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LE RAGIONI DELL'ASCESI

Nel documento PER UNA SPIRITO ALITA’ SACERDOTALE (pagine 83-87)

Bisogna rassegnarsi, e ammettere, che non solo i sorrisi e le gentilezze, ben conosciute da noi, di Don Bosco, v e l a v a ­ no un autentico spirito di ascesi, m a che l'ascesi occupava nel suo insegnamento un posto di primo ordine. Tra i diversi avvisi generali ai fedeli cristiani, nel suo libretto Porta t e c o , dava questo: "Chi vuole salvarsi bisogna che si m e t t a l'eternità nella menté, Dio nel cuore e il m o n d o sotto i pie­

di". (Porta t e c o , 1858, p. 7).

C oloro che l'immaginano compiacente e sdolcinato, hanno pensato al mo t t o che dava alla sua società religiosa? La sua formula; Lavoro e temperanza copriva un programma di lot­

te e di privazioni, un vero programma di ascesi, se ci si con sente dare a questo termine la sua ampiezza cristiana,di pri­

vazioni, d '"assunzioni" difficili in seguito come vedremo.La

assunzione é qui l'accettazione di privazioni imposte dalla v^i ta. L'esame delle frasi in cui la parola temperanza è usata mostra che per lui non significa solo la sobrietà, m a l'austj:

rità.

Do n Bosco evitava di snervare il dinamismo della vita crji stiana. L'una o l'altra forma di ascesi deve entrare nella vi ta degli aspiranti alla santità.

La sua ascetica era ragionata, come una ricerca sulle sue parole e scritti, può mostrarlo senza difficoltà. Se è v e r o che l'uomo spirituale non è obbligato ad avere in se sotto for m a di idee chiare, e, a f o r t i o r i , spiegare i motivi che lo dje terminano nelle sue scelte, i suoi discorsi, anche se non si­

stematizzati, possono essere molto chiarificanti.

Il lettore di Don Bosco non troverà m o l t e ragioni umane per le sue austerità, Esistono delle ascesi umane: san Pao­

lo stesso notava che, per una corona peritura, l'atleta s'im­

pone un regime severo. In quanto a lui, il nostro santo sem - brava poco preoccupato dei vantaggi naturali delle pratiche ascetiche» Qualche volta, conseguenza di una antropologia più o m e n o platonica, ricorda che "il nostro corpo è l'oppresso - re dell'anima", che somiglia a un cavallo restio e deve esse­

re domato con le mortificazioni". (Questo in un foglietto di quattro pagine, senza data. M.B., IX, p.998).

Le ragioni che dava erano per lo più di altro ordinejpre^

v enire o espiare il peccato, condurre alla contemplazione, e soprattutto riprodurre le sembianze di Cristo crocefisso.

Un fomite di peccato sussiste nell'uomo dalla caduta di Adamo. Chi disubbidisce a Dio non può più comandarsi senza a-

spre battaglie. Le mortificazioni corporali che m e t t o n o il cor po alla disposizione dello spirito, aiutano questo a vin c e r e

le ’tentazioni che potrebbero trascinarlo lontano da Dio. D o ­ m e n i c o Savio "sapeva che un giovane può difficilmente conser­

vare l'innocenza senza la penitenza", e ne era lodato da Don Bosco (Vita di Domenico S a v i o ? 1859, p. 72).

Le mortificazioni prevengono il peccato. Don Bosco segui^

va la la Joh annis, e in un quaderno dove si trovano appunti di prediche ai salesiani commentava: "Tutto ciò che è nel m o n do è concupiscenza della carne (piaceri del senso), concupi — scenza degli occhi (ricchezze),e orgoglio' della vita (vanagl^

r i a ) " .

Non doveva a una formazione giansenizzante frasi dure sul mondo: "Il m o n d o è pieno di pericoli (...) S.Antonio v i ­ de il m o n d o coperto di lacci" (Quaderno di prediche, ins. M.B»

IX, p. 986). Il suo senso religioso l 1avvertiva della p o t e n ­ za universale di Satana sul mondo che il V a n g e l o dice essere suo impero. Troppo semplice per usare la parola, percepiva p«;

rò l'ambiguità di un universo sempre con Dio e sempre con - tro Dio. Credeva che certe compiacenze sono stoltezze o inge­

nuità ...

Per quanto sappiamo, Don Bosco domandava di rado alle pr<a tiche di ascesi, l'espiazione delle colpe dei peccatori. La sua dottrina sulla Provvidenza gli faceva ve d e r e che Dio ca­

stiga quaggiù i cattivi. Con questo ricuperava il v a l o r e espia torio della sofferenza. Di più la sua confidenza n e l l a m i s e - ricordia divina, incarnata nella Chiesa, gli impediva di in - sistere su questa funzione tradizionale della penitenza. Il sacramento basta: il penitente confessato esce con l'anima le¿>

gera, definitivamente perdonato da Dio.

D on Bosco insisteva di più sui legami tra m o r t i f i c a z i o n e e contemplazione. Talvolta in uno scritto il distacco dalle cose sensibili è presentato come un mezzo eminente per fissar si in Dio e pregare senza distrazione. Questo è poco frequen­

te .

D avvero un uomo spirituale che ascolta Don Bosco ode un solo mo t i v o di ascesi; la "partecipazione" con Cristo, nel sen so inteso da Lui.Bisogna "patire con Cristo". La c r o c i f i s s i o ­ ne di Cristo era la ragione fondamentale dell'ascesi di Don Bosco, m o l t o più cristocentrica di quanto non si creda spes­

so. Il cristiano accompagna in tutta la vita Cristo sofferen­

te. "Il primo passo che devono fare coloro che v o g l i o n o segui^

re Dio quello si è di rinunciare a se stesso e portare la lo­

ro croce" dopo di Lui, troviamo in un libro del 1848 sul C r i ­ stiano guidato alla verità e alla civiltà secondo lo spirito di S.Vincenzo de Paoli (p. 139). "Fino a quando" chiedeva Don Bosco in uno schema posteriore di predica. E rispondeva: "Fi­

no alla m o r t e con la minaccia che quello che non vuol soffri­

re con Cristo non può godere con Cristo" (M.B., IX, p. 998).

Non attribuiamo troppo presto un va l o r e m i s t i c o di parte^

cipare al "pati cum Christo" che il nostro autore ha pre d i c a ­ to con tanto zelo. "Soffrire con Cristo" e innanzitutto imitar

lo nel dolore, Domenico Savio si lasciava intirizzire nel le_t to per quest'unica ragione. E' anche provargli il proprio amo re con il sacrificio amoroso. Nel racconto dell'ultima m a l a t ­ tia di Luigi Comollo, che - non dimentichiamolo - era dato co m e modello di tutti i giovani cristiani, Don Bosco n o t a v a : " C £ mu n q u e fuori di se, o agitato dalla violenza del male, detto­

gli appena: Comollo perchè bisogna soffrire? Egli sùbito rin­

venendo tutto gioioso e ridente: Per Gesù Crocifisso ri s p o n ­ deva". (Cenni storici sulla vita del eh. Luigi C o m o l l o , Tori­

no, 1844, p. 65). Se interpretiamo bene il pensiero di Don B £ sco, giudicava che la carità del Comollo verso Dio, m a n i f e s t a ta dalla gioia di rievocarlo e forse di consolarlo (ascesi di riparazione) si esaltava nella sofferenza c o n , vale a dire co­

me Cristo.

E poi, a lui e ad altri, le sofferenze ascetiche spalan­

cavano la porta della gloria eterna: soffrire con Cristo è prepararsi alla beatitudine» Già nel libretto sulle Sei dome­

niche in onore di San Luigi Gonzaga nel 1846 e nel m a n u a l e di pietà in cui fu tosto inserito nel 1847, la formula che Don Bosco doveva ripetere a sazietà apparve nelle sue opere pubblicate: Qui vult gaudere cum Christo, oportet pati cutn Christo. L'autore non trovava altro per provare che l'asce­

si è indispensabile all'uomo fin dall'infanzia: "A chi vi di­

ce che non conviene usare tanto rigore contro il nostro cor­

po rispondete: Chi non vuole patire con Gesù Cristo non po - tra godere con Gesù Cristo". (Il Giovane P r o v v e d u t o , 1847, p. 59). Cosa piuttosto rara - perchè Don Bosco spiegava poco le sue sentenze -, in una lettera del 1867 indirizzata a tut­

ti i salesiani, la spiegava così: "Ma fino a quando seguirlo (Cristo)? Fino alla m o r t e e se fosse mestieri anche ad una mo r t e di croce. Ciò è quanto, nella nostra società, fa colui che logora le sue forze nel sacro ministero, n e l l ' insegnamen­

to od altro esercizio sacerdotale, fino ad una morte, ezian - dio violenta di carcere, di esilio, di ferro, di acqua, di fuoco, fino a tanto che dopo aver patito od essere mo r t o con Gesù Cristo sopra la terra possa andare a godere con Lui in cielo. Questa sembrami - continua la lettera firmata da Don Bosco — il senso di quelle parole di S.Paolo che dice a tut­

ti i Cristiani: Qui vult gaudere cum Christo oportet pati cum

Christo". (9 giugno 1867, in E p i s t o l a r i o , I, p. 474). Tra pa­

rentesi citava san Paolo solo ad sensum.

Il Cristo storico, su cui ha scritto belle pagine nella Storia Ecclesiastica, nella Chiave del P a r a d i s o , nel Mese di Maggio «.., era veramente al centro della sua ascetica, come m od e l l o vivent e da riprodurre. Così l'ascetica di Don Bosco ha una risonanza autenticamente cristiana. Nell'epistola ai Filippesi, san Paolo esortava i Cristiani coi medes i m i motivi alla pazienza, all'umiltà, a l l ' u b b i d i e n z a ...

Nel documento PER UNA SPIRITO ALITA’ SACERDOTALE (pagine 83-87)

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