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A PPROFONDIMENTI TEMATICI

1.4 Il ricambio generazionale nell’artigianato lucano

Un primo metodo per misurare il processo di ricambio generazionale consiste nel valutare le modifiche intervenute nella distribuzione degli artigiani titolari per classi di età tra l’inizio e la fine del periodo considerato.

Come si può osservare nella tab. 3, a fronte di una variazione complessiva del numero di artigiani titolari di segno positivo sia per la componente maschile (+0,0%) sia per quella femminile (+2,6%), diminuisce il peso delle classi di età inferiori ai 35 anni (risultato di una contrazione in valore assoluto del numero di titolari più giovani di entrambi i sessi), mentre aumenta notevolmente la quota di titolari delle classi di età 55-59 e oltre 65 anni.

2000 2004 var. % 2000 2004 var. %

fino a 24 2,4 1,5 -33,5 3,8 2,6 -28,8

24-34 18,7 16,4 -12,8 28,2 22,7 -17,3

35-44 31,4 30,6 -0,3 33,3 35,4 9,2

45-49 14,6 15,0 5,7 12,2 14,2 19,8

50-54 14,3 13,3 -6,0 11,4 10,5 -5,8

55-59 8,2 11,7 43,5 5,8 8,2 46,7

60-64 6,7 6,0 -7,4 3,1 3,5 15,4

65 e oltre 3,8 5,4 43,0 2,3 2,8 25,0

totale 100,0 100,0 0,9 100,0 100,0 2,6

Fonte: ns. elaborazioni su dati INPS

uomini donne

Tab. 3 - Artigiani titolari per genere e classe di età. 2000 e 2004 - indici di composizione % e variaz. % 2000-2004 -

Sulla base di questi dati è possibile ipotizzare che il momento della vita in cui l’artigiano cambia la propria posizione da quella di collaboratore o dipendente a quella di titolare (ereditando l’impresa o avviando un’attività in proprio) si stia spostando avanti nel tempo, senza però danneggiare del tutto lo spirito impren-ditoriale complessivo.

Un secondo metodo per misurare il ricambio generazionale consiste nell’ana-lizzare i dati relativi alla distribuzione degli artigiani in base all’anzianità di iscri-zione all’INPS.

Negli ultimi 5 anni, la composizione degli artigiani per classi di anzianità di iscrizione ha subito significativi mutamenti: con riferimento, in particolare, alla componente dei titolari, il peso della categoria più “giovane” è calato di ben 5 punti percentuali (dal 27,5% del 2000 al 22,4% del 2004), mentre la classe con oltre 15 anni di anzianità contributiva ha aumentato il suo peso relativo di 4,4 punti, sfiorando il 45% nel 2004.

2000 2004 2000 2004

titolari

oltre 15 anni 5.587 6.250 40,5 44,9 da 11 a 15 2.264 1.724 16,4 12,4 da 6 a 10 2.156 2.822 15,6 20,3

fino a 5 3.787 3.118 27,5 22,4

totale 13.794 13.914 100,0 100,0 collaboratori

oltre 15 anni 63 78 10,1 9,8

da 11 a 15 70 115 11,3 14,4

da 6 a 10 171 201 27,5 25,3

fino a 5 317 402 51,0 50,5

totale 621 796 100,0 100,0

Fonte: ns. elaborazioni su dati INPS

% su totale valori assoluti

Tab. 4 - Titolari e collaboratori artigiani per classi di anzianità di iscrizione all'INPS (valori %)

Delle categorie intermedie, cresce quella tra 6 e 10 anni di anzianità, mentre subisce un drastico ridimensionamento la classe 11-15 anni. Tali mutamenti ri-flettono, evidentemente, i “passaggi” dalle classi inferiori a quelle superiori: te-nuto conto che il periodo di riferimento copre 5 anni e le classi di anzianità consi-derate sono quinquennali, i soggetti che nel 2004 si trovavano nella classe 11-15 anni possono essere quelli che – nel 2000 – si trovavano nella classe immediata-mente inferiore (e analogo ragionamento vale per la classe 6-10 anni).

Ciò consente di stimare il grado di stabilità delle posizioni lavorative più gio-vani nel corso del periodo in esame: in particolare, il tasso di “sopravvivenza” de-gli artigiani raggiunge il 75% per la classe fino a 5 anni e l’80% per la classe 6-10 anni. In altri termini, il 75% degli artigiani che – nel 2000 – avevano un’anzia-nità contributiva fino a 5 anni, risultano ancora iscritti all’INPS nel 2004 (analoga-mente per l’altra classe).

Nel caso dei collaboratori, la stragrande maggioranza dei soggetti ha un’an-zianità contributiva inferiore a 10 anni, a conferma del carattere transitorio di questa posizione professionale. Le tendenze dell’ultimo quinquennio sembrano indicare, peraltro, un allungamento del tempo medio di “uscita” dalla posizione di collaboratore: aumenta, infatti, il peso dei collaboratori con oltre 10 anni di an-zianità contributiva (dal 21,4% del 2000 al 24,2% del 2004).

Quanto finora osservato permette di concludere che, negli ultimi anni, il pro-cesso di ricambio generazionale nell’artigianato lucano si è notevolmente indebo-lito in quanto, a fronte di un ampliamento della numerosità all’interno della cate-goria di anzianità più elevata (e, quindi, composta da soggetti più prossimi ad abbandonare l’attività) si è andata assottigliando la rappresentanza di soggetti

“giovani”.

Ciò può essere sintetizzato attraverso un indice di ricambio, calcolato come rapporto tra il numero di titolari iscritti all’INPS da non più di 5 anni e quelli con più di 15 anni di anzianità; valori inferiori all’unità indicano che il numero di “gio-vani” è inferiore a quello degli “anziani” e, quindi, che non vi è un sufficiente ri-cambio generazionale e il numero di artigiani è destinato a ridursi negli anni (il contrario si verifica per valori dell’indice superiori a 1) 6.

Il tasso di ricambio degli artigiani in Basilicata si attesta su livelli decisamente bassi rispetto alla media meridionale e nazionale (0,50 punti contro 0,77 nel resto del Paese) ed evidenzia anche un più consistente regresso tra il 2000 e il 2004 (-26%) (cfr. graf. 4).

Graf. 4 - Indici di ricambio generazionale degli artigiani Basilicata, Mezzogiorno, Italia

-2000 2004

Il fenomeno presenta, inoltre, significative differenze tra le componenti ma-schile e femminile della popolazione artigiana (cfr. graf. 5).

Tra gli uomini si rileva la presenza di un solo artigiano con meno di 5 anni di anzianità ogni due con più di 15 anni (0,49 il valore dell’indice); mentre tra le donne le titolari più giovani, dal punto di vista contributivo, superano lievemente quelle più anziane.

6 Tenuto conto che si fa riferimento all’anzianità di iscrizione all’INPS e non all’età dei titolari, il rapporto andrebbe interpretato più come indice di “ricambio imprenditoriale” che come indice di

“ricambio generazionale”; in altri termini, esso segnala quanti titolari “nuovi” (e non è detto che

0,64 0,49

1,50

1,03

0,68 0,50

0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00 1,20 1,40 1,60

uomini donne totale

Graf. 5 - Indici di ricambio generazionale degli artigianai per sesso Basilicata 2000 e 2004

-2000 2004

Le tendenze dell’ultimo quinquennio segnalano, tuttavia, una flessione più marcata dell’indice di ricambio della componente femminile, per effetto soprat-tutto del forte aumento del gruppo costituito dalle donne titolari con oltre 15 anni di anzianità contributiva (+32,0%).

In conclusione, le professioni artigiane sembrano evidenziare una minore

“attrattività” in Basilicata rispetto al resto del Paese, come si evince sia dalla più bassa crescita complessiva dei titolari di impresa sia dal più basso indice di ri-cambio tra la componente più anziana e quella più giovane.

2. L’EVOLUZIONE DELLE IMPRESE ARTIGIANE NEL TRIENNIO 2003-2005:

ASPETTI SETTORIALI E TERRITORIALI 2.1 Il quadro d’insieme

Alla fine del 2005 risultavano iscritte, nei Registri camerali, 12.178 imprese artigiane, che rappresentano il 36,0% delle imprese complessivamente presenti in Basilicata: un’incidenza superiore alla media nazionale, pari al 34,8%.

In rapporto alla popolazione residente, invece, si contano 20,4 imprese arti-giane ogni 1.000 abitanti, a fronte delle 25,0 nel resto del Paese; ciò significa che, a parità di diffusione delle imprese, l’imprenditoria lucana esprime una netta preferenza per la forma giuridica artigiana.

Dal punto di vista territoriale, quasi un terzo delle imprese artigiane si con-centra nel Vulture/Alto Bradano e nel Lagonegrese/Pollino (rispettivamente, 18,4 e 14,0% del totale regionale); superiore al 10% è anche la quota di imprese artigiane localizzate nel Metapontino e nel comune capoluogo. Ciò riflette, evi-dentemente, la maggiore dimensione – sia demografica che economica (ampiez-za della base produttiva) – di queste aree; per tale motivo, è opportuno leggere le differenze territoriali attraverso gli indici di densità e di specializzazione 7.

indice di indice di densità specializz.

% su tot. (a) (b)

Vulture/Alto Bradano 2.239 18,4 20,9 39,7 Lagonegrese-Pollino 1.705 14,0 22,5 38,0

Metapontino 1.517 12,5 19,0 34,5

Marmo-Melandro 1.118 9,2 22,7 37,9

Val d'Agri 1.097 9,0 22,9 38,9

Alto Basento 810 6,7 18,5 37,6

Montagna Materana 692 5,7 19,9 41,3

Bradanica 618 5,1 19,9 42,2

tot. aree PIT 9.796 80,4 20,9 38,3

Potenza 1.247 10,2 18,1 26,2

Matera 1.135 9,3 19,4 32,5

Basilicata 12.178 100,0 20,4 36,0

(a) imprese artigiane x 1.000 abitanti (b) % di imprese artigiane su totale imprese Fonte: ns. elaborazioni su banca dati Stock View

Tab. 5 - Imprese artigiane per aree PIT al 31.12.2005 imprese artigiane

Le aree a maggiore “vocazione” artigiana sono – nell’ordine – la Val d’Agri, il Marmo Melandro e il Lagonegrese/Pollino, dove entrambi gli indici presentano valori superiori alla media regionale.

7

Per contro, una minore diffusione relativa di imprese artigiane, in rapporto sia alla popolazione residente che alla dimensione della base produttiva complessiva, caratterizza il Metapontino e i due comuni capoluogo.

Da segnalare, inoltre, il caso di quelle aree – segnatamente, l’area Bradanica, la Montagna materana e l’Alto Basento – che, ad un basso indice di densità, ab-binano un elevato indice di specializzazione: si tratta, quindi, di aree dove il tessuto produttivo è poco sviluppato e rimane fortemente “incentrato” sulla pic-cola impresa artigiana.

Nel corso dell’ultimo triennio, la base produttiva artigiana a livello regionale ha subito una flessione dello 0,7%, equivalente ad una “perdita netta” di 81 im-prese; nello stesso periodo, il numero complessivo di imprese operative è au-mentato dell’1,9% (638 unità in più), determinando quindi una riduzione del

“peso” dell’artigianato di quasi un punto percentuale (dal 36,9% del 2003 al 36,0% del 2005).

v.a. % v.a. %

Vulture/Alto Bradano -25 -1,1 66 1,2

Lagonegrese-Pollino 1 0,1 82 1,9

Metapontino -18 -1,2 121 2,8

Marmo-Melandro 28 2,6 85 3,0

Val d'Agri -27 -2,4 22 0,8

Basilicata -81 -0,7 638 1,9

Fonte: ns. elaborazioni su banca dati Stock View

var. imprese artig. var. imprese tot.

Tab. 6 - Imprese arti

,1 giane e totali per aree PIT variaz. assolute e % 20032005

-Molto differenziate sono risultate le dinamiche a livello territoriale, sebbene il segno “meno” sia largamente prevalente. Le uniche aree in contro-tendenza so-no il Marmo-Melandro (+2,6%) e il comune di Matera (+0,7%): in entrambi i ca-si, la crescita delle imprese artigiane si è accompagnata ad una significativa espansione dell’intera base produttiva locale (rispettivamente, +3,0 e +5,1% la variazione dello stock di imprese complessive, contro una media regionale del +1,9%).

Forti regressi del comparto artigiano si sono registrati, invece, nella Monta-gna materana (-3,8%), l’unica area a subire anche un ridimensionamento della base produttiva non artigiana (-1,6%), nella Val d’Agri (-2,4%) e nell’Alto Basen-to (-1,7%).

Analogamente negativo il trend nel Vulture/Melfese e nel Metapontino (intor-no al -1,1% il tasso di variazione), mentre una sostanziale stazionarietà ha carat-terizzato le imprese artigiane del Lagonegrese/Pollino e dell’area Bradanica.

-4,0

Graf. 6 - L'evoluzione della base produttiva artigiana nel triennio 2003-2005 Comune di Matera Comune di Potenza

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