mento più utile alla performance del sistema (ossia il conseguimento di livelli relati-vamente elevati di entrambi gli indicatori) si riscontra nel 22 per cento delle impre-se. Interessante è anche la caratterizzazione dei quattro profili individuati dal punto di vista delle variabili economiche e dal punto di vista delle variabili strutturali.
Tra le misure adottate dalle imprese per affrontare la competizione sul mercato globale, assume una rilevanza crescente il fenomeno dell’internazionalizzazione pro-duttiva, ossia il trasferimento strategico di funzioni aziendali in paesi che offrono con-dizioni più favorevoli al loro svolgimento. Un’analisi del fenomeno è stata svolta pren-dendo in considerazione sia cause ed effetti del trasferimento all’estero di attività pro-duttive nazionali (international sourcing), sia caratteristiche e tendenze evolutive delle unità produttive nazionali controllate da imprese estere. Circa la metà delle grandi imprese industriali italiane ha ormai trasferito all’estero parte dei propri processi. Ciò ha avuto un impatto negativo sull’occupazione, anche se ha portato a un migliora-mento delle performance generali di impresa, ad esempio grazie all’aumigliora-mento della ca-pacità di vendita dei nostri prodotti sui mercati esteri. La presenza di multinazionali estere in Italia appare, invece, piuttosto contenuta, specialmente in confronto con la situazione degli altri paesi più avanzati. Tale presenza è tuttavia in forte crescita in al-cuni comparti produttivi (petrolifero, mezzi di trasporto e telecomunicazioni) e si at-tua secondo modelli diversi per le attività manifatturiere e per quelle dei servizi.
Un aspetto non trascurabile della crisi di produttività delle imprese italiane ri-guarda la valorizzazione del capitale umano, in termini di formazione continua e ag-giornamento professionale. Benché la quota di imprese impegnate in programmi di formazione sia in aumento, anche in questo campo l’Italia appare in ritardo rispetto agli altri paesi europei: in Italia come nel resto d’Europa, d’altronde, l’impegno nella formazione del personale tende a crescere con la dimensione d’impresa e la struttura dimensionale delle imprese italiane rappresenta, da questo punto di vista, un handi-cap per la nostra economia.
Per la prima volta, infine, il capitolo sul sistema delle imprese prende in conside-razione alcuni aspetti ambientali delle attività produttive, dedicando un paragrafo al tema “Imprese e tutela dell’ambiente”, basato sui conti satellite delle attività e delle spese ambientali, che l’Istat produce nell’ambito delle statistiche di contabilità nazio-nale. Per il periodo 1997-2006, è stata ricostruita l’evoluzione quantitativa e qualita-tiva della spesa delle imprese per servizi ambientali, autoprodotti o acquistati da im-prese specializzate. Un’interessante analisi della “performance ambientale” dei settori produttivi, in termini di confronto fra le dinamiche recenti di alcuni indicatori eco-nomici e alcuni indicatori di pressione sull’ambiente, è presentata nel riquadro “Il
de-coupling tra performance economica e pressione sull’ambiente”. 2.2 L’Italia nel contesto europeo
2.2.1 Il quadro macroeconomico
Nel decennio 1997-2007 l’economia europea è cresciuta in termini reali a un tas-so medio annuo del 2,5 per cento. Considerando sia l’intensità della crescita, sia le caratteristiche in termini di contributo dell’occupazione e della produttività appa-rente del lavoro, il periodo può essere scomposto in tre fasi distinte (Tavola 2.1). Nel-la prima, che si è conclusa nel 2001, il prodotto interno lordo mostra una dinamica sostenuta (2,9 per cento in media annua), che corrisponde ad andamenti positivi sia dell’occupazione (1,3 per cento) sia della produttività (1,6 per cento). Nel quadrien-nio successivo si assiste a un rallentamento della dinamica del prodotto (1,7 per cen-to in media annua), che si riflette in un dimezzamencen-to della crescita occupazionale (0,6 per cento) e in un limitato rallentamento della produttività. Nell’ultimo bien-nio, infine, si registra una ripresa della crescita del prodotto (3,0 per cento nella me-dia dei due anni), caratterizzata da una intensità occupazionale maggiore rispetto ai
periodi precedenti che tende a comprimere il recupero ciclico della produttività. In questo contesto, la performance italiana si differenzia per una dinamica di cre-scita che, pur condividendo il medesimo profilo, risulta nettamente inferiore a quel-la media e a quelquel-la delle altre maggiori economie europee (a eccezione delquel-la Germa-nia). Inoltre, il nostro Paese si caratterizza per una crescita continua dell’occupazio-ne cui fa da contrappeso una dinamica della produttività del lavoro molto contenu-ta (che divencontenu-ta addirittura negativa nei primi anni di questo decennio). Queste ca-ratteristiche del processo di crescita sono ampiamente condivise dalla Spagna che, tuttavia, cresce a un ritmo decisamente più elevato rispetto all’Italia e, nell’ultimo periodo, mostra una leggera ripresa della produttività. La Francia, la Germania e so-prattutto il Regno Unito hanno, invece, conseguito maggiori guadagni di produtti-vità per occupato sia nelle fasi espansive sia in quelle di rallentamento. La debolezza della dinamica della produttività italiana è confermata anche dall’andamento del prodotto per ora lavorata, che costituisce l’indicatore più preciso della produttività del lavoro (Figura 2.1), prendendo a riferimento la distanza dalla media Ue15.
Dopo una fase di sostanziale tenuta rispetto al ritmo degli altri paesi europei, a partire dal 2001 si registra una progressiva perdita di terreno che porta nel 2006 la
Il Paese cresce poco e lentamente
Pil Espor- Pil Occu- Produtti- Espor- Pil Occu- Produtti- Espor- Pil Occu- Produtti- Espor-tazioni pazione vità per tazioni pazione vità per tazioni pazione vità per tazioni
occupato occupato occupato
Italia 1,4 2,8 2,1 1,5 0,6 4,1 0,6 1,1 -0,4 0,2 1,6 1,6 0,1 5,6 Francia 2,3 4,3 3,1 2,0 1,1 6,9 1,6 0,3 1,2 1,8 1,9 0,9 1,1 4,3 Germania 1,5 7,8 2,1 1,2 0,9 8,4 0,4 -0,3 0,7 5,9 2,7 1,1 1,5 10,1 Regno Unito 2,8 3,9 3,1 1,1 2,0 4,7 2,5 0,9 1,5 3,9 3,0 0,8 2,2 2,4 Spagna 3,8 5,2 4,5 4,3 0,1 7,5 3,2 3,3 -0,1 3,1 3,8 3,4 0,4 5,2 Ue27 2,5 5,9 2,9 1,3 1,6 7,0 1,7 0,6 1,1 4,2 3,0 1,6 1,3 6,9 Stati Uniti 2,9 4,1 3,2 1,4 1,9 2,4 2,7 0,8 1,8 3,8 2,5 1,5 1,0 8,2 2001-2005 1997-2001 2005-2007 PAESI 1997-2007
Tavola 2.1 - Prodotto interno lordo, occupazione, produttività ed esportazioni di beni e servizi nei principali paesi europei, nell’Unione europea e negli Stati Uniti - Anni 1997-2007 (valori concatenati - anno di
riferimento 2000, variazioni percentuali medie annue)
Fonte: Elaborazione su dati Eurostat, National Accounts
80 85 90 95 100 105 110 115 120 125 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Germania Francia Italia Spagna
Fonte: Eurostat, Structural Indicators
Figura 2.1 - Prodotto per ora lavorata nei principali paesi europei - Anni 1997-2006
(a parità di potere di acquisto, numeri indice Ue15=100)
Crisi della produttività
nostra produttività oraria a un livello inferiore a quello della Spagna. Da questo punto di vista, il rallentamento della crescita del Pil corrisponde, quindi, a una cri-si di produttività dell’economia italiana. Per altro verso, la perdita di dinamismo della produttività si è riflessa, in assenza di rilevanti spinte sulle retribuzioni, in un aumento relativo del costo del lavoro per unità di prodotto che ha avuto effetti ne-gativi sulla competitività (vedi l’Approfondimento “Trasformazioni strutturali dell’economia italiana e produttività del lavoro”) (Figura 2.2).
2.2.2 La crescita settoriale
A livello settoriale e limitatamente al periodo 2001-2006,1 in Italia sono
cre-sciuti in misura maggiore il settore delle costruzioni (2,0 per cento in media an-nua) e quello dei servizi finanziari e alle imprese (1,8 per cento). Quest’ultimo, in particolare, spiega oltre la metà della crescita complessiva del valore aggiunto (Tavola 2.2). Più in generale, la crescita dei maggiori paesi europei appare
traina-Effetti negativi sulla competitività 52 54 56 58 60 62 64 66 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Germania Francia Italia
Regno Unito Spagna Ue27
Fonte: Eurostat, National Accounts
Figura 2.2 - Costo del lavoro per unità di prodotto nei principali paesi europei - Anni 1998-2007 (valori percentuali)
Val. Contri- Val. Contri- Val. Contri- Val. Contri- Val. Contri- Val. Contri-agg. buto agg. buto agg. buto agg. buto agg. buto agg. buto
Agricoltura -0,4 -1,1 -0,2 -0,4 -1,7 -1,9 3,1 1,0 -1,8 -2,2 -0,1 -0,1 Industria in senso stretto -0,3 -6,6 1,3 14,2 2,0 47,2 -0,7 -4,9 1,4 9,1 1,5 17,0 Costruzioni 2,0 11,9 1,1 3,7 -2,4 -10,1 3,0 5,8 5,3 15,5 1,9 5,2 Commercio, alberghi e trasporti 0,6 16,6 1,7 20,6 1,1 18,3 3,3 28,5 2,6 21,1 2,2 24,1 Finanza e servizi alle imprese 1,8 53,0 2,3 45,3 1,3 34,5 5,0 53,4 4,8 31,9 2,8 38,4 Altri servizi 1,1 26,1 1,1 16,6 0,6 12,0 2,1 16,2 3,7 24,7 1,4 15,5 Totale 1,0 100,0 1,1 100,0 1,1 100,0 1,1 100,0 1,2 100,0 2,0 100,0 ATTIVITÀ ECONOMICHE
Francia
Italia Germania Regno Unito Spagna Ue27 Tavola 2.2 - Valore aggiunto e contributi alla crescita per macrosettore nei principali paesi europei e
nell’Unione europea - Anni 2001-2006 (valori concatenati - anno di riferimento 2000, variazioni medie
annue e contributi alla variazione complessiva)
Fonte: Elaborazione su dati Eurostat, National Accounts
1
L’analisi settoriale, anche per limiti imposti dalla disponibilità di dati, si concentra sulla seconda parte del decennio considerato. Il 2006 è l’ultimo anno per il quale sono disponibili dati per un ampio numero di paesi.
ta soprattutto dai comparti del terziario, con la sola rilevante eccezione della Ger-mania, la cui crescita è spiegata per quasi la metà dall’industria in senso stretto. L’a-nalisi settoriale conferma, inoltre, come la crescita italiana sia stata particolarmen-te labour-inparticolarmen-tensive, con una dinamica della produttività negativa in tutti i settori, eccetto l’agricoltura, e più accentuata proprio in quelli che sono cresciuti mag-giormente (Figura 2.3).
A fronte di questo quadro certamente non positivo dell’evoluzione dell’econo-mia italiana, nel confronto con le principali economie avanzate la performance in termini di esportazioni, misurata come quota di mercato sul commercio mondia-le, fa registrare una buona tenuta (Figura 2.4). In un’ottica di lungo periodo, l’au-mento del commercio mondiale è stato caratterizzato dal crescente ruolo delle eco-nomie emergenti, in particolare della Cina, mentre molti paesi più avanzati han-no perso quote di mercato. In questo contesto, anche l’Italia fa registrare una pro-gressiva perdita di terreno (-0,9 punti percentuali tra il 1997 e il 2006), inferiore però (in termini tanto assoluti quanto percentuali) all’arretramento subito da Francia, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone. Inoltre, il dato provvisorio del 2007 conferma la ripresa di una tendenza positiva delle nostre esportazioni, cre-sciute dell’8 per cento rispetto al 2006.
Questo risultato, confrontato con la peggiore dinamica delle esportazioni in volume dell’Italia rispetto a quelle europee (2,8 rispetto a 5,9 per cento all’anno nel periodo 1997-2007) (Tavola 2.1), segnala che vi è stato un miglioramento qualitativo delle nostre esportazioni, confermato dalla dinamica dei valori medi unitari (Figura 2.5). Questo può corrispondere a un maggiore orientamento ver-so produzioni più ver-sofisticate o a una maggiore qualità dei prodotti venduti.
In generale, comunque, la performance economica dell’Italia risente anche di fattori di debolezza strutturali, legati a una sfavorevole specializzazione produt-tiva e a un’eccessiva frammentazione del sistema delle imprese, analizzate nel pa-ragrafo successivo. Cala la produttività nel terziario -2 -1 0 1 2 3 4 5 6
Italia Francia Germania Regno Unito Spagna
Agricoltura Industria in senso stretto Costruzioni Commercio, alberghi e trasporti Finanza e servizi alle imprese Altri servizi
Totale
Fonte: Eurostat, National Accounts (a) Valore aggiunto per occupato.
Figura 2.3 - Produttività del lavoro (a)per macrosettore nei principali paesi europei -Anni 2001-2006 (valori concatenati - anno di riferimento 2000, variazioni
medie annue) Sostanziale tenuta dell’export È la qualità a trainare le esportazioni
2.2.3 La struttura produttiva in Italia
Secondo il Registro statistico delle imprese attive (Asia), nel 2005 sono sta-te attive nell’industria e nei servizi circa 4,4 milioni di imprese, con 4,8 milio-ni di umilio-nità locali e 16,8 miliomilio-ni di addetti (Tavola 2.3). Si tratta, in rapporto al-le altre maggiori economie europee, di una popolazione molto numerosa, com-posta da un nucleo relativamente ristretto di grandi aziende, da una fascia piut-tosto consistente di piccole e medie imprese e da una nebulosa particolarmen-te ampia di microimprese: le imprese con meno di 10 addetti sono circa 4,2 mi-lioni (94,9 per cento del totale) e occupano circa 7,8 mimi-lioni di addetti (46,9 per cento del totale), mentre quelle con almeno 250 addetti sono 3.435 (appe-na lo 0,1 per cento del totale) e occupano 3,3 milioni di addetti circa (quasi il 20 per cento del totale). Le dimensioni medie sono, di conseguenza, tra le più
Prevalenti le microimprese 95 100 105 110 115 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
Italia Francia Germania Regno Unito Spagna
Fonte: Eurostat, External Trade
Figura 2.5 - Valori medi unitari delle esportazioni nei principali paesi europei - Anni 2000-2006 (numeri indice base 2000=100)
0 2 4 6 8 10 12 14 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
Italia Francia Germania Regno Unito
Spagna Cina Giappone Stati Uniti
Fonte: Unctad, Statistical database
Figura 2.4 - Esportazioni delle principali economie mondiali - Anni 1997-2006
Numero % classe % per atti- Var. % Numero % classe % per atti- Var. % di addetti vità su 2004 di addetti vità su 2004
Industria in senso stretto 435.742 10,5 82,9 -0,9 1.191.346 15,1 25,0 -0,5 Costruzioni 554.217 13,3 94,8 3,8 1.153.259 14,6 64,2 4,1 Commercio, alberghi e ristoranti 1.472.164 35,5 96,6 0,1 2.875.825 36,5 64,7 1,6 Trasporti 142.234 3,4 92,1 0,2 281.621 3,6 29,6 1,5 Comunicazioni 4.311 0,1 94,8 33,1 6.736 0,1 2,5 35,2 Attività finanziarie 66.286 1,6 96,5 1,5 123.830 1,6 21,7 2,8 Servizi alle imprese (a) 1.009.511 24,3 97,9 5,9 1.496.722 19,0 55,6 5,9 Servizi pubblici, sociali e personali 467.546 11,3 97,3 3,1 758.299 9,6 56,8 4,9
Totale 4.152.011 100,0 94,9 2,2 7.887.638 100,0 46,9 2,8
Industria in senso stretto 78.397 40,0 14,9 -1,4 1.461.586 42,0 30,7 -1,6 Costruzioni 28.780 14,7 4,9 3,5 471.222 13,5 26,2 3,0 Commercio, alberghi e ristoranti 47.481 24,2 3,1 4,3 787.580 22,6 17,7 4,0
Trasporti 10.333 5,3 6,7 3,7 192.560 5,5 20,2 3,9
Comunicazioni 185 0,1 4,1 17,8 3.673 0,1 1,4 15,5
Attività finanziarie 1.714 0,9 2,5 5,0 31.299 0,9 5,5 4,4 Servizi alle imprese (a) 18.418 9,4 1,8 6,2 330.268 9,5 12,3 5,6 Servizi pubblici, sociali e personali 10.722 5,5 2,2 7,8 203.352 5,8 15,2 7,6
Totale 196.030 100,0 4,5 2,2 3.481.540 100,0 20,7 1,8
Industria in senso stretto 10.338 47,2 2,0 -0,9 994.383 47,2 20,9 -0,9
Costruzioni 1.458 6,7 0,2 5,5 121.946 5,8 6,8 3,5
Commercio, alberghi e ristoranti 3.254 14,8 0,2 5,9 300.404 14,2 6,8 7,1
Trasporti 1.562 7,1 1,0 2,4 157.522 7,5 16,5 4,3
Comunicazioni 27 0,1 0,6 17,4 2.820 0,1 1,1 11,1
Attività finanziarie 498 2,3 0,7 -0,2 55.879 2,6 9,8 0,8 Servizi alle imprese (a) 2.796 12,8 0,3 5,9 281.307 13,3 10,5 5,2 Servizi pubblici, sociali e personali 1.989 9,1 0,4 6,4 194.656 9,2 14,6 7,0
Totale 21.922 100,0 0,5 2,2 2.108.917 100,0 12,5 2,4
Industria in senso stretto 1.458 42,4 0,3 -2,5 1.111.209 33,3 23,4 -2,3
Costruzioni 85 2,5 0,0 3,7 49.049 1,5 2,7 -1,3
Commercio, alberghi e ristoranti 471 13,7 0,0 1,3 482.548 14,5 10,9 2,3
Trasporti 297 8,6 0,2 2,8 320.417 9,6 33,7 -0,9
Comunicazioni 26 0,8 0,6 -3,7 252.326 7,6 95,0 0,0 Attività finanziarie 213 6,2 0,3 1,4 359.192 10,8 63,0 -0,4 Servizi alle imprese (a) 609 17,7 0,1 2,5 583.512 17,5 21,7 6,4 Servizi pubblici, sociali e personali 276 8,0 0,1 8,7 179.390 5,4 13,4 9,5
Totale 3.435 100,0 0,1 0,5 3.337.643 100,0 19,8 0,9
Industria in senso stretto 525.935 12,0 100,0 -1,0 4.758.524 28,3 100,0 -1,3 Costruzioni 584.540 13,4 100,0 3,8 1.795.476 10,7 100,0 3,6 Commercio, alberghi e ristoranti 1.523.370 34,8 100,0 0,2 4.446.356 26,4 100,0 2,5 Trasporti 154.426 3,5 100,0 0,4 952.121 5,7 100,0 1,6 Comunicazioni 4.549 0,1 100,0 32,0 265.555 1,6 100,0 1,0 Attività finanziarie 68.711 1,6 100,0 1,6 570.199 3,4 100,0 0,6 Servizi alle imprese (a) 1.031.334 23,6 100,0 5,9 2.691.811 16,0 100,0 5,9 Servizi pubblici, sociali e personali 480.533 11,0 100,0 3,2 1.335.696 7,9 100,0 6,2
TOTALE 4.373.398 100,0 100,0 2,2 16.815.738 100,0 100,0 2,2 50-249 ADDETTI 250 ADDETTI E OLTRE TOTALE Imprese Addetti 1-9 ADDETTI 10-49 ADDETTI ATTIVITÀ ECONOMICHE
Tavola 2.3 Imprese e addetti delle imprese dell’industria e dei servizi per settore di attività e classe di addetti -Anni 2004-2005 (valori assoluti e percentuali)
Fonte: Istat, Registro statistico delle imprese attive
basse in Europa:2nel complesso, 3,8 addetti per impresa (contro i 6,6 della me-dia Ue15); 9,1 addetti nell’industria in senso stretto, 3,1 nelle costruzioni, 2,7 nel commercio e 3,4 negli altri servizi.
Nella composizione per settore di attività, la produzione di servizi prevale or-mai largamente sulla produzione di beni: quasi 3 imprese su 4, con oltre il 60 per cento degli addetti, sono attive nel commercio e negli altri servizi. L’industria in senso stretto, tuttavia, conserva un peso rilevante soprattutto in termini di occu-pazione, con il 28,3 per cento degli addetti: tale quota raggiunge il 43,9 per cento tra le imprese della fascia intermedia (da 10 a 249 addetti) e il 33,3 per cento fra le imprese di maggiori dimensioni. Nonostante la continua espansione del terzia-rio, dunque, l’economia italiana mantiene una robusta specializzazione manifattu-riera (Figura 2.6) che rappresenta, insieme alla numerosità delle microimprese, uno dei suoi tratti più caratteristici rispetto alle altre economie europee.
Un confronto fra le dinamiche della composizione settoriale delle imprese in Italia e nell’Unione europea è sintetizzato nella tavola 2.4, che prende in considera-zione un arco temporale di sei anni, dal 1999 al 2005. Mentre nell’insieme del-l’Ue25 la crescita delle imprese è stata più intensa di quella dell’occupazione (ridu-cendo la dimensione media da 6,8 a 6,5 addetti per impresa), in Italia è avvenuto il contrario: di conseguenza, la dimensione media delle imprese italiane è andata len-tamente convergendo con quella europea, pur restandone ancora molto distante.
2
Questa dipende, almeno in parte, dai criteri adottati dai singoli Istituti nazionali di statistica per la determinazione dello stato di attività dell’impresa e per la presenza di soglie minime di inclusione nei registri statistici, i quali costituiscono la popolazione di riferimento delle statistiche strutturali. 80 60 40 20 0 20 40 60 80 Regno Unit o Paesi
Bassi Irlanda Gre
c ia Lussem bur go D a n ima rc a Belgio Aust ri a Ue15 Fr ancia Spagna Cipr o Let tonia Ue27 Sv ez ia G e rm ania Ita lia Ungher ia Finlandia Por togallo Est onia
Polonia Lituania Bulgar
ia R epubbl ic a C e ca Slovacchia Rom ania Slovenia Industria Servizi Grandi Medie Piccole Micro
Fonte: Eurostat, Structural Business Statistics
(a) Sono escluse le attività finanziarie e dei servizi pubblici, sociali e personali, per le quali non si dispone di dati armonizzati a livello europeo.
Figura 2.6 - Addetti delle imprese dell’industria e dei servizi (a)nei paesi dell’Unione europea per classe di addetti delle imprese - Anno 2005 (valori percentuali)
La manifattura si conferma principale specializzazione italiana
In Europa le imprese sono sempre più piccole
Nel settore dell’industria in senso stretto, malgrado le imprese italiane siano di-minuite più della media europea, il calo degli addetti è stato più contenuto, mentre nelle costruzioni l’incremento delle imprese – più o meno in linea con la tendenza europea – ha creato, in Italia, molti più posti di lavoro che nel resto d’Europa.
Nel campo dei servizi, un’analoga intensificazione dei ritmi di crescita osserva-ti a livello europeo si rileva nel settore dei servizi alle imprese, che spiega da solo l’intera crescita della popolazione delle imprese italiane nel periodo e oltre la metà della crescita dell’occupazione. Nei settori del commercio-alberghi e dei trasporti-comunicazioni, invece, il numero delle imprese attive ha subito, in Italia, un lieve calo, mentre è aumentato a livello europeo. Anche in questi settori, tuttavia, l’oc-cupazione è cresciuta più in Italia che nel resto d’Europa. In conclusione, il con-fronto sulle recenti dinamiche di medio periodo conferma una tendenza diver-gente del modello di sviluppo delle imprese italiane nei confronti del contesto eu-ropeo, caratterizzata da una maggiore intensificazione del fattore lavoro e da un conseguente indebolimento dei profili di produttività.
2.3 La performance delle imprese italiane
Le statistiche strutturali sulle imprese consentono di aggiornare il quadro evo-lutivo della performance del sistema delle imprese italiane e la situazione relativa all’ultimo esercizio finanziario di riferimento, il 2005. A tal fine, si propone una rilettura dei principali aggregati contabili delle imprese sotto forma di indicatori e, successivamente, un’analisi dettagliata delle performance a livello settoriale e per profili prevalenti di impresa.
2.3.1 I principali risultati economici delle imprese in Italia
Il fatturato per addetto (Tavola 2.5) costituisce il primo indicatore di perfor-mance e rappresenta la misura di output aziendale più immediata. Nel 2005 es-so risulta pari a circa 163 mila euro per addetto. È ovviamente più alto nelle grandi industrie (poco più di 400 mila euro per addetto) e più basso (85 mila
La crescita dell’occupazione ha indebolito la produttività
Imprese Addetti Imprese Addetti 1999 2005
Industria in senso stretto -40 -197 -7,1 -4,0 8,8 9,1
Costruzioni 93 398 19,0 28,2 2,9 3,1
Commercio, alberghi e ristoranti -48 562 -3,1 14,4 2,5 2,9 Trasporti e comunicazioni -5 78 -3,1 6,8 7,0 7,7 Servizi alle imprese (a) 277 884 36,8 48,3 2,4 2,6
Totale 277 1.725 7,8 13,0 3,7 3,9
Industria in senso stretto -110 -3.970 -4,9 -10,8 16,5 15,5
Costruzioni 362 871 16,2 7,4 5,2 4,8
Commercio, alberghi e ristoranti 413 4.001 6,0 12,0 4,9 5,1 Trasporti e comunicazioni 18 130 1,7 1,2 9,9 9,9 Servizi alle imprese (a) 1.126 4.906 28,9 26,4 4,8 4,7
Totale 1.809 5.938 11,1 5,3 6,8 6,5
ITALIA
UE25
2005-1999 (migliaia) 2005-1999
Variazioni assolute Variazioni percentuali Numero medio di addetti per impresa ATTIVITÀ ECONOMICHE
Tavola 2.4 - Imprese, addetti e dimensione media delle imprese dell’industria e dei servizi per settore di attività in Italia e nell’Ue25 - Anni 1999-2005 (valori
assoluti e percentuali)
Fonte: Eurostat, Structural Business Statistics
euro) nel segmento delle microimprese delle costruzioni. Nel settore dei servizi la distanza tra microimprese e imprese di dimensioni maggiori nell’output per addetto è più contenuta. Le prime producono circa 100 mila euro per addetto, le piccole e medie imprese registrano valori più che doppi e si attestano su li-velli di 219 mila euro per addetto, mentre le grandi producono 179,9 mila eu-ro per addetto.
Il secondo indicatore misura il costo di produzione dell’output aziendale ed è calcolato come rapporto tra costi intermedi e addetti. Nel 2005 sono stati spesi in media circa 124 mila euro per addetto per consumi intermedi, con punte di 323,3 mila euro nella grande industria e appena 58,4 mila nel seg-mento delle microimprese delle costruzioni.
I due indicatori di output e input per addetto sono, naturalmente, molto cor-relati tra loro, ma è interessante notare la loro diversa dinamica nel periodo 2001-2005. I valori monetari di input per addetto sono difatti cresciuti più di quelli di output. Per ogni addetto, nel 2005 l’impresa media spende circa il 16 per cento in più che nel 2001 per costi intermedi (circa 17 mila euro per addet-to), mentre i ricavi per addetto sono cresciuti soltanto del 13,4 per cento (poco più di 19 mila euro). Questo differenziale si riflette sulla modesta variazione del valore aggiunto per addetto e sugli andamenti negativi, che si analizzeranno in seguito, della redditività e dell’indicatore di competitività dell’impresa (misura-to dal rappor(misura-to tra la produttività del lavoro e il suo cos(misura-to unitario).
La nuova ricchezza creata dalle imprese è di circa 39 mila euro per addetto e varia dai 26-27 mila euro circa delle microimprese ai 78 mila della grande in-dustria. Il costo del lavoro, che assorbe buona parte di questa nuova ricchezza
L’input per addetto aumenta più dell’output
2005 Variazione 2005 Variazione 2005 Variazione 2005 Variazione 2001-2005 2001-2005 2001-2005 2001-2005 Industria in s. s. 86,3 6,1 201,0 26,8 401,2 19,8 218,9 19,9 Costruzioni 85,0 16,0 142,6 24,2 267,5 -21,2 108,9 15,8 Servizi 100,2 6,4 219,1 14,5 179,9 8,7 145,1 12,1 Totale 95,8 7,5 202,8 20,9 263,9 8,6 162,6 13,4 Industria in s. s. 60,8 9,8 153,1 32,5 323,3 21,5 169,6 23,4 Costruzioni 58,4 17,5 101,9 30,0 211,9 -26,4 76,9 17,0 Servizi 73,4 6,6 177,2 16,5 129,8 13,3 110,2 14,3 Totale 69,3 8,3 158,3 24,9 203,3 10,4 123,8 15,9 Industria in s. s. 25,5 -1,9 48,0 11,5 78,0 13,0 49,3 9,2 Costruzioni 26,6 12,9 40,7 11,7 55,6 8,2 32,0 13,0 Servizi 26,7 5,6 41,9 6,6 50,1 -1,7 34,9 5,7 Totale 26,5 5,3 44,5 8,7 60,6 2,8 38,8 6,1 Industria in s. s. 21,1 7,7 31,8 17,8 44,2 13,7 33,7 14,4 Costruzioni 20,5 5,7 29,6 19,4 46,3 22,1 26,3 13,6 Servizi 21,1 7,4 28,8 12,2 33,5 5,6 28,1 8,4 Totale 21,0 7,2 30,3 19,7 37,7 7,7 30,0 10,2
COSTO DEL LAVORO PER DIPENDENTE ATTIVITÀ
ECONOMICHE
Microimprese
FATTURATO PER ADDETTO
Piccole e medie Grandi imprese Totale
INTENSITÀ DEI COSTI INTERMEDI (b)
VALORE AGGIUNTO PER ADDETTO imprese
Tavola 2.5 - Principali indicatori economici per macrosettore e classe di addetti (a)- Anni 2001 e 2005 (migliaia di euro e variazioni percentuali)
Fonte: Istat, Rilevazione sulle piccole e medie imprese; Rilevazione sul sistema dei conti delle imprese (a) Vedi nel glossario la voce “Classificazione delle imprese per classe di addetti”.
(b) Include i costi per acquisti di materie prime e di servizi, altri oneri di gestione al netto degli altri proventi non inclusi nel fatturato e delle variazioni delle scorte in magazzino; il tutto in rapporto agli addetti medi.
39 mila euro per addetto la ricchezza creata dalle imprese nel 2005
creata, risulta pari a circa 30 mila euro per ogni dipendente. Valori più bassi, anche qui, si registrano nel segmento delle microimprese, mentre la remunera-zione più alta del fattore lavoro si rileva nelle grandi imprese delle costruzioni