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IL PENSIERO DI DON BOSCO SUI SACRAMENTI E SPECIALMENTE SUL

Nel documento PER UNA SPIRITO ALITA’ SACERDOTALE (pagine 63-66)

L'EUCARESTIA.

E' chiaro che Don Bosco ed i suoi successori accettarono in tali argomenti modi di pensare e di parlare ereditati dalla Contro Riforma.(Per essere breve ed unificare la trattazione, non parlerò della penitenza).

Quando Don Bosco evocava 1'Eucarestia, nove v o l t e su die­

ci, pensava non alla messa m a alla sola Comunione.

Notate però che gli accadeva di trattare, sempre con so­

brietà, della totalità del Mistero, m e s s a e comunione, senza tuttavia collegarle in modo del tutto soddisfacente. Ad ogni modo, i suoi termini erano allora semplici e profondi. T r o v i ^ mo queste considerazioni nei libri dottrinali più conosc i u t i :

Il giovane p r o v v e d u t o , La chiave del paradiso ed II m e s e _____di maggio.

La messa, insegnava, è il memoriale della Passione: "Cap^

te bene, o figliuoli - scriveva per esempio nel G i o v a n e p r o v ­ veduto - che n e l l 'assistere alla santa Messa fa lo stesso co­

m e se voi v e d e s t e il D i v i n Salvatore uscire di G e r u s a l e m m e e portare la Croce sul m o n t e Calvario, dove giunto v i e n e fra i più barbari tormenti crocefisso, spargendo fino all'ultima goc eia il proprio sangue. Questo medesimo sacrificio r i n n o v a il Sacerdote me n t r e celebra la Santa Messa..." (Il giov a n e p r o v v e ­ duto, 1851, p.84). L'offerta della M e s s a è reale. L e g g i a m o nel M e s e di m a g g i o : "La santa Messa - è detta sacramento e sacri­

ficio del Corpo e del Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo , c h e vi e n e offerto e distribuito sotto le specie del p a n e e del vi^

no. Questo sacrifizio fu fatto da Gesù Cristo sul Calvario e si dice cruento, cioè con lo spargimento di sangue. Il m e d e s i ­ mo sacrificio è quello che si offre ogni giorno dal sacerdote nella Santa M e s s a colla sola diversità che questo è incruento,

cioè senza spargimento di sangue". (Il mese di maggio, 1874, p. 145). Quanto alla comunione sacramentale leggiamo in un

testo che essa è, per Cristo "il mezzo di unirsi con noi ne^l l'unione la più ineffabile.,.." (Nove g i o r n i ..., quinto gior­

no) .

E' vero che Don Bosco insisteva di frequente su certi a.

spetti del mistero eucaristico, ai quali il nostro secolo d_o veva essere meno attaccato: Cristo è realmente presente sot­

to la specie; Cristo è lì come cibo dei fedeli. Così, nella Storia sacra , dopo aver narrato l'ultima cena, proseguiva con queste parole rivelatrici, in cui le due verità sembra­

vano comporre da sole tutto il mistero d e l l 'Eucarestia: " E 1 questa l'istituzione del S.S. Sacramento n e l 1 1 Eucarestia, in cui il Salvatore sotto le specie del pane e del vino, median te la facoltà di consacrare concessa ai sacerdoti, dà il suo corpo ed il suo sangue per cibo spirituale alle anime nostre.

Ricordiamoci bene che questo sacramento non è una m e m o r i a di quanto ha fatto Gesù, ma è un sacramento in cui è dato all'uo^

mo quello stesso corpo e quello stesso sangue che egli sacri, fico sulla croce". (Storia s a c r a , 1863, in Opere e S c r i t t i , I, 1, p. 325).

Tali preoccupazioni dogmatiche non erano recenti nel 1G60, quando Don Bosco diffondeva nel Piemonte queste c o n s i ­ derazioni. Gli specialisti ci avvisano oggi che avevano dato ai medievali una "concezione antiliturgica che separava l'a­

zione liturgica dalla comunione" (J. DUHR, Commu n i o n frequente in Dictionnaire de Spi r i t u a l i t é , II, col. 1259). Gli ispirate) ri ordinari di Don Bosco, formati nella atmosfera della C o n ­ tro Riforma e il contesto della polemica antivaldese degli an ni 1850-1860, li avevano ancor rinforzati nella sua anima. I riformati calvinisti che conosceva non credevano alla reale presenza, salvo, nei migliori casi, in modo transitivo. I cattolici dell'Ottocento, e Don Bosco in forma spiccata, r e ­ plicavano celebrano la presenza continua di Cristo sotto le

specie consacrate. Poi Don Bosco rifletteva la dottrina, allo ra tradizionale, del pane di vita, sovente spiegata prima di lui da due teologi italiani del Settecento, sant'Alfonso de' Liguori e san Leonardo di Porto Maurizio, e allora ripresa negli opuscoli di contemporanei, quale M g r . de Ségur, del qua

le, nel 1872, faceva pubblicare nelle Letture Cattoliche un H bretto sulla santa comunione. "La grazia propria d e l l ' Eucare­

stia è una grazia di alimento e di perseveranza", affermava con p r e c i s o n e M g r ade Ségur(La santissima c o m u n i o n e ,in Let t u r e C a t ­ toliche, Torino, 1872, p. 6),

Perchè il Cristo d e l l ’Eucarestia fa quanto significa, è, sotto la specie del pane, cibo salutare» "Ascoltate come Gesù Cristo c'invita alla santa Comunione, scriveva D o n Bosco nella Ch i a v e del paradiso. Se voi, dice (Gesù), non m a n g i a t e la mia

carne e n o n bevete il mio sangue, non avrete la vita eterna.

Colui che mangia la mia carne e beve il. mio sangue,, abita in me ed io in lui; imperocché la mia carne è un v e r o cibo, e il m i o sangue una vera bevanda"» (La chiave del paradiso, 1857, p. 74). Questo principio era al centro della c o n v e rsazione di^

dattica tra Don Bosco e Francesco Besucco sui, m o t i v i della co­

m u n i o n e e u c a r i s t i c a s conversazione scritta nel 1864, quando la dottrina di Don Bosco, su questo sacramento sembra fosse del tutto formata. (Il p a s t o r e l l o ..., 1864, p .1 0 5 - Ì 0 9 ) „ Certo che queste idee, parecchie delle quali passano in ombra nella spi­

ritualità della seconda m e t à del vent esimo secolo, gli pe r m e t ­ tevano di giustificare i suoi consigli sulla pratica eucaristji ca; messa e comunione, con le devozioni annesse»

Do n Bosco non è vissuto in un tempo in cui i cristiani te nevano a non separarsi mai dalla preghiera del celebrante, seb bene a v o l t e possiamo scoprire tale corrente di una m o d e r n i t à

insolita in un opuscolo scritto attorno a lui. Siete abbastan­

za informati sull'assistenza tradizionale alia m e s s a dei ra - gazzi nelle opere che dipendono da Don Bosco.

Ma vi sbagliereste facendo di lui un sostenitore esclusi­

vo di questo metodo, che egli, sembra, non abbia mai eretto a mod e l l o unico. Infatti conosceva e proponeva altri modi di as­

sistere con frutto al sacrificio eucaristico. Il giovane p r o v ­ v eduto e La chiave del p a r a d i s o , che meritano di essere sempre consultati in queste materie, proponevano ai fedeli una serie di brevi preghiere armonizzate con lo svolgimento della litur già e destinate ad essere recitate durante le m e s s e latine c e ­ lebrate da preti che si curavano poco di essere capiti.

Ad ogni m o d o la sua insistenza sempre più dimostrata sul­

la comunione eucaristica di coloro che assistevano alla messa prova che Don Bosco inclinava ad una partecipazione effettiva

al santo sacrificio. Si è un po' alla volta allontanato dalla pratica comune della generazione che l'aveva preceduto. Ha op­

tato per la comunione frequente, anzi quotidiana, anche per i cristiani non pervenuti ad un grado eccezionale di virtù. Cri^

sto è lì, nel sacramento "maestro, medico e cibo" (Il giova­

ne provveduto, 1885, p. 111).

In sintesi, se seguiamo lo svolgimento del pensiero di

Nel documento PER UNA SPIRITO ALITA’ SACERDOTALE (pagine 63-66)

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