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LE INDAGINI DELL’ISTITUTO IARD

3.3 Il politeismo dei valor

L’analisi dei dati raccolti dall’Istituto IARD permette di trarre alcune conclusioni sulle tendenze e i cambiamenti in atto nel sistema dei valori dei giovani. Come emerge dalle rilevazioni, che coprono un arco di vent’anni, si è assistito ad un progressivo ripiegamento dell’individuo verso la sfera privata (Bazzanella, 2006) a sfavore della partecipazione attiva in quella pubblica. La famiglia e le amicizie più strette diventano il punto di riferimento più importante, mentre i valori legati al rapporto con la collettività passano in secondo piano.

Secondo alcuni autori (Bazzanella, 2006; Grassi, 2007a), i giovani si sentono disorientati davanti ad un mondo sempre più complesso ed insicuro, dove i confini non esistono più e il lavoro, fonte di libertà e indipendenza, diventa precario e incerto. La famiglia e le amicizie diventano quindi un porto sicuro in cui rifugiarsi. L’allontanamento dalla sfera pubblica viene letto come una ricerca di sicurezza nelle relazioni primarie, che sono fonte di protezione dall’incertezza del mondo esterno.

Questa mancanza di certezze richiede ai giovani una capacità di adattamento continuo (Buzzi, Cavalli, De Lillo, 2007), sia in ambito lavorativo, sia nelle diverse attività svolte quotidianamente. L’interpretazione di diversi ruoli sociali può portare quindi a delle scelte talvolta contraddittorie. Come abbiamo sottolineato in precedenza, l’osservazione di questi fenomeni ha portato alcuni autori a sostenere che i giovani di oggi siano quindi privi di un sistema di valori che li orienti nelle proprie scelte e che agiscano mossi dalle sensazioni del momento.

Altri autori invece hanno proposto una teoria diversa. Più che di un crollo e di una scomparsa dei valori, preferiscono parlare di un mutamento del sistema valoriale dei giovani che appartengono alla società postmoderna rispetto ai principi in cui credevano le generazioni passate. Gli orientamenti valoriali sono quindi mutati radicalmente, ma esistono ancora e hanno un ruolo importante nel guidare l’agire dei giovani.

Un passaggio cruciale a cui si è assistito è quello della maggiore importanza attribuita oggi a valori post-materialisti (autorealizzazione, relazioni e libertà individuale) rispetto ai valori materialisti del passato (dove il benessere economico acquisiva rilevanza

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centrale) (Sciolla, 2004). Questa distinzione è stata introdotta e studiata da Inglehart in vari suoi scritti (ad esempio 1998). L’autore afferma infatti che si è verificato un vero e proprio mutamento, scatenato dalla crescita economica del secondo dopoguerra che, assieme al forte sviluppo dello Stato sociale, ha permesso di garantire un alto livello di sicurezza economica alla maggioranza dei cittadini dei paesi occidentali. In conseguenza di ciò, i valori di tipo materialista hanno perso di importanza, a favore invece di principi meno legati all’aspetto economico.

Nelle società tradizionali, la sopravvivenza dipendeva dal rispetto delle norme sociali, in una logica di aiuto reciproco, in quanto non esisteva uno Stato sociale che provvedesse ai bisogni di chi era in difficoltà. Con l’industrializzazione, questo principio è venuto meno e l’obiettivo fondamentale è diventato quello della crescita economica. In questa fase erano quindi i valori materialisti a prevalere.

La società postmoderna è invece caratterizzata dall’intangibilità, sia nel tipo di consumo che viene promosso, sia nel sistema di valori che si viene ad affermare. Secondo uno studio di Colozzi (2002), in Italia i post-materialisti, pari al 55,1%, hanno ormai superato i materialisti e in particolare sono i giovani a rappresentarne la maggioranza (59,4%). L’altra differenza fondamentale rispetto al passato è che oggi si assiste ad una situazione di politeismo dei valori (Grassi, 2007a). Mentre prima il sistema di valori di riferimento veniva considerato un modello univoco di orientamento delle scelte e di giudizio del mondo esterno, oggi questa forma di assolutismo sembra essere venuta meno, lasciando spazio ad una maggiore libertà individuale di scelta. Non esiste più quindi un unico criterio con cui valutare il bene e il male, quello che è giusto e quello che è sbagliato, ma la scelta dipende dal contesto in cui ci si trova. Come abbiamo già sottolineato, i modelli valoriali che abbiamo precedentemente elencato sono contemporaneamente presenti nei giovani. Quale modello prevale in una determinata situazione dipende dal contesto. Questo può dare quindi luogo a scelte contradditorie: in una situazione la stessa persona potrebbe essere tentata di seguire un modello di tipo individualistico, in un'altra dei principi che spingono alla cooperazione.

Come dimostra nuovamente la ricerca di Colozzi (2002), è proprio questa forma di relativismo che prevale nel giudizio del bene e del male. L’autore distingue tra orientamento etico, tipico di chi ritiene che esistano dei principi fondamentali che determinano cosa è giusto e cosa sbagliato, e atteggiamento adiaforico, di chi invece

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sostiene il relativismo morale. Secondo quest’indagine del 2000, il 42,7% degli intervistati segue un orientamento etico, il 57,3% quello di tipo adiaforico. Il modello circostanziale, in cui i valori vengono adattati alla situazione e al contesto in cui l’individuo si trova, sembra essere quindi quello prevalente, in particolare tra i giovani, dove la percentuale è pari al 66,2%.

Questo sistema rappresenta una forma di adattamento di fronte ad una sempre maggiore complessità. Ma non è solo questo, è anche l’espressione della libertà del singolo individuo di scegliere i valori in cui credere e di affermare la propria autonomia. L’unico vero principio sembra essere quello del rispetto del prossimo. Se invece la scelta riguarda sé stessi, ognuno sembra essere libero di agire secondo i propri principi.

I valori non rappresentano più un bene assoluto da prendere per assodato e da seguire ciecamente, ma nemmeno qualcosa che viene completamente rifiutato dai giovani. I valori vengono invece visti con occhio critico e rivisitati in modo da poter essere adattati alla società di oggi. Si afferma quello che Boudon chiama “relativismo culturale” (2003): non esistono più divieti assoluti, ma la definizione dei valori diventa una scelta privata. Quindi non c’è uno scetticismo generalizzato verso i valori, come affermano i sostenitori del crollo dei principi morali, ma una loro messa in discussione. Lo stesso avviene per quanto riguarda il rispetto delle regole: non è più accettabile una legge per la quale non viene percepita una giustificazione condivisa da chi la legge la deve seguire. Quindi i valori che tendono a favorire la libertà di scelta del singolo crescono di importanza, mentre quelli che prevedono un controllo sull’individuo diminuiscono.

Politeismo dei valori e ripiegamento nella sfera privata sembrano essere le due tendenze principali in atto nel sistema valoriale dei giovani. Gli ultimi dati del 2004 hanno però mostrato qualche cambiamento rispetto a quest’ultimo aspetto. Sembrerebbe infatti che questa tendenza verso un allontanamento dalla dimensione sociale sia rallentata e che ci sia un timido segnale di interesse verso aspetti quali la politica e l’impegno sociale, che negli anni precedenti risultavano in calo.

Anche i dati del Censis relativi ai valori degli italiani nel 2013 fanno riferimento a questa tendenza individuata dallo IARD una decina di anni prima. Il questionario del Censis è molto diverso, ma l’analisi dei risultati porta a delle conclusioni simili (Censis, 2013). Dagli ultimi dati emerge infatti una maggiore sensibilità rispetto al passato verso le tematiche dell’altruismo e della solidarietà. Il 40,1% degli intervistati afferma di essere

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molto disponibile a visitare le persone ammalate e quasi un terzo sostiene che aiutare qualcuno in difficoltà gli darebbe moltissima carica. Molte persone dichiarano anche di essere disponibili ad aiutare nel proprio territorio, ad esempio nella manutenzione delle scuole (37%) o delle spiagge e dei boschi (34,3%). Naturalmente questi dati non mostrano il comportamento effettivo delle persone, però possono indicare degli orientamenti di fondo e delle tendenze in atto nel panorama italiano. Di nuovo quindi si può notare un tentativo di riavvicinamento dell’individuo alla comunità e una maggiore attenzione verso i bisogni del prossimo.