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Il territorio italiano

Nel documento Contributi ISTAT (pagine 54-57)

La nostra nazione è formata da 8.100 comuni. Tali micro-aree mostrano a livello nazionale una forte variabilità in termini di caratteristiche ambientali, enfatizzando i differenti contesti storici, sociali, geografici ed economici in cui viviamo. Perciò è difficile in senso generale trattare unitamente tutti i comuni italiani. Ad esempio risulta incomparabile misurare la criminalità da un punto di vista oggettivo di piccolissimi comuni montani in provincia di Trento, con le grande metropoli come Roma e Milano. L’aggregazione deve perciò tener conto di due fattori principali: la popolazione e la localizzazione geografica. Tale studio si prefigge di analizzare la criminalità per i

delitti commessi dal 1 Gennaio 1999 al 31 Dicembre 2001. Questa scelta è dettata dal fatto che, come già dimostrato in studi fatti in precedenza con riferimenti in bibliografia, i piccoli comuni nell’arco di un solo anno possono, per effetto di eventi occasionali a forte impatto criminale, quali ad esempio un omicidio, far “schizzare” i tassi di criminalità per effetto del ristretto territorio dove tale delitto è stato commesso. Basti pensare a ciò che è avvenuto a Cogne, piccolissimo comune montano in provincia di Aosta, popolato da poco più di mille abitanti, dove l’omicidio del piccolo Samuele ha provocato una fortissima “impennata” della criminalità secondo qualsiasi indice statistico conosciuto in letteratura. Analizzare allora la criminalità a livello comunale, in un arco temporale di tre anni porta a rendere più stabile ed accurata la misurazione del fenomeno.

L’insieme dei comuni italiani è stato segmentato in funzione della popolazione in undici classi, di ampiezza demografica crescente. Poiché l’ampiezza demografica non distingue geograficamente i comuni, ogni fascia è stata suddivisa secondo le cinque ripartizioni geografiche: Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud ed Isole. Specificatamente nella ripartizione Nord-Ovest sono incluse le seguenti regioni: Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Liguria. La ripartizione Nord-Est comprende il Trentino Alto Adige, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e l’Emilia Romagna. Per ripartizione Centro s’intende il Lazio, la Toscana, l’Umbria e le Marche. Per Sud si intende l’insieme delle regioni di Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. La ripartizione Isole comprende la Sardegna, la Sicilia e tutte le piccole isole appartenenti alle due regioni.

Essendo i comuni più piccoli di gran lunga più numerosi degli altri, è naturale che le classi demografiche a questi riferiti abbiano una minore ampiezza.

Come si vede dalla Tabella 3.4, nei comuni fino a 3.000 abitanti è concentrato più del 57% del totale dei comuni italiani, in contrapposizione al solo 10.52% della popolazione italiana, sebbene il territorio nazionale coperto da tali comuni raggiunge quasi il 40% del totale. Ciò dimostra un elevato numero di piccoli comuni con una bassissima densità abitativa.

Il numero dei comuni all’interno delle singole fasce va progressivamente diminuendo. I comuni con più di 100.000 abitanti, (le ultime tre classi), sono solamente quarantuno (pari al 0,51% del totale). Addirittura in sei di essi, quelli con più di 500.000 abitanti, risiedono più di 7 milioni di abitanti (il 12,35% del totale della popolazione italiana e lo 0,7% del territorio nazionale). La densità abitativa in questi comuni è altissima ovvero mediamente 3.374 abitanti risiedono per ogni chilometro quadrato.

Mentre il numero di comuni e la superficie tendono a diminuire progressivamente al crescere della classe d’ampiezza demografica, la relativa quota di abitanti è variabile. Gli italiani in un certo senso si suddividono in tre grandi gruppi: coloro che vivono in piccoli comuni fino a 10.000 abitanti (il 32,75%), in comuni di media dimensione cioè da 10.001 a 60.000 abitanti (il 36,63%) ed infine gli italiani più “metropolitani” (il 30,62%) che preferiscono vivere in comuni con più di 60.000 abitanti.

E’ ragionevole pensare che così accentuate differenze nel tessuto urbano italiano, si riflettano anche nei modelli di vita: i sette milioni di cittadini che vivono nelle grandi metropoli (Torino, Genova, Milano, Roma, Napoli e Palermo) subiscono, nel bene e nel male, l’anonimità e l’indifferenza dei propri concittadini: all’opposto in un piccolo centro, proprio il “conoscersi” rende più difficile, ad esempio, l’accettazione di un “diverso” con conseguenti problemi di emarginazione e di insofferenza. Nei piccoli centri per effetto di uno scorrere della vita più tranquilla, permette di “ricordare” meglio gli sporadici eventi di manifestazioni criminali. L’impatto emotivo è senz’altro più forte per coloro che vivono nei piccoli comuni e questo sia quando si tratta di un delitto imputabile ad estranei (ad esempio un furto o una rapina), sia quando si verifica un crimine maturato al proprio interno: il caso di Erika e Omar, quello dell’omicidio di Cogne, il recentissimo rapimento del bambino di Umbriatico oppure l’omicidio della piccola di due anni di Città di Castello, lo dimostrano. In questi casi, infatti lo sdegno per l’efferatezza del delitto si è mescolato allo stupore per qualcosa che è avvenuto nella tranquilla “normalità della provincia”, che si presume debba esistere in certi ambienti, in certe località. Nelle grandi città, forse per una forma di assuefazione ad una criminalità diffusa, tale sensazione è dettata talvolta dalla insicurezza delle persone che s’incontrano nello svolgimento delle quotidiane attività sociali.

Oltre alla dimensione demografica, la localizzazione sul territorio è un’altra variabile da tenere presente per una migliore visualizzazione del fenomeno. Nella Tabella 3.5 per ciascuna fascia di ampiezza demografica, i comuni sono stati suddivisi nelle cinque ripartizioni geografiche.

Tabella 3.5 – I comuni italiani per classe d’ampiezza demografica e per ripartizione geografica

Si conferma che la maggior parte dei piccoli comuni (prima e seconda fascia, fino a 2.000 abitanti) è concentrata nell’area territoriale del Nord-Ovest. Infatti quasi la metà dei piccolissimi comuni italiani è dislocato in questa ripartizione geografica. Un’altra caratteristica del Nord-Ovest è la mancanza di comuni con popolazione compresa tra duecentocinquantamila e cinquecentomila abitanti, mentre sono qui situate tre grandi città: Milano, Genova e Torino.

Nell’analisi della criminalità nei comuni italiani si terrà conto di questa ripartizione territoriale, in un confronto tra le varie fasce e le varie posizioni geografiche. Il disuguale sviluppo economico e le differenti matrici culturali delle nostre regioni fanno presupporre una non omogeneità degli stili di vita e dei comportamenti anche nei confronti della criminalità.

Nel documento Contributi ISTAT (pagine 54-57)