Approfondimenti
trasformazioni strutturali e della conseguente spinta alla convergenza del livello della produttività del lavoro tra i settori è attestato dal fatto che la variabilità in-tersettoriale della produttività del lavoro, misurata dalla deviazione standard, pre-cipita da 221 a 54 punti percentuali nell’arco di trent’anni.
Se a queste dinamiche di fondo si sovrappongono le grandi trasformazioni strutturali della distribuzione dell’occupazione che hanno attraversato il sistema economico (esodo agricolo, deindustrializzazione, terziarizzazione, finanziarizza-zione), si rileva che queste hanno agevolato la crescita della produttività aggrega-ta solaggrega-tanto negli anni Setaggrega-tanaggrega-ta (di otto decimi di punto l’anno) e, in misura
mol-1970-1980 1980-1990 1990-2000 2000-2007 (1) Media 1970-2000 (2) Differenza (1-2)
Agricoltura, silvicoltura e pesca 3,0 5,3 5,6 1,1 4,6 - 3,5
Industria 3,8 2,9 1,8 - 0,3 2,9 - 3,2
Industria in senso stretto 4,9 3,3 2,5 - 0,1 3,6 - 3,6
Costruzioni 1,6 1,5 - 0,7 - 0,4 0,8 - 1,2
Servizi 1,1 0,4 1,0 0,1 0,8 - 0,7
Servizi orientati al mercato 1,4 0,4 1,2 - 0,1 1,0 - 1,1
Commercio, riparazioni, alberghi e
ristoranti, trasporti e comunicazioni 2,3 0,9 2,3 0,1 1,8 - 1,7
Intermediazione monetaria e finanziaria;
attività immobiliari e imprenditoriali - 1,1 - 3,0 - 0,9 - 1,0 - 1,7 0,7
Servizi pubblici, sociali e personali 0,6 0,1 0,3 0,4 0,3 0,1
Totale 2,9 1,8 1,6 0,1 2,1 - 1,9
di cui: Settore privato non agricolo 2,7 1,8 1,6 - 0,1 2,0 - 2,2
Agricoltura, silvicoltura e pesca 0,1 - 0,0 - 0,0 - 0,0 0,0 - 0,0
Industria - 0,0 0,4 - 0,3 0,0 0,0 0,0
Industria in senso stretto 0,0 0,5 - 0,3 0,1 0,1 0,1
Servizi 0,1 0,7 - 0,5 - 0,4 0,1 - 0,5
Servizi orientati al mercato 0,5 0,9 - 0,9 - 0,5 0,1 - 0,6 Servizi pubblici, sociali e personali - 0,6 0,1 0,1 - 0,3 - 0,1 - 0,2
Totale 0,8 0,3 - 0,7 - 0,3 0,1 - 0,4
di cui: Settore privato non agricolo 0,5 0,7 - 0,8 - 0,3 0,1 - 0,4
Agricoltura, silvicoltura e pesca 2,9 5,3 5,6 1,1 4,6 - 3,5
Industria 3,8 2,5 2,2 - 0,4 2,8 - 3,2
Industria in senso stretto 4,9 2,8 2,8 - 0,2 3,5 - 3,7
Servizi 1,0 - 0,3 1,5 0,5 0,7 - 0,2
Servizi orientati al mercato 0,9 - 0,5 2,2 0,4 0,9 - 0,5 Servizi pubblici, sociali e personali 1,2 - 0,1 0,2 0,7 0,4 0,3
Totale 2,1 1,5 2,3 0,5 2,0 - 1,5
di cui: Settore privato non agricolo 2,2 1,2 2,3 0,2 1,9 - 1,7
ATTIVITÀ ECONOMICHE
CRESCITA NETTA DELLA PRODUTTIVITÀ DEL LAVORO CRESCITA DELLA PRODUTTIVITÀ DEL LAVORO
EFFETTI DI COMPOSIZIONE SETTORIALE DELL'OCCUPAZIONE (a)
Tavola 2.15 - Crescita della produttività del lavoro al lordo e al netto degli effetti di composizione settoriale del-l’occupazione per settore di attività economica - Anni 1970-2007 (variazioni percentuali medie annue)
Fonte: Elaborazione su dati Istat, Conti nazionali
(a) Gli effetti di composizione, misurati sui 30 settori elementari presenti nei Conti nazionali dal 1970 al 2007, sono stimati come differenze tra la crescita di fatto della produttività del lavoro e la crescita che si sarebbe avuta se la struttura occupazionale fosse rimasta fissa all’anno base di ciascun periodo considerato.
Approfondimenti
to minore, negli anni Ottanta (di soli tre decimi di punto l’anno). Nel primo de-cennio, infatti, l’occupazione agricola (con una produttività a inizio periodo pari a un quarto circa della media dell’economia e quasi ferma negli anni) si è ridotta dal 18,7 al 13,3 per cento del totale, mentre l’occupazione industriale (con una produttività crescente dall’81 all’89 per cento della media) è rimasta quasi
stabi-1970 1980 1990 2000 2007 (1) Media 1970-2000 (2) Differenza (1-2)
Agricoltura, silvicoltura e pesca 18,7 13,3 8,6 6,4 5,3 11,7 - 6,5
Industria 38,2 36,5 31,0 28,6 28,1 33,6 - 5,5
Industria in senso stretto 28,4 28,8 24,3 21,7 20,3 25,8 - 5,5
Costruzioni 9,9 7,7 6,7 6,9 7,8 7,8 0,0
Servizi 43,1 50,2 60,4 65,0 66,6 54,7 11,9
Servizi orientati al mercato 24,9 29,1 35,7 39,0 41,0 32,2 8,8
Commercio, riparazioni, alberghi e
ristoranti, trasporti e comunicazioni 21,4 24,0 26,3 26,6 26,7 24,6 2,1
Intermediazione monetaria e finanziaria;
attività immobiliari e imprenditoriali 3,6 5,1 9,4 12,4 14,3 7,6 6,7
Servizi pubblici, sociali e personali 18,2 21,1 24,7 26,0 25,7 22,5 3,2
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 -
di cui: Settore privato non agricolo 63,2 65,6 66,7 67,6 69,1 65,8 3,3
Agricoltura, silvicoltura e pesca 21,2 21,4 29,8 43,9 47,0 29,1 17,9
Industria 81,0 88,7 96,7 99,4 96,1 91,4 4,6
Industria in senso stretto 72,2 87,2 98,3 107,8 106,1 91,4 14,7
Costruzioni 106,4 94,2 90,8 72,7 70,1 91,0 - 21,0
Servizi 151,9 127,6 112,0 105,8 105,7 124,3 - 18,6
Servizi orientati al mercato 170,2 146,9 128,9 124,7 122,6 142,7 - 20,1
Commercio, riparazioni, alberghi e
ristoranti, trasporti e comunicazioni 95,4 90,3 84,0 89,9 89,8 89,9 - 0,1
Intermediazione monetaria e finanziaria;
attività immobiliari e imprenditoriali 617,9 414,4 255,4 199,3 183,8 371,7 - 187,9 Servizi pubblici, sociali e personali 126,7 101,0 87,5 77,3 78,8 98,1 - 19,3
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 -
di cui: Settore privato non agricolo 116,2 114,5 113,9 114,0 111,8 114,7 - 2,9
Agricoltura, silvicoltura e pesca 4,0 2,8 2,6 2,8 2,5 3,0 - 0,6
Industria 31,0 31,6 29,9 28,4 27,0 30,2 - 3,2
Industria in senso stretto 20,5 24,4 23,9 23,4 21,5 23,0 - 1,5
Costruzioni 10,5 7,2 6,0 5,0 5,5 7,2 - 1,7
Servizi 65,5 64,8 67,7 68,8 70,4 66,7 3,8
Servizi orientati al mercato 42,4 42,9 46,0 48,7 50,2 45,0 5,2
Commercio, riparazioni, alberghi e
ristoranti, trasporti e comunicazioni 20,4 21,9 22,1 23,9 24,0 22,1 1,9
Intermediazione monetaria e finanziaria;
attività immobiliari e imprenditoriali 22,1 20,9 23,9 24,7 26,3 22,9 3,3
Servizi pubblici, sociali e personali 23,0 21,9 21,6 20,1 20,2 21,7 - 1,4
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 -
di cui: Settore privato non agricolo 73,4 74,5 76,0 77,1 77,2 75,2 2,0
COMPOSIZIONE SETTORIALE DELL'OCCUPAZIONE
INDICI DELLA PRODUTTIVITÀ DEL LAVORO (TOTALE=100)
COMPOSIZIONE SETTORIALE DEL VALORE AGGIUNTO ATTIVITÀ ECONOMICHE
Tavola 2.16 Indicatori dell’evoluzione strutturale dell’economia italiana per settore di attività economica -Anni 1970-2007 (valori percentuali e numeri indice)
Approfondimenti
le, contraendosi dal 38,2 al 36,5 per cento del totale. I posti di lavoro perduti a causa dell’esodo agricolo e di un primo, lieve ridimensionamento del settore in-dustriale sono stati quindi sostituiti dall’occupazione nei servizi, che (con una produttività in rapido ridimensionamento, ma comunque sempre notevolmente superiore alla media: dal 152 per cento della media nel 1970 al 128 nel 1980) è cresciuta dal 43,1 al 50,2 per cento del totale. Il settore del credito, della finanza e degli altri servizi alle imprese, in particolare, pur registrando una forte caduta del livello relativo della produttività, segna una certa crescita dell’incidenza nel-l’occupazione totale, passando dal 3,6 al 5,1 per cento del totale.
Nel decennio successivo il contributo della trasformazione strutturale alla cre-scita della produttività del sistema economico resta positivo, ma è molto più mo-desto. L’esodo agricolo continua a passo sostenuto, ma il suo apporto strutturale si riduce, perché nel frattempo la produttività del lavoro agricolo cresce rapida-mente (da circa il 21 a circa il 30 per cento della media). La deindustrializzazio-ne fa sentire in modo pesante i suoi effetti occupazionali (tra il 1980 e il 1990 l’occupazione industriale perde 780 mila unità equivalenti a tempo pieno, ca-dendo dal 36,5 al 31,0 per cento dell’occupazione totale), ma il livello della pro-duttività del lavoro industriale passa dall’88,7 al 96,7 per cento della media, e il contributo settoriale alla crescita della produttività risulta positivo. La terziarizza-zione porta al 60 per cento l’incidenza dell’occupaterziarizza-zione nei servizi sul totale (3,1 milioni di occupati in più): l’occupazione nel settore dell’intermediazione mone-taria e finanziaria cresce del 2,7 per cento l’anno e, in misura assai maggiore (9,2 per cento l’anno), cresce quella delle attività immobiliari e degli altri servizi alle imprese. I possibili effetti positivi di questa trasformazione, tuttavia, sono forte-mente ridimensionati dal fatto che la produttività relativa del lavoro nel terziario cade dal 127,6 al 112,0 per cento della media. In definitiva questo è il decennio in cui, nonostante l’effetto ancora favorevole della trasformazione della composi-zione settoriale dell’occupacomposi-zione, la produttività del lavoro registra il tasso medio annuo di crescita più contenuto: 1,8 per cento (1,5 in termini netti).
Negli anni Novanta gli effetti della trasformazione strutturale sulla produtti-vità si fanno negativi e più consistenti: la modifica della composizione settoriale dell’occupazione impone alla crescita della produttività un tributo di poco infe-riore a un punto percentuale l’anno. L’esodo agricolo rallenta la sua corsa e, in pa-rallelo, la produttività del lavoro agricolo cresce rapidamente: l’incidenza del la-voro agricolo si riduce dall’8,6 al 6,4 per cento del totale e la produttività relati-va cresce rapidamente dal 30 al 44 per cento circa della media dell’economia. I processi di deindustrializzazione si attenuano (l’incidenza dell’occupazione indu-striale subisce un ridimensionamento dal 31,0 al 28,6 per cento del totale) e la produttività relativa del lavoro industriale segna un lieve ulteriore miglioramento (dal 97 al 99 per cento circa della media). Prosegue la terziarizzazione dell’occu-pazione, trainata dai servizi orientati al mercato (le attività di intermediazione monetaria e finanziaria, le attività immobiliari e gli altri servizi alle imprese por-tano la loro incidenza occupazionale dal 9,4 al 12,4 per cento del totale). Nel-l’insieme il terziario cresce sino ai due terzi dell’occupazione totale, mentre la produttività del lavoro nei servizi subisce un altro ridimensionamento, dal 112,0 al 105,7 per cento della media. La produttività media dell’economia, che con la
Approfondimenti
composizione occupazionale del 1990 sarebbe cresciuta nel decennio del 2,3 per cento l’anno, subisce invece da parte della trasformazione strutturale una decur-tazione che la riduce all’1,6 per cento l’anno.
Complessivamente, pertanto, nel trentennio 1970-2000 il sistema economico trasferisce circa il 22 per cento dell’occupazione dall’agricoltura e dall’industria (settori a rapida crescita della produttività) alle attività dei servizi (settori molto meno dinamici, ma originariamente caratterizzati da una produttività notevol-mente più elevata). Il risultato di questa trasformazione ha effetti positivi sulla di-namica della produttività fino a quando il livello relativo della produttività del la-voro nei servizi è tale da più che compensarne la dinamica molto più contenuta. Negli anni Novanta il sistema economico italiano si trova, invece, a dover fron-teggiare una trasformazione strutturale che influisce negativamente sulla crescita. Se questo fenomeno (che si riscontra, seppure con intensità assai minore, anche nel periodo 2000-2007) costituisce indubbiamente un elemento di freno dello sviluppo dell’economia italiana, l’attuale crisi di produttività può essere solo in parte imputata ad esso.
I dati successivi al 2000, infatti, mostrano chiaramente che gli effetti di com-posizione negativi subiscono un sostanziale ridimensionamento (da otto a tre de-cimi di punto l’anno). La produttività netta mostra però una dinamica sfavore-vole in tutti i settori dell’economia: 3,5 punti percentuali l’anno di crescita in me-no in agricoltura, 3,7 punti in meme-no nell’industria in senso stretto, 0,5 punti in meno nei servizi orientati al mercato – in media, 1,5 punti l’anno in meno nel-l’intera economia e 1,7 punti in meno nel settore privato non agricolo. L’analisi mostra che l’attuale crisi di produttività dell’economia italiana è spiegata in mi-sura limitata dall’effetto di riallocazione settoriale dell’occupazione. Le sue cause vanno, pertanto, ricercate nel concorso di vari elementi, quali l’uso più intenso del fattore lavoro (legato anche alla diffusione di forme di lavoro più flessibili) e nella prevalenza di comportamenti di imprese volte a perseguire obiettivi di red-ditività piuttosto che di produttività, come visto nel paragrafo 2.3.2.
Per saperne di più
Bruyat, C., e P. A. Julien. 2001. Defining the Field of Research in Entrepreneurship. Journal of
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(Panorama of the European Union: Industry, trade and services).
Eurostat. 2008b. Foreign-controlled enterprises in the EU. (Statistics in focus, 30) Luxembourg: Eurostat.
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e politica industriale 3.
Oropallo, F., e S. Rossetti. 2007. Entrepreneurs Behaviour and Performance: an Empirical Analysis on Italian Firms. Rivista di politica economica, maggio-giugno.
3.1 Introduzione
Da alcuni anni, ormai, il Rapporto annuale dell’Istat dedica un capitolo all’ana-lisi dell’evoluzione dei sistemi territoriali in cui si articola l’Italia, per effetto di una geografia che favorisce insieme gli scambi e la creazione di forti identità locali e in virtù del permanere di radicate tradizioni storiche e culturali. La componente lo-cale e civica dell’identità nazionale è una delle correnti sotterranee profonde che contribuiscono a spiegare il modo in cui si sono evolute e si stanno sviluppando tuttora la società e l’economia del nostro Paese. Non si tratta soltanto della con-statazione, piuttosto scontata, che la dimensione territoriale costituisce il naturale momento di sintesi degli aspetti economici, demografici e sociali. In Italia, la di-mensione locale è qualcosa di più: da un lato è l’ordito su cui si intreccia la trama dei rapporti familiari, si stabiliscono le reti di amicizia e di vicinato, si organizza-no il lavoro e il tempo libero, trovaorganizza-no legittimazione la partecipazione e la rappre-sentanza politica, si costruiscono le grandi scelte che scandiscono il ciclo di vita. È sul territorio, e soprattutto nella dimensione municipale, che i comportamenti in-dividuali si ricompongono in un tessuto di relazioni che si prestano all’analisi sta-tistica. Dall’altro, nella storia italiana, le vicende civiche (che spiegano anche l’ele-vato numero di comuni) e lo sviluppo economico sono strettamente legati da se-coli: l’industria dei metalli in Val Trompia si è consolidata nel Cinquecento per impulso della Serenissima, ma è attestata già in epoca romana, mentre la tradizio-ne tessile di Prato risale al XII secolo, quando le produzioni di panni erano rego-late dalle corporazioni dell’Arte della lana e dell’Arte di Calimala.
Senza ovviamente risalire così indietro nel tempo, il capitolo si propone di aggiornare e approfondire alcune linee d’analisi tracciate lo scorso anno. In par-ticolare, il primo paragrafo – oltre ad aggiornare il quadro demografico a livello di sistema locale del lavoro – presenta un nuovo strumento d’analisi delle mi-grazioni interne, che permette di cogliere la rete degli spostamenti di residenza sul territorio, con riferimento sia alle scelte individuali e familiari, sia alla ricer-ca di ocricer-casioni di lavoro, sia infine al consolidarsi e al diffondersi delle specializ-zazioni produttive. In questo contesto, un approfondimento specifico è dedica-to al fenomeno, relativamente recente, delle migrazioni della popolazione stra-niera all’interno del Paese.
Anche il secondo paragrafo affronta un tema già analizzato in passato da una prospettiva nuova e diversa. La struttura produttiva del Paese viene affrontata dal punto di vista dei movimenti demografici e della crescita delle nuove imprese, con specifico riferimento alle economie locali. La performance complessiva nei gruppi di sistemi locali del lavoro che emergono dalle configurazioni di attività economi-che prevalenti viene messa in relazione tanto con il comportamento delle imprese