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III. PROPOSITI DELLA RICERCA

4. LA QUESTIONE DEL TRIONFO TRA L’ORIENTE E ROMA

4.2 IL SENATO DISCUTE LA RICHIESTA DI SUPPLICATIO

4.2.1 I TRANSFUGHI

C. SCRIBONIO CURIONE: IL TRIBUNO DELLA PLEBE.

C. Scribonio Curione era un giovane nobile romano figlio dell’omonimo console del 98 a.C. Nato nell’84 a.C. fu questore nel 54 a.C. e proquestore in Asia l’anno successivo. Fin dalla giovinezza aveva dimostrato una forte propensione per gli affari politici e una rilevante influenza, tanto che Cicerone lo aveva invitato, nel 53 a.C. quando egli era ancora un giovane all’inizio del cursus honorum, a sostenere l’elezione al consolato di Milone.51 Nello stesso anno l’Arpinate era stato eletto augure sottraendo la vittoria all’altro candidato M. Antonio: nella seconda Filippica l’oratore indicherà come causa della sconfitta proprio l’assenza del suo compagno Curione da Roma. Il futuro triumviro, infatti, riuscì ad ottenerla solo nel 50 a.C. quando Curione era rientrato in patria e

50 Cfr. BONNEFONDE-COUDRY 1989, p. 628 la quale non lo inserisce tra coloro che parlarono in senato nel 50

a.C.; diversamente RYAN 1994, p. 543 che sostiene, invece, che egli aderì alla decisione di Catone verbalmente.

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divenuto tribuno della plebe.52 Il personaggio, dunque, seppur ancora giovane, non era certamente ininfluente sulla scena politica di quegli anni: dimostrava, infatti, di esercitare un forte controllo in vaste aree della plebs comitialis.

Nel 53 a.C. mentre si trovava in Asia in qualità di proquestore il padre morì. Tornato a Roma l’anno seguente organizzò grandiosi giochi e spettacoli a causa dei quali si indebitò.53 Cicerone aveva compreso la natura del giovane e aveva sempre cercato di indirizzarlo alla virtus, l’unico mezzo per raggiungere la vera gloria.54 L’Arpinate aveva, dunque, dapprima consigliato Curione di non spendere la sua intera fortuna nell’organizzazione dei giochi55 e, successivamente, quando era stato eletto tribuno, gli aveva raccomandato di rimanere neutrale. Cicerone ovviamente temeva che Cesare potesse influenzarlo, se non corromperlo, dato che il governatore delle Gallie, non essendo presente a Roma, era solito esercitare la sua volontà attraverso tribuni a lui fedeli poiché godevano del diritto di porre il veto alle decisioni del senato.56

Curione aveva ottenuto il tribunato della plebe candidandosi dopo che la nomina di un certo Serveo era decaduta a causa di una condanna.57 In un primo tempo sembrava che Curione potesse militare nella factio degli optimates; così infatti scrive Celio il 1° agosto del 51 a.C.:

“Ma, come spero e desidero e come egli stesso va dicendo di sé, preferirà le persone oneste e il senato; al momento sprizza tutto propositi di questo tipo. L’origine e il motivo di questi buoni propositi stanno nel fatto che Cesare, che pure di solito cerca di conquistare l’amicizia anche degli uomini di più basso livello a qualunque costo, lo ha trattato davvero con assai poca considerazione.”58

Celio da subito aveva compreso come il personaggio agisse per un proprio progetto riformistico, piuttosto che per una fazione:

52 Cfr. Cic. Phil. II, 4. 53 Cfr. Plin. HS 36, 116-120. 54 Cfr. Cic. fam. II, 4, 2. 55 Cfr. Cic. fam. II, 3, 1.

56 Cicerone non sembrerà molto sorpreso quando avrà conferma che il tribuno agiva in accordo con Cesare: cfr.

Cic. fam. II, 13, 3.

57 Cfr. Cic. fam. VIII, 4, 2.

58 Cfr. Cic. fam. VIII, 4, 2: ed, ut spero et volo et ut se fert ipse, bonos et senatum malet; totus, ut nunc est, hoc

scaturit. Huius autem voluntatis initium et causa est, quod eum non mediocriter Caesar, qui solet infimorum hominum amicitiam sibi qualibet impensa adiungere, valde contempsit.

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“E in questa faccenda il bello è stato, a mio parere, come anche gli altri hanno osservato, che Curione, che non fa nulla per un preciso disegno, ha dato l’impressione di agire con calcolo e arte nel vanificare i disegni messi in campo contro di lui per il tribunato: intendo dai Leli e gli Antoni e gente di quella forza.”59

Celio nell’ultima parte del suo scritto intende Decimo Lelio60, seguace di Pompeo e Marco Antonio sostenitore di Cesare: i suoi oppositori sono dunque i moderati tra gli oppositori della causa cesariana e i sostenitori della stessa perché i primi temevano un suo avvicinamento al governatore delle Gallie, i secondi probabilmente non si fidavano di un personaggio ancora troppo vicino agli optimates.

Curione, se in un primo momento sembrava militare insieme agli optimates, proprio tra nell’anno del tribunato si affiancò sempre di più alla linea cesariana. Ad un’analisi più attenta ciò che potrebbe sembrare un improvviso e clamoroso tradimento61, in realtà si rivela il frutto di una situazione più complessa:

“Con grande leggerezza non avendo ottenuto l’intercalazione, (scil. Curione) è passato al popolo e ha cominciato a parlare a favore di Cesare e ha lanciato la

59 Cfr. Cic. fam. VIII, 4, 2: Qua in re mihi videtur illud perquam venuste cecidisse, quod a reliquis quoque est

animadversum, ut Curio, qui nihil consilio facit, ratione et insidiis usus videretur in evitandis iis consiliis, qui se intenderant adversarios in eius tribunatum: Laelios et Antonios et id genus valentes dico. Nell’agosto del 51 a.C.

quando questa lettera fu scritta, sembra che Curione non si sia schierato con nessuno dei due triumviri. Cfr. Anche LEPORE 1954, p. 335: “Se la tradizione, dominata con molta probabilità dalla propaganda pompeiana, lo dipinge come un’opportunista, i fatti stessi e la sua lenta evoluzione, quale è desumibile dall’epistolario ciceroniano stesso, ce lo confermano come uno dei più vigorosi rappresentanti di un riformismo moderato che cerca di mantenersi indipendente dalle parti in lotta e opera per un ritorno alla normalità costituzionale”; GRUEN 1974, p. 466: “Curio’s successful tribunician campaign in 51 came despite opposition from friends of both Pompey and Caesar. He was expected to carry on the schemes hatched by enemies of the dynasts to discredit and divide them”.

60 Cfr. MUNZER in RE XII,1 s. v. Decimus Laelius, coll. 411-413, n. 6. Moderato sostenitore di Pompeo, sarà

perdonato da Cesare dopo Farsalo.

61 Lo storico Cassio Dione dipinge i provvedimenti di Curione descritti in seguito come una giustificazione del suo

cambiamento di schieramento, mentre la causa fu il denaro consegnatogli da Cesare per far fronte alle enormi spese sostenute per i giochi: cfr. Dio XL, 60, 3. Anche altri storici antichi riportano una versione simile, anche se ciascuno testimonia una cifra differente riguardo all’ammontare del denaro donatogli da Cesare: cfr. Vell. II, 48, 4 (dieci milioni); Val. Max. IX, 1, 6 (sessanta milioni); Luc. IV, 819-820 (non riporta una cifra esatta); App. Bell. civ. II, 26 (1500 talenti); Plut. Caes. 29, 2 e Pomp. 58, 1 e Suet. Iul. 29, 1 (entrambi menzionano solo una vasta somma, senza specificarla). LACEY 1961, pp. 318-319 nota come le fonti contemporanee a Curione (Cicerone, Celio e Irzio se lo si considera l’autore dell’ottavo libro del de bello gallico) non facciano alcuna menzione alla corruzione di Curione, che è presente solo negli storici successivi.

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proposta di una legge viaria, non dissimile da quella di Rullo, e di una legge alimentare, che impone agli edili di provvedere alle distribuzioni.”62

Secondo l’opinione di Celio, quindi, Curione, che era anche pontefice, non era riuscito nel 50 a.C., anno del suo tribunato, ad ottenere il mese intercalare grazie al quale avrebbe goduto di un maggior numero di giorni comiziali. L’intercalazione, che era necessaria per rimediare alla sfasatura tra il calendario romano e quello astronomico, era decisa dal collegio dei pontefici, ma il suo inserimento era dettato da ragioni politiche, piuttosto che tecniche.63 Celio indica, dunque, l’impedimento da parte del collegio religioso come la causa primaria per cui Curione iniziò a militare tra i sostenitori di Cesare. Le ragioni di tale cambiamento potrebbero essere molteplici: di una certa rilevanza erano sicuramente i debiti da cui il tribuno era oppresso, indubbiamente anche il suo temperamento impulsivo sembrò giocare la sua parte, ma le parole di Celio nascondono un significato più profondo. L’esempio del rifiuto da parte dei pontefici di autorizzare l’inserimento del mese intercalare, che si può considerare un pretesto piuttosto che una motivazione, rappresenta una situazione più grave: lo schieramento degli optimates stava ostacolando i progetti di Curione. Costui, in quanto magistrato e non un semplice personaggio di facciata dietro cui si nascondeva Cesare, stava tentando di realizzare il proprio progetto legislativo, ma era frenato dagli optimates, cioè da coloro che militavano nella sua stessa factio.

Purtroppo non si conoscono abbastanza informazioni riguardo alle due leggi che Curione stava promuovendo: nulla è noto, infatti, sulla legge alimentare64, mentre l’unica su cui è possibile formulare delle ipotesi è la legge viaria che Celio definisce simile a quella agraria di Rullo. Il paragone che l’edile fornisce non indica che ci fosse un collegamento tra i due provvedimenti, ma semplicemente serviva a richiamare alla memoria di Cicerone la legge contro la quale egli aveva scritto tre orazioni (nel 64 a.C.).65

62 Cfr. Cic. fam. VIII, 6, 5: Nam ferventissime concerpitur; levissime enim, quia de intercalando non obtinuerat,

transfugit ad populum et pro Caesare loqui coepit legemque viariam non dissimilem agrariae Rulli et alimentariam, quae iubet aedilis metiri, iactavit.

63 Nel primo capitolo si è accennato a come Cicerone, al contrario, sperasse che non venisse inserito per non

prolungare la sua presenza in provincia: cfr. supra cap. 1, p. 16.

64 Cfr CAVARZERE 1983, p. 296 il quale ipotizza che “forse essa stabiliva che gli edili dovessero misurare il grano

invece di fare distribuzioni approssimative […], forse che essi dovessero, più semplicemente, sovraintendere a tali distribuzioni.”

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Curione probabilmente aveva proposto la creazione di una commissione per controllare la costruzione e la riparazione delle strade composta, analogamente a quella ideata da Rullo, da dieci magistrati dotati di imperium per cinque anni. La menzione della lex subito dopo l’avvicinamento di Curione a Cesare farebbe pensare che il tribuno avesse in mente di nominare il governatore delle Gallie a capo della commissione, una volta terminato il suo proconsolato, in modo da consentirgli di conservare l’imperium che lo avrebbe reso non perseguibile da parte dei suoi oppositori.66 Tuttavia, è interessante notare che Rullo aveva proposto la legge agraria in previsione del ritorno delle truppe di Pompeo dall’Oriente per provvedere a loro e acquisire credito politico. Le proposte legislative di Curione, da questo punto di vista, assumono un significato diverso. I suoi provvedimenti, analogamente a quelli di Rullo, probabilmente sono stati avanzati in previsione della fine del governo in Gallia di Cesare e il conseguente rientro dei suoi soldati. La costruzione di monumenti pubblici o strade era sempre stata utilizzata per allargare il proprio consenso politico67, ugualmente una legge alimentare a favore dei veterani avrebbe procurato al suo proponente un maggiore credito da parte di una componente politica così importante quale era l’esercito. Le leggi di Curione, allora, pur all’apparenza in favore di Cesare, potrebbero essere, invece, testimonianza di un preciso programma politico indipendente dal futuro dictator.68

Il personaggio di Curione, dunque, è più complesso di quanto appare nelle fonti antiche nelle quali è dipinto come un politico corrotto dal denaro di Cesare

Inoltre, data tale premessa, si comprende perché Curione per quanto fosse legato da un buon rapporto con Cicerone (tui cupidissimus69), non potesse permettersi di perdere altri giorni comiziali a scapito della sua attività legislativa, proprio quando, grazie al furor del console L. Paolo, era riuscito a sfruttare i dies comitiales di marzo.

L’opposizione di Curione alla richiesta di Cicerone non deve essere quindi attribuita a motivi di ostilità personale esistente tra i due magistrati, i quali erano riusciti a mantenere, invece, un buon rapporto, pur non avendo sempre condiviso le stesse posizioni: il tribuno infatti era stato legato a Clodio e al suo gruppo, tanto da averne poi sposato la moglie Fulvia rimasta vedova. Nonostante ciò Cicerone nelle sue lettere aveva

66 Cfr. LACEY 1961, p. 326.

67 Cfr. BODEI GIGLIONI 1974, p. 107.

68 Cfr. per questa ipotesi GRUEN 1974, p. 474 e CAVARZERE 1983, pp. 295-296.

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mantenuto sempre un tono cordiale mostrando la sua ammirazione nei confronti del destinatario.70 Testimonianza di ciò è proprio la soluzione che Paolo aveva presentato: approvare la supplicatio, ma rimandarne la celebrazione all’anno seguente. Curione non si oppose alla proposta poiché il suo obiettivo non era rifiutare all’Arpinate l’onore, ma perseguire l’attuazione dei suoi disegni di legge.

Dunque, le cause del comportamento di Curione sono di natura puramente politica ossia all’irrigidimento del partito oligarchico che, con le sue istanze conservatrici, provocava l’allontanamento delle personalità più moderate, come quella del tribuno.

L. EMILIO PAOLO: IL CONSOLE.

L. Emilio Paolo, figlio del rivoluzionario console del 78 a.C., nacque probabilmente verso il 93 a.C. e fu chiamato così in ricordo del vincitore di Pidna. Era il fratello maggiore di M. Emilio Lepido, futuro triumviro, mentre l’altro fratello, più anziano, era stato ucciso in Gallia Cisalpina da Pompeo. M. Lepido padre, infatti, aveva ottenuto il consolato nel 78 a.C. con il sostegno del Magno, ma l’anno successivo, pretendendo un secondo mandato, aveva dato vita ad una rivoluzione contro Silla.71 Pompeo da suo sostenitore era divenuto il comandante delle forze militari del senato con il compito di porre fine all’insurrezione. Tra i morti del periodo si contano non solo il figlio maggiore, ma anche lo stesso M. Lepido padre. I due figli rimasti non potevano che intrattenere un rapporto di inimicitia con Pompeo, cioè l’assassino di due membri della loro famiglia. M. Emilio Lepido non nasconderà i suoi sentimenti anti-pompeiani quando si schiererà apertamente con Cesare, mentre il fratello negli anni cruciali 50-49 a.C. riuscirà a mantenere una certa neutralità. Infatti, essere un convinto anti-pompeiano non comportava necessariamente essere un attivo sostenitore di Cesare.

Il primo riferimento a L. Paolo impegnato nella vita politica si ricava proprio nella lettera analizzata precedentemente, ossia quando nel 63 a.C. egli era stato uno degli accusatori di Catilina.72 Nel 59 a.C. aveva rivestito la questura in Macedonia e, nonostante la sua

70 Cfr. Cic. fam. II, 2, 1. Per LA PENNA 2002, pp. 14-17 il rapporto tra Cicerone e Curione è di amicitia, mentre per

LACEY 1961, pp. 318-329 è solamente politico.

71 Cfr. Cfr. KLEBS in RE 1,1, s. v. M. Aemiulius Q. f. M. n. Lepidus, coll. 554-556, n. 72; MRR p. 527 n. 72; HAYNE

1972, pp. 661-668.

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assenza da Roma, era stato coinvolto nell’affare di Vettio.73 Sebbene la sua lontananza lo avesse scagionato dall’accusa, l’inserimento del suo nome nella lista dei sospetti cospiratori contro Pompeo stupisce perché egli era allora un giovane appena all’inizio del

cursus honorum. Il motivo è da ricercare proprio nell’odio che L. Paolo provava nei

confronti del futuro triumviro. Tre anni più tardi fu coinvolto nel processo a Sestio74, mentre nel 55 a.C. aveva rivestito la carica di edile: in questa occasione aveva restaurato sfarzosamente la Basilica Aemilia anche se tale atto di evergetismo aveva dissestato gravemente la sua situazione economica.75 Probabilmente proprio a causa delle ingenti spese L. Paolo aveva accettato il denaro offertogli da Cesare, anche se è difficile ipotizzare una data. Nel 51 a.C., una volta designato console, aveva tentato di ottenere il governo di una provincia per il 49 a.C., ovviamente per recuperare il denaro speso durante l’edilità. A causa della lex Pompeia de provinciis, la medesima che aveva costretto Cicerone a partire per la Cilicia, L. Paolo era stato obbligato ad attendere un periodo di cinque anni: è probabile che proprio nel 51. a.C. il console avesse accettato l’offerta di Cesare, che ammontava a millecinquecento talenti.76

L. Paolo, tuttavia, come anticipato, sebbene fosse anti-pompeiano, non fu mai un attivo sostenitore del futuro dittatore: il denaro non lo aveva reso fautore della causa cesariana, bensì aveva assicurato al governatore delle Gallie la neutralità del console. Infatti, L. Paolo non condusse nessun programma esplicitamente atto a favorire Cesare: se da un lato il console aveva frapposto degli ostacoli durante le discussioni in senato affinché non si decidesse nulla sulle province (il furor attribuitogli da Celio), dall’altro alla fine dell’anno non fermerà il collega Marcello quando, ignorando la proposta di Curione, affiderà la difesa dello stato a Pompeo.77

L. Paolo costituisce un importante esempio di come non tutti i politici di quel tempo appartenessero necessariamente ad uno dei due schieramenti in campo, ossia Cesare e

73 Nell’estate del 59 a.C. i sostenitori di Cesare sono responsabili di un complotto ai danni di Pompeo.

L’informatore politico Vettio sembra essere a conoscenza di una congiura ai danni del Magno di cui farebbero parte tra gli altri Curione, M. Calpurnio Bibulo, L. Domizio Enobarbo, C. Calpurnio Pisone Frugi, genero di Cicerone e quindi Cicerone stesso. Cfr. TAYLOR 1950, pp. 45-51; GRUEN 1974, p. 96. Per il coinvolgimento di L. Paolo cfr. LACEY 1961, pp. 149-150 e WEIGEL 1979, pp. 638-639.

74 Cfr. LACEY 1961, p. 150 e WEIGEL 1979, p. 640.

75 Cfr. LACEY 1961, p. 151 il quale nota come parallelamente Pompeo stesse curando la costruzione di un

grandioso teatro in pietra e perciò suppone quasi una competizione tra i due. Cfr. anche WEIGEL 1979, p. 151.

76 Cfr. Cic. fam. VIII, 10, 4 e Att. VI, 1, 7; App. Bell. civ. II, 26-27; Plut. Caes. 29, 2-3 e Pomp. 58, 1; Suet. Iul. 29, 1.

Cfr. Anche LACEY 1961, p. 152 e WEIGEL 1979, p. 642.

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Pompeo. Infatti, dopo la nascita del triumvirato oltre agli optimates e ai populares si era creato un gruppo il cui scopo era l’eliminazione di questa alleanza anticostituzionale. Esso era formato da importanti famiglie che negli anni 50 cercarono di mantenere una certa indipendenza sia dal triumvirato, sia da Catone e i suoi sostenitori.

Ciononostante la totale neutralità era difficilmente praticabile e i compromessi, presupposti essenziali del far politica, erano all’ordine del giorno.

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