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Impossibilità del dispotismo europeo

2.5 Novità o continuità?

3.1.3 Impossibilità del dispotismo europeo

In vari luoghi dell’Esprit des lois, Montesquieu enuncia la tesi che la monarchia, a seguito dell’alterazione della sua natura o della corruzione del suo principio, possa trasformarsi in repubblica o, peggio, in dispotismo.

Gli esempi storici dell’epoca moderna che Montesquieu, a sostegno della sua tesi, prende in considerazione sono da un lato l’Inghilterra, esempio di monarchia più alto,

22 S. Landucci, Montesquieu e l’origine della scienza sociale, Sansoni, Firenze 1973, p. 26. 23

Questo saggio è stato composto presumibilmente tra il 1736 e il 1743, negli stessi anni in cui Montesquieu lavora alla stesura originaria dell’Esprit des lois.

135 incline alla repubblica, e dall’altro la Spagna, il Portogallo e la Francia dei secoli XV- XVIII, monarchie che tendono invece al dispotismo.

Le cause dell’inclinazione a un tipo di regime dispotico, che Montesquieu mette in luce nelle sue opere, sono molteplici. Prima fra tutte il tentativo costante dei monarchi di abolire o sopprimere i poteri intermedi e di svilire le più alte dignità all’interno dello Stato, puntando così a concentrare nelle proprie mani tutto il potere. In secondo luogo, i tentativi di ampliare i propri confini territoriali, tentativi che espongono continuamente le monarchie al rischio di “collassare” nel dispotismo, dato che «un grande impero presuppone un’autorità dispotica in colui che governa»24

. In terzo luogo, i tentativi di semplificazione e unificazione giuridica: «quando un uomo si fa signore assoluto pensa innanzi tutto a semplificare le leggi»25. Infine, e in questo caso Montesquieu fa riferimento solo al caso della Spagna e del Portogallo, la presenza in questi paesi di alcuni elementi o caratteri tipici dei regimi dispotici, come l’ozio, lo spopolamento, la miseria e il clima caldo26.

Alla luce di questo breve e schematico elenco, si può affermare che per Montesquieu non sono pochi gli aspetti tendenziali o gli elementi di dispotismo presenti nelle monarchie della Francia, della Spagna e del Portogallo. Nonostante questo, però, egli è convinto che il processo di “precipitazione” verso il dispotismo, nei paesi europei, si possa arrestare (in Spagna e in Portogallo) o addirittura invertire (in Francia). Montesquieu arriva a formulare ciò soltanto nell’Esprit des lois. Nelle Lettres persanes, infatti, l’autore si dimostra più pessimista, ritenendo ineluttabile la caduta della monarchia o nella repubblica o nel dispotismo.

24 Montesquieu, Lo spirito delle leggi, cit., VIII, 19, p. 277. 25

Ivi, VI, 2, p. 224.

136 Per quanto riguarda la Spagna e il Portogallo, Montesquieu ritiene che il fattore in grado di arrestare la loro discesa verso il dispotismo sia la religione, ovvero il potere intermedio del clero, l’unico potere che può costituire da barriera alle mire assolutistiche dei sovrani. Nonostante il pensatore francese consideri il potere religioso come un male, non può non ritenerlo allo stesso tempo come l’unico bene in grado di impedire l’affermarsi di un male ancora maggiore, il dispotismo.

Nel caso della Francia, invece, non solo la religione, ma tutti gli elementi o fattori dell’esprit général – da quelli fisico-geografici (clima, estensione del territorio, ecc.) a quelli politico-culturali (leggi, costumi, usanze, ecc.) – si oppongono alla sua “caduta” nel dispotismo, verso cui i ministri e i monarchi assoluti francesi, a cominciare da Luigi XI, hanno sempre cercato di sospingerla. Tutti questi elementi dimostrano quindi che essa deve essere una monarchia e non un dispotismo, che il suo esprit général specifico può essere conforme solo a un tipo di governo monarchico, e non dispotico.

È necessario e possibile per Montesquieu uscire fuori dall’assolutismo che costituisce, per così dire, il primo passo verso il dispotismo. Può accadere che, nonostante il clima e i costumi, in seguito ad un abuso del potere o a una grande conquista, il dispotismo possa di nuovo – com’è accaduto in passato – manifestarsi in Europa: «[…] in questa bella parte del mondo, la natura umana soffrirebbe, almeno per qualche tempo, gli affronti che le si affliggono nelle altre tre»27 (cioè in Asia, Africa e America). Ma si tratterebbe di un evento, come sottolinea Montesquieu, non duraturo nel tempo: i fattori fisico-geografici e i fattori morali, infatti, riprenderebbero presto il sopravvento e si instaurerebbero di nuovo nella maggior parte dei paesi europei e dei loro governi moderati. Anche se un grande ingrandimento territoriale potrebbe provocare l’instaurazione del dispotismo, per Montesquieu nell’Europa moderna,

137 qualora ciò si verificasse, sarebbe un evento transitorio, in quanto appunto in contrasto con l’esprit général dei vari popoli europei. Il pensatore francese raccomanda comunque ai re che il loro ideale dev’essere la moderazione e non l’ambizione di conquiste, dato che un potere troppo grande ha come unica contropartita una maggiore insicurezza.

Concludendo, secondo Montesquieu i popoli europei si distinguono per la loro aspirazione a conservare la libertà, tanto nelle repubbliche quanto nelle monarchie. A questa cultura politica è estraneo il concetto di dispotismo, che affonda invece le sue radici in Asia. Qualora il dispotismo riesca ad introdursi in Europa, l’esprit, la sua struttura sociale, le forze culturali, e perfino la conformazione fisica del territorio faranno opposizione al suo sviluppo.

«In Asia, si sono sempre visti grandi imperi; in Europa, non hanno mai potuto sussistere a lungo. […] In Asia, il potere è sempre dispotico. Infatti, se la schiavitù non vi fosse estrema, si produrrebbe subito una divisione che la natura del paese non può tollerare.

In Europa, la ripartizione naturale forma parecchi Stati di media estensione, nei quali il governo delle leggi non è incompatibile con la conservazione dello Stato: anzi, gli è tanto favorevole che, senza di esse quello Stato decade e diventa inferiore a tutti gli altri.

Questo ha formato uno spirito di libertà, che rende ciascuna parte difficilissima da soggiogare e sottomettere da parte di una forza straniera, se non per mezzo delle leggi e dell’utilità del suo commercio»28

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