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SERVIZI ECOSISTEMIC

2.9.1.1 Il rapporto con la VAS

L’importanza dell’esperienza concreta di applicazione dei SE come strumento di valutazione all’interno delle VAS è segnalata da diversi autori (Rozas-Vásquez et al 2018), per passare dalla teoria e dalle applicazioni sperimentali ad un vero quadro di riferimento per la sostenibilità delle scelte di trasformazione. Manca ancora, tuttavia, un quadro regolamentare da parte delle istituzioni che consenta di introdurre queste valutazioni nel modo corretto, coinvolgendo i soggetti realmente portatori di interesse e affrontando la complessità di una valutazione multi-sistemica, multi-attori e multi-scala che consideri esplicitamente i servizi ecosistemici.

Nonostante la VAS sia una procedura ormai consolidata, permane l’eterogeneità delle valutazioni nei diversi contesti, che discende non solo dalla diversità delle normative regionali, ma principalmente dalla diversa modalità con cui le amministrazioni responsabili della redazione del piano affrontano il processo.

La VAS è lo strumento principe per la valutazione delle trasformazioni d’uso del suolo indotti dai piani, e normalmente viene condotta rispetto ai diversi comparti e componenti ambientali, segmentando la valutazione. L’approccio ecosistemico, strutturato mediante l’analisi dei SE, offre invece una opportunità di valutare le trasformazioni sul suolo non solo come componente ambientale, e dunque in termini di superficie utilizzata a fini urbani e/o contaminazione o ancora come sorgente di rischi, ma anche e soprattutto attraverso l’interazione che le trasformazioni d’uso possono avere sui servizi offerti dal suolo e le conseguenze sulle altre componenti ambientali, ad es. l’aria (stoccaggio di carbonio, rimozione di particolato e ozono), il clima (regolazione de, microclima), le acque (infiltrazione, purificazione, stoccaggio) nonché sulla qualità ecologica complessiva in termini di biodiversità (Habitat Quality), ed infine sulle capacità dello stesso suolo, in termini di qualità e produttività agronomica e nell’erosione del suolo.

L’approccio ecosistemico si configura dunque, come un importante contributo integrativo alla VAS, rispetto al quale il progetto LIFE SAM4CP ha offerto interessanti esperienze e spunti per l’avanzamento disciplinare. In particolare, è interessante la proposta di utilizzare la VALSE all’interno del processo di formazione del piano e non come strumento di valutazione aggiuntivo in sede di valutazione ambientale, che di prassi viene condotta in un processo contiguo ma non coincidente con quello di produzione del piano. In questo senso la VALSE, rispetto al tema del suolo e del suo utilizzo, mira a riconnettere non solo le variabili ambientali che tipicamente

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vengono valutate in maniera disgiunta per motivi di metodologia analitica, ma anche lo stesso processo, supportando una milgiore integrazione che è poi l’obiettivo “alto” che presiede le normative sulla VAS.

La VALSE ha il vantaggio, unendo le diverse variabili in una valutazione complessiva e spazialmente esplicita, di fornire mappe e valori confrontabili con i quadri di riferimento su cui si basano gli strumenti di programmazione urbanistica, che operano sempre per processi di sintesi in chiave spaziale delle variabili socioeconomiche ed ambientali emergenti.

L’approccio ai SE mette infatti al servizio della VAS le rappresentazioni sintetiche delle principali caratteristiche qualitative dei suoli su cui i piani o programmi intendono intervenire rendendo evidenti le ricadute delle scelte urbanistiche rispetto ad un sistema di valori direttamente connesso alla scala dell’uomo e del suo benessere.

La valutazione dei SE forniti dal suolo sta assumendo un’importanza sempre maggiore nell’ambito delle Procedure di VAS di piani regolatori, loro varianti e strumenti attuativi, in quanto nella maggior parte dei casi l’impatto preponderante della pianificazione urbanistica è proprio relativo alla risorsa suolo. Nelle valutazioni ambientali gli impatti conseguenti alla compromissione della risorsa suolo sono stati affrontati spesso in maniera settoriale e non con una visione sistemica, per cui l’approccio alla valutazione dei SE è certamente auspicabile (Penna et al. 2018 in ISPRA, 2018). Certamente molte criticità prescindono dalla valutazione dei SE, se pur poi vi si legano strettamente, e sono maggiormente ascrivibili all’oggetto della valutazione, le varianti, e alla difficoltà di ripensare scelte urbanistiche previgenti. Nel panorama attuale la maggior parte delle Varianti e dei nuovi Piani attua o conferma precedenti decisioni, incluse quelle che comportano un incremento di consumo di suolo, spesso con revisione del vigente (conferma e/o eliminazione delle previsioni di nuovi insediamenti) e introduzione di nuove previsioni su suolo libero. In estrema sintesi, il nuovo Piano (o la sua Variante) comporta solitamente un nuovo ed ulteriore consumo di suolo, seppure in misura inferiore rispetto a quanto previsto dal Piano vigente.

Va considerato che la maggior parte dei piani regolatori soggetti a variante sono stati approvati prima dell’introduzione della normativa VAS e pertanto non sono mai stati sottoposti ad alcuna valutazione ambientale. Per questo motivo contengono previsioni di gran lunga sovradimensionate rispetto alle reali esigenze di sviluppo territoriale e l’applicazione della procedura di VAS a tali piani “variati” o “revisionati” non porta ad una significativa salvaguardia della risorsa, soprattutto se ci si limita al confronto tra la piena aplicazione del nuovo progetto e quella dello “stato di diritto”, ovvero il piano previgente. In questi casi non viene considerato, come base per il confronto, lo stato di fatto ambientale e cioè il risultato delle sole previsioni attuate: perciò, con questi presupposti, qualsiasi variante, che comporti una complessiva riduzione delle previsioni, non necessiterebbe di compensazioni perché migliorativa.

Si ritiene utile sottolineare in questa sede che la mera riduzione “virtuale” delle previsioni di compromissione della risorsa suolo, pur rappresentando un certo miglioramento rispetto all’ipotesi di piena attuazione del piano vigente, non può essere ritenuta una compensazione per interventi che consumano suolo nella realtà e che devono essere sempre compensati.

L’esigenza di evitare e limitare il consumo di nuovo suolo si scontra con la difficoltà di richiedere un ripensamento/rinuncia delle previsioni vigenti del Piano in occasione di una variante allo strumento urbanistico. Tale difficoltà deriva dal problema dei “diritti edificatori acquisiti”, aspetto fortemente dibattuto anche in sede di diritto. Il permanere di questi “diritti” impedisce una compiuta revisione dei piani alla luce delle reali esigenze di sviluppo, la revisione/riduzione delle

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previsioni vigenti non è più nelle mani del pianificatore ma è demandata alla volontà dei singoli proprietari.

In assenza di una norma che tuteli il suolo non ancora compromesso è difficile rivedere le previsioni di piano, seppur non attuate, evitando il consumo del suolo: la funzione pro-attiva della VAS in queste condizioni viene a mancare e la valutazione ambientale non può che essere reattiva o giustificativa delle scelte. Nel complesso, senza un criterio limitativo, si finirà per dover accettare, seppure non sostenibili, scelte che compromettono considerevoli quantità di suoli: al momento si può solo cercare di indirizzare le scelte verso suoli con valori ambientali bassi e chiedere in sede di approvazione (ipotetiche) compensazioni o poco di più.

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