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L’importanza relazioni con il pubblico e l’analisi e il Bilancio sociale

L’importanza di uno staff preparato e di un‘efficiente direzione artistica

Per la gestione di un’istituzione teatrale risulta fondamentale la presenza di uno staff e di un team preparato e competente per lo svolgimento di quella serie di mansioni fondamentali per la buona riuscita non solo dell’organizzazione di una stagione ma anche del complesso di regole che permettono un rapporto diretto con il pubblico.

Le operazioni, che un teatro di media dimensione si accinge a compiere, sono molteplici e richiedono, al minimo, uno staff e un gruppo di lavoro di almeno 2/3 dipendenti perché questo possa funzionare.

Per quanto riguarda le forme di gestione l’importanza di uno staff competente è messa in luce soprattutto nella gestione in economia. Una Gestione in economia, infatti, può essere positiva solamente se vi è la presenza nell’ufficio comunale di personale competente in ambito teatrale e spesso ciò risulta problematico.

La figura di una direzione artistica è poi importante per il compito di guida generale e di coordinamento che essa si ritrova a ricoprire cercando di unificare tutti i processi che intercorrono come nel normale scorrere degli eventi, come nel risolvere le increspature della “macchina teatro”.

Un teatro che possa vantare una direzione artistica competente e che s’impegna in prima persona, anche con il proprio nome, creando una trama di relazioni si ritroverà indubbiamente in una posizione privilegiata rispetto ai teatri vicini. La presenza di una persona dedicata che possa ricercare continue relazioni anche alla richiesta di finanziamenti per la gestione porterà il teatro ad avere per esempio maggiori liquidità per una stagione di spessore più elevato e la possibilità di creare maggiori iniziative.

La figura di una Direzione Artistica con provata esperienza risulta indispensabile nella gestione di un teatro di Produzione dove gli scambi tra teatri ne sono il motore trainante. Nel caso Stabile del Veneto la presenza di una guida riconosciuta in campo Nazionale e Internazionale che possa sfruttare conoscenze e relazioni privilegiate ha permesso, ad esempio, in questi anni una serie di scambi di un certo valore artistico e culturale.

La cura delle relazioni con il pubblico e la fidelizzazione con esso

La presenza di uno staff dedicato e disponibile permette inoltre a chi si avvicina al teatro di ritrovare un ambiente familiare e conosciuto dove potersi ritrovare. Il rapporto con il

pubblico è fondamentale per un teatro dove la fidelizzazione del cliente risulta una variabile fondamentale e la presenza di uno “zoccolo” di abbonati permette di affrontare il lancio della stagione con una certa sicurezza e determinazione.

Un esempio importante può essere la gestione della biglietteria che dev’essere un vero e proprio punto di snodo con la clientela con la quale il cittadino possa dialogare ed esporre eventuali problematiche. Una figura stabile che il fruitore possa riconoscere e con la quale possa stabilire un rapporto di fiducia e “conoscenza” senza dubbio gioverà al funzionamento della struttura.

La figura di un direttore artistico che possa essere presente in sala e dialogare con il pubblico, istaurando con esso un certo tipo di rapporto e che possa riconoscere i suoi gusti andando a raccogliere malumori e complimenti tra il pubblico, può decisamente far la differenza e risulta sicuramente importante.

Tutti questi meccanismi possono essere certamente più macchinosi nel caso in cui vi sia una gestione più staccata e separata senza un personale totalmente dedicato e che riponga tutte le attenzioni sulla gestione del teatro e sulle sue problematiche.

Rapporti con le istituzioni La Scuola

Il teatro come istituzione collabora con altre istituzioni tra queste, con certezza, uno tra i principali e più importanti interlocutori, è la scuola.

Il teatro è prima di tutto un luogo di cultura e come tale tra i suoi compiti dev’essere annoverato quello di farsi conoscere e formare nuove generazioni cercando di attrarle e avvicinarle al mondo dell’arte e della cultura.

Dai dati emersi nell’analisi dei “case studies”, in questi ultimi anni si è andato, a causa della crisi economica e della riduzione dei finanziamenti, a “tagliare” spesso sul teatro scuola (Teatri S.p.A., Teatro Pascutto) a mio avviso questo dato risulta alquanto allarmante e controproducente poiché si rischia di andare incontro ad una riduzione negli anni futuri del pubblico se si rinuncia ad iniziative di questo tipo.

Tralasciando un discorso moralista ed etico sull’importanza culturale che il teatro possa avere e sulla necessità di “aprire le menti” ai nuovi giovani e volendo analizzare l’istituto come “impresa”, si sta in questo modo abbandonando la possibilità di futuri “clienti”, limitando e, possiamo dire, quasi escludendo un segmento potenziale di mercato che in futuro potrebbe apportare “capitale” e dunque possibili introiti al Teatro di domani. Il rapporto con i giovani dunque è molto importante che sia seguito e risulta degna di lode l’iniziativa della Fondazione Musicale Santa Cecilia e poi continuata con la Gestione del Russolo di incentivare già dalla scuola Primaria se non dell’Infanzia un pubblico giovane

Conclusioni

A conclusione del mio elaborato, dunque, si può notare come non sia possibile individuare una forma di gestione teatrale che risulti “optima” ma che questa debba essere ricercata nella storia del territorio, nelle dimensioni del teatro e negli scopi che questo vorrà realizzare.

Senza alcun dubbio però perché un teatro possa portare in palcoscenico uno spettacolo risulta fondamentale l’utilizzo di finanziamenti sia essi pubblici che privati.

In un momento di crisi economica come l’attuale in cui i finanziamenti pubblici sono sempre più in calo e le aziende, spesso si ritrovano in difficoltà economiche, risulta difficile un apporto economico anche da parte loro.

Lo spettacolo dal vivo tuttavia rispetto ad altri settori non presenta un forte e drastico calo delle utenze che anzi, in alcuni casi aumentano, a dimostrazione della voglia e della necessità che spesso molti cittadini provano nel recarsi in un luogo tanto particolare e magico.

Non va dimenticato inoltre dell’importanza economica di tale compartimento e dell’innumerevole quantità di lavoro e offerte occupazionali che tale settore offre dalla produzione delle aziende di produzione di spettacoli delle compagnie, con l’apporto dell’artigianato per la realizzazione delle scene e della costumistica, passando per la regia ed i tecnici specializzati.

Oltre a ciò si pensi anche banalmente all’indotto cittadino dei servizi di trasporto per gli spostamenti del pubblico nel recarsi in teatro o del semplice parcheggio per passare poi all’aperitivo o al caffè dopo lo spettacolo.

Un’ingente mole di lavoro si ritrova negli staff dei teatri, nel servizio delle maschere che spesso ritrova queste figure in giovani studenti impegnati per qualche ora.

Tutto ciò ci ricorda l’importanza non solo etica e morale di formazione e riflessione che dai tempi di Eschilo, Sofocle, Euripide e Terenzio sempre il teatro ha rivestito ma pure dell’importanza economica che tale settore ricopre evidenziando dunque come lo spettacolo dal vivo e la cultura in generale non sia una spesa e una zavorra per lo stato ma un importante incentivo.

L’importanza della formazione delle nuove generazioni, di ricreare luoghi di cultura vera dove i cittadini possano ritrovarsi e formarsi, soprattutto in periodi difficili come quelli in corso risulta fondamentale e necessaria.

Mi piace infine concludere con un articolo dell’attore Paolo Rossi sulla rivista Venezia Musica e dintorni che a mio avviso riassume totalmente quanto cercato di esprimere:

Credo che si debba partire analizzando l’affermazione abbastanza incauta del ministro dell’economia: “Con la cultura non si mangia!”. È falso. E lo è per almeno tre buoni motivi: innanzitutto, a partire dalle programmazioni dei teatri lirici per arrivare alle rassegne dei più piccoli teatrini off, l’indotto di ristoranti, bar, alberghi, mezzi pubblici, privati, negozi, è a cascata; in secondo luogo, quando c’è luce per strada c’è meno criminalità e questo è comunque un guadagno per l’economia nazionale; infine, mi chiedo perché, se è vero che con la cultura non si mangia, io e la mia compagnia di prosa dobbiamo prestare allo Stato il quaranta per cento degli incassi. Credo invece che l’intervento pubblico vada regolato con più lungimiranza. E non condivido la scelta dei lavoratori dello spettacolo di protestare manifestando in un modo rappresentativo e senza rischiare conseguenze concrete. Fa quasi sorridere pensare che il sindacato degli attori abbia scioperato di lunedì, nel loro giorno di riposo. Credo che si dovrebbe piuttosto attuare una forma di sciopero al contrario, che faccia conoscere il teatro – e lo intendo sia come luogo fisico sia come il lavoro che noi svolgiamo – portandolo e offrendolo alla gente che la cultura non se la può pagare. Inoltre, più che andare per strada, sarebbe una buona idea salire negli uffici e controllare che le sovvenzioni non siano fatte con criteri clientelari, nepotistici o politicamente interessati. Con ciò non intendo dire che in passato le sovvenzioni funzionassero al meglio, e non sto affermando nemmeno, come spesso ho sentito dire da alcuni miei colleghi della prosa, che la lirica costa troppo: non riesco infatti a immaginare come i commercianti di Verona potrebbero vivere senza l’Arena. Tutte le forme di spettacolo dovrebbero iniziare a riempire un vuoto e a occuparsi delle scuole. È questo il vero punto centrale: in questi ultimi venticinque/trent’anni di rivoluzione culturale, commerciale e mediatica, abbiamo infatti perso tre o quattro generazioni. Proprio per questo dovrebbe essere compito e responsabilità civile di tutti – dal direttore d’orchestra all’ultimo mimo –rivolgere grande attenzione alle nuove generazioni e agli studenti, altrimenti il disastro sarà totale. Bisogna ricominciare dalla base: non si può costruire una casa dal tetto, si deve cominciare dalle fondamenta.113

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