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Il movimento abolizionista inglese e la critica nera

La guerra in America portò il problema dell’abolizione al centro del dibattito politico inglese. Come ha mostrato Christopher L. Brown, benché in Gran Bretagna esistesse una lunga tradizione di pensiero antischiavista, che aveva conosciuto importanti sviluppi già tra gli anni Sessanta e Settanta del XVIII secolo – grazie alla critica al lavoro non libero avanzata dall’economia politica classica, alle battaglie legali di Granville Sharp e alla predicazione itinerante di metodisti e quaccheri –, la perdita delle tredici colonie determinò le condizioni per cui la possibilità dell’abolizione iniziò a essere recepita da parti importanti dell’élite britannica e dell’opinione pubblica154. Da un lato, dopo il 1783 l’abolizionismo diventò un

152 C. Pateman, Il contratto sessuale, cit., p. 29.

153 Questo passaggio teorico è realizzato da Locke attraverso la critica a Robert Filmer che invece

poneva il «potere paterno» a fondamento del potere politico monarchico. Secondo Pateman, la spolicitizzazione operata da Locke riproduce il potere patriarcale come «diritto sessuale o coniugale», in modo tale che «il diritto politico originario risulta completamente nascosto» (Ivi, pp. 150-153).

movimento organizzato su entrambe le sponde dell’Atlantico, un «network internazionale» che coinvolgeva importanti esponenti della politica e della cultura europea e americana e che aveva come obiettivo primario l’abolizione del commercio atlantico di schiavi155. Dall’altro la tradizione antischiavista inglese fu convertita in un «capitale morale» che, dopo la rivoluzione di Haiti e la soppressione della tratta, iniziò a essere sfruttato all’interno della trasformazione che seguì il crollo dell’Old Empire per erigere la Gran Bretagna a guida morale del mondo e fondare così su nuove basi l’espansione imperiale156.

In questo contesto, alcuni ex-schiavi residenti in Inghilterra collaborarono alla nascita del movimento. La loro partecipazione si diede soprattutto nella forma dell’autobiografia, la cui produzione fu inizialmente stimolata dagli abolizionisti bianchi per impressionare l’opinione pubblica inglese. E tuttavia, sebbene fosse nata all’interno di quel dibattito e grazie alle risorse materiali della borghesia e della nobiltà antischiavista inglese, la critica e la proposta politica dei militanti neri era il frutto della loro esperienza diretta della schiavitù e mirava all’abolizione immediata e all’uguaglianza tra le razze. Essi ponevano così in risalto la soggettività dello schiavo, mentre nel discorso dell’abolizionismo inglese l’africano rimaneva oggetto di una politica di emancipazione imposta dall’alto, che nasceva prima di tutto da un problema morale (l’incompatibilità tra il cristianesimo e la pratica della schiavitù) o economico.

La nostra analisi si concentra sulle figure di Quobna Ottobah Cugoano (c.1757-?) e Olaudah Equiano (c. 1745-1797), le cui opere conobbero un’importante diffusione. Nel 1787 Cugoano pubblicò a Londra Thoughts and Sentiments on the Evil and Wicked Traffic of the Slavery and Commerce of the Human Species, il primo vero e proprio trattato politico scritto da un africano in Occidente, che conobbe numerose edizioni e una traduzione francese già nel 1788157. Secondo le note biografiche

155 J.R. Oldfield, Transatlantic Abolitionism, cit., p. 13. In quel periodo furono fondate società

abolizioniste in Inghilterra, Stati Uniti e Francia. Nel 1784 nasce la Pennsylvania Abolition Society, come riorganizzazione della Society for Promoting the Abolition of Slavery, di cui è presidente Benjamin Franklin. Nel 1787 è fondata a Londra la Society for Effecting the Abolition of the Slave Trade. Nel febbraio del 1788, Jacques-Pierre Brissot ed Etienne Clavière creano invece la Société des Amis des Noirs, a cui aderiranno Condorcet, Jérôme Pétion de Villeneuve, Honoré Gabriel Mirabeau, François Xavier Lanthenas.

156 C.L. Brown, Moral Capital, cit., pp. 456-57.

157 Q.O. Cugoano, Thoughts and Sentiments on the Evil and Wicked Traffic of the Slavery and Commerce of the Human Species, humbly submitted to the Inhabitants of Great-Britain, by Ottobah Cugoano, a Native of Africa, London, n.p., 1787, ora in Id., Thoughts and Sentiments on the Evil of Slavery and Other Writings, ed. by V. Carretta, New York, Penguin, 1999. L’opera è ristampata nel

riportate nell’opera, Cugoano era nato sulle coste dell’attuale Ghana, nel villaggio fante di Agimaque situato nell’entroterra di Cape Coast, probabilmente intorno al 1757. A tredici anni circa fu rapito con altri giovani durante una razzia di commercianti africani, imprigionato in una factory sulla costa, venduto e quindi trasportato a Grenada per essere impiegato in una piantagione. Nel 1772 il suo padrone Alexander Campbell, importante proprietario di piantagioni a Grenada, portò Cugoano in Inghilterra dove fu battezzato col nome di John Stuart il 20 agosto 1773 nella chiesa londinese di St. James, a Piccadilly158. La vita di Cugoano cambiò però all’inizio degli anni Ottanta quando fu venduto come schiavo domestico a Richard e Maria Cosway, due noti pittori con importanti legami nell’alta società inglese e francese – Richard Cosway fu ritrattista personale del principe del Galles e futuro re Giorgio IV – ma anche in quella americana, per esempio con Thomas Jefferson, amico personale di Maria Cosway. È dunque in quel contesto che Cugoano, convertitosi al metodismo, ebbe la possibilità di imparare a leggere e scrivere e di conoscere la principale letteratura antischiavista.

L’impegno politico di Olaudah Equiano nacque nello stesso contesto. Al momento dei primi contatti col movimento abolizionista, Equiano aveva però alle spalle un’esperienza marittima di lungo corso maturata come mozzo e marinaio semplice nell’oceano Atlantico, nel Mediterraneo e perfino nel Glaciale Artico, prima come schiavo e in seguito come libero. Egli nacque, infatti, intorno al 1745 in un villaggio igbo nell’attuale Nigeria e fu rapito all’età di otto anni per essere trasportato a Barbados e poi in Virginia. Comprato pochi mesi dopo lo sbarco in America dall’ufficiale della Royal Navy Michael Henry Pascal, iniziò a svolgere diversi 1787 in altre due edizioni (Id., Thoughts and sentiments …, London, T. Becket, 1787; Id., Thoughts

and sentiments…, London, Mr. Hall&Mr. Phillips, 1787). L’edizione francese è invece tradotta col

titolo Réflexion sur la traite et l’esclavage des nègres; traduit de l’anglais d’Ottobah Cugoano,

Afriquain, esclave à la Grenade et libre en Angleterre, Publié à Londres et disponible à Paris chez

Royez, Libraire, Quai des Augustins Près le Pont-Neuf, 1788. Nel 1791 Cugoano ristampa il testo con un nuovo titolo: Thoughts and Sentiments on the Evil of Slavery; or, The Nature of Servitude as

Admitted by the Law of God, Compared to the Modern Slavery of the Africans in the West-Indies: in an Answer to the Advocates for Slavery and Oppression; addressed to the Sons of Africa, by a Native,

London, printed for, and sold by, the author, 1791. Le diverse edizioni non presentano modifiche sostanziali, solo l’ultima è una versione più ridotta, forse per favorire una migliore diffusione. È importante notare però che l’edizione del 1791 non è più indirizzata ai britannici ma ai «Sons of Africa». Il testo è quindi ristampato nel 1825 come Narrative of the Enslavement of Ottobah Cugoano,

a Native of Africa, Published by Himself in the Year 1787, in T. Fisher (ed. by), The Negro’s Memorial; or, Abolitionist’s Catechism, by an Abolitionist, London, Printed for the Author and Sold by

Hatchard and Co, 1825, pp. 120-127.

158 V. Carretta, «Cugoano, Ottobah (b. 1757?)», in Oxford Dictionary of National Biography, Oxford

compiti sui velieri della marina, tornando frequentemente in Inghilterra – dove fu battezzato il 9 febbraio 1759 nella chiesa di St. Margaret, a Westminster – e partecipando anche alla guerra dei Sette anni. Rivenduto alla fine del conflitto al mercante quacchero Robert King, Equiano seguì gli interessi commerciali del padrone in Nord America e riuscì ad accumulare il denaro necessario per comprarsi la libertà nel 1766. Convertitosi al metodismo, continuò a lavorare come marinaio sui mercantili inglesi. Come si è già accennato, Equiano istituì un primo rapporto con gli abolizionisti all’altezza del caso Somerset contattando Granville Sharp per sottoporgli la vicenda di John Annis, un marinaio nero condotto forzatamente dall’Inghilterra alle Indie occidentali per essere schiavizzato159. Iniziò così un attivismo politico che si concretizzò nel marzo del 1789 con la pubblicazione di The Interesting Narrative of the Life of Olaudah Equiano, or Gustavus Vassa, the African160 e, in seguito, con la partecipazione alla London Corresponding Society, la prima organizzazione del riformismo radicale inglese fondata nel 1792 da Thomas Hardy che mirava soprattutto al suffragio universale maschile161.

Dopo il caso Somerset (1772), il dibattito sulla schiavitù conobbe un nuovo impulso nel 1783 quando i quaccheri della Religious Society of Friends di Londra inviarono al Parlamento la prima petizione per l’abolizione della tratta. Nello stesso anno Equiano segnalò a Granville Sharp il caso della nave negriera Zong, che rafforzò la rete abolizionista162. La vera e propria nascita del movimento risale però alla

159 V. Carretta, Equiano the African. Biography of a Self-Made Man, Athens, Georgia, University of

Georgia Press, 2005, pp. 210-211.

160 The Interesting Narrative of the Life of Olaudah Equiano, or Gustavus Vassa, the African. Written by Himself, 2 vols, London, printed and sold for the author, 1789. Il testo conosce altre nove edizioni

nei primi cinque anni. È ristampato a Londra nel 1789 e poi ancora nel 1790. Nel 1791 escono invece un’edizione a Dublino e una non autorizzata da Equiano a New York, per l’editore W. Durell. Sempre su ordine di Equiano il testo è ristampato a Edimburgo nel 1792, due volte a Londra del 1793, a Norwich nel 1794 e ancora a Londra nel 1794. Dopo la morte di Equiano si hanno le seguenti edizioni:

The Interesting Narrative of the Life of Olaudah Equiano, or Gustavus Vassa, the African. Written by himself, Belper, S. Mason, 1809; The Interesting Narrative of the Life of Olaudah Equiano, or Gustavus Vassa, the African. Written by himself. To Which are added, Poems on Various Subjects, by

Phillis Wheatley, Halifax, J. Nicholson & Co, 1814; The Interesting Narrative of the Life of Olaudah

Equiano, or Gustavus Vassa, the African. Written by himself. A new edition, corrected, Leeds, James

Nichols, 1814; The Interesting Narrative of the life of Olaudah Equiano, or Gustavus Vassa, the

African. Written by himself, Penryn, W. Cock, 1816; The Life of Olaudah Equiano, Boston, I. Knapp,

1837. L’edizione inglese più diffusa oggi è O. Equiano, The Intersting Narrative and Other Writings, ed. by Vincent Carretta, New York, Penguin, 1995, trad. it., L’incredibile storia di Olaudah Equiano, o

Gustavus Vassa, detto l’Africano, Milano, Epoché, 2008.

161 Cfr. P. Linebaugh, M. Rediker, I ribelli dell’Atlantico, cit., pp. 339-345.

162Il caso si riferisce al massacro avvenuto nel 1781 durante il trasporto di 442 schiavi da Accra alla

Giamaica imbarcati sulla nave Zong. Il quel momento la nave era comandata dal capitano Luke Collingwood mentre la proprietà era detenuta da un consorzio di armatori di Liverpool guidato da William Gregson, noto commerciante ed ex-sindaco della città. A causa di errori di navigazione, la

fondazione della Society for the Effecting of the Abolition of the Slave Trade (SEAST) nel 1787, creata dai quaccheri della Society of Friends e dagli anglicani Sharp e Thomas Clarkson e sostenuta in seguito anche da William Wilberforce, già membro della Camera dei Comuni e futuro artefice dell’abolizione della tratta163. Pur condannando l’immoralità della schiavitù come istituzione, l’obiettivo politico del movimento era quindi la soppressione del commercio di schiavi attraverso una strategia di moral suasion, in linea con quanto proposto già nel 1784 dal prete anglicano James Ramsay164. Mostrando la violenza del commercio di schiavi e la loro condizione miserabile nelle Indie occidentali, la propaganda abolizionista mirava a suscitare l’indignazione morale nell’opinione pubblica inglese ed esercitare così una pressione indiretta sul Parlamento, che tra il 1788 e il 1793 discusse le mozioni per l’abolizione promosse da Wilberforce e William Pitt. Nel 1791 la SEAST si diede così un obiettivo più pratico organizzando la prima campagna di boicottaggio dello zucchero, che vide un’importante partecipazione femminile e conobbe una discreta adesione tra la popolazione anche grazie all’aumento dei prezzi causato dal crollo dell’offerta che seguì all’insurrezione degli schiavi scoppiata nell’agosto dello stesso anno a Saint-Domingue165.

nave si trovò nel mar dei Caraibi senza acqua e cibo sufficienti per sostentare una quantità di schiavi già eccessiva per la capacità di carico. Gli africani iniziarono a morire e 132 di loro vennero gettati vivi in mare per cercare di recuperare l’investimento. Era stata infatti stipulata un’assicurazione che prevedeva una parziale copertura (30£) per le perdite incidentali della ‘merce’ durante la traversata. Il caso arrivò in tribunale a causa del rifiuto degli assicuratori di risarcire i proprietari. Nel 1783 Equiano assistette alle udienze e sottopose il caso a Sharp che cercò, senza riuscirci, di citare in giudizio l’equipaggio con l’accusa di omicidio. Il caso della Zong non ebbe un imbatto ampissimo sull’opinione pubblica ma contribuì alla formazione del movimento. Cfr. J. Walvin, The Zong: A Massacre, the Law

and the End of Slavery, New Haven, Yale University Press, 2011; I. Baucom, Specters of the Atlantic,

cit., pp. 195-199. Sul ruolo di Equiano cfr. V. Carretta, Equiano, cit., p. 237.

163 La società nasce come riorganizzazione dell’Abolition Committee fondato dal quacchero William

Dillwyn, anche per effetto del caso Zong. L’attività della società si intensificò soprattutto dopo il febbraio 1788 quando Giorgio III, in concerto con William Pitt, ordinò al Privy Council Committee for Trade and Plantations di svolgere un’inchiesta sulle relazioni commerciali tra la Gran Bretagna e l’Africa finalizzata a raccogliere le informazioni necessarie per un’eventuale regolamentazione o soppressione della tratta.

164 J. Ramsay, An Essay on the Treatment and Conversion of the African Slaves in the British Sugar Colonies, London, print. by Phillips, 1784. Ramsay (1733-1789) aveva conosciuto direttamente la

realtà della schiavitù come infermiere a bordo della Royal Navy e come missionario nelle piantagioni a St. Kitts. La sua critica era però espressa in termini paternalistici e finalizzata principalmente all’evangelizzazione degli schiavi, considerata come un mezzo per riportare ordine e disciplina nelle colonie, descritte da Ramsay come luoghi di barbarie, dissoluzione morale e comportamenti anti- cristiani (cfr. D. Brion Davis, The Problem of Slavery in the Age of Revolution, cit., pp. 377-378).

165 Cfr. C. Midgley, Slave sugar boycotts, female activism and the domestic base of British anti-slavery culture, in «Slavery&Abolition», vol. 17, n. 3, December 1996, pp. 137-162; Id., Women Against Slavery. The British Campaigns, 1780-1870, London-New York, Routledge, 1992, pp. 35-41. Anche

Cugoano menziona la campagna di boicottaggio come pratica femminile: «I know several ladies in England who refuse to drink sugar in their tea» (C.O. Cugoano, Thought and Sentiments, cit., p. 102). Tra i molti pamphlet prodotti per il boicottaggio vale la pena ricordare No rum! No Sugar! or, the voice

Le opere di Cugoano ed Equiano nascono quindi come un contributo alle campagne e furono infatti sottoscritte da importanti personalità dell’epoca166. Non a caso, il titolo della prima edizione di Thought and Sentiments richiamava le opere di John Wesley e Thomas Clarkson e sottolineava che il referente principale del testo erano «gli abitanti della Gran Bretagna»167. Il tentativo di Cugoano ed Equiano di collocare le loro opere nel dibattito abolizionista emerge inoltre da una serie di lettere scritte insieme ad altri militanti neri – Thomas Jones, Thomas Cooper, John Christopher e George Mandevil –, pubblicate su «The Morning Chronicle» e «London Advertiser» e indirizzate a William Pitt, William Dolben, Charles James Fox e William Dickson. Aiutato probabilmente dai coniugi Cosway, Cugoano inviò il suo libro anche al Principe del Galles e a Edmund Burke, senza tuttavia ottenere risposta. Vale la pena in particolare soffermarsi sulla lettera di Cugoano a Burke poiché offre alcuni elementi introduttivi circa le diverse posizioni interne all’abolizionismo inglese. Anzitutto, la lettera è firmata «John Stuart». Cugoano è quindi costretto a specificare a Burke che «I have put my affrican name to the title of the book, but at present I must beg leave to subscribe myself»168. Il fatto che egli anteponesse la sua nuova identità britannica a quella africana era forse dovuto alla volontà di darsi maggiore credibilità di fronte a Burke ma è anche sintomatico del modo in cui, come si vedrà più avanti, la doppia identità africana ed europea rappresentata dal doppio nome venisse usata tatticamente a seconda del contesto. Inoltre, quella lettera ci permette di chiarire la divergenza politica che esisteva tra i militanti afro-britannici e gli esponenti dell’élite dell’Impero contrari alla schiavitù. Pur essendo fondato anche su preoccupazioni d’ordine morale, l’abolizionismo di Burke era parte di un progetto di governo delle colonie e di controllo della tratta atlantica nel quale gli schiavi erano concepiti come individui privi di volontà propria, che dovevano essere guidati verso

of blood, being half an hour's conversation, between a Negro and an English gentleman, shewing the horrible nature of the slave trade, and pointing out an easy and effectual method of terminating it, by an act of the people, London, print. for L. Wayland, 1792. In questo testo è inscenato un dialogo tra un

inglese e un nero di nome Cushoo, il quale convince il gentleman a non consumare più zucchero raccontandogli la violenza delle piantagioni.

166 C.O. Cugoano, Thoughts and Sentiments, II ed., cit., pp. 147-150; O. Equiano, The Interesting Narrative, cit., pp. 15-28, 317-325.

167 Cfr. J.Wesley, Thoughts upon Slavery, London, 1774; T. Clarkson, An Essays on the Slavery and Commerce of the Human Species, London, 1786. Cugoano conclude la nota introduttiva al testo con la

seguente frase: «O Earth, O Sea, cover not thou the blood of the poor negro slaves» che è una citazione modificata di Wesley («O Earth, O Sea, cover not thou their blood», in J. Wesley, Thought upon

Slavery, cit., p. 24).

168 To Edmund Burke Esqr. Gergard Street Pall mall at Mr. Cosway’s (prob. 1787), in Q.O. Cugoano, Thoughts and Sentiments, cit., p. 184.

la libertà perché incapaci di esercitarla autonomamente. Egli riteneva che si dovesse abolire gradualmente la schiavitù imponendo restrizioni e regole alla tratta per facilitare una transizione pacifica al lavoro salariato, più produttivo e meno pericoloso per la stabilità dell’ordine coloniale169. Al contrario, Cugoano ed Equiano sostenevano una visione opposta dello schiavo descrivendolo come un soggetto capace di autoemanciparsi.

3.1. Slave narratives: la svolta autobiografica

La formazione del discorso politico nero all’intero del movimento abolizionista avvenne attraverso uno specifico genere letterario: l’autobiografia. Dalla metà del Settecento, alcuni ex schiavi africani ebbero la possibilità di scrivere e pubblicare la storia della loro vita lasciando così una traccia di un pensiero politico altrimenti diffuso soprattutto oralmente. Come si è accennato nel primo capitolo, il racconto della propria esperienza vissuta è centrale in tutte le forme della cultura dell’Atlantico nero, dalla musica alla poesia. Tuttavia, l’autobiografia inizia ad affermarsi tra il 1760 e il 1798 con le opere di Briton Hammon, James Albert Ukasaw Gronniosaw, John Marrant, Ottobah Cugoano, Olaudah Equiano e Venture Smith, per diventare nel corso dell’Ottocento il canone privilegiato della letteratura nera di lingua inglese. In particolare, ponendo al centro della riflessione la soggettività degli africani, le slave narratives producono una critica del discorso abolizionista bianco e, soprattutto, trasmettono una sovversione degli assetti spaziali della modernità, sintetizzabile in due punti: da un alto, viene meno una distinzione netta tra gli spazi coloniali e la

169«Quando la condizione in base alla quale dobbiamo operare è quella della schiavitù, gli stessi mezzi

che conducono alla libertà debbono presentare qualcosa della coercizione. Le menti di uomini che sono sottoposti a quel tipo di restrizioni non possono fare niente per se stesse; tutto deve essere fatto per loro. Le disposizioni di legge poco debbono al consenso. Tutto deve essere frutto del potere. […] I piantatori vanno al tempo stesso sottoposti a restrizione e sostenuti; e si deve controllare il servo, nel momento stesso in cui lo si innalza. Questa necessità rende l’opera una questione di attenzione, impegno e spesa […] sono pienamente convinto che la causa dell’umanità trarrà maggior beneficio dalla prosecuzione della tratta e della schiavitù, regolamentate e riformate, che dalla completa soppressione di entrambe», in E. Burke, Sketch of a Negro Code (c. 1780), in Id., Scritti sull’Impero.

America, India, Irlanda, a c. di G. Abbattista e D. Francesconi, Torino, UTET, 2008, pp. 206-233.

Burke aveva espresso la sua personale opposizione alla schiavitù in An Account of the European

Settlements in America (London, 1757) e nel 1777 in un discorso alla Camera dei Comuni (Id., Speeches on African Slave Trade, in Id., The Writings and Speeches of Edmund Burke, ed. by W.M.

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