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L'importanza del gioco nell'educazione.

LE ORIGINI DEL GIOCO E LA SUA FUNZIONE EDUCATIVA.

3.2 L'importanza del gioco nell'educazione.

Il gioco e il giocare, come ormai è noto, è l'elemento che tutti i bambini e le bambine del mondo hanno in comune. Come sostiene Gallelli, “ il giocare è sempre la peculiare modalità attraverso cui i/le bambini/e prendono contatto con la realtà e sperimentano e costruiscono conoscenze su se stessi e sul mondo”74.

L'antropologo francese Caillois, afferma che l'attività ludica ha accompagnato la storia dell'umanità e definisce il gioco come un'attività:

Libera: a cui il giocatore non può essere obbligato senza che il gioco perda subito la sua natura di divertimento attraente e gioioso; 2. Separata: circoscritta entro precisi limiti di tempo e di spazio fissati in anticipo; 3. Incerta: il cui svolgimento non può essere determinato né risultato acquisito preliminarmente, una certa libertà nella necessità d'inventare essendo obbligatoriamente lasciata all'iniziativa del giocatore; 4. Improduttiva: che non crea, cioè, né beni, né ricchezza, né alcun altro elemento nuovo; e, salvo uno spostamento di proprietà all'interno della cerchia dei giocatori, tale da riportare a una situazione identica a quella dell'inizio della partita; 5. Regolata: sottoposta a convenzioni che sospendono le leggi ordinarie e instaurano momentaneamente una legislazione nuova che è la sola a contare; 6. Fittizia: accompagnata dalla consapevolezza specifica di una diversa realtà o di una totale irrealtà nei confronti della vita normale.75

Esso si propone come un terreno di incontro e scambio tra una molteplicità di individui, culture e tradizioni.

Oltre ad evidenziare il gioco come strumento di costruzione di cultura, è opportuno osservare la funzione di sviluppo cognitivo del gioco. Secondo Piaget, i/le bambini/e si servono del gioco per trasformare la realtà esterna adottandola al proprio mondo interiore. In questo modo, acquisiscono fiducia nel proprio senso di efficacia, poiché 73 R.Cera (2009), Pedagogia del gioco e dell'apprendimento, Milano, Franco Angeli, pp.86-87.

74 R.Gallelli . (2012), Educare alle differenze. Il gioco e il giocare in una didattica inclusiva,Milano, Franco Angeli,p.50.

riescono, attraverso le attività ludiche, ad agire e ad adattare la realtà alle proprie esigenze.

Per Vygotskij, il gioco si presenta come atto di mediazione tra i bisogni e la realtà contingente; secondariamente, l'attività ludica è un contesto liberatorio, in cui il bambino può separare il significato dall'oggetto reale, consolidandolo così con l'uso del linguaggio. Il gioco si configura come il vero motore di sviluppo: crea “l'area di sviluppo prossimale” del/la bambino/a e, così facendo, apre per lui/lei la possibilità di evolvere il proprio patrimonio di conoscenze cognitive e sociali.

Anche Winnicott analizza il tema del gioco e lo definisce “come una maniera particolare di agire, una maniera particolare di trattare la realtà in forma soggettiva”.76 Egli approda

alla teoria del gioco attraverso lo studio degli oggetti transizionali, quali ad esempio, un fazzoletto, un pupazzo, una copertina, che permettono al/la bambino/a di affrontare i sentimenti di ansia, connessi alla separazione, vissuti in alcune situazioni particolari, ad esempio al momento di addormentarsi. Gli oggetti transizionali, così come il gioco, si collocano in un'area intermedia di esperienza, reale per il/la bambino/a, che non deve essere messa in dubbio dagli adulti e che nasce dal bisogno di conciliare il mondo interno con i vincoli della realtà esterna. Secondo Winnicott, fin dalla nascita l'essere umano è impegnato in questa impresa: le risposte vengono cercate nel gioco, nella creatività, nella cultura.

Un' altro importante contributo è di Froebel, che considera il gioco, il fulcro dei processi di sviluppo e di apprendimento del bambino nonché della sua prima educazione. Lo sviluppo dell'individuo umano, nel pensiero froebeliano, si dispone e si manifesta in un ordine necessario, a partire dai primi anni di vita. L'infanzia, come fase evolutiva in cui, attraverso il linguaggio, l'individuo inizia a differenziare la molteplicità dei propri sentimenti e impressioni e' rappresentazioni fuori di sé sotto forma di azioni.

Per Froebel, il gioco, è quell'attività che stimola i processi di sviluppo e di conoscenza. Froebel “scopre” l'infanzia come la fase evolutiva in cui, attraverso il linguaggio, l'individuo inizia a differenziare la molteplicità dei propri sentimenti e impressioni e a rappresentarli fuori di sé sotto forma di azioni. Egli sostiene che il gioco è l'attività attraverso il quale ogni bambino/a realizza la capacità di rappresentare fuori di sé il proprio interno, accompagnato sempre dalla parola. In conclusione l'attività ludica 76 D. Winnicott (1974), Il gioco e realtà; Roma, Armando editore, p.12.

stimola i processi di sviluppo e di conoscenza.77

Sotto forma di gioco, altre sì, il/la bambino/a scopre il proprio corpo, affina i movimenti, individua e distingue i ritmi, sperimenta le conseguenze delle proprie azioni sugli oggetti che lo circondano e viceversa. E' ludico, l'impegno con cui il bambino si fa coinvolgere nelle faccende domestiche e nelle occupazioni degli adulti della famiglia, acquisendo nozioni e conoscenze che saranno messe a frutto nelle età successive. Questo tipo di attività, promuove nel bambino un processo di graduale conquista del pensiero simbolico, un pensiero capace di processi di astrazione e de- contestualizzazione , di decentramento cognitivo e affettivo, di affinamento delle competenze comunicative, relazionali, sociali.

Come sostiene Frabboni, attraverso il linguaggio del gioco possono essere soddisfatte e acquisite varie competenze che le riassume con le parole “dire”, “fare”, “pensare”, “sognare” e che consistono nella comunicazione, socializzazione,, nel movimento, nell'autonomia, nella costruzione, esplorazione e fantasia; La comunicazione riesce ad attribuire, attraverso il gioco, valore educativo ai linguaggi verbali e non verbali; la socializzazione trova nel gioco il mezzo attraverso cui valorizzare i suoi repertori internazionali, e i suoi potenziali culturali; il movimento ritrova nelle attività ludiche un ampio repertorio di locomozione e di coordinamento/controllo motorio; l'autonomia trova attraverso il gioco la possibilità di trasmettere al/la bambino/a la capacitò di saper fare da sé; la costruzione si avvale del gioco per trasmettere al/la bambino/a un apprendimento basato sulla manipolazione, sull'azione e sull'osservazione; l'esplorazione si basa sull'infinita voglia di conoscere del/la bambino/a; la fantasia, considerata quale fidanzata del gioco, consente al/la bambino/a di fuggire dalla realtà, ma allo stesso tempo di rientrarci senza difficoltà. 78

Il gioco ed il giocare offrono, come si è visto, l'occasione di vivere una metafora del mondo, di comprendere se stessi in un contesto “protetto”, di provare dei come se sempre più ampi, di essere e non solo di prepararsi ad essere.

77 F. Froebel (1889), L'Educazione dell'uomo”, Milano-Roma, Trevisini,p35. 78 F. Frabboni (1995), Giocare a Scuola?, Bari, Adda.