educativo prevede:

1) un periodo di auto-apprendimento sotto la supervisione e la guida di docenti e/o tutor basato su metodologia problem-based ed integrato in una piattaforma di e-learning su Moodle;

2) un corso residenziale di due settimane durante il quale gli studenti incontrano i docenti ed i tutor interagendo in dibattiti, esercitazioni e letture, verificando l’abilità dei discenti di mettere in pratica le nozioni acquisite di gestione sanitaria di situazioni di disastro;

3) una esercitazione funzionale a grandezza reale di gestione di una maxiemergenza a conclusione del periodo residenziale;

4) la partecipazione ad attività di simulazione online relative a scenari catastrofici che valutano la capacità di risposta sanitaria ed organizzativa;

5) la stesura di una tesi o un progetto di ricerca in medicina dei disastri sotto la supervisione di un tutor;

6) un esame finale online costituito da una simulazione elettronica di gestione sanitaria di un evento catastrofico ed un questionario a risposta multipla sui contenuti del master .

Questa proposta formativa nell’ambito della Medicina dei Disastri rappresenta un esempio unico di blended learning in quanto unisce strumenti formativi tradizionali (aula in presenza, coaching, mentoring,) e online (FAD, forum, ecc .), al fine di offrire un sistema di apprendimento flessibile ed integrato(11) . In sostanza, si utilizzano in maniera sinergica auto-apprendimento, aula tradizionale, nuove metodologie formative, FAD, strumenti di apprendimento collaborativi .

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3. Simulazione

In genere nell’esercizio dell’attività medica, il risultato deleterio di un trattamento è descritto come “errore” medico . Evitare gli errori richiede una combinazione di fattori tra cui esperienza, capacità cognitive, attenzione e motivazione(12) . L’esperienza risulta sicuramente essere un ottimo insegnante in quanto non solo espone a fatti, ma genera conoscenza in un contesto significativo . Ovviamente l’esperienza può essere guadagnata nel mondo reale dove gli errori però hanno un impatto negativo . Questo si amplifica nel caso di eventi che coinvolgono molti individui come i disastri, e dove le conseguenze di un singolo errore possono essere molto più deleterie . È nostra convinzione che l’esperienza possa essere acquisita e valutata attraverso l’esposizione a simulazioni .

L’uso della simulazione in medicina, in generale, ed in medicina dei disastri, in particolare, è ampiamente documentato(13,14,15,16,17,18) . Le simulazioni esperenziali sono giochi di apprendimento dove i partecipanti hanno un ruolo attivo nella simulazione di un processo o un sistema . Si crea un ambiente realistico, governato da una serie di regole, nel quale gli allievi compiono azioni significative e sperimentano conseguenze appropriate come risposta al loro comportamento in quell’ambiente(19) . Il motore chiave delle simulazioni esperienziali è il concetto di learning by doing: i discenti partecipano attivamente, analizzano informazioni, prendono decisioni e vivono il risultato delle loro azioni, migliorando il loro processo di apprendimento(20) .

Nell’ambito dello EMDM la simulazione viene utilizzata in varie forme e in diverse fasi del processo formativo: dal punto di vista degli strumenti utilizzati, si spazia da simulazioni table-top a esercitazioni a grandezza reale, ad ambienti virtuali . Tali sistemi complementari permettono ai discenti di mettere alla prova le proprie competenze in materia di pianificazione della risposta alle emergenze, ma anche la capacità di sperimentare quanto appreso rispondendo in tempo reale ad esempi concreti di situazioni catastrofiche . Un secondo obiettivo è far conoscere ai discenti vari metodi e sistemi utilizzabili per la formazione delle diverse figure professionali preposte alla gestione delle emergenze .

3.1 Riceland

Si tratta di un ambiente virtuale in cui gli studenti vengono immersi dopo aver appreso le nozioni teoriche della disciplina: sulla base di tale ambiente i discenti acquisiscono capacità gestionali e strategiche attraverso le

simulazioni individuali e di gruppo table-top . All’interno di questo ambiente virtuale, che riproduce però fedelmente le strutture sanitarie, logistiche e l’organizzazione istituzionale della provincia di Novara, i partecipanti sono divisi in piccoli gruppi e lavorano come responsabili del sistema sanitario con l’obiettivo di creare il piano per il massiccio afflusso di pazienti in caso di maxiemergenze o disastri, sia per gli ospedali che per il sistema di emergenza territoriale .

Esplorando una mappa posta sulla piattaforma web gli studenti vengono a conoscenza delle caratteristiche geografiche della regione, delle risorse disponibili, delle strutture viarie, dei presidi industriali e delle città . I vari nosocomi vengono quindi rappresentati con maggiore dettaglio, tanto in termini di risorse umane che materiali, presenti e potenzialmente implementabili . Utilizzando forum interattivi, che coinvolgono sia un Sim-master (figura che coordina il gioco garantendo le risposte necessarie alle richieste degli studenti) che i tutor degli ospedali, si definiscono le risorse disponibili ed utilizzabili, i possibili rischi e le misure per far fronte ad un eventuale scenario di massiccio afflusso . Web-meeting sincroni completano i sistemi di comunicazione a disposizione degli studenti . Al termine del lavoro ogni gruppo redige il proprio piano di intervento in caso di evento maggiore, il quale viene valutato sia dai docenti che dai partecipanti degli altri gruppi . Lo stesso piano sarà poi testato con una conclusiva simulazione virtuale di gruppo durante la fase residenziale dello EMDM con l’utilizzazione dei programmi simulativi riportati nel paragrafo 3 .3 .

3.2 Simulazione table-top (Emergo Train System®)

Emergo Train System® (ETS) è uno strumento pedagogico di simulazione sviluppato dal Centre for Teaching and Research in Disaster Medicine and Traumatology dell’Università di Linköping in Svezia ed è ad oggi usato in numerosi paesi . L’ETS consiste di simboli magnetici che si posizionano su lavagne bianche in cui vengono illustrati scenari di disastro e riprodotte sezioni di ospedali . Una banca di circa 300 vittime permette di simulare eventi di diversa gravità . Il sistema è utilizzato per analizzare l’appropriatezza dei piani di emergenza e la gestione clinica delle vittime . I risultati permettono di identificare punti di forza e di debolezza nell’organizzazione di un sistema . Inoltre l’ETS, basandosi su criteri di valutazione misurabili, permette di comparare eventi simulativi e relativi risultati sia fra diverse organizzazioni che in una stessa organizzazione a distanza di tempo .

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3.3 Simulazione collaborativa computerizzata (simulatori HDPnetS e iSEE) Il simulatore ISEE (Interactive Simulation Exercises for Emergencies), sviluppato da un consorzio di università ed imprese private europee nel contesto del Progetto Leonardo da Vinci II e ispirato ad un precedente simulatore (HDPnetS) (Hospital Disaster Preparedness Network Simulator(21), è un’applicazione specificamente disegnata per la valutazione degli aspetti tattici e strategici dei piani di emergenza attraverso tutta la catena della risposta ad un evento disastroso . L’applicazione si prefigge di vedere come i partecipanti, in un dato scenario, utilizzano le scarse risorse disponibili . Il simulatore riproduce fedelmente in 2D l’ambiente di Riceland (Figura 2), i veicoli di soccorso, il personale sanitario in servizio e reperibile e tutti gli equipaggiamenti disponibili proprio secondo le indicazioni dei piani per il massiccio afflusso di pazienti realizzati durante il lavoro collaborativo svolto a distanza . Si tratta di giochi di ruolo, che sottendono un modello complesso che vincola lo svolgimento del gioco, il quale include tutte le informazioni sulle caratteristiche dell’incidente e possibili ulteriori eventi che potrebbero scatenarsi in maniera dinamica e consequenziale, del sistema di risposta territoriale di emergenza, degli ospedali, e di tutte le vittime da soccorrere nonché su tutte le azioni che ciascun giocatore, calato in un dato ruolo,

Figura 2. Ambiente virtuale di Riceland riprodotto con il simulatore iSEE (interactive Simulation Exercises for Emergencies).

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