2.5 Novità o continuità?
3.1.2 La “ragione naturale” del dispotismo
È stato più volte sottolineato che, nel pensiero montesquieuiano, cause fisiche e cause morali concorrono alla formazione dell’esprit général di una nazione o di un popolo. In questo modo, il pensatore di La Brède può fornire anche una “ragione naturale” dei diversi tipi di governo, in particolare del dispotismo, trovandola nella natura fisica del globo. Il dispotismo, lo ripetiamo, ovunque possibile, è però la forma elettiva di Stato nei paesi a clima caldo: è la forma normale, e necessaria, di quei paesi in cui è lo stesso ambiente fisico a indurre gli uomini alla passività e all’inerzia. L’attività, la responsabilità e l’inclinazione quindi alla libertà sono invece favorite dal clima temperato, che, secondo Montesquieu, è riscontrabile solo in Europa.
Non solo il clima, le variazioni della temperatura atmosferica (aria calda o fredda), influisce sulle leggi e sul carattere dei popoli, ma anche il fattore “terra” incide sulla formazione dell’esprit général. Montesquieu, che dedica a questo argomento l’intero libro XVIII dell’Esprit des lois, formato da trentuno capitoli, rileva che la fertilità della terra di un paese stabilisce in esso la sottomissione: gli agricoltori, che costituiscono la parte principale della popolazione, hanno più paura che le loro campagne, ricche di beni, vengano saccheggiate, piuttosto che rischiare di perdere la loro libertà. Nei paesi fertili, per lo più le pianure, dove l’interesse privato conta più del bene pubblico, è più facile trovare il governo di uno solo; mentre in quelli sterili, per lo più i paesi di montagna, dove accade il contrario, è più frequente imbattersi nel governo di molti. Ne
132 consegue che la libertà, riprendendo le parole di Montesquieu, «regna dunque nei paesi montagnosi e malagevoli, più che in quelli che sembrano maggiormente favoriti alla natura»17.
Inoltre, fertilità e sterilità del terreno hanno effetti diversi anche sul carattere degli abitanti di un paese: la prima, data l’abbondanza di risorse, provoca agiatezza e «mollezza»; la seconda rende gli uomini operosi, «sobri, induriti al lavoro, coraggiosi, atti alla guerra»18 e pronti a conservare il loro unico bene, la libertà. Se la fertilità, quindi, insieme al carattere pianeggiante del territorio, induce alla mollezza e alla sottomissione, ovvero al dispotismo, la sterilità, con il carattere montagnoso e disagevole del territorio, favorisce invece l’operosità e la libertà.
Nasce così la contrapposizione tra Europa libera e Asia schiava, tipica del pensiero di Montesquieu. Il clima caldo e la fertilità del territorio – aspetti caratteristici, a suo parere, della maggior parte dell’Asia e in particolare, secondo la geografia alquanto vaga e approssimativa dell’Esprit des lois19
, della Turchia, della Persia, dell’India, della Cina, della Corea e del Giappone – infiacchiscono gli individui e li predispongono alla schiavitù politica; mentre il clima freddo (o temperato) e la sterilità del territorio – tipici di quasi tutta l’Europa, in particolar modo di quella settentrionale – rendono gli uomini coraggiosi, vigorosi, attivi e inclini alla libertà, e quindi al governo moderato o a poteri divisi20.
17
Ivi, XVIII, 2, p. 442. 18 Ivi, XVIII, 4, p. 443.
19 I due continenti presi maggiormente in considerazione da Montesquieu sono l’Europa e l’Asia, mentre degli altri due allora noti, cioè l’Africa e l’America, si dice assai poco, e in modo generico e schematico. Per esempio, a proposito dell’Africa viene detto che, avendo un clima simile al sud dell’Asia, si trova a vivere nella medesima schiavitù; mentre l’America risulta ancora troppo “giovane” per mostrare il suo vero carattere (cfr. ivi, XVII, 7, p. 439).
20 Cfr. T. Casadei – D. Felice, Subsistance, code des lois ed état politique nel libro XVIII dell’Esprit des
lois, in D. Felice (a cura di), Politica, economia e diritto nell’«Esprit des lois» di Montesquieu, cit., pp.
133 In questo modo, Montesquieu può sostenere che la libertà politica dipende non solo dal modo attraverso cui un popolo si procura il sostentamento (abbiamo visto che il pensatore ammira maggiormente lo stile di vita degli uomini dediti alla pastorizia, piuttosto che quelli dediti all’agricoltura o al commercio), ma anche dal clima e dal luogo in cui esso vive.
Montesquieu sottolinea, però, un’eccezione, quella dei Tartari, popolo pastore di origine turca proveniente dall’Asia settentrionale, situato in zone fredde e aride che, invece di essere libero, vive in una condizione dispotica, soggiogato alla schiavitù politica. Questo è dovuto, secondo il pensatore francese, al loro continuo contatto con le popolazioni servili dell’Asia meridionale e al fatto che il loro territorio è costituito, per la maggior parte, da un’immensa pianura senza alcun tipo di rifugio naturale, per cui, nelle continue e inevitabili lotte che si scatenano tra le varie orde per l’uso dei pascoli, quelle che risultano sconfitte, a causa dell’assenza di ogni difesa, non hanno la possibilità di porre alcuna condizione e sono ridotte allo stato di schiavitù politica. Così il popolo tartaro, schiavo in origine, «conquistatore naturale dell’Asia», ha occupato questi territori portando e stabilendo in essi il dispotismo e la schiavitù: «I popoli del Nord dell’Europa l’hanno conquistata da uomini liberi; i popoli del Nord dell’Asia
l’hanno conquistata da schiavi, e non hanno vinto che per un padrone»21
.
Schiavitù e libertà (e i regimi politici che su di esse si fondano) sono dunque, nell’ottica montesquieuiana, geograficamente delimitati o circoscritti, occupano, per così dire, ognuna delle porzioni o aree specifiche del pianeta, porzioni o aree che vanno tenute rigorosamente distinte le une dalle altre.
134 La teoria climatica non è sicuramente un’invenzione di Montesquieu, ma non si tratta affatto, in lui, di una semplice ripresa libresca. La spiegazione del dispotismo in rapporto al clima egli l’ha trovata, come sostiene Sergio Landucci, «là dove ha trovato già la descrizione di un tal tipo di governo: nei viaggiatori che riferivano sull’Asia, per esempio nella Descrizione generale dell’Impero di Persia di Jean Chardin (1711)»22. Montesquieu, sulla base di queste fonti, insiste su un altro aspetto del dispotismo asiatico sul quale egli fu il primo pensatore europeo a richiamare l’attenzione, e cioè sulla capacità di questo tipo di governo di attraversare i secoli e i millenni, nonostante tutti i rivolgimenti dinastici più o meno periodici.
Nell’Essai sur les causes qui peuvent affecter les esprits et les caractères23, uno dei saggi più importanti lasciati inediti e incompiuti da Montesquieu, in cui ritroviamo la più esauriente formulazione – prima della sistemazione definitiva messa a punto nella terza parte dell’Esprit des lois (libri XIV-XIX) – dell’esprit général d’une nation o d’un peuple, il significato ultimo che l’autore cerca di mettere in evidenza è che tutto, tutto ciò che appartiene al mondo tanto naturale quanto storico-culturale entro cui la sorte ci ha collocati, o che abbiamo scelto come nostra dimora, ci riguarda o ci condiziona.