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Il MoSE – Modulo sperimentale elettromeccanico

I. CAPITOLO

3.3. Clima e turismo: le minacce per la città

3.3.2. Il MoSE – Modulo sperimentale elettromeccanico

A difesa di Venezia e della laguna, nel 2003 è stato stanziato il progetto MoSE ovvero Modulo Sperimentale Elettromeccanico. Esso consiste nella costruzione di quattro barriere indipendenti tra loro formate da settantotto paratoie mobili posizionate sul fondo della laguna nelle bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia con l’obiettivo di proteggere la laguna da mareggiate fino ad un massimo di tre metri e da un aumento del livello del mare di circa sessanta centimetri35.

La storia di questo progetto è però più complessa di quanto possa sembrare e fonda le sue radici nel 1966, quando l’acqua granda colpì la città provocando l’acqua alta più alta della storia, sommergendo non soltanto Venezia, ma anche le altre isole della laguna. A seguito di ciò, divenne indispensabile trovare una soluzione che impedisse un nuovo livello eccezionale, così nel 1975 il Governo indisse un concorso allo scopo di trovare una soluzione che rispettasse anche le caratteristiche naturali e paesaggistiche della laguna stessa. Tale progetto venne approvato nel 1982 e denominato “Progettone” e ciò che proponeva era proprio di creare delle paratie a ridosso delle bocche di porto in modo tale da poter separare le acque lagunari da quelle del Mar Adriatico in caso di bisogno. Nel 1984 vennero perciò stanziati i primi fondi per lo studio di un sistema efficace in questo senso e venne nominato un Comitato formato dal Consiglio dei Ministri, dal presidente della regione Veneto, dai sindaci di Venezia e Chioggia e dal Magistrato delle Acque sancendo anche la possibilità di affidare i lavori ad un’impresa privata senza indire nessun tipo di gara.

Infine nel 1989 il Consorzio Nuova Venezia presentò il progetto Riequilibrio e Ambiente (REA) il quale includeva tutti quegli interventi previsti dal MoSE e iniziarono anche gli esperimenti per comprendere se quanto previsto sarebbe effettivamente stato utile per fermare le mareggiate. L’approvazione verso la fase esecutiva del progetto venne data nel 1994, tuttavia mancavano ancora alcune analisi sull’effettivo impatto ambientale che il sistema avrebbe avuto, risultato che venne dato soltanto quattro anni più tardi quando il Ministero dell’Ambiente e quello dei Beni Culturali diedero una valutazione di impatto negativo del progetto

nei confronti dell’ambiente. Per questo motivo, il presidente della regione Veneto Galan fece ricorso al TAR ottenendo nel 2000 l’annullamento dell’impatto, vennero però fatti ulteriori approfondimenti per verificare che il ricambio delle acque del mare, fondamentale per il funzionamento del sistema lagunare, fosse previsto all’interno del progetto. Finalmente nel 2002 il piano del MoSE venne definitivamente approvato e nel 2003 iniziarono i lavori, i quali si sarebbero dovuti concludere nel 2014.

Il progetto prevedeva uno stanziamento di 4.271 miliardi di euro e si trattava senza alcun dubbio di uno dei progetti più ambiziosi dal punto di vista del panorama italiano.

In realtà il MoSE sarebbe costato molto di più: nel 2014 si arrivò ad una spesa superiore ai cinque miliardi di euro, di cui almeno un miliardo36 sarebbe stato dedicato a delle tangenti per le quali vennero arrestate trentacinque persone, tra le quali il sindaco di Venezia Orsoni che presentò anche le proprie dimissioni.

Anche se per comprendere se questo progetto sia effettivamente utile o meno non sia doveroso specificare la questione riguardante la corruzione e le tangenti, è facilmente comprensibile quanto questa questione abbia potuto rallentare i lavori nel corso degli anni e, alle volte, creato una mancanza di fondi per proseguirli, per questo motivo la data di conclusione dei lavori è stata spostata più di una volta. Oggi, si prevede che i lavori si concluderanno entro dicembre 2021.

La questione che più preme Venezia e la sua sicurezza, anche considerando il pericolo che corre secondo l’UNESCO, è capire se questo progetto sia ancora valido, se possa salvare la città e, possiamo aggiungere, l’entroterra veneto, nel caso di un aumento del livello del mare maggiore di quanto previsto.

L’associazione AmbienteVenezia nel 2015 cercò di dare la risposta proprio a questo quesito tramite un Dossier37 creato proprio in occasione dell’Accordo di Parigi. In primo luogo, si sostiene che il progetto non è in linea con le condizioni di salvaguardia dell’ambiente in quanto le paratie sono sostenute da un’enorme base di cemento ancorata al suolo tramite dei pali di fondazione che ricoprono l’intera area

36 www.larepubblica.it

37 “Venezia, la Laguna, il MOSE e i cambiamenti climatici”. www.mosevenezia.eu

delle bocche di porto. Ma a parte il danno ambientale sostenuto dall’associazione, lo stesso sistema di paratie risulterebbe inadeguato in quanto esse non costituiscono una <<barriera impermeabile>> (AmbienteVenezia): tra una paratia e l’altra ci sarebbe, infatti, uno spazio che, tramite l’oscillazione delle onde, potrebbe allargarsi lasciando passare l’acqua marina attraverso lo spazio e, di conseguenza, alzare il livello dell’acqua all’interno della laguna anche nel caso in cui l’interra barriera fosse sollevata. Infine, si sostiene che il progetto non rispecchi le reali condizioni dell’aumento del livello del mare: dato che il MoSE è stato pianificato alla fine degli anni Ottanta e non è stato modificato a seconda dell’aumento del livello del mare avvenuto nel corso degli ultimi trent’anni, la sua funzione protettiva nel confronti della città viene ritenuta come inadeguata in quanto delle particolari condizioni meteorologiche, come quelle delle ultime mareggiate, sarebbero sufficienti ad impedire al sistema la divisione tra mare e laguna. In pratica, il progetto è stato costruito per proteggere la città da maree al di sopra dei 110 cm (livello minimo perché venga definito come acqua alta), ma, sebbene il livello del mare sia aumentato, l’altezza delle paratie è rimasta la stessa perciò non possono più soddisfare le condizioni di protezione per le quali erano state ideate.

Inoltre il MoSE è stato oggetto di vaste critiche dopo l’acqua alta di novembre, in quanto in molti sostenevano che si sarebbe potuto alzare lo stesso, quantomeno per evitare le mareggiate peggiori ed evitare alla città e alle isole di essere allagate e danneggiate. Tuttavia questo non fu possibile in quanto, secondo un’intervista fatta al commissario Ossola, le paratie erano state alzate in passato solo per effettuare delle simulazioni e verificare il funzionamento del sistema inoltre, non essendo ancora terminato, il sollevamento soltanto di alcune paratie avrebbe potuto creare un sistema di formazione delle onde ancora più devastante che avrebbe potuto apportare alla città danni ancora maggiori rispetto a quelli verificatesi nella realtà. Infine, dato che il sistema automatizzato non è ancora stato completato, sarebbe stato necessario sollevare manualmente ogni paratia, attività ritenuta come impossibile da attuare in quanto necessaria della manodopera al momento non disponibile.

Naturalmente, i creatori e sostenitori del MoSE ritengono, al contrario di molti, che l’intera opera funzionerà e che sia finalmente giunta alla sua fase finale di collaudo prevedendo la conclusione dei lavori entro il 2021.