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CENTRO STUDI UNIONCAMERE BASILICATA OSSERVATORIO ECONOMICO DELLA BASILICATA L EVOLUZIONE DEL COMPARTO ARTIGIANO IN BASILICATA NEL 2005

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(1)

CENTRO STUDI UNIONCAMERE BASILICATA OSSERVATORIO ECONOMICO DELLA BASILICATA

L’ EVOLUZIONE DEL COMPARTO ARTIGIANO IN B ASILICATA NEL 2005

Febbraio 2006

(2)

INDICE

Parte I

1.

2.

3.

Parte II 1.

1.1 1.2 1.3 1.4 2.

2.1 2.2

La congiuntura dell’artigianato nel 2005

L’indagine congiunturale sull’artigianato manifatturiero Le dinamiche imprenditoriali nel comparto artigiano L’artigianato e il credito

Approfondimenti tematici

La componente autonoma del lavoro artigiano Titolari e collaboratori

L’evoluzione nell’ultimo quinquennio

Le opportunità legate al passaggio generazionale Il ricambio generazionale nell’artigianato lucano L’evoluzione delle imprese artigiane nel triennio 2003- 2005: aspetti settoriali e territoriali

Il quadro d’insieme

Le dinamiche per macro-settori e territori Allegato statistico

PAG.

3

3 10 15

21 22 22 23 25 27

31 31 33 36

La presente nota è stata curata da Franco Bitetti, coordinatore scientifico del Centro Studi Unioncamere Basilicata

(3)

P

ARTE

I

L

A CONGIUNTURA DELL

ARTIGIANATO NEL

2005

1. L’INDAGINE CONGIUNTURALE SULLARTIGIANATO MANIFATTURIERO

9 Un consuntivo ancora negativo ma il peggio sembra ormai alle spal- le

Il 2005 si è chiuso con l’ennesimo bilancio negativo per l’artigianato manifat- turiero ma, nella parte finale dell’anno, sono emersi i primi deboli segnali di allen- tamento della crisi produttiva che investe il comparto ormai da lungo tempo.

Gli indicatori di domanda e le aspettative degli operatori non lasciano certo ipotizzare l’avvio di una ripresa nei primi mesi del 2006; tuttavia, si può ritenere che il punto più basso del ciclo recessivo sia stato superato.

Sulla base delle indagini congiunturali condotte dal Centro Studi Unionca- mere Basilicata, la produzione delle imprese artigiane ha subito una flessione del 4,0% nel 2005, solo lievemente inferiore a quella registrata nel 2004, quando il calo è stato del 4,6%; non è andata molto meglio, peraltro, a livello nazionale, dove l’attività produttiva del comparto ha accusato un regresso del 3,3%.

Il trend negativo ha mostrato, tuttavia, una progressiva decelerazione nel corso dell’anno: dopo aver segnato il -6,0% nel I trimestre, infatti, l’indice della produzione si è attestato intorno al -4,0% nei due trimestri centrali, per fermarsi al -1,7% nel IV trimestre, che rappresenta il risultato meno sfavorevole degli ulti- mi tre anni.

Il ciclo congiunturale dell’artigianato manifatturiero ha assunto così un “profi- lo” più vicino a quello dell’intero comparto industriale dove – nel IV trimestre – il calo della produzione si è finalmente interrotto (-0,2%), dopo aver toccato il -2,4% all’inizio dell’anno (cfr. graf. 1).

Graf. 1 - L'andamento della produzione nel settore manifatturiero - var. % annue dei valori trimestrali -

-8,0 -6,0 -4,0 -2,0 0,0 2,0 4,0

I. 2003 II. III. IV. I. 2004 II. III. IV. I. 2005 II. III. IV.

imprese artigiane totale imprese

(4)

A conferma dell’allentamento della crisi produttiva è anche il dato relativo alla quota di imprese in recessione, che passa dal 42% del I trimestre al 24% del IV, a fronte di un aumento della quota di imprese con trend stazionari (dal 43 al 54%) e in crescita (dal 15 al 21%).

0 10 20 30 40 50 60

I. trim. II. trim. III. trim. IV. trim.

Graf. 2 - Quote % di imprese con produzione in aumento, stabilità, flessione nel 2005 rispetto ai corrispondenti trimestri del 2004

aumento stabilità flessione

Tuttavia, i livelli assoluti di attività rimangono, nel complesso, molto bassi: il tasso medio di utilizzo degli impianti non supera, infatti, il 65% e risulta inferiore di ben 7 punti percentuali a quello delle altre imprese manifatturiere.

Stante questa ampia quota di capacità produttiva inutilizzata, si può afferma- re che il percorso di uscita dalla fase recessiva sarà certamente più lungo per il comparto artigiano.

55,0 60,0 65,0 70,0 75,0

I. 2004 II. III. IV. I. 2005 II. III. IV.

Graf. 3 - Tasso medio di utilizzo degli impianti nell'artigianato manifatturiero (valori %)

(5)

Gli andamenti per classi dimensionali confermano il maggiore “stato di soffe- renza” delle imprese più piccole (al di sotto dei 10 dipendenti), che hanno chiuso il 2005 con una perdita del 5,1% dei volumi di produzione registrati nell’anno precedente. Per contro, nelle imprese con oltre 10 dipendenti i ritmi produttivi hanno ripreso a crescere nel IV trimestre (+1,2%), contenendo la flessione del- l’intero anno all’1,4%.

Il trend del fatturato è risultato abbastanza in linea con quello della produ- zione, con un calo del -3,6% nel 2005, a fronte del -1,7% rilevato nell’industria manifatturiera in complesso (cfr. graf. 4).

Un dato certamente positivo è rappresentato dal recupero della domanda estera che, nel III e IV trimestre dell’anno, ha messo a segno due incrementi consecutivi (+2,2 e +4,4%). Il settore, tuttavia, ha beneficiato solo in minima parte di questo andamento, in considerazione del basso grado di apertura ai mercati internazionali delle produzioni artigiane: la quota di imprese con fatturato estero, infatti, raggiunge appena il 3,5%, a fronte di una media del 9,6% nell’in- sieme delle imprese industriali.

Graf. 4 - L'andamento del fatturato nel settore manifatturiero - var. % annue dei valori trimestrali -

-6,0 -4,0 -2,0 0,0 2,0 4,0

I. 2003 II. III. IV. I. 2004 II. III. IV. I. 2005 II. III. IV.

imprese artigiane totale imprese

9 Alcuni settori iniziano ad intravedere l’uscita dalla crisi

Dal punto di vista settoriale, il consuntivo dell’ultimo anno si presenta unifor- memente negativo, con arretramenti dei livelli produttivi particolarmente marcati nel tessile/abbigliamento, nel comparto delle macchine elettriche ed elettroniche, nella chimica e materie plastiche e nella meccanica, tutti con flessioni della pro- duzione nell’ordine del 6%.

Andamenti meno sfavorevoli hanno contrassegnato, invece, le imprese arti- giane dei minerali metalliferi (-0,8%) e dei minerali non metalliferi (-2,3%), gra- zie alla ripresa dell’attività produttiva nel IV trimestre dell’anno (rispettivamente, +2,3 e +1,6%).

(6)

Anche altri settori hanno evidenziato lievi segnali di recupero o di interruzione del trend recessivo nella parte finale del 2005: è il caso, in particolare, della chi- mica e materie plastiche, dove la produzione nel IV trimestre ha registrato un +0,2%, della meccanica (-0,3%) e del legno e mobile (-0,5%), pur se il bilancio per l’intero anno rimane ampiamente negativo a causa dei consistenti cali dei pe- riodi precedenti.

Al contrario, il trend recessivo ha mostrato una ulteriore intensificazione, negli ultimi mesi dell’anno, nei comparti delle macchine elettriche ed elettroni- che (-8,4%), della carta e stampa (-6,0%), dell’alimentare (-5,5%) ed estrattivo (-3,8%), allontanando ancora – per queste attività – le prospettive di ripresa.

Estrattiva -7,0 -1,3 -2,8 -3,8 -3,8

Minerali metalliferi -7,8 -1,3 -1,5 1,6 -2,3 Minerali non metalliferi -6,4 0,9 -0,1 2,3 -0,8 Chimica, gomma e plastica -10,1 -3,7 -9,8 0,2 -5,9 Alimentari e bevande -1,9 -8,1 -5,2 -5,5 -5,2 Tessile, abbigliamento -11,1 -7,4 -4,0 -2,3 -6,2

Legno e mobile -3,1 -4,4 -4,5 -0,5 -3,1

Carta, stampa, editoria -5,0 0,4 -5,3 -4,7 -3,7 Macchine elettriche/elettroniche -8,8 -4,7 -4,5 -5,5 -5,9 Meccanica e mezzi di trasporto -6,4 -8,8 -9,2 -0,3 -6,2 altre industrie manifatturiere -11,1 -9,0 -9,2 -3,2 -8,1

1-9 dip. -7,0 -5,8 -4,7 -2,9 -5,1

10-49 dip. -3,4 -1,2 -2,3 1,2 -1,4

totale artigianato -6,0 -4,5 -4,0 -1,7 -4,0 totale manifatturiero -2,4 -2,3 -1,5 -0,2 -1,6 Fonte: Unioncamere - Indagine congiunturale sull'industria manifatturiera

Tab. 1 - L'andamento della produzione artigiana per settori - variaz. % rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente -

III trim.

I trim. II trim. IV trim. media 2005

9 Per la ripresa vera e propria bisogna ancora attendere

L’evoluzione del portafoglio d’ordini delle imprese artigiane (barometro che anticipa la dinamica della produzione nel breve-medio periodo) ha mantenuto il segno “meno” per tutto il 2005, ma – come osservato per la produzione e il fat- turato – i tassi di decremento sono andati via via riducendosi, segnalando una tendenziale stabilizzazione della domanda sui livelli raggiunti nel 2004.

In particolare, il trend degli ordinativi acquisiti sul mercato interno è risalito dal -5,6% del I trimestre al -2,0% del IV trimestre, per una variazione media, nell’intero anno, pari al -3,8%.

Anche dal lato della domanda, quindi, sembrano attenuarsi le spinte negative della recessione, ma ciò evidentemente non può bastare per risollevare l’attività produttiva già nei prossimi mesi.

(7)

Graf. 5 - L'andamento del portafoglio d'ordini - var. % annue dei valori trimestrali -

-8,0 -6,0 -4,0 -2,0 0,0 2,0 4,0

I. 2003 II. III. IV. I. 2004 II. III. IV. I. 2005 II. III. IV.

imprese artigiane totale imprese

Dal punto di vista settoriale, indicazioni positive emergono per le imprese dei minerali non metalliferi e dei minerali metalliferi, il cui portafoglio d’ordini è risul- tato in aumento per tutta la seconda metà del 2005 (si tratta, come visto, anche dei settori dove la produzione ha ripreso a crescere negli ultimi mesi dell’anno).

Marcate flessioni, invece, hanno continuato ad interessare le imprese del comparto alimentare e della carta e stampa (-5,6% nel IV trimestre), della mec- canica (-4,0%) e delle macchine elettriche ed elettroniche (-3,5%); mentre il trend negativo degli ordinativi si è notevolmente ridotto nei settori del legno e mobile e della chimica e materie plastiche.

Estrattiva 0,0 -1,3 -4,1 -3,8 -2,3

Minerali metalliferi -7,8 -0,8 0,8 2,9 -1,2 Minerali non metalliferi -6,5 0,2 0,9 0,2 -1,3 Chimica, gomma e plastica -9,3 -4,1 -10,1 0,2 -5,8 Alimentari e bevande -2,5 -7,2 -5,3 -5,6 -5,1 Tessile, abbigliamento -7,2 -5,9 -4,1 -2,3 -4,9 Legno e mobile -5,8 -4,2 -4,2 -1,0 -3,8 Carta, stampa, editoria -5,0 -3,9 -6,2 -5,6 -5,2 Macchine elettriche/elettroniche -6,0 -4,3 -3,7 -3,5 -4,4 Meccanica e mezzi di trasporto -4,3 -5,0 -8,9 -4,0 -5,5 altre industrie manifatturiere -12,7 -11,8 -12,4 -2,9 -9,9

1-9 dip. -6,9 -5,3 -4,7 -3,2 -5,0

10-49 dip. -2,3 -1,2 -0,4 1,1 -0,7

totale artigianato -5,6 -4,1 -3,5 -2,0 -3,8

totale manifatturiero -3,1 -2,1 -1,5 -0,1 -1,7 Fonte: Unioncamere - Indagine congiunturale sull'industria manifatturiera

media 2005 Tab. 2 - L'andamento degli ordinativi acquisiti dalle imprese artigiane

- variaz. % rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente - I trim. II trim. III trim. IV trim.

(8)

In tale contesto, le previsioni degli operatori in ordine all’evoluzione a breve della produzione restano – nel complesso – molto caute: soltanto il 13% si di- chiara ottimista circa una ripresa dei livelli produttivi, a fronte di un 21% che ipo- tizza una ulteriore flessione e il 66% che indica una stazionarietà.

Tende a prevalere, quindi, tra gli artigiani il convincimento che i primi mesi del 2006 non segneranno alcuna svolta significativa e che il comparto continuerà a marciare sui ritmi attuali.

-10 -5 0 5 10 15 20 25 30 35 40

I. 2003 II. III. IV. I. 2004 II. III. IV. I. 2005 II. III. IV.

Graf. 6 - Il clima di fiducia tra le imprese artigiane - saldi % di previsioni positive e negative della produzione -

Non mancano, tuttavia, i settori dove le aspettative di ripresa sono più forti:

si tratta, in particolare, del comparto dei minerali non metalliferi (44% le previ- sioni di aumento della produzione, contro il 19% di previsioni di segno opposto, per un saldo pari a +21 punti) e della meccanica (+16 punti).

-50 -40 -30 -20 -10 0 10 20 30

Chimica, plastica Carta, stampa Macchine Estrattiva Alimentare Minerali metalliferi Legno, mobile tot. artigianato Tessile, abbigl.

Meccanica Minerali non metall.

Graf. 7 - Previsioni della produzione per il I trimestre 2006 - saldi % di previsioni di aumento e di diminuzione -

(9)

Per contro, il quadro previsionale risulta fortemente negativo per la chimica e materie plastiche (-42 punti), nella carta e stampa (-37 punti) e nelle macchine elettriche ed elettroniche (-26 punti).

Estrattiva 0 78 22 0 78 22

Minerali metalliferi 10 71 19 9 73 18

Minerali non metalliferi 44 33 23 44 37 19

Chimica, gomma e plastica 0 58 42 0 58 42

Alimentari e bevande 6 73 22 6 76 19

Tessile, abbigliamento 19 66 15 19 66 1

Le

5

gno e mobile 7 78 15 21 69 1

Carta, stampa, editoria 10 43 47 10 43 47

Macchine elettriche/elettron. 5 65 31 15 55 30

Meccanica e mezzi trasporto 16 84 0 35 65 0

altre industrie manifatturiere 26 62 12 32 68 0 totale arti

1

gianato 13 66 21 16 65 19

totale manifatturiero 27 63 11 18 69 13

Fonte: Unioncamere - Indagine congiunturale sull'industria manifatturiera

diminuz. diminuz.

Tab. 3 - Le previsioni relative alla produzione e alla domanda interna

aumento aumento

produzione ordinativi interni per il I trimestre 2006 (distribuzione % delle risposte)

stabilità stabilità

(10)

2. LE DINAMICHE IMPRENDITORIALI NEL COMPARTO ARTIGIANO

9 Continua il ridimensionamento della base produttiva artigiana Per il terzo anno consecutivo il comparto artigiano, a livello regionale, ha evi- denziato un bilancio negativo all’anagrafe delle imprese e, quindi, una ulteriore riduzione della base imprenditoriale.

Il numero di imprese costrette a chiudere l’attività, infatti, continua a supera- re quello delle nuove imprese che si iscrivono all’Albo Artigiani, per effetto di una congiuntura economica che, da un lato, disincentiva l’intrapresa di nuove iniziati- ve imprenditoriali, dall’altro, aumenta le difficoltà di sopravvivenza delle imprese sul mercato.

In particolare, la “perdita” di imprese artigiane, nel 2005, è stata pari a 40 unità, in conseguenza di 661 cessazioni e 621 nuove aperture; tale saldo equiva- le ad una variazione dello stock di imprese del -0,3%.

Tuttavia, rispetto al 2003 – quando è iniziato il processo di erosione della ba- se produttiva artigiana – il saldo negativo si è notevolmente ridotto, per effetto di un tendenziale ri-allineamento degli indici di natalità e mortalità aziendale: in lie- ve recupero i primi, in flessione i secondi (cfr. graf. 9).

13

104

-111

-57 -40

-160 -120 -80 -40 0 40 80 120

2001 2002 2003 2004 2005

Graf. 8 - La crescita "netta" di nuove imprese artigiane - saldi tra imprese iscritte e cessate -

La Basilicata rimane, comunque, l’unica regione italiana a registrare variazioni negative dello stock di imprese artigiane: a livello nazionale, infatti, tale stock è aumentato – nell’ultimo anno – dello 0,9%, mentre nel Mezzogiorno la crescita è stata dello 0,5%.

Lo scostamento dal trend osservato nel resto del Paese è imputabile esclusi- vamente alla più bassa propensione ad avviare nuove iniziative imprenditoriali:

gli indici di natalità regionali risultano inferiori di oltre 3 punti percentuali alla me- dia nazionale. La circostanza che anche gli indici di mortalità segnalino valori più

(11)

bassi non fa che confermare la scarsa “vitalità” complessiva del comparto artigia- no nella nostra regione.

Graf. 9 - Tassi di natalità e mortalità delle imprese artigiane - valori annuali -

4,0 5,0 6,0 7,0

2001 2002 2003 2004 2005

natalità mortalità

Se le imprese artigiane continuano a perdere colpi, la dinamica delle imprese non artigiane si mantiene positiva, con una crescita del relativo stock, nel 2005, del 2,2% (cfr. graf. 10).

A determinare questo diverso andamento contribuisce certamente la maggio- re fragilità “strutturale” delle imprese artigiane che, come visto, sono più esposte ai contraccolpi negativi del ciclo recessivo e pagano, quindi, una minore capacità di tenuta sul mercato; ma, probabilmente, vi è anche una riduzione di interesse per la formula imprenditoriale artigiana da parte di coloro che decidono di avvia- re una nuova impresa.

Graf. 10 - Tassi di crescita delle imprese artigiane e non

-0,3 -0,5

-0,9 0,8

2,1 2,2 2,2 2,3

-2,0 -1,0 0,0 1,0 2,0 3,0

2002 2003 2004 2005

artigiane non artigiane

(12)

Resta il fatto che, negli ultimi 5 anni, il “peso” del comparto artigiano nel si- stema imprenditoriale regionale si è ridotto di ben 2,6 punti percentuali, passan- do dal 38,5 al 35,9%.

0,0 20,0 40,0 60,0 80,0

industria servizi totale

Graf. 11 - Incidenza % delle imprese artigiane sul totale - 2000 e 2005 -

2000 2005

70,3

68,5

23,1 19,8

38,5

35,9

9 La crescita dell’artigianato edile attenua l’emorragia di imprese La riduzione dello stock di imprese artigiane ha riguardato soprattutto il set- tore manifatturiero, dove il saldo tra nuove iscrizioni e cancellazioni è risultato pari a -54 unità, per un tasso di variazione della base imprenditoriale del -1,5%.

Andamenti molto negativi hanno caratterizzato, in particolare, i comparti del tessile/abbigliamento (29 imprese in meno, pari al 7% dello stock registrato nel 2004), del legno/mobile e della meccanica, che hanno perso – rispettivamente – 15 e 13 imprese nel corso dell’ultimo anno.

-8,0 -7,0 -6,0 -5,0 -4,0 -3,0 -2,0 -1,0 0,0 1,0 2,0 Tessile/abbigliamento

Commercio Legno/mobili Meccanica Alimentare Trasporti/comunicaz.

Estrattiva Chimica/plastica Servizi alle imprese Servizi alle persone Costruzioni Min. non metalliferi

Graf. 12 - Tassi di crescita "netta" delle imprese artigiane per settori - variaz. % 2004/2005 -

(13)

Unico settore in contro-tendenza quello dei minerali non metalliferi, dove le imprese artigiane sono cresciute dell’1,7%.

Il bilancio negativo dei servizi, che hanno accusato una riduzione complessiva di 30 imprese (-0,7%), è imputabile, invece, esclusivamente al settore commer- ciale (-45 imprese e -2,6% in termini relativi); mentre trend espansivi si sono re- gistrati nei comparti dei servizi alle persone e alle imprese (entrambi in crescita dell’1,0%).

Per il terzo anno consecutivo, l’artigianato edile si conferma il settore più di- namico dal punto di vista imprenditoriale, con un saldo di nati-mortalità pari a +45 imprese nel 2005 (contro le 30 in più del 2004) e un tasso di crescita dell’1,1%.

Dal punto di vista territoriale, infine, la provincia di Matera continua a sconta- re gli arretramenti più consistenti della base produttiva artigiana, sebbene nell’ul- timo anno gli andamenti si siano quasi equivalsi nelle due aree provinciali.

Più in difficoltà l’artigianato manifatturiero nella provincia di Potenza (-2,1%

la variazione dello stock di imprese, contro il -0,3% della provincia di Matera), che beneficia, invece, di una maggiore espansione dell’artigianato edile (+1,4%

contro +0,5%).

-2,0 -1,0 0,0 1,0 2,0

2001 2002 2003 2004 2005

Graf. 13 - Tassi di crescita delle imprese artigiane per province

Potenza Matera

(14)

I

PRINCIPALI NUMERI DELL

IMPRENDITORIA ARTIGIANA

stock % su tot. stock % su tot. stock % su tot.

Estrattiva 18 29,5 15 34,9 3 16,7

Industria manifatturiera 3.564 72,0 2.390 72,0 1.174 71,9

- Alimentare 970 76,0 620 75,8 350 76,3

- Tessile/abbigliamento 367 74,7 259 78,2 108 67,5

- Legno/mobili 705 78,7 485 82,3 220 71,7

- Min. non metalliferi 237 66,0 161 62,9 76 73,8

- Meccanica 1.081 71,3 746 69,0 335 76,8

- Chimica/plastica 38 28,8 20 28,6 18 29,0

- Altre manifatturiere 166 59,3 99 56,6 67 63,8

Costruzioni 4.160 65,8 2.864 65,7 1.296 65,9

Commercio 1.592 10,3 1.061 10,2 531 10,4

Trasporti/comunicaz. 957 60,5 644 57,1 313 68,8

Credito/assicurazioni 3 0,4 2 0,4 1 0,5

Servizi alle imprese 501 21,1 324 20,2 177 22,9

Altri servizi 1.382 59,8 915 58,2 467 63,1

totale 12.181 35,9 8.216 35,9 3.965 35,8

totale industria 7.743 68,5 5.270 68,4 2.473 68,6

totale servizi 4.435 19,8 2.946 19,4 1.489 20,4

Fonte: ns. elaborazioni su dati Infocamere

Imprese attive iscritte nell'Albo Artigiani per settori - stock al 31.12.2005 e % su totale imprese -

Basilicata Provincia di Potenza Provincia di Matera

2003 2004 2005 2003 2004 2005

Estrattiva -3 -3 - -12,0 -13,6 - Industria manifatturiera -25 -33 -54 -0,7 -0,9 -1,5

- Alimentare 12 16 -6 1,3 1,7 -0,6

- Tessile/abbigliamento -16 -22 -29 -3,6 -5,1 -7,0

- Legno/mobili - -21 -15 - -2,9 -2,1

- Min. non metalliferi -3 5 4 -1,3 2,2 1,7

- Meccanica -18 -7 -13 -1,6 -0,6 -1,2

- Chimica/plastica 2 -4 - 5,0 -9,5 - - Altre manifatturiere -2 - 5 -1,2 0,0 3,0

Costruzioni 43 30 45 1,1 0,7 1

Commercio -90 -54 -45 -4,7 -3,0 -2,6

Trasporti/comunicaz. -34 -26 -4 -3,3 -2,6 -0,4

Credito/assicurazioni -1 - - -25,0 - -

Servizi alle imprese -5 3 5 -1,0 0,6 1,0

Altri servizi 4 24 14 0,3 1,8 1,0

totale -111 -57 -40 -0,9 -0,5 -0,3

totale industria 15 -5 -9 0,2 -0,1 -0,1

totale servizi -126 -53 -30 -2,6 -1,1 -0,7

(*) tassi di crescita = saldi iscrizioni-cancellazioni / imprese registrate a inizio periodo x 100 Fonte: ns. elaborazioni su dati Infocamere

Saldi di nati-mortalità e tassi di crescita delle imprese artigiane per settori saldi iscrizioni-cancellazioni tassi di crescita (*)

,1

(15)

3. L’ARTIGIANATO E IL CREDITO

9 Relativamente basso il livello di indebitamento bancario, con ampia prevalenza della componente “a breve termine”

Il Rapporto annuale sul credito e sulla ricchezza finanziaria delle imprese arti- giane, curato da Artigiancassa e giunto alla X edizione, fornisce un ampio quadro statistico delle principali grandezze riguardanti il credito alle imprese artigiane a livello regionale 1.

Alla fine del 2004, la consistenza dei finanziamenti bancari destinati alle im- prese artigiane lucane ammontava a 340 milioni di Euro, pari al 7,0% del totale dei finanziamenti riferiti al sistema economico nel suo complesso (4.833 milioni di Euro).

Tale quota risulta significativamente superiore alla media nazionale (4,7%);

ma ciò è l’effetto della maggiore presenza di imprese artigiane nel tessuto econo- mico regionale. Se si considera, infatti, l’importo medio unitario di finanziamenti per impresa artigiana, la Basilicata mostra un valore decisamente più basso (e, quindi, un minore livello di indebitamento bancario delle aziende): 27,1 mila Euro contro una media di 36,9 mila (cfr. graf. 15).

Questo dato si presta ad interpretazioni diverse: il minore ricorso al credito bancario potrebbe riflettere, ad esempio, una maggiore solidità finanziaria delle aziende (e, quindi, una maggiore capacità di far fronte con mezzi propri alle esi- genze della produzione e degli investimenti), o derivare invece da difficoltà nei rapporti con il sistema creditizio e avere implicazioni negative sulle prospettive di crescita delle aziende.

Graf. 14 - Incidenza % degli impieghi bancari alle imprese artigiane sugli impieghi totali

7,0 8,4

7,4 7,3 7,0 7,3

7,3 6,8

4,8 4,7 4,9 4,9

5,4 5,1 5,3 5,9

4,0 5,0 6,0 7,0 8,0 9,0

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Basilicata Italia

1

(16)

Le tendenze degli ultimi anni segnalano, da un lato, una riduzione della quota dei finanziamenti bancari destinati al comparto artigiano (tra il 2002 e il 2004, l’indice passa dal 7,4 al 7,0%), in conseguenza di una crescita più contenuta del credito artigiano rispetto a quello complessivo (rispettivamente, +2,1 e +3,5%, in media per anno); dall’altro, un aumento del credito medio unitario per azien- da, che sale dai 25,2 mila Euro del 2002 ai 27,1 mila del 2004, anche per effetto della contestuale riduzione dello stock di imprese artigiane.

Graf. 15 - Importi medi unitari dei crediti per impresa artigiana - valori in migliaia di Euro -

25,2 26,2 27,1

25,4

33,7 34,9

36,3 36,9

20,0 30,0 40,0

2001 2002 2003 2004

Basilicata Italia

Con riferimento alle caratteristiche dei finanziamenti bancari, il credito artigia- no in Basilicata è ancora fortemente sbilanciato sulla componente “a breve termi- ne”, che rappresenta il 57,4% degli impieghi totali concessi agli artigiani; mentre a livello nazionale il 2004 ha segnato lo storico “sorpasso” del credito “a medio- lungo termine” rispetto a quello “a breve”, sceso al 49,5% (cfr. graf. 16).

Graf. 16 - Incidenza % degli impieghi "a breve"

sul totale degli impieghi artigiani

57,4 63,1 63,1 62,8 63,4

57,8 57,6 67,5

49,5 63,7 61,4

56,0 56,4 55,0

52,9 51,1

45,0 55,0 65,0 75,0

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Basilicata Italia

(17)

9 Fortemente ridimensionato, ormai, il credito agevolato

Alla tendenziale riduzione della quota dei prestiti bancari destinati all’artigia- nato, osservata in precedenza, ha contribuito anche – probabilmente – la minore disponibilità di forme di incentivazione creditizia per il comparto.

Tra il 1999 e il 2004, infatti, la quota di credito agevolato sugli impieghi totali concessi alle imprese artigiane è scesa dal 15 al 5%: un’incidenza – quest’ultima – nettamente inferiore a quella registrata nell’intero Mezzogiorno (12,0%) ed alla stessa media nazionale (6,1%). In termini assoluti, l’ammontare del credito agevolato si attesta intorno ai 17 milioni di Euro.

Graf. 17 - Incidenza % del credito artigiano agevolato sul totale

4,0 8,0 12,0 16,0

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Basilicata Mezzogiorno Italia

Peraltro, anche la quota degli impieghi artigiani agevolati sul totale degli im- pieghi agevolati al sistema delle imprese risulta molto bassa a livello regionale e pari al 3,5%, mentre in Italia raggiunge il 13,2% e nel Mezzogiorno il 10,4%.

Resta da valutare se, e in che misura, tale situazione sia determinata da una maggiore difficoltà di accesso, da parte delle imprese artigiane lucane, alle forme di agevolazione previste per le piccole e medie imprese in genere, e/o dal minore utilizzo, a livello regionale, degli strumenti di sostegno specificamente rivolti al comparto artigiano.

Il graf. 18, che riporta l’ammontare medio dei finanziamenti agevolati per azienda, mostra chiaramente come il credito agevolato in Basilicata sostenga molto le imprese non artigiane, che ricevono – in media – 7,7 mila Euro di age- volazioni, contro i 4,2 mila in Italia, e relativamente poco le imprese artigiane, che beneficiano invece di agevolazioni per 1,4 mila Euro, contro i 2,3 mila in Ita- lia ed i 2,5 mila nel Mezzogiorno.

(18)

0,0 2,0 4,0 6,0 8,0

Basilicata Mezzogiorno Italia Graf. 18 - Finanziamenti agevolati per impresa

- migliaia di Euro -

tot. imprese imprese artigiane 7,7

1,4

4,7

2,5

4,2

2,3

9 Il 2005 sembra segnare una ripresa della propensione ad investire Informazioni più recenti sull’evoluzione del credito alle imprese artigiane ri- guardano l’attività di Artigiancassa, segnatamente la gestione degli strumenti agevolativi previsti dalla L. 949/52 per il concorso nel pagamento degli interessi sulle operazioni di credito e di leasing, e l’erogazione del credito di I livello 2.

Nel 2005 Artigiancassa ha agevolato in Basilicata 180 operazioni di credito e leasing per un importo complessivo di 6,1 milioni di Euro; i finanziamenti conces- si hanno dato luogo ad investimenti produttivi per 7,6 milioni di Euro e consentito di creare 107 nuovi posti di lavoro (sulla base delle dichiarazioni rilasciate dalle imprese alla presentazione della domanda).

Rispetto all’anno precedente, le imprese artigiane che hanno usufruito di tale opportunità sono state il 60% in più, mentre la crescita degli investimenti agevo- lati è stata nell’ordine del 70%.

Anche il credito diretto di Artigiancassa ha fatto registrare una significativa ripresa: l’importo dei finanziamenti erogati ha sfiorato i 4 milioni di Euro, contro i 2,7 del 2004, interessando 154 imprese (50 in più rispetto al 2004).

Certamente, si tratta di numeri molto piccoli rispetto all’universo artigiano, ma pur sempre indicativi di un possibile recupero in atto della propensione ad in- vestire da parte delle aziende lucane.

Una conferma viene anche dai dati relativi ai finanziamenti della L. 1329/65 (Sabatini): il consuntivo dei primi 9 mesi del 2005 presenta già valori superiori a quelli dell’intero 2004 (202 le imprese beneficiarie contro le 165 dell’anno prece- dente, 15,6 milioni di Euro gli investimenti agevolati contro 14,5) 3.

2Cfr. “Artigiancassa Informa” in www.artigiancassa.it .

3Cfr. “Incentivi on line” in www.incentivi.mcc.it .

(19)

I

PRINCIPALI NUMERI DEL CREDITO ARTIGIANO

2001 2002 2003 2004

totale impieghi bancari 4.364 4.349 4.543 4.833

totale impieghi artigiani 320 320 330 340

di cui:

- a breve termine 203 185 190 195

- a medio-lungo termine 117 135 140 145

- agevolati 28 24 20 1

impieghi artigiani per impresa (a) 25,4 25,2 26,2 27,1 (a) importi in migliaia di Euro

Fonte: stime Artigiancassa su dati Banca d'Italia - valori in milioni di Euro -

Impieghi bancari alle imprese artigiane in Basilicata

7

importo

2002 175 6.368 6.591 108

2003 213 6.577 7.080 122

2004 112 3.470 4.476 75

2005 180 6.063 7.634 107

variaz. ass.

2003 38 209 489 14

2004 -101 -3.107 -2.604 -47

2005 68 2.593 3.158 32

variaz. %

2003 21,7 3,3 7,4 13,0

2004 -47,4 -47,2 -36,8 -38,5

2005 60,7 74,7 70,6 42,7

Fonte: Artigiancassa

operaz. ammesse

agevolate da Artigiancassa in Basilicata

investim.

realizzati

posti di lavoro Operazioni di credito e di leasing - importi in migliaia di Euro e variaz. annue -

(20)

importo importo

2002 219 9.432 238 8.698

2003 153 4.912 160 5.489

2004 101 2.611 104 2.702

2005 147 4.111 154 3.951

variaz. ass.

2003 -66 -4.520 -78 -3.209

2004 -52 -2.301 -56 -2.787

2005 46 1.500 50 1.249

variaz. %

2003 -30,1 -47,9 -32,8 -36,9

2004 -34,0 -46,8 -35,0 -50,8

2005 45,5 57,4 48,1 46,2

Fonte: Artigiancassa

Credito di I livello: finanziamenti deliberati ed erogati da Artigianacassa in Basilicata

- importi in migliaia di Euro e variaz. annue - finanz. deliberati finanz. erogati

operazioni

2000 75 862 5.562

2001 441 4.372 29.042

2002 283 2.997 21.276

2003 188 1.883 13.835

2004 165 1.610 14.871

2005 (a) 202 1.618 15.647

Fonte: ns. elaborazioni su dati MCC

investimenti L. 1329/65 (Sabatini): operazioni ammesse,

contributi erogati e investimenti effettuati - importi in migliaia di Euro -

contributi

(21)

P

ARTE

II

A

PPROFONDIMENTI TEMATICI

In questa seconda sezione del Rapporto vengono presentati due brevi appro- fondimenti tematici riguardanti la componente autonoma del lavoro artigiano, con il connesso problema del ricambio generazionale, e le dinamiche territoriali del comparto.

Con riferimento al primo aspetto, sono stati elaborati i dati dell’Osservatorio INPS sui lavoratori autonomi dell’artigianato, iscritti negli archivi per la gestione dei relativi fondi pensionistici.

I lavoratori autonomi artigiani, in particolare, sono suddivisi secondo le due qualifiche di titolare e collaboratore familiare. Il titolare è colui che partecipa per- sonalmente al lavoro aziendale con carattere di abitualità e prevalenza, assu- mendo – inoltre – gli oneri ed i rischi dell'attività artigiana. Il collaboratore fami- liare è un parente o un affine del titolare che presta il proprio lavoro nell'impresa in maniera abituale e prevalente, che non sia assicurabile come lavoratore dipen- dente o apprendista ed abbia compiuto il 15° anno di età.

Le informazioni disponibili (aggiornate al 2004) riguardano la classe di età, il genere e l’anzianità contributiva.

La fonte utilizzata per l’analisi delle dinamiche territoriali delle imprese artigia- ne, invece, è costituita dall’archivio statistico Stock View del sistema camerale, che fornisce il numero delle imprese operative iscritte all’Albo Artigiani per comu- ne e per classi di attività economica.

Le informazioni sono state elaborate per aree PIT, mentre a livello settoriale si è fatto riferimento a 5 aggregazioni: il manifatturiero, l’edilizia, i servizi per il sistema produttivo, i servizi per le famiglie e i servizi di rete 4.

Un breve commento introduttivo ai principali indicatori precede un’ampia do- cumentazione statistica sull’evoluzione territoriale dei diversi settori dell’artigia- nato lucano.

4 I servizi per il sistema produttivo sono destinati all’impiego intermedio delle imprese agricole, industriali o terziarie (come, ad esempio, il commercio all’ingrosso e l’informatica); i servizi per le famiglie sono destinati all’impiego finale da parte delle famiglie (ad esempio, il commercio al detta- glio e i servizi di lavanderia); i servizi di rete, invece, sono orientati sia all’impiego finale sia a quello

(22)

1. LA COMPONENTE AUTONOMA DEL LAVORO ARTIGIANO 1.1 TITOLARI E COLLABORATORI

Gli artigiani lucani iscritti all’INPS nel 2004 erano 14.710, il 95% dei quali con la qualifica di titolare di impresa; sommando questi ai 12.853 dipendenti 5 si ot- tiene una stima complessiva degli addetti del settore artigiano in Basilicata di circa 27,5 mila unità. Il lavoro autonomo rappresenta, quindi, oltre il 53% del- l’occupazione totale.

La composizione per sesso degli artigiani segnala una netta prevalenza della componente maschile, soprattutto tra i titolari (84,4%). Tra i collaboratori, inve- ce, la presenza femminile raggiunge il 34,8%: una quota, tuttavia, ampiamente inferiore alla media nazionale (44,1%).

Considerato il ridottissimo peso quantitativo dei collaboratori rispetto ai tito- lari d’azienda, gli artigiani complessivamente intesi risultano composti per la maggior parte da soggetti di sesso maschile (83,4%).

v.a. % su tot. Mezz. Italia titolari 13.914 100,0 100,0 100,0

- uomini 11.744 84,4 83,9 82,7

- donne 2.170 15,6 16,1 17,3

collaboratori 796 100,0 100,0 100,0

- uomini 519 65,2 64,7 55,9

- donne 277 34,8 35,3 44,1

classi di età

fino a 24 309 2,1 2,6 2,7

24-34 2.714 18,5 21,0 21,0

35-44 4.579 31,1 32,0 31,4

45-49 2.152 14,6 13,2 12,7

50-54 1.859 12,6 11,1 11,2

55-59 1.596 10,8 10,2 10,6

60-64 798 5,4 5,6 5,8

65 e oltre 703 4,8 4,3 4,6

totale artigiani 14.710 100,0 100,0 100,0

Fonte: ns. elaborazioni su dati INPS

Tab. 1 - Artigiani per qualifica, genere e classe di età - Basilicata, Mezzogiorno e Italia (2004) -

% su totale Basilicata

Con riferimento all’età, gli artigiani lucani mostrano un maggiore “addensa- mento” (rispetto alla media meridionale e nazionale) nelle classi da 45 a 54 anni;

mentre più bassa è l’incidenza dei soggetti al sotto dei 35 anni (20,6%, contro il 22,6% del Mezzogiorno e il 23,7% dell’Italia) e pressoché analoga quella degli ultra-sessantenni.

5Questo dato è desunto dai quadri statistici elaborati per l’indagine Excelsior.

(23)

La percentuale di titolari con meno di 35 anni è più elevata tra le donne che tra gli uomini e, in generale, l’incidenza della componente femminile tra i titolari è maggiore nelle classi più giovani (cfr. tab. 2); l’imprenditorialità artigiana fem- minile sembrerebbe, quindi, destinata a rafforzarsi nei prossimi anni.

Si può osservare, inoltre, che circa il 46% dei collaboratori ha meno di 35 anni, a fronte del 19% tra i titolari: un dato – questo – che segnala il carattere essenzialmente transitorio della condizione di collaboratore, che rappresenta solo una posizione di ingresso nella professione artigiana e non, almeno per una larga parte dei soggetti, la posizione professionale definitiva.

uomini donne totale uomini donne totale

fino a 24 1,5 2,6 1,7 12,5 2,2 8,9

24-34 16,4 22,7 17,4 45,1 20,9 36,7

35-44 30,6 35,4 31,3 25,4 31,0 27,4

45-49 15,0 14,2 14,9 6,4 16,2 9,8

50-54 13,3 10,5 12,9 4,6 14,8 8,2

55-59 11,7 8,2 11,2 3,7 7,6 5,0

60-64 6,0 3,5 5,6 1,3 4,0 2,3

65 e oltre 5,4 2,8 5,0 1,0 3,2 1,8

totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: ns. elaborazioni su dati INPS

Tab. 2 - Artigiani per qualifica, genere e classe di età - valori % 2004 -

collaboratori titolari

Tra i collaboratori, inoltre, le donne sono generalmente più anziane dei col- leghi maschi: il 77% delle collaboratrici ha più di 35 anni, mentre tra gli uomini la quota scende al 42%.

Ciò trova spiegazione nel fatto che il collaboratore è spesso un familiare del titolare: la moglie, più propensa a mantenere il ruolo di collaboratore, o il figlio/a che, maturata la necessaria esperienza, potrà assumere in seguito il ruolo di tito- lare o avviare un’altra attività in proprio.

1.2 L’evoluzione nell’ultimo quinquennio

Nel quinquennio 2000-2004 il numero di artigiani titolari in Basilicata ha regi- strato un incremento assai modesto e pari, nell’intero periodo, allo 0,9%, a fronte del +4,4% della media meridionale e del +3,5% della media nazionale.

Il trend regionale, in effetti, ha mantenuto un profilo pressoché piatto, con la sola eccezione del 2002, quando c’è stato un lieve rialzo (+0,5%); mentre nel resto del Paese la crescita è stata costante (cfr. graf. 1).

Si tratta, peraltro, di un andamento coerente con quello delle imprese iscritte all’Albo Artigiani, il cui stock ha accusato addirittura una flessione, ancorché con- tenuta, tra il 2000 e il 2004 (-0,6%), contro un incremento del 4,7% a livello na- zionale.

(24)

Considerato che la congiuntura negativa attraversata dal settore riguarda l’in- tero Paese, resta da verificare se – in Basilicata – si sia in presenza di una perdita in qualche modo “strutturale” dell’attrattiva esercitata dalle professioni e dalle at- tività proprie delle imprese artigiane nei confronti delle nuove generazioni.

Graf. 1 - Artigiani titolari: l'evoluzione nel periodo 2000-2004 - numeri indici (base 2000 = 100) -

98,0 99,0 100,0 101,0 102,0 103,0 104,0 105,0

2000 2001 2002 2003 2004

Basilicata Mezzog.

Italia

Un dato certamente significativo è rappresentato dall’andamento divergente degli artigiani titolari per genere, a partire, in particolare, dal 2003, quando la componente femminile mostra un trend decisamente crescente e quella maschile rimane invece “ferma”, cosicché – nell’intero periodo considerato – la prima au- menta del 2,6% e la seconda soltanto dello 0,6%.

Graf. 2 - Artigiani titolari per genere: l'evoluzione nel periodo 2000-2004 in Basilicata

- numeri indici (base 2000 = 100) -

98,0 99,0 100,0 101,0 102,0 103,0

2000 2001 2002 2003 2004

totale uomini donne

(25)

Se i titolari di impresa artigiana sono cresciuti assai poco, i collaboratori sono aumentati notevolmente, mettendo a segno un incremento complessivo – tra il 2000 e il 2004 – del 28,2%. In questo caso, è la componente maschile a regi- strare i tassi di incremento più elevati (+31,4% nel quinquennio, contro il +22,6% delle donne).

Graf. 3 - Artigiani collaboratori per genere: l'evoluzione nel periodo 2000-2004 in Basilicata

95,0 100,0 105,0 110,0 115,0 120,0 125,0 130,0 135,0

2000 2001 2002 2003 2004

totale uomini donne

Il numero complessivo di artigiani, che media evidentemente i dati relativi ai titolari e collaboratori, è così aumentato del 2,0%, con una crescita della compo- nente femminile del 4,5% (crescita che, come visto, ha riguardato soprattutto le donne titolari).

1.3 Le opportunità legate al passaggio generazionale

Il passaggio generazionale rappresenta un momento cruciale nella vita di un’azienda: da una parte, si gioca il rischio che il nuovo titolare non abbia le ca- pacità e le motivazioni del predecessore; dall’altra, si aprono nuove opportunità legate ad un nuovo modo di “fare impresa” di chi subentra alla guida dell’azien- da, in grado di offrire spinte innovatrici all’attività.

Il problema si pone soprattutto per le imprese più “strutturate”, con addetti alle dipendenze.

Può accadere, infatti, che il predecessore non abbia fatto evolvere l’impresa con lo stesso ritmo richiesto dai rapidi cambiamenti del mercato; in particolare, che esprima alcune convinzioni profondamente radicate in molti comportamenti aziendali:

▪ ritenere che la competizione sia un problema individuale,

▪ pensare che vi sia ancora spazio per lo “sviluppo spontaneo”,

▪ assumere come prevalente, nelle scelte, la logica de “ho sempre fatto così”,

▪ essere messo a disagio dall’idea della collaborazione e ritenere che il mondo si debba fermare sull’uscio della propria azienda,

(26)

▪ pensare che gli “altri” vadano osservati per cogliere qualche suggestione di nuovo, nascondendo gelosamente il proprio lavoro.

Da tali atteggiamenti sono derivate tante aziende guidate soprattutto da “in- dividui” e poco dal “crescere insieme”, nelle quali si verificano spesso forti squili- bri tra le diverse funzioni aziendali, con larga prevalenza di quelle che coincidono con l’origine (quasi sempre tecnica o commerciale) dell’imprenditore, e dove non si attuano processi di delega.

L’inserimento in azienda di una nuova generazione imprenditoriale può porta- re, così, una positiva ventata di novità nella gestione aziendale.

Le esperienze compiute in altre regioni italiane indicano tre campi in cui una nuova generazione può introdurre significative innovazioni:

▪ un maggiore equilibrio nelle differenti funzioni aziendali: produzione e com- mercializzazione non possono più rimanere le uniche aree di interesse della funzione imprenditoriale, ma devono essere frequentemente affiancate da una crescente attenzione per i temi della finanza e della gestione delle risorse umane; ne potranno derivare imprese più equilibrate e più attrezzate a sfrut- tare tutte le possibili leve strategiche nella gestione aziendale;

▪ un’attenzione al mondo della scuola che, sebbene con i tempi lunghi degli in- vestimenti a ritorno differito, può preludere a percorsi maggiormente sinergici tra il sistema della formazione e il sistema produttivo e porre le basi per un migliore inserimento delle forze lavoro più giovani in azienda;

▪ una maggiore propensione alla collaborazione, che può comportare – a sua volta – cambiamenti significativi su differenti piani. In primo luogo, una più forte attenzione all’identificazione del core business dell’azienda sul quale concentrare il massimo di energie e di risorse, sviluppando – nel contempo – un più vasto insieme di relazioni con il sistema produttivo esterno cui deman- dare alcune funzioni precedentemente svolte all’interno. In secondo luogo, lo sviluppo di nuove modalità collaborative di risposta a specifici problemi azien- dali su cui la piccola dimensione viene percepita come un vincolo (ad esem- pio, la possibilità di dotarsi di un export manager condiviso da più imprese, o di realizzare in comune alcune fasi di progettazione “di base” evitando, in tal modo, duplicazioni di sforzi e di costi).

La sfida che si pone alla nuova generazione di artigiani, dunque, è quella di diffondere ed allargare questi atteggiamenti positivi e costruttivi ad un più ampio numero di attori, così che l’intero sistema sia condotto a una crescita qualitativa che sostituisca alle formule imprenditoriali più semplici, e sempre meno efficaci, altre più articolate, capaci di esprimere strategie autonome.

È questo lento percorso di presa di coscienza del posizionamento strategico sui mercati e dei propri punti distintivi – premessa indispensabile per il supera- mento dei limiti e dei vincoli – che consente all’impresa artigiana di comportarsi, di agire, di competere come una media impresa, di avvicinarsi ad essa non tanto e non necessariamente nella dimensione (sebbene un qualche processo di crescita anche dimensionale delle piccole imprese sarebbe quanto mai opportuno e in parte sta già avvenendo), quanto nella qualità delle formule imprenditoriali identificate e delle strategie attuate.

(27)

Reinterpretare l’identità del sistema produttivo e renderla adeguata alle nuo- ve sfide dei mercati significherà anche mettere le imprese artigiane in condizione di agire un po’ di più come medie imprese. Forti iniezioni di cultura manageriale, soprattutto tra i titolari più giovani e i collaboratori/futuri titolari, che facilitino l’uscita dall’isolamento, sono dunque essenziali alle piccole unità produttive.

Potranno così apprendere a focalizzare la loro attività produttiva su alcuni punti di forza affidando all’esterno quote crescenti del processo produttivo e fa- vorendo, anche per questa via, il rafforzamento di elementi di sistema.

1.4 Il ricambio generazionale nell’artigianato lucano

Un primo metodo per misurare il processo di ricambio generazionale consiste nel valutare le modifiche intervenute nella distribuzione degli artigiani titolari per classi di età tra l’inizio e la fine del periodo considerato.

Come si può osservare nella tab. 3, a fronte di una variazione complessiva del numero di artigiani titolari di segno positivo sia per la componente maschile (+0,0%) sia per quella femminile (+2,6%), diminuisce il peso delle classi di età inferiori ai 35 anni (risultato di una contrazione in valore assoluto del numero di titolari più giovani di entrambi i sessi), mentre aumenta notevolmente la quota di titolari delle classi di età 55-59 e oltre 65 anni.

2000 2004 var. % 2000 2004 var. %

fino a 24 2,4 1,5 -33,5 3,8 2,6 -28,8

24-34 18,7 16,4 -12,8 28,2 22,7 -17,3

35-44 31,4 30,6 -0,3 33,3 35,4 9,2

45-49 14,6 15,0 5,7 12,2 14,2 19,8

50-54 14,3 13,3 -6,0 11,4 10,5 -5,8

55-59 8,2 11,7 43,5 5,8 8,2 46,7

60-64 6,7 6,0 -7,4 3,1 3,5 15,4

65 e oltre 3,8 5,4 43,0 2,3 2,8 25,0

totale 100,0 100,0 0,9 100,0 100,0 2,6

Fonte: ns. elaborazioni su dati INPS

uomini donne

Tab. 3 - Artigiani titolari per genere e classe di età. 2000 e 2004 - indici di composizione % e variaz. % 2000-2004 -

Sulla base di questi dati è possibile ipotizzare che il momento della vita in cui l’artigiano cambia la propria posizione da quella di collaboratore o dipendente a quella di titolare (ereditando l’impresa o avviando un’attività in proprio) si stia spostando avanti nel tempo, senza però danneggiare del tutto lo spirito impren- ditoriale complessivo.

Un secondo metodo per misurare il ricambio generazionale consiste nell’ana- lizzare i dati relativi alla distribuzione degli artigiani in base all’anzianità di iscri- zione all’INPS.

(28)

Negli ultimi 5 anni, la composizione degli artigiani per classi di anzianità di iscrizione ha subito significativi mutamenti: con riferimento, in particolare, alla componente dei titolari, il peso della categoria più “giovane” è calato di ben 5 punti percentuali (dal 27,5% del 2000 al 22,4% del 2004), mentre la classe con oltre 15 anni di anzianità contributiva ha aumentato il suo peso relativo di 4,4 punti, sfiorando il 45% nel 2004.

2000 2004 2000 2004

titolari

oltre 15 anni 5.587 6.250 40,5 44,9 da 11 a 15 2.264 1.724 16,4 12,4 da 6 a 10 2.156 2.822 15,6 20,3

fino a 5 3.787 3.118 27,5 22,4

totale 13.794 13.914 100,0 100,0 collaboratori

oltre 15 anni 63 78 10,1 9,8

da 11 a 15 70 115 11,3 14,4

da 6 a 10 171 201 27,5 25,3

fino a 5 317 402 51,0 50,5

totale 621 796 100,0 100,0

Fonte: ns. elaborazioni su dati INPS

% su totale valori assoluti

Tab. 4 - Titolari e collaboratori artigiani per classi di anzianità di iscrizione all'INPS (valori %)

Delle categorie intermedie, cresce quella tra 6 e 10 anni di anzianità, mentre subisce un drastico ridimensionamento la classe 11-15 anni. Tali mutamenti ri- flettono, evidentemente, i “passaggi” dalle classi inferiori a quelle superiori: te- nuto conto che il periodo di riferimento copre 5 anni e le classi di anzianità consi- derate sono quinquennali, i soggetti che nel 2004 si trovavano nella classe 11-15 anni possono essere quelli che – nel 2000 – si trovavano nella classe immediata- mente inferiore (e analogo ragionamento vale per la classe 6-10 anni).

Ciò consente di stimare il grado di stabilità delle posizioni lavorative più gio- vani nel corso del periodo in esame: in particolare, il tasso di “sopravvivenza” de- gli artigiani raggiunge il 75% per la classe fino a 5 anni e l’80% per la classe 6- 10 anni. In altri termini, il 75% degli artigiani che – nel 2000 – avevano un’anzia- nità contributiva fino a 5 anni, risultano ancora iscritti all’INPS nel 2004 (analoga- mente per l’altra classe).

Nel caso dei collaboratori, la stragrande maggioranza dei soggetti ha un’an- zianità contributiva inferiore a 10 anni, a conferma del carattere transitorio di questa posizione professionale. Le tendenze dell’ultimo quinquennio sembrano indicare, peraltro, un allungamento del tempo medio di “uscita” dalla posizione di collaboratore: aumenta, infatti, il peso dei collaboratori con oltre 10 anni di an- zianità contributiva (dal 21,4% del 2000 al 24,2% del 2004).

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