2.1.1 Osservazioni preliminari
La carica di praefectus legata ad un ambito "tribale" ha in Nordafrica numerose attestazioni, se dobbiamo fare un paragone con altre province dell'impero. Si deve innanzitutto osservare che il termine istituzionale "praefectus gentis" è riscontrabile soltanto in questo ristretto ambito geografico trovando come corrispettivo la parola civitas in altri territori1. Diverso è il discorso per il termine natio che fa riferimento ad un'entità etnica più complessa e per la quale esiste solo un’altra attestazione nei pressi di Filippi2.
A volte il termine praefectus è abbinato al nome di una tribù o di una non ben identificata entità territoriale, e in questo caso è legittimo domandarsi quali responsabilità e competenze comportasse una simile carica. La ragione di questo interrogativo nasce dal fatto che, in epoca repubblicana, i comandanti militari delle popolazioni alleate venivano scelti tra le stesse comunità locali3, pratica che in qualche caso si è protratta anche in età imperiale, come l'esempio di Lusio Quieto eloquentemente evidenzia. Innegabili analogie tra i praefecti sociorum e i praefecti gentium sono di certo presenti, ma come vedremo sarebbe bene analizzare tali analogie con una certa cautela.
Non si deve nemmeno enfatizzare eccessivamente l'aspetto punitivo della prefettura, benché fosse una carica imposta dall'esterno e denotasse l'indubbia sudditanza dell’organismo tribale al potere di Roma: venivano, infatti, scelti per ricoprirla, come si vedrà in seguito, candidati di "esperienza", provenienti dalla carriera equestre, che avevano svolto le loro tres militiae in qualche caso in unità di stanza nella regione o
1 In un recente contributo Antonio Rodriguez Colmenero (Polivalencia del vocabolo gens en la epigrafia hispànica. ota a propósito de la gens Gigurrorum en la Tabula Paemeiobrigensium, in Africa Romana, 14, 2002, pp. 1743-1756) osserva che, in qualche occasione, il termine gens sembrerebbe riferirsi a realtà etniche più ampie, mentre, per converso, la civitas potrebbe qualificare realtà più piccole incluse all’interno della gens.
2 AE, 1934, 50.
3 Sulla carica di praefectus sociorum in età repubblicana T. YOSHIMURA, Die Auxiliartruppen und die Provinzialklientel in der Romischen Republik, Historia, 10, 1961, pp. 473-495; V. ILARI, Gli Italici nelle strutture militari romane, 1974, pp. 119-146; HARMAND, L'armée, pp. 43-48.
2. Fonti
erano addirittura originari della zona, al fine di ridurre eventuali "frizioni". Bisogna inoltre prestare attenzione alle entità territoriali che vengono citate, dal momento che in molti casi, quando si fa riferimento a un castellum, potrebbe trattarsi di una carica municipale4, ma che sia sempre così, soprattutto in epoca tarda, potrebbe non essere tanto certo: questi dubbi sono alimentati da una iscrizione che viene di seguito riportata5.
Volendo fare una breve panoramica della situazione in altre regioni dell'impero è bene soffermarsi sulla Sardegna, sul regno delle Alpi Cozie e sulla regione danubiana. Di solito quando si parla dell'ambito africano tout court si tende a raffigurarsi l'ambiente come arido e desertico, tuttavia la provincia della Proconsolare non solo era nota nell'antichità per la sua feracità, ma era anche uno dei principali fornitori di cereali della città di Roma. L'ambito geografico in esame, che comprende l'ampia fascia del continente africano sottoposta al diretto controllo o all'influenza di Roma, di cui fanno parte le province delle Mauretanie, la Numidia e l'Africa Proconsolare comprensiva della Tripolitania, ha, in effetti, una situazione geografico-territoriale molto varia. Si riscontrano, ad esempio, notevoli affinità sia ambientali che socio-culturali tra la Caesariensis e la Sardegna. In entrambi questi territori, caratterizzati da montagne ed altipiani, i Romani hanno sempre trovato notevoli difficoltà contro le locali tribù montanare. In Sardegna, tali tribù erano chiamate sprezzantemente con il nomignolo di
“Barbari”; ma forse, come affermano alcuni, era in realtà impossibile imporre un dominio duraturo in quei luoghi, o probabilmente è più corretto affermare che tali località non rappresentavano, dal punto di vista economico-militare, un acquisto di cui valesse la pena preoccuparsi seriamente6. Attilio Mastino osserva che le stesse installazioni militari caratterizzate da piccole strutture fortificate, e riscontrabili in Numidia e in Caesariesis, sono state rinvenute anche in territorio sardo, costruite evidentemente per far fronte al medesimo problema: quello dei latrones7. Tale affinità è testimoniata anche dall'uso di unità sarde e corse nel territorio mauretano, dove servivano soldati avvezzi a combattere in luoghi montagnosi. A margine del discorso si
4 LAFFI, Adtributio, p. 84.
5 Vd. infra nr. 11.
6 R. ZUCCA, Le civitates Barbariae e l’occupazione militare della Sardegna: aspetti e confronti con l’Africa, in Africa Romana, 5, 1988, pp. 349-373.
7 A. MASTINO, Le relazioni tra Africa e Sardegna in età romana: inventario preliminare, in Africa
2. Fonti
deve ricordare che sia i Sardi, sia le popolazioni berbere furono sottomesse ai Cartaginesi che, però, non riuscirono, come i Romani, a imporre che con difficoltà la loro influenza. Non meraviglia, dunque, la presenza di un praefectus Corsorum et civitatium Barbariae8 con compiti e funzioni presumibilmente analoghi ai prefetti attestati in Numidia e in Caesariensis.
Il caso del regno dei Cozi mi pare rappresentare un vero e proprio unicum: accettando l’interpretazione di Letta sulla concessione della carica di praefectus da parte dei Romani a Cozio I in cambio dell’interruzione delle ostilità9, si può analogamente concordare con V. Sirago10 nell’interpretazione di un passo di Tacito a proposito della guerra contro Tacfarinas, nel quale egli ipotizza che il capo ribelle con la sua fantomatica richiesta di terre, volesse far riferimento proprio all’analoga concessione attribuita a Cozio. La reazione sdegnata di Tiberio si deve intendere, dunque, non come rifiuto a questo genere di accordi, ma a trattare con una persona come Tacfarinas, al quale non si riconosceva nemmeno la dignità di capo tribale essendo un ausiliario disertore e un brigante.
Più difficile da interpretare il contesto danubiano e le poche attestazioni che provengono dalle altre province dell'impero. Un’iscrizione interessante proviene da Firmo e riguarda un tal Lucius Volcacius, praefectus civitatis delle tribù dei Boi e degli Azali in Pannonia, ma anche praefectus ripae11.
Si tratta di un altro caso, dunque, in cui convivono un incarico prettamente militare, oltretutto legato ad un ambito spaziale ben definito e la prefettura di una “civitas”. In ambito nordafricano si sono identificate 23 iscrizioni12, la maggior parte oggetto degli studi di M. Benabou13, di Ph. Leveau14 e di D. Lengrand15; si sono, inoltre, inserite altre due iscrizioni purtroppo molto mutile, entrambe rinvenute ad Ammaedara16 e una terza,
8 Vd. infra, nr. 11, pp. 134-135.
9 C. LETTA, La dinastia dei Cozii e la romanizzazione delle Alpi occidentali, Athenaeum, 54, 1976, pp.
37-76.
10 V. SIRAGO, Tacfarinas, in Africa Romana, 5, 1988, p. 204.
11 Vd. infra, nr. 23, pp. 142-143.
12 Tenendo conto delle due iscrizioni che menzionano lo stesso personaggio, T. Flavius Macer.
13 BENABOU, La résistence.
14 LEVEAU, L’aile II des Thraces, pp. 153-192.
15 D. LENGRAND, Le limes intérieur de la otitia Dignitatum, in Frontières et limites géographiques de l’Afrique du ord Antique : hommage a Pierre Salama : actes de la table ronde reunie a Paris les 2 et 3 mai 1997, 1999, pp. 221-240.
16AE, 1999, 1798-1814 = B. BARATTE - F. BEJAOUI, Z. BEN ABDALLAH, Recherches
2. Fonti
anch’essa trovata ad Ammaedara17, e di cui è stata proposta una ricostruzione da parte Z. Benzina Ben Abdallah18: tutte probabilmente riguardanti dei prefetti di tribù dei Musulamii. Dal punto di vista metodologico, si sono separate le iscrizioni di I-II secolo d.C. da quelle di epoca successiva. A partire dal III secolo d.C., infatti, nelle iscrizioni non compaiono più le tre milizie ed è quindi più difficile analizzare il cursus di questi personaggi. Nel III secolo d.C., inoltre, avvengono anche importanti mutamenti riguardanti gli incarichi militari, affidati esclusivamente a equestri. Un altro aspetto di rilievo riguarda il reclutamento, la cui regionalizzazione, affermatasi definitivamente in età adrianea, ha dei risvolti non solo tra le truppe ma anche nel corpo ufficiali. La presente analisi terrà in considerazione alcuni aspetti particolari:
1) all’interno dei singoli commenti si registreranno le informazioni relative a località di rinvenimento delle iscrizioni, supporto e datazione;
2) in separata sede, con l’ausilio di tabelle, verranno riportati alcuni dati pregnanti delle stesse iscrizioni per permettere un’analisi comparativa:
a) origo sicura o supposta dei personaggi presi in esame b) luogo di rinvenimento delle iscrizioni
c) Il cursus, analizzando non solo la tipologia della carriera, ma anche dove essa è stata condotta
d) entità territoriali o tribali e la loro localizzazione nel territorio nordafricano
e) altri aspetti di particolare rilevanza riscontrabili nelle iscrizioni f) primi risultati complessivi derivanti dalla documentazione.
Come termine cronologico della presente ricerca si pone in via del tutto arbitraria la fine del IV e l’inizio del V secolo d. C., tenendo taloro conto, ma come semplice riflesso di quello che poteva essere la situazione precedente, delle epoche di dominazione vandala e bizantina.
17AE, 1992, 1766.
18 B. BEN ABDALLAH, Du côté d’Ammaedara (Haïdra) : Musulamii et Musunii Regiani, AntAfr, 28,
2. Fonti