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IL SETTORE PREVALENTE RIENTRA NELLA MACRO AREA

Nel documento 3 RAPPORTO TOSCANA ANNO 2020 (pagine 44-51)

DELLA “CULTURA, DELLO SPORT

E DELLA RICREAZIONE”

TABELLA 3: ATTIVITÀ PREVALENTI DELLE APS TOSCANE

ATTIVITÀ PREVALENTI FREQUENZA PERCENTUALE

Attività culturali e artistiche 824 72,9

Attività sportive 115 10,2

Attività ricreative e di socializzazione 81 7,2

Istruzione primaria e secondaria 8 0,7

Istruzione universitaria 2 0,2

Istruzione professionale e degli adulti 5 0,4

Ricerca 8 0,7

Servizi ospedalieri generali e riabilitativi 8 0,7

Servizi psichiatrici ospedalieri e non ospedalieri 3 0,3

Altri servizi sanitari 26 2,3

Servizi di assistenza sociale 29 2,6

Servizi di assistenza nelle emergenze 1 0,1

Erogazione di contributi monetari e/o in natura 1 0,1

Protezione dell'ambiente 8 0,7

Protezione animali 3 0,3

Promozione dello sviluppo economico e coesione sociale della collettività 3 0,3

Servizi di tutela e promozione dei diritti 2 0,2

Attività di religione e culto 4 0,4

Totale risposte 1.131 100,0

Fonte: elaborazioni su dati Cesvot 2019

Le informazioni raccolte circa i destinatari delle iniziative (Tabella 4) con-fermano quanto già emerso: le Aps non orientano le proprie attività a fasce di popolazione particolarmente fragili o portatrici di bisogni specifici (rappre-sentano meno del 20%, racchiudendo il target tipico di attività del welfare socio-sanitario agite in prevalenza da Aps piccole, tendenzialmente più spe-cializzate), ma alla comunità in generale, o meglio a soggetti che esprimono un dato status, o che esperiscono momenti diversi del ciclo di vita: gli anziani (30,2%, soprattutto le grandi Aps), la collettività in generale (25,6%, le me-dio-piccole) e gli studenti e i giovani (22,6% e 3,3%).

TABELLA 4: DESTINATARI PREVALENTI DELLE APS TOSCANE

ATTIVITÀ PREVALENTI FREQUENZA PERCENTUALE

Alcolisti 23 2,1

Anziani 334 30,2

Anziani non autosufficienti 7 0,6

Detenuti ed ex detenuti 19 1,7

Diversamente abili 80 7,2

Malati psichici 9 0,8

Individui in difficoltà economica 13 1,2

Studenti 213 19,3

Donne 32 2,9

Famiglie 35 3,2

Familiari di persone con disagio 1 0,1

Giovani 36 3,3

Senzatetto, senza dimora, disagio abitativo 1 0,1

Immigrati 10 0,9

Malati e traumatizzati 3 0,3

Minori 2 0,2

LGBTQ 1 0,1

Popolazione dei paesi in via di sviluppo 1 0,1

Tossicodipendenti 1 0,1

Vittime di sismi o alluvioni 1 0,1

Vittime di violenze, abusi, maltrattamenti 1 0,1

Collettività in generale 283 25,6

Totale risposte 1.106 100,0

Fonte: elaborazioni su dati Cesvot 2019

Le categorie qui menzionate mostrano una ampiezza significativa, mentre le categorie dei portatori di bisogni – più specifiche e ridotte – costituisco-no il bacicostituisco-no consueto delle OdV. La vocazione immediata delle Aps è infatti quella di rivolgersi alle comunità in generale o a vasti settori di essa, perché la natura delle attività ha essa stessa valenza universalistica; l’offerta è descritta da aspetti che possono intercettare l’attenzione di determinate aree della po-polazione, e il cui scopo è la soddisfazione di istanze e bisogni parimenti ampi e indifferenziati. Per questa ragione il sostegno comunitario si esprime per

mezzo dei caratteri di advocacy e di promozione (e tutela) dei diritti soggettivi di alcune tipologie di cittadinanza, o del patrimonio culturale/ambientale di un territorio, per cui non si rende necessaria l’erogazione di servizi intesi in senso convenzionale, ma di forme di animazione sociale (e territoriale) che favori-scano la socializzazione, la conoscenza, la crescita collettiva della comunità.

Anche le attività più ristrette in termini di ambito di interesse e di destina-tari danno voce alla medesima vocazione universalistica, che è poi espressa nella concreta modalità di realizzazione delle iniziative. La trasversalità del TS è garantita così dal fatto che le Aps e le OdV, in maniera complementare, esprimono una “differenziazione funzionale” circa il modo in cui assolvono al compito di assicurare l’organizzazione della solidarietà e dell’utilità sociale per il perseguimento dell’interesse generale e del benessere delle comunità. Si tratta di modalità diverse che traducono un lessico (e una mission) altrettanto differente, e sulla base di cui si struttura il modo in cui gli ETS sono presenti nei loro territori e interagiscono con gli altri soggetti, istituzionali e del no profit, contribuendo allo sviluppo del capitale sociale e all’attivazione di dina-miche di costruzione di comunità.

LA DIMENSIONE STRUTTURALE

Gli elementi strutturali concorrono a fotografare l’immagine delle Aps to-scane, assieme a una riflessione sui beneficiari dell’azione in relazione all’of-ferta di servizi alla popolazione, e al modo in cui essi sono erogati rispetto alle modalità di finanziamento.

Il primo aspetto da considerare riguarda la dimensione, ricavata dal numero di volontari presenti al loro interno (Tabella 5). In generale, le Aps si distribu-iscono e agdistribu-iscono in modo diverso a seconda della grandezza, caratteristica rilevante per coglierne la diversità riscontrata operativi: il 39% delle APS può essere considerata di piccole dimensioni, un altro 39% ha medie dimensioni, e il restante 22% grandi dimensioni. Le associazioni toscane presentano un assetto prevalentemente medio-piccolo, che spiega la possibilità di offrire un ventaglio così ampio di servizi.

TABELLA 5: DIMENSIONE APS TOSCANE

SETTORE PRIMARIO FREQUENZA PERCENTUALE

Piccole (1-10) 406 39

Medie (11-50) 407 39

Grandi (51 e +) 223 22

Totale risposte 1036 100

Fonte: elaborazioni su dati Cesvot 2019

Il secondo aspetto strutturale riguarda l’affiliazione a enti di carattere su-periore. Almeno la metà delle Aps appartiene a realtà di più ampia portata a carattere regionale (48,7%) e nazionale (51,4%), denotando una forte strut-turazione constatata soprattutto tra le grandi organizzazioni, e il sussistere di un requisito identitario sostanziale che richiama l’elemento valoriale circa la mission e l’orientamento operativo. Il requisito di affiliazione significa una condivisione di linguaggi, di rituali, di strumenti appresi e tramandati, nonché l’accesso a forme di sostegno, elementi che concorrono a focalizzare l’identità stessa dell’associazione anche prescindendo dal riferimento territoriale.

In relazione alle risorse umane, un aspetto fondamentale è offerto dalla consistente presenza dei volontari, che assieme al personale retribuito sono dediti in particolare allo svolgimento di attività di progettazione, gestione, or-ganizzazione delle attività: la numerosità della base volontaria è dirimente rispetto alla realizzazione operativa degli obiettivi organizzativi, e costituisce uno degli indicatori qualificanti l’identità degli ETS. Se solo un terzo delle Aps toscane può contare sulla collaborazione di un numero di volontari inferiore alle 10 unità (il 21,7% ha tra 11 e 25 volontari, il 19,5% vede una numerosità su-periore a 50), si segnala che il 4% non vanta la presenza di risorse volontarie.

Insistendo poi sulle caratteristiche delle risorse umane volontarie, l’età adulta (30-54 anni) prevale nel 46,5% dei casi, ma si registra una buona presenza dei giovani (19,5%) di età compresa tra i 19 e i 29 anni. Tuttavia, come secon-da indicazione di prevalenza si registra una maggiore consistenza di segmen-ti anagrafici più anziani: la combinazione delle due informazioni si traduce nella considerazione generale che la compagine volontaria della promozione sociale toscana è tendenzialmente adulta da un punto di vista anagrafico.

Rimanendo nello stesso ambito di discorso, un indicatore di “solidità” or-ganizzativa è dato dal riferimento ai soci fondatori, la cui numerosità traduce l’ampiezza del supporto alle motivazioni che hanno determinato la fondazio-ne di una Aps. L’indagifondazio-ne ha rilevato che la maggior parte delle Aps intervi-state (27,7%) è stata fondata da un numero di soci compreso tra le 6 e le 10 unità. Il raggio circoscritto della base fondativa connota almeno un terzo della promozione toscana, a cui si correla il fatto che quasi la metà delle Aps (44%) denuncia un numero di soci attuali - beneficiari privilegiati delle attività eroga-te - che non supera le 50 unità. Oltre il 51% può invece contare su una base associativa attuale di medie-grandi dimensioni, incrementata dalla capacità delle Aps di agire pratiche di networking con altri attori operanti a livello re-gionale o nazionale. Ciò prevede ricadute positive circa il mantenimento di standard operativo, ma inerisce in maniera consistente anche la possibilità di vantare una autonomia finanziaria, valorizzando modalità di autosufficienza economica (il 67% di Aps prevede l’autofinanziamento come modalità

preva-lente di acquisizione delle risorse) nonché politica, spesso carenti rispetto ad altre categorie di ETS il cui operato è strettamente connesso al rapporto con l’ente pubblico. La scarsa dipendenza delle Aps dalle istituzioni rappresenta un carattere di specificità nel quadro del TS, in quanto solo il 44%, in preva-lenza le grandi realtà, ha convenzioni attive con enti pubblici. Le Aps svolgono quindi in larga parte le proprie iniziative sulla base di un principio di self-re-liance e di autosufficienza che le collocano in una dimensione diversa da quella caratterizzante il resto del TS, e che diventa elemento di valorizzazione delle risorse personali che le compongono, espressione della società civile (più che delle risorse pubbliche o private). In virtù della loro natura, meno attinente ai settori socio-sanitari ma di matrice pro-sociale, l’organizzazio-ne delle attività non richiede un particolare grado di professionalizzaziol’organizzazio-ne;

queste vengono progettate e realizzate dalle associazioni stesse senza che sia necessaria l’attivazione di collaborazioni o sinergie con determinati attori pubblici o del TS, tranne nel caso di sponsorships dovute a motivazioni più materiali. Ciò si collega anche a una certa difficoltà di accesso al pubblico, motivata da più fattori (si pensi, ad esempio, al settore e alla specificità delle iniziative). Tuttavia è indubbio che esse assolvano a una funzione sociale che diventa complementare, nel quotidiano, alle azioni promosse dalle pubbliche amministrazioni e dagli enti privati nei medesimi ambiti – ne è testimonianza il fatto che, nel 2018, più di un terzo della popolazione regionale sia stata coinvolta dalla capacità di attivazione e mobilitazione sociale delle Aps, usu-fruendo dei servizi - in termini di iniziative, eventi, e servizi beni e propri – da loro progettati.

Si introduce il riferimento all’utenza, che costituisce un ulteriore aspetto uti-le a descrivere la dimensione strutturauti-le deluti-le Aps toscane, in relazione alla capacità della promozione sociale di mobilitare la società civile. Molte asso-ciazioni hanno sostenuto di non erogare attività in cui è identificabile una pre-stazione d’opera – specie se questa è indirizzata a fornire risposte a bisogni o problematiche, specificatamente svolta sulla base di specifiche competenze.

Il riferimento è invece a iniziative che hanno una natura non prestazionale, pur se frequentemente di valore professionale, ma dal carattere generale in quanto rivolte in prevalenza ai propri associati e alla collettività. Pertanto, gli utenti della promozione sociale sono rappresentati da tutti coloro che hanno beneficiato delle attività organizzate dalle Aps. Secondo l’indagine il 32,7%

delle organizzazioni non ha svolto nel 2018 attività verso l’utenza, o quan-tomeno ha trovato difficile identificare una attività come prestazione diretta verso i beneficiari e quantificare l’entità dell’utenza stessa, evidenziando come l’uso delle categorie convenzionali nell’ambito del volontariato spesso non sia adeguato per comprendere l’azione della promozione sociale. È un dato che pone la questione dell’inattività degli enti, in quanto se il 79,8% delle Aps ha

svolto iniziative orientate ai beneficiari (si stima un coinvolgimento di circa 1.322.765 cittadini), si configura un restante 17,6% che non ha erogato servizi.

Significa che le Aps definite come “inattive”, contengono al loro interno or-ganizzazioni che non prevedono nella loro mission la realizzazione di attività verso la popolazione, e altre (una metà) che nell’ultimo anno è rimasta effet-tivamente inattiva.

LA DIMENSIONE DEI BISOGNI

Come tutti gli ETS, per rispondere alle richieste e agli interessi della popola-zione anche le Aps denunciano una serie di bisogni endogeni ed esogeni dal carattere prevalentemente conservativo, che esprimono nell’esercizio della propria mission quotidiana e che rappresentano le condizioni essenziali per lo svolgimento delle attività e per garantire/migliorare la propria presenza sul territorio.

La dimensione dei bisogni deve essere interpretata alla luce delle maggiori problematicità esperite dalle associazioni, che si collocano rispettivamente nell’area dell’accesso alle risorse economiche, nell’area delle risorse umane volontarie, nell’area strutturale e in quella della professionalizzazione. Solo poche Aps lamentano criticità nei rapporti con il territorio e nella governance interna. Di conseguenza, i bisogni essenziali ruotano in prevalenza attorno all’accoglienza e al tutoraggio dei nuovi volontari, all’aumento delle forme di comunicazione interna, al riconoscimento circa lo svolgimento della propria attività: in generale, si tratta di mettere in atto processi che incrementino la fidelizzazione dei propri membri, al fine di incrementare il senso di apparte-nenza e di identificazione. Tuttavia, un terzo delle Aps intervistate manifesta con forza la necessità di assolvere a una serie di esigenze sintetizzate in tre ambiti: l’accesso alle risorse economiche (il finanziamento), la comunicazione esterna (il bisogno di essere visibili, conosciuti e riconosciuti da tutti gli attori della comunità), l’ampiamento delle risorse umane (con particolare riferimen-to alle nuove generazioni). Significa passare dalla rilevanza privata degli in-teressi sulla base di cui hanno agito meccanismi di aggregazione, al favorire pratiche di rilevanza sociale maggiormente rivolti a una dimensione pubblica:

ricevere una legittimazione pubblica del valore del proprio impegno asso-ciativo, e un riconoscimento della propria specificità. È un tema che inerisce l’affermazione e la comunicazione della propria identità, che traspare dunque come il bisogno primario delle Aps e che le differenzia radicalmente dalle OdV; queste ultime, operando in larga parte nell’ambito delle politiche sociali, traggono immediata visibilità in quanto espressione diretta del welfare, ero-gano servizi categorizzabili, e raggiungono fasce di popolazione facilmente individuabili. Ma l’esigenza comunicativa invocata dalle Aps assolve a ragioni che vanno oltre le dinamiche conoscitive standard: ha a che vedere con la

(auto) rappresentazione identitaria, e con il requisito di legittimazione pubbli-ca dell’oggetto della propria attività.

1.4.3. Alcune considerazioni

Dal punto di vista della loro composizione, le Aps toscane si caratterizzano per essere organizzazioni scarsamente strutturate, per la maggior parte di dimensioni medio-piccole, altamente specializzate nella mission e nelle atti-vità svolte: presentano tra loro scarsa omogeneità e i loro asset organizzativi sono frequentemente correlati ai destini organizzativi dei soci fondatori e di alcuni soci di rilevanza strategica. L’identità della promozione sociale emerge come complessa per quanto concerne l’ampio spettro dell’offerta, come auto-sufficiente sul piano della progettazione e organizzazione delle iniziative, ma anche come tradizionale rispetto alle basi su cui si poggiano le varie attività e al raggio piuttosto circoscritto del loro impatto territoriale. È un’identità

in-vece “tipica” per altri aspetti, in quanto le attività realizzate sono prevalentemente appannaggio degli associati, per cui sono necessari un coin-volgimento e una condivisione attrattiva intorno all’oggetto delle prestazioni, e quindi della mis-sion delle organizzazioni. Lo stesso criterio vale per la componente dei volontari, la cui adesione raramente è dovuta a una scelta razionale (pro-fessionale, e/o di utilità sociale come accade invece nelle OdV), piuttosto alla condivisione di un interesse essenzialmente soggettivo; il loro supporto ha a che fare con un impegno “altruistico” verso l’associazione, che in maniera indiretta e attraverso il meccanismo aggregati-vo si espande alla collettività.

In coerenza con questa immagine, per le associazioni il rafforzamento co-municativo della propria mission – da cui derivano anche il riconoscimento e la legittimazione socio-politica – riveste un ruolo più strategico (e quindi problematico) nella gestione della quotidianità, anche rispetto alla cittadinan-za. È un’esigenza che diventa un tratto distintivo delle Aps, favorito e resa im-pellente dalla configurazione legislativa e organizzativa prevista dal Codice.

A maggior ragione per il fatto che, per quanto riguarda la situazione toscana, il rapporto quantitativo Aps-OdV si fa sempre più convergente. La questione ha a che vedere con l’oblio conoscitivo in cui la promozione sociale è stata relegata fino a poco tempo fa. Ciò ha fatto erroneamente credere (ai decisori politici, agli studiosi, alla cittadinanza,) che il volontariato e la cooperazione sociale fossero gli unici ambiti di espressione dell’azione solidale; al contrario, la natura stessa delle Aps, che interpreta in modo specifico il lessico dell’agire

LE APS TOSCANE: ASSETTO

Nel documento 3 RAPPORTO TOSCANA ANNO 2020 (pagine 44-51)