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IL SENATO ALLA VIGILIA DELLA GUERRA CIVILE

III. PROPOSITI DELLA RICERCA

4. LA QUESTIONE DEL TRIONFO TRA L’ORIENTE E ROMA

4.2 IL SENATO DISCUTE LA RICHIESTA DI SUPPLICATIO

4.2.4 IL SENATO ALLA VIGILIA DELLA GUERRA CIVILE

La lettera di Celio Rufo permette di osservare, quasi fosse una fotografia, la situazione all’interno del senato nel periodo precedente alla guerra civile tra Cesare e Pompeo. Sebbene egli nomini solo alcuni senatori, costoro sono certamente i più rappresentativi delle principali factiones. Inoltre, l’epistola anticipa quello che nei mesi successivi diverrà evidente: in quel momento all’interno del principale organo politico romano erano in atto importanti cambiamenti le cui ripercussioni porteranno all’assetto finale degli schieramenti durante lo scontro tra i due leaders.

Da un lato, infatti, sono presenti personaggi la cui posizione politica era distinta e sicura (il pompeiano Irro, il cesariano Balbo e i conservatori Catone e Favonio ne sono chiari esempi); dall’altro, invece, figurano alcune personalità che, ad una inziale e superficiale osservazione, possono sembrare tradire il raggruppamento politico di appartenenza. In realtà costoro non sono altro che la conseguenza delle spaccature esistenti all’interno di un senato che, a causa della propria immobilità e del proprio conservatorismo, aveva provocato l’allontanamento di alcuni suoi membri.

I motivi delle divisioni sono molteplici e spesso affondano le proprie radici almeno nella guerra civile tra Silla e Mario. Domizio Enobarbo, strenuo conservatore, serbava rancore nei confronti di Pompeo che gli aveva ucciso il fratello; analoga la situazione di L. Paolo il quale, a causa del Magno, aveva perso sia il padre sia il fratello maggiori. Entrambi sono esempi di come il legame di sangue, ossia l’appartenenza ad una gens, fosse nella

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mentalità romana più importante di uno schieramento politico, poiché per entrambi essere anti-pompeiani non aveva significato diventare dei cesariani convinti. Infatti, in seguito alla formazione del triumvirato, alcuni esponenti degli optimates trovarono nell’eliminazione di tale alleanza un obiettivo comune. La circostanza, tuttavia, non ebbe come conseguenza la formazione di un’unica factio catoniana opposta ai triumviri, bensì la resistenza al patto anticostituzionale tra Cesare, Pompeo e Crasso rinforzò l’indipendenza di molte famiglie che negli anni 50 riuscirono ad imporsi sulla scena politica a scapito dei triumviri.123 Tra esse sono state prese in esame solo le più importanti, ma non furono le uniche.

Tuttavia, ciò che qui preme sottolineare non sono le cause della divisione all’interno dell’assemblea romana124, bensì le sue conseguenze alla vigilia del conflitto civile. Soprattutto si vuole porre l’attenzione sulla giovane generazione, protagonista dei movimenti tra gli schieramenti e simbolo della vera e propria fluidità che in quel momento esisteva tra le diverse factiones.

Curione, infatti, non era l’unico transfuga tra i giovani optimates, sebbene forse il più famoso data l’importanza della magistratura che in quell’anno stava rivestendo. Altri esempi sono emersi dalla precedente analisi: Dolabella, che in quel momento si era appena fidanzato125, senza il consenso di Cicerone, con Tullia, alla vigilia del conflitto civile deciderà di militare tra i sostenitori di Cesare. Il motivo del cambiamento è, almeno in parte, da ricercare negli eventi che lo avevano condotto a scontrarsi con Appio Claudio il quale, dopo essere stato accusato dal giovane, aveva cercato di ottenere vendetta. Analogo scenario è quello in cui si era trovato, suo malgrado, Celio Rufo: nonostante le sue buone speranze nei confronti del censore, aveva, invece, ricevuto una querela. Appio Claudio è l’esempio più lampante di un’oligarchia ormai irrigidita la quale, anziché perseguire l’unità, preferiva coltivare le divisioni con la conseguente segmentazione in più gruppi, ciascuno con un preciso obiettivo. Il comportamento del censore è significativo

123 Cfr. GRUEN 1974, p. 97: “The artful strategy of the Catonians had drawn most of the pedigreed nobility out of

Pompey’s orbit and into opposition. But it does not follow that aristocracy as a whole acknowledged Cato’s leadership. Nor was Rome divided into “triumviral” and “optimate” parties. […] The weakening of his position freed a great many individuals and groups to pursue independent lines and to develop their own following. […] Aristocratic politics became further fragmented. In the eyes of the aristocracy, that constituted a sign of vigor, not degeneration.”

124 A tal proposito cfr. l’illuminante lavoro di GRUEN 1974.

125 Cicerone aveva appreso la notizia del fidanzamento nel luglio del 50 a.C.: cfr. Cic. Att. VI, 6, 1 e le lettere, non

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del fatto che, soprattutto nella nuova generazione, diversi membri degli stessi optimates avevano deciso di transitare verso il più accogliente seguito cesariano.

Oltre ai personaggi precedentemente analizzati è, quindi, necessario aggiungere anche la figura di Celio Rufo, l’edile amico di Cicerone che, attraverso l’epistolario, si è sempre presentato come uno dei boni. Tuttavia proprio dalle sue lettere traspaiono le ragioni che avevano spinto molti uomini, da sempre legati all’aristocrazia, ad associarsi a Cesare.

“Così quei loro (scil. di Cesare e Pompeo) amori e quell’unione piena di gelosie non finiscono in una malevolenza nascosta, ma esplodono in una vera e propria guerra. Non so che risoluzione prendere nel mio proprio interesse; e non dubito che questa decisione sia destinata a crucciare anche te. A questi uomini infatti sono legato da obblighi e amicizia; amo invece quella causa, di cui non posso soffrire gli uomini. […] In questa discordia vedo che Gneo Pompeo avrà con sé il senato e i giudici, mentre si schiereranno dalla parte di Cesare tutti coloro che vivono con timore o speranze negative […].”126

Le parole di Celio sintetizzano una situazione diffusa: numerosi senatori pur appoggiando la causa della res publica, non condividevano le opinioni e i metodi del gruppo che la rappresentava. Costoro, disillusi e amareggiati, compresero che Cesare poteva essere un’alternativa ad una situazione politica stagnante e sotto il controllo di pochi boni.

Celio è l’esempio per eccellenza di tale posizione: deluso dal comportamento di Appio, insieme all’amico Curione, a sua volta frustrato dall’incapacità di condurre a termine i propri progetti, si avvicinerà a Cesare che sembrava offrire spazio e libertà di azione. A costoro si era aggiunto anche Dolabella; ma, se le fonti antiche hanno salvato la memoria di questi nomi, è verosimile ritenere che molti altri avessero seguito un simile percorso politico.

Certamente gli storici antichi hanno preferito testimoniare come causa principale di tali cambiamenti politici la corruzione messa in atto da Cesare che, con il suo denaro frutto

126 Cfr. Cic. fam. VIII, 14, 2-3: Sic illi amores et invidiosa coniunctio non ad occultam recidit obtrectationem, sed

ad bellum se erumpit. Neque, mearum rerum quid consilii capiam, reperio—quod non dubito quin te quoque haec deliberatio sit perturbatura—; nam mihi cum hominibus his et gratia et necessitudo; tum causam illam, non homines odi. […] In hac discordia video Cn. Pompeium senatum quique res iudicant secum habiturum, ad Caesarem omnes, qui cum timore aut mala spe vivant, accessuros […].

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delle vittorie in Gallia, era capace di comprare sostenitori e trasformare i rivali in collaboratori. L’epistolario di Cicerone, invece, permette di osservare gli eventi da un diverso punto di vista, testimoniando come spesso fossero gli stessi optimates ad allontanare i propri sostenitori, specialmente quelli della nuova generazione. Infine, dimostra che la situazione all’interno del senato alla vigilia del conflitto civile non era chiara e le alleanze non erano ancora del tutto stabilite: il confine tra gli schieramenti che si scontreranno nella guerra civile non era ancora stato tracciato e la lotta per il potere era solo al suo principio.

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