3. IL RUOLO DELLO STATO E DEI SINDACAT
4.3 IL RUOLO DEI FAMILIARI NELL’ATTIVISMO ANTIKARŌSHI
Come già affermato in precedenza, la peculiarità dell’attivismo anti-karōshi è la centralità non tanto dei diretti interessati, ovvero le vittime di eccesso di lavoro, quanto delle mogli dei defunti. A partire dagli anni Novanta, questo gruppo di donne iniziò a formare un network di supporto per i familiari delle vittime grazie al prezioso aiuto degli avvocati attivisti. Anche in questo caso, lo stimolo per la nascita di queste associazioni derivò dall’inefficienza da parte dei sindacati nel proteggere i diritti dei lavoratori.
246 Frank UPHAM, Law and social change in postwar Japan, Cambridge: Harvard University Press, 1987,
p.3
Una delle prime organizzazioni formate dai familiari delle vittime fu l’Associazione delle famiglie che riflettono sul karōshi (Karōshi wo kangaeru kazoku no kai), creata a Nagoya nel 1989, per diffondersi successivamente anche in altre città del Giappone. Il 22 novembre del 1991, le associazioni locali decisero di raggrupparsi per formare una organizzazione nazionale (Zenkoku karōshi wo kangaeru kazoku no kai). I membri del gruppo si riuniscono ogni anno per chiedere al Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare di prendere provvedimenti per la prevenzione del fenomeno del karōshi. Inoltre, gli attivisti distribuiscono volantini ai passanti per sensibilizzare la popolazione relativamente a questo problema248.
L’emergere di queste figure all’interno del movimento sociale di lotta contro il karōshi è particolarmente interessante per una serie di fattori. Prima di tutto, è necessario ricordare nuovamente la scarsa indipendenza finanziaria delle donne in Giappone a causa degli ostacoli insormontabili per il loro inserimento all’interno del mondo del lavoro. Questa esclusione comporta come conseguenza anche la mancanza di legami politici necessari per organizzarsi in gruppi d’interesse. Inoltre, le mogli delle vittime mancano di conoscenza legislativa riguardo le leggi in ambito lavorativo e i requisiti e le modalità per la richiesta formale di compensazione. Eppure, le donne sono protagoniste indiscusse nella lotta contro il karōshi. Sono varie le motivazioni che hanno stimolato la formazione, e soprattutto l’efficacia, di questo gruppo attivista.
Prima di tutto, lo studioso Kumazawa Makoto indica come principale causa della nascita di questa forma di attivismo la “libertà della discriminazione”249, ovvero quel grado di libertà di
cui godono le donne in Giappone derivante dalla divisione di genere nella partecipazione al lavoro. In altre parole, questa marginalizzazione si esplica in una maggiore quantità di tempo libero e nella formazione di un pensiero autonomo scevro dagli indottrinamenti che avrebbero
248 Dal sito ufficiale dell’Associazione nazionale delle famiglie che riflettono sul karōshi, https://karoshi-
kazoku.net/about.html
subito sul luogo di lavoro. Quindi, le donne hanno sfruttato questo svantaggio nella lotta contro le aziende giapponesi. Al contrario, gli uomini sono fin troppo succubi del sistema lavorativo e dei valori imposti loro dai manager per prendere concreti provvedimenti per migliorare la propria situazione. Per questo motivo, le donne godono di un maggiore controllo della propria routine e di una maggiore libertà intellettuale.
Certamente, la capacità di gestione del proprio tempo libero con un più alto grado di indipendenza non è un elemento sufficiente per spiegare la formazione dell’attivismo composto dalle mogli delle vittime di karōshi. Infatti, come accennato poco fa, questo gruppo manca di formazione giuridica e di legami politici necessari per la formazione di un network efficace nella lotta contro il fenomeno. Per questo motivo, il supporto da parte degli avvocati attivisti è un elemento fondamentale per l’organizzazione di un fronte contro lo sfruttamento da parte delle aziende giapponesi. I professionisti legali riescono a sfruttare la testimonianza di queste donne a loro vantaggio durante le diatribe in tribunale. Inoltre, gli avvocati attivisti aiutano le mogli delle vittime di karōshia preparare il discorso da pronunciare alle riunioni e ai simposi per la sensibilizzazione a questo fenomeno a cui spesso sono invitate. Quindi, dietro l’attenta organizzazione del gruppo di donne attiviste si cela l’influenza degli avvocati dediti alla lotta contro il karōshi 250.
Nonostante l’attivismo anti-karōshi venga percepito in Giappone come un movimento radicale volto allo stravolgimento delle tradizioni del paese, in realtà le protagoniste di questo gruppo, ovvero le mogli delle vittime da eccesso di lavoro, sono delle personalità tendenzialmente conservatrici. Le loro azioni non tendono a una svolta rivoluzionaria, quanto a una richiesta di ritorno a un presunto legame tradizionale tra lavoratore e manager il cui punto focale era uno scambio proficuo per entrambe le parti: il primo prometteva fedeltà all’azienda per tutta la vita, il secondo sarebbe stato garante della sicurezza e della stabilità 250 MORIOKA, Anti-Karoshi activism in a corporate-centered society, p.195
dei propri dipendenti. Quindi, le mogli cercano la restaurazione di un presunto ruolo etico da parte del datore di lavoro. Questo pensiero scaturisce come conseguenza dei danni causati dalle pratiche lavorative neoliberali251. Quindi i familiari delle vittime associano la diffusione
del fenomeno del karōshi alla decadenza morale causata dalla tirannia del potere aziendale e dello Stato che lo sostiene. La centralità della moralità all’interno dei processi per il riconoscimento di casi dovuti all’eccesso di lavoro si esplica non solo nel sostegno da parte dei giudici tramite la vittoria per i familiari, ma anche nelle loro opinioni moralistiche che sostengono la causa dei danneggiati252.
È proprio dalla divisione di genere e dal cosiddetto ruolo tradizionale delle donne all’interno della società giapponesi che gli avvocati attivisti e le mogli delle vittime da karōshi traggono spunto per articolare la strategia mirata ad ottenere la simpatia della popolazione e dei media. Infatti, la posizione femminile all’interno della società è quello di moglie (tsuma), madre (hahaoya) e casalinga (shufu) il cui scopo è unicamente la cura del marito e dei figli. Per giustificare il fatto che secondo l’accusa comune siano venute meno all’obbligo di mantenere il coniuge in salute, queste donne vestono lo stereotipo delle casalinghe inesperte e ingenue il cui unico scopo è vendicare l’onore del marito e sostenere la prole tramite l’ottenimento della compensazione per la morte da karōshi253. L’atteggiamento paternalistico intrinseco dei
rapporti lavorativi giapponesi viene utilizzato come una forma di contrappasso contro le aziende: i lavoratori accettano il ruolo inferiore rispetto ai manager, a patto però che quest’ultimi mostrino indulgenza (amae) nei loro confronti. Quindi, le mogli delle vittime non pretendono una uguaglianza di diritti per i vari membri del mondo del lavoro, ma sottolineano la dipendenza dei lavoratori dai manager e quindi la responsabilità di questi ultimi nella
251 Scott NORTH e Rika MORIOKA, Hope found in lives lost: karoshi and the pursuit of worker rights in
Japan, De Gruyter Contemporary Japan, vol.28, 2016, p.60
252 UPHAM, Law and social change in postwar Japan, p.27
protezione dei dipendenti. In altre parole, le donne attiviste accusano a loro volta le aziende di non aver adempiuto al loro ruolo tradizionale254.