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Il primo Convegno nazionale dei Gruppi giovanili Dc

I primi passi nell'Italia repubblicana (1945-1948)

2.1 Il primo Convegno nazionale dei Gruppi giovanili Dc

Vista anche l'offensiva che il Fronte della gioventù sta ormai portando in tutta Italia, non limitandosi più al solo nord del paese222, la creazione di un coordinamento nazionale di tutte le forze giovanili che intendevano far parte a pieno titolo del neonato partito non può più essere ritardata; paradossalmente, in alcuni casi, il movimento giovanile della Dc non aveva nemmeno potuto organizzarsi autonomamente poiché in molte sezioni i giovani erano «l'elemento propulsivo, e se dovessero vivere una vita propria la sezione degli adulti morirebbe»223.

Dal 12 al 17 giugno, dunque, viene organizzato a Roma, presieduto da Giuseppe Dossetti224, il primo incontro nazionale di tutti i delegati dei Gruppi

222Il 14 giugno 1945, a Roma, era nato un Comitato promotore col fine di espandere il Fronte della gioventù nell'Italia centro-meridionale; cfr. Un comitato promotore del Fronte della gioventù per l'Italia centro-meridionale, in «l'Unità», 14 giugno 1945. A fine giugno 1945 il Fronte della gioventù viene costituto nelle Marche, in Abruzzo, nel Lazio, nella Campania, in Puglia, Sicilia e Sardegna; La costituzione del Fronte della gioventù in numerose province italiane, in «l'Unità», 28 giugno 1945.

223È il caso specifico di Perugia descritto in M. Tosti, Le origini della Democrazia cristiana in Umbria. Organizzazione e orientamenti, in B. Bocchini Caimani, M.C. Giuntella (a cura di), Chiesa, Cattolici, Resistenza nell'Italia centrale, Il Mulino, Bologna 1997, p. 231.

224Dossetti si era reso partecipe di un'iniziativa da segnalare, nel periodo immediatamente successivo alla Liberazione, ovvero la nascita dell'Ogi, «Organizzazione giovanile italiana». Essa era sorta come associazione apartitica dedicata ai giovani che intendevano impegnarsi politicamente ma era di fatto collaterale alla Dc. La ragione ultima della sua costituzione era evidente: Dossetti aveva inteso creare qualcosa che potesse competere con il più forte Fronte della gioventù. Lo scopo fondamentale dell'Ogi, che a Reggio Emilia arriverà a contare 4000 iscritti e si radicherà anche a Modena, Parma e Trieste, veniva allora fissato ufficialmente dallo Statuto nella «ricostruzione morale e materiale della

giovanili Dc. Come ricorda Galloni, è la prima occasione, «nonostante le condizioni di viaggio fossero ancora pessime […] per prendere contatti con il cosiddetto Vento del Nord»225.

Tutte le problematiche prima accennate – le relazioni con gli altri movimenti giovanili, la democrazia interna, le scelte istituzionali – trovano una confluenza nell'ambito dell'ampio dibattito che si sostanzia in tale Congresso;

l'appuntamento è importante, e non solo per i rappresentanti giovanili che, per la prima volta, possono avere uno scambio di vedute globali sull'attività della gioventù della Dc. Vi sono ovvie difficoltà logistiche, specie per la situazione di assestamento nel nord, e la rappresentanza settentrionale rimane esigua;

comunque, la partecipazione è estesa, articolata e soprattutto testimonia l'articolazione dei Gruppi su tutto il territorio nazionale226.

Patria»; di fatto, mediante lo svolgimento di attività sportive e culturali, l'Ogi doveva servire come anticamera nell'impegno politico all'interno del partito, dal quale peraltro dipendeva finanziariamente. Nel volgere di un anno, però, l'associazione chiuderà i battenti: da un lato essa veniva surclassata dai Gruppi giovanili della Dc, che andavano imponendosi ovunque; dall'altro la competizione con le associazioni collaterali all'Azione cattolica – oltre che con il Fronte della gioventù – era diventata sempre più stringente; cfr.

E. Galavotti, Il professorino. Giuseppe Dossetti tra crisi del fascismo e costruzione della democrazia 1940-1948, Il Mulino, Bologna 2013, pp. 268-269.

225G. Galloni, Postfazione. La Costituzione come base dell'alternativa, cit., p. 185.

226Presenti ai lavori congressuali «Criconia Giuseppe della Segreteria dell'Alta Italia;

Calcagno Gabriele per Torino e le altre province del Piemonte; Marchesi Giuseppe per Milano e le altre province della Lombardia; Boyer Alberto e Baget Gianni per Genova;

Tiso Sergio per Verona; Grifa Michele per Bologna; Dossetti Ennio per Reggio Emilia;

Bertolani Oliviero per Modena; Goberti Giuseppe e Cananzi Enzo per Forlì; Pucci Pacifico per Ravenna; Fratini Mario e Montillo Fulvio per Ancona; Ciotti Fernando per Ascoli;

Regini Ettore e Acquatini Giulio per Macerata; Della Fornace Anteo per Pesaro; Scotti Lamberto, Bussetti Aldo e Lisi Renato per Firenze; Amic Cesare per Pistoia; Mellini Alessandro e Landi Luciano per Arezzo; Nieri Adolfo per Lucca; Viviani Giovanni e Monti Mario per Siena; Villari Giuseppe per Camerino; Battistacci Giorgio e Ciacci Otello per Perugia; Drudi Aldo per Terni; De Blasi Mario per Pescara; Sorgi Tullio per Teramo;

Gabriele Aldo per Sulmona; Cricitti Gabriele per Chieti; Bonanni Giancarlo e Evangelisti Franco per Roma; Camilli Romolo per Viterbo; Martellucci Ermo per Latina; Stazi Bruno e Baccari Benedetto per Napoli; Lepore Crispino per Benevento; Salvatore Bruno per Salerno; Manfredonia Felice e Del Pezzo Pio per Caserta; Pastena Ettore per Avellino;

Antuofermo Angelo e Dell'Andro Renato per Bari; Di Meo Gustavo per Foggia; De Nitto Gilberto per Brindisi; Argini Alessandro per Lecce; Laraia Vito per Potenza; Carditello Filippo e Farias Giuseppe per Reggio Calabria; Gallo Ettore e Carelli Giovanni per

Nel discorso di apertura dei lavori227 De Gasperi compie un'importante apertura nei confronti dei giovani. Siamo, ricordiamolo, nel bel mezzo della crisi del governo Bonomi.

Mi trovo a trattare una crisi politica in cui le ambizioni dei partiti, le concorrenze personali, le differenze ideologiche, le difficoltà oggettive sembrano insuperabili; in cui l'ingegno, la esperienza,, le varie proposte affinate dagli esperimenti passati sembrano non essere sufficienti a trovare una soluzione di collaborazione, di pacificazione di tutte le forze in contrasto. Evidentemente noi siamo troppo vecchi. Noi non sappiamo attingere ad una forza ringiovanitrice, a una forza rinvigoritrice, a una forza che superi le obiezioni quotidiane. Io sento il bisogno innanzi a voi di fare questa confessione e quasi di domandarvene scusa. Eppure mi pare di essermi lasciato guidare in tutta la vita solo da questo sentimento:

fare quello che vuole la coscienza sempre, giovine, eterna, di questa nazione228.

Cosenza; Anselmo Michele e Bagnasco Umberto per Palermo; Ballatore Rosario per Trapani; Gullati Carmelo per Messina; Bellucci Santi Vittorio per Siracusa; De Simone Salvatore per Enna; Tuttobene Francesco e Torrisi Mariano per Catania». Cfr. I partecipanti al convegno, in «La Punta», 18 giugno 1945.

227L'elenco delle relazioni al convegno fu questo: il 12 giugno, la prolusione di De Gasperi; il 13 giugno Cesare Dall'Oglio su «Problemi dell'organizzazione», una visita alle redazioni de «Il Popolo» e de «La Punta», e in chiusura della giornata un altro dibattito sui problemi dell'organizzazione; il 14 giugno «La tradizione sociale cattolica e la Democrazia Cristiana» di Giorgio Tupini, una visita alle Acli, Giulio Romano su «Relazione sull'Organizzazione Nazionale Studenti Medi», Manlio Baldi su «Relazione sull'Organizzazione Nazionale degli Studenti Universitari»; il 15 giugno «Problemi organizzativi del lavoro» di Albertini, una visita al Circolo «Veritas», Criconia per il Programma economico-sociale; il 16 Franco Nobili su «Rapporti con gli altri movimenti», una visita alla Confederazione nazionale del lavoro, una relazione su partigiani e soldati;

il 17 la chiusura con Giulio Andreotti in «Il nostro problema di giovani» e il ricevimento nella sede della Dc; cfr. ASILS, CA, serie “Democrazia cristiana”, b.997, Movimento giovanile, Programma del primo convegno dei Gruppi giovanili.

228De Gasperi riafferma ai giovani le ragioni ideali della Democrazia Cristiana. Libertà per noi e per tutti, in «Il Popolo», 13 giugno 1945. Nell'ottobre del 1945 arriverà anche l'importante riconoscimento dell'importanza dei giovani e dei Gruppi giovanili da parte di Sturzo, attraverso una lettera dall'America: «La vostra voce di richiamo perché io ritorni in patria mi è tornata la più gradita di tutte. […] Quei giovani che han saputo resistere alle

De Gasperi sposta poi l'attenzione sul problema della libertà: «Noi vogliamo essere il Partito soprattutto della libertà: la libertà per noi, libertà per la nostra coscienza, per la nostra dignità, per la nostra attività pubblica e privata, ma della libertà anche per gli altri: la libertà del popolo italiano nei rapporti internazionali, ma soprattutto nei rapporti interni»229. Per il leader trentino la Dc si opporrà con ogni mezzo al ritorno di tentativi antilibertari, a nuove dittature, a minoranze che impongono con la violenza la propria volontà: «Vogliamo impedire che attraverso macchinazioni di parte o suggestioni di folle irresponsabili si possa imporre al popolo italiano – che ha il diritto di ricorrere all'arma delle schede e d'affermarsi liberamente, che si possano imporre delle soluzioni che non sono sue»230.

Nei propri appunti preparatori Andreotti – che al termine dell'incontro sarà confermato delegato nazionale231 – aveva evidenziato i punti fondamentali su cui sarebbero ruotati i lavori congressuali e la linea che personalmente avrebbe tenuto. Innanzitutto, sulle questioni prettamente politiche spetta agli organi competenti prendere posizione; ai giovani deve essere riservata la facoltà di proporre soluzione ai problemi organizzativi ed attivistici. Nel convegno ci si

facili infatuazioni fasciste di grandezze materiali prive di significato morale, oggi sono i più preparati a resistere alle vuote demagogie e ai tentativi di nuove dittature. La libertà, riottenuta al momento del più grave disastro per la Patria, vi sia cara sopra ogni altra civile conquista, perché con la libertà il Paese può rifarsi moralmente e civilmente, ma senza libertà l'Italia andrà in dissoluzione»; cfr. Appello di d. Sturzo ai giovani della Democrazia Cristiana, in «La Sorgente», 18 ottobre 1945.

229Ibidem.

230Ibidem.

231«I Delegati Provinciali dei Gruppi Giovanili del Partito […] hanno espresso la loro riconoscenza e fiducia nel Delegato Nazionale e nell'Esecutivo, riconfermandogliela fino al prossimo Convegno Nazionale. L'Esecutivo Nazionale rimane così composto: dott. Cesare Dall'Oglio con incarico dell'organizzazione e propaganda; Edmondo Albertini per i problemi del lavoro; Manlio Baldi per gli studenti; Franco Nobili per i rapporti con le altre organizzazioni; dott. Giuseppe Criconia per l'organizzazione nell'Italia settentrionale»; cfr.

Movimento Giovanile. Il primo Convegno Nazionale dei Delegati Provinciali, in

«Democrazia Cristiana. Bollettino della Direzione del Partito», n.3, 14 luglio 1945.

soffermerà in modo particolare sulla partecipazione al Fronte della gioventù, a cui, per ovvi motivi, si lega sia la questione dei Cln sia la questione istituzionale.

L'unità di tutte le forze antifasciste, giovanili e non giovanili, sino alla liberazione dal giogo nazifascista, è stata senza dubbio non solo misura necessaria per l'efficienza nella lotta e nella resistenza, ma proficuo esperimento di fraternità derivata dall'amore per i comuni ideali di libertà e di pace. Lo svolgersi degli eventi nell'Italia via via liberata ha però messo in chiara luce che contare su di un'armonia assoluta e perpetua delle varie correnti politiche restituite a libertà sarebbe ingenuo e colpevole. […] Il problema del Fronte Unico Giovanile non è appunto che un aspetto di quello più vasto dei Comitati di Liberazione […] i quali sono organismi che vanno sostituiti, appena possibile materialmente, dai normali organi politici e amministrativi democraticamente ricostituiti, proprio come logico derivato della conseguita “liberazione”232.

232 «Spetta […] alle Assemblee e ai Consigli del Partito prendere posizione sulle questioni di carattere strettamente politico, essendo invece riservato alle assise qualificate di “giovani”

il porre la soluzione di problemi organizzativi e attivistici. […] Un problema su cui nel Convegno dovremo fermarci in modo particolare è il Fronte Unico della Gioventù, organizzazione unitaria sorta nel Nord agli effetti della guerra di liberazione. La Democrazia cristiana ha concordemente ritenuto […] che cessata ormai la fase cospirativa e insurrezionale il “Fronte” abbia assolto con onore al suo compito e quindi i nostri debbano ovunque uscirne fuori. […] I giovani democratici cristiani promuoveranno invece dove possibile la formazione di organi consultivi giovanili, di secondo grado, cioè espressione non d'individui ma di gruppi i quali tutti conservano piena autonomia e libertà di manovra.: tali commissioni la cui funzione è organizzativa e non politica sono utili punti di incontro di varie forze per problemi specifici e, come ho detto, di natura tecnica. Sarà inoltre curato con attenzione speciale il coordinamento di tutte le forze cattoliche che conservano una loro opera comune, oltre ogni partizione politica. […] Di questa onnipotenza dei Comitati di Liberazione si vorrebbe che i giovani – così come le donne – unendosi in “organizzazione unitarie di masse” (brutto linguaggio di fonte facilmente identificabile) fossero la riserva e la base. Noi invece pensiamo che una concezione politica siffatta è il portato tipico dei regimi totalitari di cui conosciamo bene le attuazioni e che la insistenza con cui i comunisti perseguono queste campagne unitarie e “superpolitiche”

mostra chiaramente di chi sarebbe il vantaggio della loro realizzazione»; cfr. ASILS, CA, serie “Democrazia cristiana”, b.997, Movimento giovanile, Appunti di Giulio Andreotti in preparazione del primo convegno nazionale dei Gruppi giovanili, (s.d.)

Il primo convegno nazionale chiude la questione dell'inquadramento dei giovani all'interno del partito – confermando la linea adottata fino a quel momento233 – ma contemporaneamente pone fine definitivamente anche alla questione istituzionale, obbligando Andreotti a riconoscere come orientamento maggioritario quello repubblicano, pur senza rinunciare alle sue caratterizzazioni personali.

A chiusura dei lavori, infatti, «l'odg con affermazione repubblicana è stato approvato con la seguente votazione: 62 favorevoli, 4 astenuti e 2 contrari»234 – fatto che riveste ancora più importanza tenendo conto che la maggior parte dei convenuti proveniva dall'Italia centrale e meridionale – e il testo viene pubblicato il giorno seguente sulle pagine de «Il Popolo»:

I Delegati Provinciali dei Gruppi Giovanili della Democrazia Cristiana, riuniti nel I Convegno Nazionale di Roma, presa in esame la questione istituzionale: Mentre riconoscono che gli organi direttivi del Partito hanno rispettato le esigenze del metodo democratico; Ritengono che il maturare degli eventi abbia reso ormai urgente la convocazione del Congresso per una netta presa di posizione; Convinti che una vera democrazia trovi piena realizzazione e garanzia nella forma repubblicana, che la monarchia per i suoi precedenti storici abbia perduto nella Nazione ogni prestigio, condizione indispensabile alla sua funzionalità e soprattutto persuasi che la permanenza dell'istituto monarchico polarizzando e potenziando le forze conservatrici, impedirebbe la fondazione del nuovo Stato democratico, si dichiarano decisi

233Si veda, ad esempio, l'intervento di Dall'Oglio: I lavori del Convegno. La relazione Dall'Oglio, in «La Punta», 25 giugno 1945.

234La terza giornata del Convegno dei giovani. Il programma politico del Partito all'esame dei congressisti. Un o.d.g. sul problema istituzionale. Discorsi di Scelba e Fuschini, in «Il Popolo», 16 giugno 1945.

assertori di una repubblica democratica, non come meta politica a sé stante, ma come mezzo di attuazione di quelle conquiste economiche e sociali alle quali tutto il popolo italiano giustamente aspira; Auspicano che il prossimo Congresso Nazionale consacri la volontà repubblicana del Partito, nella certezza che la Democrazia Cristiana può garantire all'Italia una repubblica realizzatrice di libertà e di giustizia, al di fuori di ogni monopolio di parte o di fazione235.

La risultante delle indicazioni politiche emerse nel Convegno si può ritrovare in quel «promemoria per la Direzione del Partito» che puntualizza la posizione del movimento nei confronti dei più rilevanti temi dibattuti a Roma e redatto da una Commissione composta da Criconia, Alberto Boyer, Lamberto Scotti, Peppino Fabbri, Dall'Oglio e Michele Anselmo, promemoria per il quale è lecito presumere, secondo Malgeri, un sostanziale intervento dello stesso Dossetti236.

Se in tale documento viene accettato il ruolo che la Dc sta svolgendo nell'assestamento del sistema politico, si criticano però le modalità d'intervento e gli strumenti organizzativi utilizzati: in questo senso viene lamentata «la mancanza di decisione, di spirito di iniziativa e di attivismo nella vita interna del Partito e nella sua organizzazione ed opera di propaganda e di conquista»237. È puntualizzata anche la «insufficiente selezione degli iscritti e dei dirigenti spesso legati ad interessi o a concezioni e programmi estranei agli ideali del Partito»238; mentre si segnala la scarsa incidenza di determinate forze sociali (partigiani, giovani, donne, classe operaia) sulle decisioni del partito239.

235La fine dei lavori del Convegno Giovanile, in «Il Popolo», 17 giugno 1945.

236F. Malgeri (a cura di), Storia della Democrazia cristiana, vol. I, cit., p. 161.

237Il documento è citato in G. Staffa, Il Movimento Giovanile Democristiano (1943-1948), cit., p. 60.

238Ibidem.

239Ibidem.

Le preoccupazioni emerse dal «promemoria per la Direzione del Partito» testimoniano il rapporto sempre più intenso instauratosi fra Criconia e Dossetti viste le frustrazioni di entrambi di fronte alle difficoltà del movimento giovanile. Già nel luglio del '45 il primo aveva scritto a Luigi Gui per proporgli la convocazione di un convegno dei giovani dell'Alta Italia col fine di elaborare una serie di punti da esporre al Consiglio nazionale che si sarebbe svolto in agosto; Gui lo aveva però fermato adducendo che i giovani non avevano «le idee chiare» e che non era opportuno determinare «scompigli»240.

Le divergenze di ordine politico, e non solo, con la struttura romana sono infatti sempre più evidenti. Dopo una riunione a Verona dei delegati giovanili regionali del nord Italia il 30-31 gennaio 1946, Criconia invia una nota

“strettamente riservata” a tutti i rappresentanti giovanili di quell'area geografica non risparmiando critiche serratissime al partito, nell'imminenza delle elezioni amministrative e dello stesso I Congresso nazionale della Dc. Criconia lamenta una «condotta piuttosto lenta e incerta e scarsa di iniziativa e di vigore»241; in particolare «il Partito deve raggiungere una chiara autonomia nei confronti delle Autorità Ecclesiastiche ed i suoi dirigenti»242. L'attuale organizzazione giovanile, sottolinea, ha portato al risultato di dividere le forze e aumentare la burocrazia; la parte «anziana» del Partito ritiene «di aver data sufficiente rappresentanza alla parte giovanile negli organi direttivi del Partito concedendo ad essa il solo rappresentante previsto dal regolamento»243; in ultima istanza la accentuata diversità della situazione ambientale tra le varie zone d'Italia «non consente una regolamentazione rigidamente uniforme» all'interno del Partito

240E. Galavotti, Il professorino, cit., p. 350.

241ADCRE, f.D2, b. “Movimento Giovanile D.C.”, Lettera di Giuseppe Criconia, 20 febbraio 1946. Le critiche mosse da Criconia non sfuggiranno certo ad Andreotti: nel maggio 1946 il delegato nazionale scriverà infatti che l'incontro di Verona «fu assai crudo verso le forme vigenti»; cfr: G. Andreotti, Guardiamo a noi, in «La Punta», 6 maggio 1946.

242Ibidem.

243Ibidem.

stesso244.

Esemplificativa di una situazione di tensione molto simile a quella descritta da Criconia può essere quella di Cremona descritta da Giovanni Lombardi a Ottorino Rizzi nel gennaio del 1946:

Il problema dei giovani benchè fosse stato ampiamente discusso prima ancora del Congresso, non ebbe mai, se non in questi ultimi tempi, una soluzione definitiva. Ma anche oggi, nonostante qualche tentativo, rimane troppo da fare in questo campo. Ho l'impressione che le sedute, nelle quali s'incontrano i rappresentanti dell'A.C. del clero e del Partito […] siano rimaste prive di risultati pratici. Alcuni rilievi: i nostri giovani se la prendono con l'A.C. e con i nostri dirigenti del Partito. I problemi dei rapporti con l'A.C. essi non hanno dimostrato di saperli risolvere, ma è anche vero che da parte dei dirigenti nostri non c'è stato, da un po' di tempo, quell'assiduo interessamento per aiutare i giovani a risolvere i loro problemi. Essi sono pure in disaccordo con il Comitato Cittadino. Giustificato o meno tale atteggiamento (mi pare che dall'una e dall'altra parte esistano degli equivoci) è necessario provvedere perché cessi tale stato di cose245.

Alle preoccupazioni di Criconia risponderà infatti Dossetti; il reggiano stava diventando un interlocutore importante per i settori giovanili del partito, che trovavano incarnate in lui quelle pulsioni di rinnovamento che in altri settori democristiani risultavano invece sistematicamente compresse. Significativo il riscontro dato a Criconia:

Ciò che tu mi hai scritto sul convegno di Verona, mi conferma il 244Ibidem.

245Archivio della Democrazia cristiana, Comitato regionale dell'Emilia Romagna, depositato presso Archivio di Stato di Bologna, d'ora in poi ADCER, b.1, fasc. Varie anni 1946-47, Lettera di Giovanni Lombardi a Ottorino Rizzi, 1 gennaio 1946.

disagio e la crisi interna dei gruppi giovanili: evidentemente essi non hanno ancora trovato il loro ubi consistam; né possono trovarlo, permanendo l'attuale stato di cose. […] Non è esatto che io volessi la soppressione della Punta: sono convinto che con la sua diffusione limitatissima, essa non adempie a una funzione di rilievo. Però io non ho preso nessuna iniziativa e non ho manifestato alcun proposito di strangolamento. Come Andreotti sa molto bene, l'iniziativa è partita da Restagno che – contro i miei desideri, ma per ragioni finanziarie – avrebbe voluto unificare tutti i periodici della Direzione in un unico minestrone246.

Galloni, delegato regionale dell'Emilia Romagna, fotografa nei propri ricordi d'altronde il disegno complessivo.

Con la delegazione regionale del movimento giovanile, che si muoveva in stretta intesa con Dossetti, si diede vita a un'attività formativa in tutte le province del Nord Italia. Ricordo i collegamenti con Padova attraverso l'allora delegato regionale dei giovani Carlo Donat-Cattin, con Genova e con il vicedelegato regionale Gianni Baget Bozzo, con il delegato regionale della Lombardia Grandi. D'accordo con Dossetti si proponevano convegni formativi composti da pochi giovani, non più di trenta. Venivano sentiti come relatori perlopiù Lazzati docente di Milano o La Pira, docente di Firenze. Si parlava del cattolicesimo democratico francese, come quello di Maritain, Mounier, Journet. Io stesso venivo chiamato a parlare del popolarismo di Sturzo. I convegni erano di solito conclusi da Dossetti. […] Tra i delegati regionali e provinciali dell'Alta Italia si incominciò a preparare […] il Convegno per l'elezione del delegato nazionale al posto di quello in carica247.

246E. Galavotti, Il professorino, cit., pp. 351-352.

247G. Galloni, Postfazione. La Costituzione come base dell'alternativa, cit., p. 186.