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Il turismo nel Veneto

I. CAPITOLO

3.1. Il turismo nel Veneto

Come riportato dai dati della Regione del Veneto, si tratta di una delle regioni italiane meglio collegate a livello internazionale non soltanto grazie agli aeroporti, i quali vedono un incremento del numero di passeggeri nell’alta stagione, ma anche allo sviluppo della rete ferroviaria ad alta velocità e alla percorrenza lungo la rete autostradale, essa infatti attraversa interamente la regione rendendola raggiungibile da ogni direzione e collegandola ad ogni destinazione. Tuttavia, del punto di vista tecnologico, sia il Veneto, che l’Italia in generale, si presenta meno avanzata rispetto ad altri Stati europei, fattore che può portare a degli svantaggi dal punto di vista turistico: molti di loro infatti necessitano di una rete wi-fi per poter organizzare i propri spostamenti oltre al poter procedere con la propria vacanza come avevano programmato, ricordiamo infatti che oggi la maggior parte dei viaggiatori preferisce organizzare il proprio viaggio in autonomia rispetto al rivolgersi ad agenzie.

Dai dati forniti dall’indagine sul livello di attrazione dell’Italia denominata “Be- Italy” e promossa dall’Ente Nazionale per il Turismo (www.enit.it), notiamo subito delle percentuali rilevanti riguardanti il turismo nel nostro Paese: grazie ad una percentuale pari al 37% scopriamo che è la meta più desiderata dalla popolazione mondiale, è il terzo Paese più conosciuto al mondo e circa il 29% della popolazione sta pianificando un viaggio nel Bel Paese entro i prossimi cinque anni.

Per quanto riguarda il Veneto, si tratta della quinta regione italiana più conosciuta al mondo e Venezia è la seconda città più conosciuta, al primo posto vi è soltanto Roma. L’Italia inoltre attrae perché viene vista come la culla del passato e gli italiani sono famosi per la loro accoglienza e disponibilità, soltanto il settore dei trasporti risente di qualche pecca, ma viene comunque ritenuto sufficiente. Nonostante sia presente un forte entusiasmo da parte dei turisti quando si parla dell’Italia, vengono comunque evidenziate alcune problematiche come l’alta presenza del numero dei turisti nelle città d’arte che, secondo il sondaggio, pesa sui

visitatori stessi rendendo l’esperienza meno piacevole e con la sensazione che la città ne risenta.

Oggi il Veneto è la regione più visitata d’Italia ed è sesta a livello europeo per questo motivo circa i due terzi della popolazione lavorano proprio nel questo settore turistico23.

A garantire questo livello nella classifica sia italiana che europea sono sicuramente le attrazioni che il Veneto può vantare: le città per il turismo culturale e i parchi per il turismo naturalistico, tuttavia non bisogna dimenticare il turismo balneare nelle zone costiere, quello di lago e il turismo montano, senza contare quello creato dalle ville venete. In pratica, questa regione offre diverse attività per ogni tipo di turista ed è per questo che è in grado di attirare turisti internazionali, tra i quali, sebbene prediligano visitare più città all’interno del panorama italiano o europeo, ci sono anche coloro che preferiscono spostarsi all’interno della regione e ai quali possono essere rivolte moltissime attività come alternativa al turismo culturale. Vi sono poi gli italiani che preferiscono concentrarsi sul turismo nelle città e su una meta soltanto e gli escursionisti che si muovono in giornata e le cui presenze sono difficilmente tracciabili in quanto non pernottano. Gli escursionisti sono inoltre quella classe di turisti che viene spesso criticata in quanto si ritiene che non apporti reddito all’interno della località perché spesso si tratta di persone che viaggiano con pranzo al sacco e comprano poco o niente all’interno della destinazione, inoltre, muovendosi in giornata, spesso non hanno la possibilità di entrare in musei o altri luoghi o di utilizzare mezzi di trasporto pubblici, perciò vengono visti come coloro che consumano senza portare niente dal punto di vista economico.

Gli elevati livelli di turismo hanno però anche alcuni effetti negativi, come detto in precedenza, che riguardano soprattutto il rapporto turista – popolazione locale e che variano soprattutto a seconda del livello di invasione che colpisce una località piuttosto di un’altra. Ad esempio, il livello di malessere percepito a Venezia grazie al turismo di massa non potrà sicuramente essere paragonato a quello che si verifica in città più piccole in cui il livello di presenze è inferiore. Ma non si tratta soltanto

di questo, il Veneto è la regione più visitata perché al suo interno ci sono diverse tipologie di turismo che vanno da quello montano a quello culturale e sono queste stesse tipologie a pesare in maniera più o meno grave sulle popolazione: molte di queste attività sono infatti stagionali e per questo molti lavoratori possiedono un contratto a tempo determinato che si adatta agli orari dei turisti stessi in modo tale da offrire il servizio migliore anche in orario serale o notturno; inoltre molte località, ad esempio quelle costiere in cui si verifica il turismo balneare, vedono un aumento esponenziale del numero di persone durante l’alta stagione arrivando addirittura a superare il numero di abitanti della località. Le tipologie di turismo che vedono impatti minori o meglio distribuiti sono quello montano, il quale conta un numero di presenze inferiore a quello di abitanti anche nell’alta stagione, e quello termale e, in un certo senso, quello culturale (circa il 33% del turismo regionale), i quali vedono una distribuzione migliore lungo tutto il corso dell’anno.

Anche dal punto di vista ambientale vanno fatte le giuste considerazioni: un turismo senza controllo può portare al degrado non soltanto dell’ambiente naturale, ma anche di quello socio-cultuale. Ma, d’altra parte, anche la scarsità del turismo può portate a degli impatti negativi quali l’impoverimento o la perdita del patrimonio nella località in questione. Inoltre, in una regione con un numero di visitatori elevato, si è più inclini a creare dei danni nei confronti dell’ambiente: il turismo porta all’aumento dell’uso delle risorse sia alimentari che idriche, per questo motivo nelle zone più visitate si registra un aumento nel settore della produzione specialmente nel corso dell’alta stagione (la zona di Verona, Belluno e la costa durante l’estate necessitano in un incremento a livello idrico), ma anche il traffico si sposta stagionalmente concentrando i livelli d’inquinamento in zone diverse a seconda del periodo dell’anno in questione. L’unica città che fa da eccezione in questo contesto è Venezia la quale necessita di un fabbisogno idrico e energetico maggiore rispetto alle altre città in ogni periodo dell’anno in quanto accoglie la maggior parte del flusso turistico.

Tuttavia è proprio il Veneto una delle regioni in cui i cambiamenti climatici iniziano a mostrare degli effetti evidenti. Lasciando per un momento da parte il fenomeno dell’acqua alta a Venezia, il quale sarà spiegato più avanti all’interno di questo capitolo, prendiamo l’esempio delle Dolomiti e, in particolare, del ghiacciaio

della Marmolada. Molti ghiacciai presenti sulle Alpi nacquero nel corso della piccola era glaciale finita nel 1800 e durata all’incirca tre secoli, successivamente il progressivo riscaldamento del pianeta, in particolare nel corso degli ultimi ottant’anni, ha contribuito in maniera drastica alla loro diminuzione al punto che molti ghiacciai dolomitici, ad esempio quelli dell’Antelao e del Cristallo, si sono già sciolti mentre gli altri, tra cui appunto la Marmolada, si sono ritirati enormemente e rischiano di scomparire entro i prossimi anni, venticinque per quanto riguarda l’ultimo ghiacciaio veneto. Questo problema ormai sta creando un rischio assolutamente irreversibile in quanto la neve che cade nel corso degli inverni, oltre ad essere insufficiente, non riesce più a creare quello strato di nevi perenni che garantiscono l’esistenza e la crescita del ghiacciaio, al contrario, la neve si scioglie tutta portando con sé sempre più strati delle nevi perenni riducendo così le dimensioni del ghiacciaio.

Il Veneto non soffre soltanto di una riduzione dei propri ghiacciai, ma anche dell’aumento di ondate di caldo e freddo particolarmente importanti che hanno effetti negativi sulla produzione agricola della Regione, per questo motivo ogni anno si registrano perdite ingenti. Infine, come il resto della Pianura Padana, soffre molto degli effetti dell’inquinamento portati sia dalle automobili che, soprattutto, dagli edifici che, ogni anno, si cerca di limitare attraverso i blocchi del traffico del le automobili più vecchie, soprattutto per quanto riguarda quelle diesel, attivati nel caso in cui non piova da molto tempo o nel caso ci siano forti nebbie che si protraggono per diversi giorni e che non permettono il rimescolamento dell’aria.

L’immagine diffusa dall’Agenzia spaziale europea (Esa) e pubblicata su diversi quotidiani rappresenta la raffigurazione delle zone più inquinate d’Italia e si nota chiaramente come la Pianura Padana sia senza dubbio la “camera a gas d’Italia” (Nicolussi Moro, Corriere del Veneto) e le province di Padova, Venezia, Rovigo e Treviso fanno parte delle dieci città più inquinate della penisola. Nonostante le cause principali che mantengono i livelli di inquinamento24 spesso così elevati siano riscontrabili anche per le condizioni meteo climatiche e geofisiche date dalla presenza delle Alpi e dalla mancanza di vento non consentono un’adeguata circolazione dell’aria all’interno della Val Padana (www.ilsole24ore.com), l’Italia rischia di essere sanzionata dalla Comunità Europea per i numerosi superamenti del limite di PM1025 nelle città del nord-Italia per questo motivo bisogna incrementare

le misure d’azione contro l’emergenza inquinamento non soltanto tramite i limiti imposti al traffico, ma anche tramite dei miglioramenti che devono assolutamente essere fatti sia agli edifici che ai mezzi di trasporto pubblici e un maggior coordinamento tre le Regioni e i sindaci che, come denuncia Legambiente, sembra mancare.