I due conflitti indo-pakistani del 1965 e del 1971.
Le vicende narrate nel romanzo di Manzūr Ehteśām sono ambientate in un periodo storico preciso e gli eventi legati alla politica interna ed estera indiana e pakistana rivestono una posizione di rilievo all‟interno del racconto, influenzando le vite dei protagonisti. Per questo motivo è doveroso ricapitolare quali siano i fatti accennati o descritti nel romanzo e sottolineare il modo in cui essi incidono sulla psiche dei personaggi di Sūkhā bargad.
Come abbiamo già notato precedentemente, la Partition rappresenta un punto di riferimento temporale importante per definire le storie dei personaggi di Sūkhā bargad. Abbu, fedele ai propri valori secolari, in seguito all‟Indipendenza ha deciso di restare nella sua città d‟origine e non recarsi nel neonato Pakistan. I genitori di Parvez invece, si sono trasferiti in Pakistan diventando ricchi e permettendo al figlio di andare a vivere in America. Infine, la famiglia di Vijay, hindu originaria di quella parte del Panjab passata a far parte del nuovo stato del Pakistan, è fuggita dalle violenze inaudite del 1947 e si è stabilita a Bhopal.
Lo storico Gyanendra Pandey sottolinea la fondamentale importanza della Partition nella costruzione identitaria dei popoli del subcontinente indiano:
Partition and Independence – 15 August 1947 – was the moment of the establishment of the two new nation-states of India and Pakistan. But it was also - and here the date becomes less clear-cut – the moment of the congealing of new identities, relations, and histories, or of their being thrown into question once again.76
È fondamentale ribadire come il momento della nascita delle due nazioni segni anche l‟inizio della costruzione identitaria del popolo indiano e di quello pakistano. Nel processo di creazione delle identità nazionali diventa necessario individuare la corrente maggioritaria della popolazione, cuore della nazione, e questo comporta inevitabilmente l‟identificazione e la marginalizzazione delle minoranze e dei gruppi sociali che non ne fanno parte.77
In India,
76 Pandey, Gyanendra, Can a Muslim be an Indian?, in “Comparative Studies in Society and History, Vol 41,
No. 4 (Oct. 1999), p. 612.
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una delle minoranze che maggiormente sono state colpite e hanno sofferto a causa della
Partition è proprio la minoranza musulmana, considerata la maggiore responsabile della
divisione del subcontinente e sospettata di non essere leale alla madrepatria indiana ma di nutrire bensì simpatia per il nemico pakistano:
They were the minority that had fought for, or wanted Pakistan, and they now had not only to choose where they belonged, but also to demonstrate the sincerity of their choice: they have to prove that they were loyal to India and, hence, worthy of Indian citizenship.78
Manzūr Ehteśām, attraverso la narrazione letteraria, riesce a mettere in evidenza questi aspetti del sentire comune indiano e le ricadute che essi hanno avuto e continuano ad avere sulla psiche della minoranza musulmana. Per fare ciò lo scrittore ricorre in primo luogo all‟utilizzo dei riferimenti storici, tratteggiando l‟ombra che il Pakistan getta sull‟esistenza dei protagonisti. Il Pakistan inizia a gravare sulla vita della protagonista Rashida e della sua famiglia durante il 1965. È questo l‟anno del secondo conflitto indo-pakistano scatenato dalla questione irrisolta del Kashmir, territorio storicamente conteso tra le due nazioni.79 In questo stato situato sul confine settentrionale delle due nazioni infatti, all‟inizio degli anni ‟60, si inaspriscono nuovamente i rapporti tra la comunità musulmana e quella hindu. Dall‟aprile del 1965 i soldati dell‟esercito indiano e pakistano si fronteggiano in una serie di incidenti di confine sempre più gravi che sfociano in un attacco su larga scala da parte indiana nell‟agosto 1965. Il conflitto armato si risolve in una pesante sconfitta per il Pakistan e il 22 settembre di quell‟anno, in seguito anche alle forti pressioni internazionali, le due parti siglano il cessate il fuoco. Nel 1966 i rappresentanti di India e Pakistan si incontrano a Tashkent dove firmano un accordo che prevede il ripristino dello status quo precedente la guerra.80
Rashida ci racconta frammenti di vita quotidiana durante questo conflitto:
Era scoppiata la guerra tra India e Pakistan. Il confine era gremito di soldati e i bombardieri sorvolavano le basi militari. Le città venivano oscurate per protezione. Avevamo attaccato della carta lungo i bordi dei vetri e di notte era proibito accendere la
78 Ivi, pp. 610-611.
79 Sulla genesi della questione del Kashmir e la prima guerra indo-pakistana del 1948 v. Ganguly, Sumit, Storia
dell‟India e del Pakistan, due paesi in conflitto, Bruno Mondadori, Roma 2004, pp. 17-34.
42 luce. La radio trasmetteva la cronaca delle azioni sul confine. I nostri soldati hanno dato
una lezione ai nemici. Non è lontano il giorno in cui occuperemo Lahore e Sialkot. I nostri soldati sono a pochi chilometri da Lahore. Bombardamenti su Karachi. Ma a
Karachi vive anche Fafu. La sua casa sarà da qualche parte sotto i bombardamenti...! E tutti i parenti di Ammi che vivono a Lahore? Verranno uccisi o fatti prigionieri anche loro durante la guerra?81
Il buio delle notti di oscuramento si impadronisce della Rashida adolescente, divisa tra la preoccupazione per i parenti che si trovano in Pakistan e la lealtà nei confronti della propria patria natale che le imporrebbe di considerare tutti i cittadini pakistani indiscriminatamente come dei nemici.
Alla seconda guerra indo-pakistana segue, nel 1971, un ulteriore conflitto estremamente grave che, come afferma Rashida, sottopone le vite dei protagonisti a una nuova prova e avrà a lungo ripercussioni sul modo di pensare e di vivere dei musulmani del paese.82 Il 1971 è l‟anno che vede il subcontinente spaccarsi nuovamente e questa volta la spartizione porta alla creazione del Bangladesh (fino a quel momento denominato Pakistan orientale) che diventa indipendente separandosi dal Pakistan occidentale. I ricordi di Rashida si susseguono senza soluzione di continuità e riportano alla memoria fatti e personaggi politici che hanno ricoperto un ruolo di primaria importanza nella politica indiana e pakistana del periodo immediatamente precedente e successivo alla nascita del Bangladesh.
In India questi sono gli anni del governo di Indira Gandhi, la figlia del Pandit Nehru designata a rappresentare il partito del Congresso nel 1966, in seguito alla morte del primo ministro indiano Lal Bahadur Shastri. Nel 1969 il partito del Congresso si scinde nel Cong (R) (la R indica “Requisitionists”) o “Nuovo Congresso”, guidato da Indira Gandhi e nel Cong (O) (la “O” indica “Organization”) o “Vecchio Congresso” guidato da Kamaraj, esponente di quel gruppo di notabili del partito chiamato “Il Sindacato”83
. La Gandhi decide
81 Ehteśām, Manzūr, op. cit., pp. 80-81. 82 Ivi, p. 126.
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K. Kamaraj (1903-1975) esponente politico del Tamil Nadu fu presidente dell‟All India Congress Committee durante gli ultimi anni del governo di Nehru e successivamente il leader del “Vecchio Congresso”.
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di sciogliere le camere e indire nuove elezioni che si tengono nel 1971.84
Proprio questa sfida elettorale viene ricordata da Rashida che in tale occasione esercita, per la prima volta nella sua vita, il diritto di voto.85
In quegli stessi anni la politica pakistana è interessata dalla crescente tensione tra il Pakistan occidentale e il Pakistan orientale. A primeggiare nella politica del Pakistan occidentale è il Pakistan People‟s Party (PPP) guidato da Zulfikar Ali Bhutto, mentre gli interessi dell‟etnia bengalese del Pakistan orientale sono rappresentati dallo Sheikh Mujibur Rahman, l‟allora leader dell‟Awami League (Lega Popolare Bengalese). Fin dalla nascita del Pakistan la popolazione di etnia bengalese, pur costituendo la maggioranza numerica, si è trovata in una posizione di subordinazione rispetto agli esponenti di etnia panjabi e ai
muhājir, i musulmani fuggiti dall‟India durante il periodo della Partition e stabilitisi
prevalentemente a Karachi.86
La situazione nel paese diventa esplosiva in seguito alle elezioni indette dal presidente pakistano Yahya Khan nel 1970 in cui è proprio l‟Awami League a ottenere la maggioranza assoluta dei seggi. Il risultato elettorale provoca la reazione militare da parte del presidente che, nel marzo 1971, impone la legge marziale in Pakistan orientale e ordina l‟arresto e l‟uccisione di tutti i principali leader politici bengalesi. L‟attacco dell‟esercito si risolve in un vero e proprio genocidio ai danni dell‟etnia bengalese e circa sette milioni di profughi si riversano in India dove, il 17 aprile 1971, a Calcutta si stabilisce il governo in esilio del Bangladesh. Di fronte all‟ aumento del flusso di profughi dal Pakistan orientale, devastato dallo scontro tra l‟esercito e la guerriglia, l‟India si prepara a intervenire nella guerra civile a sostegno dei bengalesi. L‟attacco viene lanciato dalla Gandhi nel dicembre 1971 e in meno di un mese porta alla capitolazione delle truppe pakistane. Il 17 dicembre il primo ministro indiano ordina il cessate il fuoco e le truppe indiane si ritirano dal paese che diventa indipendente con il nome di Bangladesh.87
Per Rashida il conflitto rappresenta nuovamente un momento di crisi, una situazione che la obbliga a riflettere sulla propria identità di indiana musulmana e che le causa ansia e
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Per un‟analisi dettagliata dell‟ascesa al potere di Indira Gandhi cfr. Torri, Michelguglielmo, op. cit., pp.665- 669.
85 Ehteśām, Manzūr, op. cit., p. 126. 86 Torri, Michelguglielmo, op. cit., p. 673. 87
Per un‟analisi storica delle cause che portarono alla nascita del Bangladesh, dei fatti della guerra civile e della nascita del Bangladesh cfr. Talbot, Ian, op. cit., pp. 185-213.
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vergogna per le azioni dei propri co-religionari e allo stesso tempo per la loro sconfitta schiacciante:
Di nuovo quel susseguirsi di giorni immersi nella paura, segnati dall'alternarsi del buio e della luce! Di nuovo quelle descrizioni di stratagemmi, imbrogli, inganni e complotti! Di nuovo quella sensazione di avere il cuore sprofondato nell'incertezza e nella vergogna! Dieci milioni di prigionieri pakistani o, per usare un'altra parola, "musulmani"? Che fine aveva fatto il Generale Niyazi? E in base a cosa questi musulmani rivendicavano il loro diritto a combattere? (Con che facilità la mente invece di dire “musulmani pakistani” si limita semplicemente a pensarli come “musulmani”, costringendo i musulmani indiani a strapparsi i capelli!). Va bene tutto, ma una sconfitta così umiliante: cos'era successo?88
La giovane protagonista racconta le giornate passate con Ammi seduta al capezzale di Abbu ad ascoltare le notizie della radio su quella guerra considerata da tutti inevitabile già da molto tempo. Quando il primo ministro Indira Gandhi si rivolge alla nazione per annunciare la vittoria, Rashida e i suoi familiari rimangono in silenzio in preda allo sgomento causato dalla notizia. Attraverso i pensieri di Rashida, Ehteśām descrive il disorientamento e l‟imbarazzo della comunità musulmana indiana per l‟attacco al Pakistan. La spartizione del Pakistan in due paesi, abitati entrambi da “fratelli musulmani”, rappresenta un dolore per la comunità musulmana indiana, sconcertata di fronte al massacro “fratricida” di musulmani appartenenti alla stessa nazione. Di fronte al dramma del conflitto civile pakistano viene meno il sogno di una patria comune per tutti i musulmani del subcontinente. Rashida tuttavia sottolinea come forse il dolore per quel conflitto è così forte proprio perché ad intervenire è stata l‟India e non un‟altra superpotenza.89
Rashida riflette:
In seguito alla nascita del Bangladesh molti musulmani indiani, in cuor loro, avevano la sensazione di essere diventati in un certo senso oggetto di ridicolo agli occhi dei loro concittadini, questo era forse naturale. E in più pesava il fatto che non potevano accusare nessun altro per la loro condizione. Sicuramente qualcuno criticava l'India ma anche
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Ehteśām, Manzūr, op. cit., p. 142.
45 questo non faceva che aumentare la sensazione di essere diventato lo zimbello di se stesso.90
Dopo il conflitto indo-pakistano e la schiacciante vittoria dell‟India, i musulmani indiani cadono preda di sentimenti contrastanti. Il Professore Emerito dell‟Università di Chicago C. M. Naim, attraverso un‟analisi del modo in cui la crisi bengalese è stata raccontata dalla stampa musulmana in India, ha messo in luce lo stato d‟animo di questa comunità. Lo studioso sottolinea come molti membri della comunità musulmana indiana fossero convinti che, dietro alla decisione del governo indiano di intervenire nel conflitto civile pakistano, vi fosse la volontà di distruggere l‟integrità territoriale del Pakistan più che il desiderio di fermare le atrocità commesse nei confronti dei bengalesi. L‟attacco al Pakistan viene considerato come un attacco ai musulmani e la vittoria celebrata come una vittoria sui musulmani in generale e questo genera un ulteriore senso di insicurezza tra i membri della minoranza indiana.91
I pensieri di Rashida riflettono i timori e l‟angoscia dell‟intera comunità musulmana e trovano espressione anche nella figura di Ammi. La madre della protagonista, preoccupata per i propri parenti e per le sorti dei musulmani, ogni sera, piangendo, ascolta alla radio i messaggi dei soldati pakistani fatti prigionieri di guerra. Un punto di vista diverso ci viene presentato ancora una volta da Abbu. Il padre di Rashida e Suhail è convinto che il conflitto e la spartizione di Pakistan e Bangladesh siano stati l‟inevitabile conseguenza della Partition, frutto di una decisione storica nefasta e profondamente sbagliata. Rivolgendosi alla figlia però, Abbu si mostra sicuro del fatto che i musulmani indiani trarranno un beneficio dalla nascita del Bangladesh poiché inizieranno a considerare l‟India come la loro unica patria.92
Il conflitto del 1971 rende consapevoli i musulmani indiani del fatto che le porte del Pakistan sono ormai chiuse per loro e li costringe ad abbandonare l‟idea di una possibile fuga oltreconfine. Il governo pakistano infatti rifiuta l‟ingresso nel paese anche ai profughi bihari
90 Ivi, p. 144.
91 L‟analisi di C. M. Naim intitolata Muslim Press in India and the Bangladesh Crisis è consultabile sul sito della
Columbia University a questo indirizzo: http://www.columbia.edu/itc/mealac/pritchett/00litlinks/naim/ambiguities/14muslimpress.html.
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che dal Bangladesh chiedono di trasferirsi in Pakistan.93
Questo concetto viene ribadito dall‟accademico indiano Habibur Rehman che afferma:
The creation of Bangladesh proved a blessing in disguise for Indian Muslims. It woke them from their dogmatic slumber for prior to it they were thinking that one day they would have to go to Pakistan. Virtually many of the Muslims were living in the state of waiting. They took practically no steps in constructing new houses, starting new ventures and participating in governing structure. Their apathy was reflected in their old and depleted houses, poor economic condition and frustrated mind-set.94
Le vicende politiche del Pakistan entrano spesso nella narrazione e sembrano porre continuamente in discussione i protagonisti che si trovano a dibattere e a fare confronti tra il sistema politico indiano e quello pakistano. Spesso i personaggi di Sūkhā bargad comparano le condizioni di vita nei due paesi domandandosi in quale delle due nazioni i musulmani godano di una situazione migliore. Rashida e Suhail hanno la possibilità di apprendere le vicende politiche pakistane dai racconti del cugino Parvez che in Pakistan è nato e cresciuto e che vi ritorna periodicamente. Questo permette loro di conoscere ciò che realmente accade nel paese senza che le notizie vengano filtrate dalla stampa nazionale poiché, come afferma Rashida, a ridosso del conflitto “la situazione tra India e Pakistan era tale che riuscire ad avere delle notizie era quasi un miracolo”.95 Proprio poco prima della nascita del Bangladesh Rashida e Suhail ricevono una lettera del cugino che annuncia il proprio trasferimento negli Stati Uniti e che esprime tutta la sua preoccupazione e lo scoramento per la situazione in cui versa il paese dove “sta per succedere qualcosa di molto brutto”96
. Parvez, che in un primo momento aveva espresso grande entusiasmo per l‟operato di Zulfiqar Ali Bhutto, il leader del Pakistan People‟s Party (PPP), nella lettera a Suhail lo eguaglia al leader dei bengalesi, Mujibur Rehman, definito uno “scaltro opportunista” e a Yahya Khan, “tanto bieco quanto può esserlo un dittatore militare”.97
93 Rehman, Habibur, op. cit., p. 95 94 Ibidem.
95 Ehteśām, Manzūr, op. cit., p. 12. 96
Ivi, p. 13.
47 L‟ascesa al potere di Zia-ul-Haq e l‟uccisione di Bhutto.
Fin dalla sua nascita, il Pakistan ha avuto una vita politica travagliata, caratterizzata dall‟alternarsi di periodi di dittatura militare e brevi intermezzi di governo democratico. La costituzione pakistana vede la luce nel 1956, nove anni dopo l‟anno della nascita del paese, ma già nel 1958 il presidente Iskandar Mirza sospende la costituzione e impone la legge marziale nel paese a causa delle crescenti tensioni e tendenze separatiste. Lo stesso Iskandar Mirza subito dopo viene esiliato e il potere cade nelle mani del generale Ayub Khan il quale instaura una dittatura militare. Ayub Khan viene deposto nel 1969 dai militari dell‟esercito che, nel 1970, indicono elezioni democratiche. Il risultato di queste elezioni, come abbiamo già sottolineato, getta il paese nel caos a causa della vittoria dell‟Awami League capeggiata da Mujibur Rehman. Per evitare che il governo cada nelle mani di Rehman e degli uomini del suo partito, Bhutto appoggia la decisione del generale Yahya Khan di annullare le elezioni e imporre la legge marziale. Questa azione da il via alla guerra civile tra Pakistan occidentale e orientale che porterà alla spartizione del paese e alla nascita del Bangladesh.98
Parvez, convinto sostenitore degli ideali marxisti, è preoccupato per la deriva autoritaria del paese e amareggiato dalle scelte compiute da Bhutto. Il cugino di Rashida e Suhail aveva visto nel leader del PPP un sostenitore della democrazia e rimane profondamente deluso quando lo vede scendere in campo accanto al generale Yahya Khan portando il paese sull‟orlo del baratro.
In seguito alla sconfitta con l‟India e alla nascita del Bangladesh, in Pakistan si instaura un governo parlamentare democratico guidato da Bhutto e dal PPP che però si trova in una situazione di estrema debolezza e precarietà. La studiosa Maya Chadda sottolinea come gli anni del governo civile di Bhutto (1971-1977) non comportano un cambiamento radicale della politica pakistana proprio a causa della debolezza di Bhutto e del suo partito che ricorrono a violenza e corruzione generalizzata per mantenere il potere.99 Nel 1977, in seguito a proteste e tumulti nel paese, Bhutto viene deposto dal generale Zia-ul-Haq che adduce il pretesto del mantenimento dell‟ordine pubblico e indice ancora una volta la legge marziale. Zia da quindi avvio a un nuovo periodo di dittatura militare durante il quale viene abolita la
98 Cfr. Chadda, Maya, Building democracy in South Asia, India, Nepal, Pakistan, Lynne Rienner Publishers,
London 2000, pp. 24-37.
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libertà di stampa, vengono banditi i partiti politici e si inizia un nuovo corso di islamizzazione del paese.100
Anche l‟India, dal 1975 al 1977, vive un periodo di governo dittatoriale. Nel 1975, infatti, l‟Alta Corte di Allahabad dichiara non valida a causa di brogli elettorali la vittoria ottenuta da Indira Gandhi nelle elezioni del 1971 e ne proclama l‟ineleggibilità per un periodo di sei anni. La Gandhi, invece di dimettersi, annuncia lo stato di emergenza interna e assume i poteri straordinari previsti dalla costituzione in tali casi eccezionali. La Gandhi instaura quindi un regime dittatoriale ma, sicura della vittoria, indice nuove elezioni, previste per il 1977. Tuttavia le elezioni si risolvono nella sconfitta della Gandhi e del suo Congresso e nella vittoria del Janata Party, una coalizione di tutti i partiti non comunisti creata apposta per sfidare il partito al potere.101
Così Rashida descrive il 1977 e i cambiamenti politici che interessano India e Pakistan:
Ovunque era tempo di grandi cambiamenti. Sembrava che il progresso del mondo che era avanzato a bassa velocità, all'improvviso avesse accelerato il passo. E il cambiamento non era limitato al fatto che i prezzi dell'oro e del petrolio fossero repentinamente saliti alle stelle; alla base di tutto percepivamo una strana disperazione e un'agitazione che minacciavano di cambiare il corso delle nostre vite. Qualcuno inneggiava a un ritorno all'Islam, altri tentavano di scambiare il vecchio ordinamento con qualcos'altro. Per la prima volta dall'indipendenza il paese era governato da un partito diverso dal Congresso e nel vicino Pakistan, in seguito a disordini e tumulti, Bhutto era stato destituito ed era stato instaurato di nuovo un governo di militari.102
Rashida parla dei mutamenti economici e politici che interessano sia l‟India che il Pakistan, a dimostrazione del fatto che lo stato oltreconfine svolge un ruolo importante nella