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Il rilancio della chiesa romana (1919-21) »

2.1 – I congressi eucaristici

A pochi mesi dalla fine della guerra viene annunciato il primo congresso eucaristi- co diocesano a Roma. Si terrà il 2, 3 e 4 giugno del 1919 nella chiesa dell’Apollinare con la partecipazione sia del clero sia dei laici1. E’ un fatto nuovo per una diocesi che non aveva mai celebrato congressi di questo tipo. Nel 1903 vi si è tenuto un congresso eucaristico internazionale, il 16°, ma mai uno diocesano, tanto che la spe- cifica commissione è stata formata solo nel ’14 con regolamento approvato nel ’18, in vista dell’avvenimento da preparare. Ne fanno parte mons. Palica come presidente e mons. Pascucci come vice, don Giovanni Rovella (parroco di S. Maria Maggiore e segretario del Collegio dei parroci), i padri Marcolini e Di Lorenzo (entrambi religiosi sacramentini, esperti della specifica devozione) come segretari2. All’avvenimento, ap- pena annunciato, comunicano subito la loro adesione tutte le organizzazioni cattoliche romane: l’Unione Popolare con il conte Dalla Torre, il Circolo dell’Immacolata con p. Marucchi, la Pia Unione di S. Paolo Apostolo con il presidente mons. Jorio, l’Ado- razione notturna, i sacerdoti adoratori, le religiose del SS.mo, il comitato per la devo- zione a S. Pietro, i Servi di Maria, la Gioventù cattolica italiana con il comm. Pericoli, il Circolo di S. Pietro, la giunta diocesana di Viterbo, l’Unione nazionale trasporto malati a Lourdes, il Comitato italiano congressi eucaristici nazionali con mons. Bar- tolomasi, l’Opera pia di Ponterotto, i missionari Imperiali con don Campa3. Vengono stampati manifestini murali con il programma del congresso. Per partecipare occorre acquistare una tessera dal costo di una lira. La domenica 1 è sollecitata la comunione generale in tutte le chiese. Tra il 2 e il 3 l’arciconfraternita organizza una veglia not- turna di adorazione alla SS.ma Concezione di via Veneto; se ne prevede un’altra alla fine del congresso a S. Carlo al Corso. Come mai tutta questa attività, da dove giunge tanta capillarità organizzativa?

Il movimento eucaristico si sviluppa nella seconda metà dell’Ottocento e giunge all’apice durante il pontificato leonino. Il primo congresso eucaristico internazionale, infatti, si tiene a Lille, in Francia, nel 1881. Il senso della devozione all’ostia consacra- ta, insieme a quella del Sacro Cuore, appartiene all’accentuazione cristocentrica della fede tipica del XIX secolo, di risposta al fenomeno della laicizzazione della società. All’inizio del XX secolo la devozione subisce qualche cambiamento. Pio X spinge per una comunione degli adulti più frequente e poi anticipa la prima comunione dei fanciulli a sette anni. Il culto eucaristico, che prima aveva prodotto l’adorazione not- turna, “diventa movimento, grazie al fatto che viene preferita la celebrazione collettiva all’incontro individuale”4. Della Chiesa è molto sensibile a questa devozione. A Roma aveva presieduto per vent’anni l’associazione per l’adorazione notturna. A Bologna,

1 Cfr. l’invito sacro del card. Pompilj, 22.5.1919, in Atti del primo congresso eucaristico diocesano, tenutosi in Roma nei giorni 2,3,4 giugno 1919, Roma, Libreria Editrice religiosa Francesco Ferrari, in

ASVR, FSV, plico 221, fasc. 14.

2 Ibidem, p. 5.

3 Cfr. busta ‘I congresso eucaristico diocesano – Adesioni’, In ASVR, FSV, plico 221, fasc. 14. 4 E. Fouilloux, Le due vie della pietà cattolica nel XX secolo, in Chiesa e papato nel mondo con- temporaneo, Roma-Bari, Laterza, 1990, p. 302. Sul movimento eucaristico nazionale nel primo dopo-

guerra cfr. pure A. Occhioni, Formazione eucaristica e presenza nella società nei congressi eucaristici

italiani tra le due guerre mondiali, in I congressi eucaristici nella chiesa e nella società in Italia (a cura

da arcivescovo, ha indetto un convegno eucaristico diocesano proprio nel ’14, pochi mesi prima della sua elezione, con 400 sacerdoti e altrettanti laici presenti in due chiese vicine5. Non si può non ritenere, dunque, che l’iniziativa romana nasca anche da una sua precisa indicazione fornita al card. Pompilj e che sia compresa all’interno di una volontà di ripresa dell’opera di evangelizzazione della città all’uscita dal clima bellico.

Il congresso si apre nel pomeriggio di lunedì 2 giugno. Tutto il presbiterio della chiesa dell’Apollinare è occupato da circa 400 sacerdoti. I laici, circa 600, sono nella navata centrale. Sono diverse le personalità ecclesiastiche che assistono all’evento, tra queste il card. Mistrangelo di Firenze e i monsignori Terzian, Zonghi, Virili, Festa, Bevilacqua, Serafini. Il card. Pompilj apre ufficialmente la seduta con il saluto del papa, che “si dichiara presente in spirito, con il voto che il clero e il popolo di Roma traggano da queste adunanze virtù per conoscere, amare e glorificare sopra ogni altra cosa Gesù in Sacramento e richiamare così sopra la nostra città l’abbondanza della divina misericordia”6. Prende la parola il vicegerente mons. Palica, presidente effetti- vo dell’assemblea e della commissione preparatoria. Questi compie un’introduzione storica sullo sviluppo della devozione eucaristica prospettando l’intenzione di tenere un congresso ogni anno e presenta poi le prime due relazioni sulla vita eucaristica sacerdotale, una di mons. Rosa (non Enrico, il gesuita direttore de ‘La Civiltà Cattoli- ca’ ma Giovanni Battista, vicepresidente dell’Unione missionaria del clero, impiegato della Concistoriale) ed una di mons. Camillo Laurenti (capranicense, segretario di Propaganda Fide). Gli atti riportano un ascolto “con religioso silenzio e con segno di manifesta approvazione”7 da parte dell’assemblea. Ciascun relatore propone dei voti che vengono poi discussi immediatamente dai presenti. Gli interventi sono molti e vivaci. Sei sacerdoti diversi presentano le difficoltà pratiche, per il clero, di seguire la vita di un’associazione eucaristica. Don Rovella propone l’iscrizione alla confraterni- ta. Mons. De Sanctis, parroco di San Salvatore in Lauro, invita a partecipare alla Pia Unione di San Paolo Apostolo, di cui Pascucci legge il messaggio di adesione. Mons. Laurenti presenta le attività dell’Unital, l’associazione che accompagna gli ammalati a Lourdes, e mons. Ciccone (il presidente) ne approfitta per narrare la storia dell’Unio- ne. Il card. Pompilj, alla fine, è costretto a intervenire per precisare a tutti che basta che ci sia un’opera eucaristica in ciascuna parrocchia, quale che sia l’opera8.

La seconda seduta, il pomeriggio del martedì, si apre con le parole di Palica che, forse pungolato da qualche critica, ricorda l’utilità di questi congressi. Essi “infiamma-

5 Cfr. Scottà, Giacomo Della Chiesa, pp. 179-182. 6 Atti del primo congresso, p. 6.

7 Ibidem, p. 19. Nel fascicolo è conservato l’appunto originale dell’ex-audientia di Pompilj: “Die

31 maii 1919. Ex Audientia SS.mi. Il S. Padre ben di cuore benedice i Promotori e tutti quelli che prenderanno parte al Congresso, cui sarà presente in ispirito; e fa voti che da questo Congresso il clero e il popolo di Roma tragga virtù per conoscere, amare e glorificare sopra ogni altra cosa gesù in Sacra- mento, e richiami così sopra la nostra città l’abbondanza della divina misericordia. B. Card. Vicario”.

8 Il Vicariato, durante il mese di maggio, ha già operato una ricognizione delle opere eucaristiche

presenti in Roma. Risultano essere le seguenti: parrocchia SS. Apostoli, Adorazione riparatrice delle nazioni cattoliche, Associazione dell’adorazione del SS.mo Sacramento, Confraternita dell’Ora Santa, Aggregazione del SS.mo Sacramento, Lega sacerdotale eucaristica (90 mila iscritti in tutta Italia), Pia Unione per la comunione dei fanciulli, Associazione dei sacerdoti adoratori, Primaria Associazione universale dei Paggi d’onore del SS.mo Sacramento eretta nella parrocchia dei SS. XII Apostoli dal 1911 (relazione stampata di mons. Faberj al I congresso dei sacerdoti adoratori nella stessa basilica dal 9 all’11 sett. 1913, la pia unione risulta eretta in 30 parrocchie con 4 mila paggi), Collegium Tarsicii, S. Congregazione Eucaristica in S. Claudio, Arciconfraternita della S. Messa riparatrice eretta nella chiesa di S. Croce. Cfr. busta ‘Relazioni delle varie opere eucaristiche esistenti in Roma, maggio 1919’, in ASVR, FSV, plico 221, fasc. 14.

no, edificano, spronano”. Le relazioni che seguono, di mons. De Sanctis e del comm. Augusto Grossi Gondi9, vertono sulla partecipazione dei laici al culto eucaristico. Parti- colarmente pungente è la relazione del secondo, per il quale: “In Roma, o signori, la par- rocchia è ancora nella comune del popolo considerata come qualche cosa di triste, anzi di lugubre, o tutto al più vi si ricorre per riceverne sussidi e protezione. Anche la figura del parroco per le vie della città sembra sia accompagnata sempre dall’ala terribile della morte”. Occorre valorizzare la comunione – sostiene - non solo la prima, “altrimenti, come avviene in molte della nostra città, le funzioni eucaristiche parrocchiali riman- gono deserte, alla presenza soltanto di poche vecchie devote”10. Nella discussione che segue fervono gli interventi critici sull’abbigliamento delle donne in chiesa e fuori, sulle benemerenze delle varie associazioni e sull’importanza della comunione agli ammalati.

Il giorno successivo, 4 giugno, una rappresentanza del congresso viene ricevuta dal papa in Vaticano. Palica presenta al pontefice i convenuti usando un linguaggio che risente dell’evento bellico. Parla di eucarestia sacrificata “anche sulle cime dei monti più aspri”, di noi “combattenti nelle linee più avanzate” che offriamo “l’esiguo tributo della nostra affettuosa cooperazione”11. Benedetto risponde con “la dolce e cara speranza” che lo colse all’annunzio del congresso, ringraziando i responsabili diocesani per “aver procurato a Roma anche questo mezzo efficacissimo per assicu- rarvi la saldezza e l’incremento della vera vita cristiana”. Al papa “sembra di poter rilevare che lo studio del primo congresso eucaristico diocesano di Roma ha avuto principalmente in mira l’utilità sociale, che può derivare dal culto eucaristico, qualora sia bene inteso e meglio praticato”. Agli ecclesiastici chiede che “non si abbia mai a lamentare la mancanza del sacerdote tra gli adoratori di Gesù nelle veglie notturne”, ai laici che “non invidiino a questi l’onore di partecipare ogni giorno ai santi misteri”12.

Di pomeriggio si tiene la terza seduta, con le relazioni del gesuita p. Garagnani e del segretario del Collegio dei parroci don Rovella sul culto e le opere eucaristiche. Viene letto il testo di un telegramma del papa13. Il discorso di chiusura di mons. Giulio Serafini, della Penitenzieria, tocca il tema della guerra appena terminata. Dopo “tanta esplosione di odio fraterno” - afferma - ci si riunisce intorno alla fonte della pace. Da Roma, “dal centro del cattolicismo era bene che partisse la parola di ordine che chia- ma a raccolta i credenti intorno al sacramento dell’amore di Dio per eccellenza [...] Celebrato in questa alma città il congresso è assorto a fatto generale”14.

Tutti gli atti del congresso vengono pubblicati in un testo di 115 pagine, anche per la mancanza di un organo di stampa diocesano; i soli voti approvati, invece, in una piccola edizione di 4 pagine comprendente anche una presentazione del card. vicario, probabilmente per inviarli in Vaticano in tempi rapidi15. La documentazione raccoglie anche il bilancio economico del congresso: le spese sono ammontate a 482 lire, a fronte di entrate (le tessere) per 811, con avanzo di 328 lire16.

9 Laico impegnato nell’associazionismo, ex segretario dell’Unione elettorale cattolica italiana ed

ex docente di storia e geografia nell’istituto ‘De Merode’ di P.za di Spagna, poi presidente del circolo dell’Immacolata, autore delle cronache del congresso sulle pagine de ’L’Osservatore Romano’.

10 Atti del primo congresso, pp. 45-46. 11 Ibidem, p. 92.

12 Ibidem, pp. 93-97.

13 Benedetto augura “che esempio di Roma accenda nuova viva fiamma di amore verso Gesù Sa-

cramentato promovendo culto ed opere eucaristiche”, in ibidem, p. 84.

14 Ibidem, p. 79.

15 Cfr. busta ‘Voti’, in ASVR, FSV, plico 221, fasc. 14. 16 Cfr. busta ‘Spese’ in Ibidem.

Un anno dopo si tiene il secondo congresso eucaristico diocesano, a testimonianza di una fermezza nei propositi inusuale a Roma. Il luogo prescelto è la basilica di S. Maria degli Angeli, atta ad accogliere i circa 800 presenti. Le sedute sono ridotte però a due, il 15 e 16 giugno del 1920. Assistono, tra gli 800 presenti, anche 12 vescovi tra cui Zonghi, Serafini, Nasalli Rocca, Cerretti e l’abate di S. Paolo Schuster (futuro arcivescovo di Milano). Anche la relazione iniziale di mons. De Sanctis, puntando su quanto richiesto e poi realizzato nell’anno trascorso, sembra ferma nell’intenzione di assegnare ai congressi eucaristici una collocazione non episodica e marginale nel governo della diocesi. Ricorda infatti i voti dell’anno precedente e li confronta con le realizzazioni. In buona parte delle parrocchie si è stabilita la pratica dell’ora solenne di adorazione. Le comunioni sono in aumento. Parla di “floridezza” delle altre opere eucaristiche17. Manca solo la realizzazione del voto sulla modestia negli abiti femmi- nili. Al termine interviene d. Rinaldi (parroco dei SS. Marcellino e Pietro) chiedendo di poter trattare in questa sede anche il tema delle vocazioni ecclesiastiche. Palica gli risponde rinviando la questione al prossimo congresso. La seconda relazione è affidata a p. Schuster sul ciclo liturgico annuale. L’esposizione è detta dagli atti “smagliante […], un capolavoro di pietà, di erudizione, di dottrina”. L’assemblea ne rimane tal- mente attratta che, appena terminata, si scatenano le richieste di valorizzazione della liturgia. L’abate Fofi vorrebbe che se ne tenesse conto nella catechesi. Il comm. Grossi Gondi chiede un manuale “atto a insegnare al popolo lo svolgimento del ciclo an- nuale liturgico”. Il dott. De Angelis espone il voto che sia fatta “ripetere ad alta voce dai fedeli” la preghiera della messa. Fr. Alberto delle Scuole Cristiane e don Rinaldi auspicano le spiegazioni per i fanciulli. Schuster è costretto ad intervenire di nuovo per ricordare che non tutte le preghiere della messa sono adatte al popolo, alcune sono proprie del celebrante. P. Di Lorenzo, vicesegretario del congresso, chiede al relatore di suggerire il testo più adatto. Si conviene che sia Schuster stesso a compilare un nuo- vo vademecum liturgico. Si decide anche una campagna, la solita, contro l’immodestia degli abiti femminili18.

La seduta del giorno successivo è aperta dalla relazione di d. Pirro Scavizzi sull’Eu- carestia come centro della vita parrocchiale. Il neo-parroco di S. Eustachio conclude con un appello “ai confratelli parroci, affinché essi per primi divengano uomini eu- caristici”. La discussione successiva viene però influenzata dall’intervento di mons. Iorio (presidente della Pia Unione di S. Paolo Apostolo) che provoca una forte scossa emotiva. Riporta l’episodio di cronaca appena avvenuto a Milano in cui, durante la processione del Corpus Domini, un gruppo di circa 20 giovani si è scagliato contro la bandiera eucaristica, strappandola nonostante la difesa dei giovani cattolici. Dopo numerosi interventi di solidarietà e di condanna, l’assemblea “vivamente commossa, plaude con slancio, approvando unanimemente la proposta di inviare da Roma una nuova bandiera”19. Palica legge il telegramma di adesione del papa, che invita “i figli

17 Atti del II congresso eucaristico diocesano, manoscritto in ASVR, FSV, plico 221, tomo 16,

busta ‘Atti-Voti’. In 33 parrocchie la veglia eucaristica si tiene ogni mese, in alcune ogni settimana. In 10 parrocchie la veglia è stata notturna, come l’ora mensile per gli uomini a S. Claudio. Sono anche diffusi i Paggi del SS.mo e le Missionarie del S. Cuore (cioè le associazioni dei fanciulli maschile e femminile). De Sanctis cita infine il congresso parrocchiale a S. Maria Maggiore da cui è sorta una Lega Eucaristica. Al II congr. a S. M. degli Angeli: “Si tentò di disturbare l’uscita dei Congressisti con agglomeramento di popolo sulla piazza delle Terme, ma per fortuna il numero stesso degli intervenuti tenne a bada i pochi sobillatori”. Quindi le intenzioni della comm. dioc. “in vista del grande sviluppo della città” furono due: intensificare la parte religiosa e portare la sede nei diversi rioni.

18 Ibidem.

19 Ibidem. Nella documentazione si trovano tracce della corrispondenza tra Pascucci e la curia

di Roma” ad essere “fulgido esempio ai cattolici del mondo nelle opere eucaristiche”, con l’assemblea che si alza in piedi. La seconda relazione è affidata al conte Pocci sulla comunione frequente tra gli uomini. “La parola del giovane oratore – registrano gli atti - con calore spirituale, scende efficacissima sull’assemblea”. Con “intuito psi- cologico” egli parla dell’uomo moderno, le sue affermazioni sono “spesso sottolineate da applausi”. Certe riflessioni, “dette da un laico ottengono come un effetto nuovo, efficacissimo”. Parla della bellezza della famiglia unita che va insieme a prendere la comunione e conclude con la promessa di lavorare per vedere il popolo radunato in- torno all’eucarestia. Appena terminato, don Manaresi chiede che il discorso del conte Pocci sia stampato e diffuso a tutti20. Mons. Rosa presenta invece una mozione critica, vorrebbe un esame previo degli ordini del giorno al fine di migliorare l’organizzazione del congresso. Seguono alcuni interventi femminili sul compito spettante alle donne “d’indurre gli uomini della propria famiglia ad imitarla”; sull’ostacolo posto dai ge- nitori alla vocazione religiosa dei loro figli; sulla modestia della donna nelle chiese. Chiude la serata e il congresso intero mons. Palica. All’uscita sono in molti ad acqui- stare gli atti del congresso precedente21.

Successivamente si tiene una seduta della commissione diocesana. Si discute sull’organizzazione del congresso secondo la richiesta già citata di mons. Giovan Bat- tista Rosa, che probabilmente raccoglie molti consensi. Si vorrebbe ridurre il tempo delle relazioni e aumentare quello per la discussione, perché “più giovevoli delle pri- me a un pubblico che è già profondamente pio”. Bisognerebbe rendere più popolare e meno solenne l’assise. Si paragona il congresso a “quasi una prova, a esito incerto”, la preoccupazione per la “sobrietà” ha fatto trascurare una larga e viva partecipazione dell’anima popolare al Congresso medesimo. [...] Interessare il popolo al Congresso Eucaristico è già preparare il terreno che deve raccoglierne i frutti. Ora mentre noi po- chi eravamo riuniti in S. M. degli Angeli, la massa dei fedeli era lontana da noi e con la persona e col cuore”. Per il prossimo anno si conviene di dover “intensificare [...] la preghiera” prima, durante e dopo il congresso, con “apposite istruzioni ai parroci [...] affinché rendessero i fedeli consapevoli dell’avvenimento”, con tridui, funzioni speciali, ecc.. Il congresso andrebbe chiuso, infine, “con una solenne giornata euca- ristica” a cui partecipano tutte le associazioni diocesane22. Insomma, dalla seconda esperienza, ancora realizzata in sordina, quasi con riservatezza, la chiesa romana esce rafforzata, con la convinzione di poter rendere più popolare, di massa, l’avvenimento voto con una bandiera delle stesse dimensioni di quella strappata. L’iter si conclude con l’invio della bandiera nuova, confezionata dalle Missionarie del S. Cuore di Gesù con velluto, fodera e seta, per una spesa totale di 977 lire, compresa la spedizione. Ne erano state raccolte 880. La giunta diocesana di Milano ringrazia commentando: “Servirà allora di monito ai nostri avversari: una bandiera strappata, lacerata ne fa sorgere... due... dieci... cento..., simbolo di rinnovato ardore, di tenacia insopprimibile” (lettera dell’8.12.1920, in busta ‘Bandiera Milano’).

20 In effetti la documentazione conserva la pubblicazione a stampa del discorso del conte Enrico

Pocci, in 32 pagine, dal titolo ‘Conduciamo gli uomini a Gesù’, edito dalla Tipografia Battisti, in ibidem.

21 Ibidem. Hanno assistito anche alcuni giornalisti del ‘Corriere d’Italia’ e dell’’Osservatore Roma-

no’ che per due giorni pubblica la cronaca dettagliata del congresso redatta da Augusto Grossi Gondi. Tutte le associazioni cattoliche mandano messaggi di adesione, come nell’anno precedente (cfr. bu- sta ‘Telegrammi Adesioni’). La spesa complessiva per la realizzazione del congresso ammonta a 708 lire (solo 350 per il noleggio di 600 sedie) a fronte di 780 di entrate, con avanzo di 72 lire (cfr. busta ‘Tessere e spese’). Intanto l’esperienza di Roma sembra utile anche ad altri. Il segretario del comitato eucaristico nazionale, p. Poletti, si rivolge al Vicariato di Roma per ottenere dei relatori per il prossimo congresso di Bergamo. Viene proposto l’on. Egilberto Martire come relatore di “primo ordine” sul tema dell’Eucarestia e il papa (cfr. busta ‘Telegrammi Adesioni’).

eucaristico, meno congresso e più manifestazione pubblica, pronta a sfidare la città secolare.

La richiesta svolta ‘movimentista’ sembra avviarsi con il terzo congresso dioce- sano, celebrato nel quartiere popolare di Trastevere, nella chiesa di S. Crisogono, nei giorni 7 e 8 giugno 1921. Infatti per le vie del quartiere è prevista una processione pubblica per la domenica 12. Sembra una prova, un esperimento di quanto si possa

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