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l’impegno responsabile delle imprese66; di investimenti socialmente responsabili per quanto riguarda le scelte di investimento effettuate dagli investitori67.

Se si riesce a promuovere la responsabilità sociale dentro e fuori l’impresa, e a fare in modo che ogni stakeholder agisca nei confronti degli altri interlocutori - e dell’impresa in particolare - secondo i fondamentali principi della lealtà, correttezza, equità e fiducia, adottando a loro volta comportamenti socialmente responsabili, allora è davvero realizzabile vantaggio per tutti.

1.1.3 Copresenza di finalità economiche e finalità etiche

E se considerare gli interessi ed i bisogni dei vari stakeholders, invece che perseguire solamente il profitto, significasse anche “paradossalmente” essere più redditizi? Allora finalità economiche e finalità sociali dovrebbero necessariamente coesistere. Bowie sosteneva proprio questa tesi, affermando anzi che forse, il profitto dovesse essere inteso proprio come il risultato di buone pratiche, invece che lo scopo dell’attività d’impresa68.

In presenza di finalità etiche oltre che economiche, è necessario arrivare ad un equilibrio che le contempli entrambe69; equilibro raggiungibile solamente se l’azienda si assume contemporaneamente: responsabilità nell’impresa, nei confronti degli stakeholder primari interni, ovvero coloro i quali hanno partecipato in maniera diretta alla creazione del valore economico; responsabilità verso i mercati, nei confronti degli stakeholder primari e secondari esterni; responsabilità ambientale verso l’intera comunità, come sorta di risarcimento dei costi ecologici che l’attività d’impresa comporta, ad esempio su tutti: le immissioni inquinanti (figura 5).

                                                                                                               

66 C. Pepe, “Grande distribuzione, globalizzazione e responsabilità aziendale”, 2003.

67 Si parla ad esempio di approccio ESG, riferendosi al fatto che gli investimenti dovrebbero essere

orientati dai tre criteri di sostenibilità: l’ambiente (Environment), il sociale (Social) e la gestione d’azienda (Governance).

68 N. Bowie, “New directions in corporate social responsibility”, in Business Horizon, 1991.

69 S. Sciarelli, “Il governo dell’impresa in una società complessa: la ricerca di un equilibrio tra economia

Figura 5 – Responsabilità Sociale d’Impresa.

Fonte: S. Sciarelli, 2003.

Senza entrare nel merito dello specifico concetto di Corporate Social Responsibility, al quale viene attribuito ampio spazio nel seguito, si vuole ora giustificare il ruolo sociale di un’impresa e quindi la necessità che essa si assuma le citate responsabilità, con due motivazioni fondamentali:

- l’azienda, dal momento stesso in cui viene creata, diventa di tutti coloro che partecipano in maniera diretta o indiretta allo svolgimento della sua attività e al perseguimento dei suoi risultati. Se, infatti, l’impresa ha successo ed è economicamente redditizia, essa è legittimata a sopravvivere indipendentemente dalla volontà dei proprietari della stessa, essi casomai avranno convenienza a cedere la proprietà a terzi ma non a procedere alla sua liquidazione;

- l’azienda, dal momento in cui nasce, contribuisce all’aumento dei costi ambientali che vengono addossati, anche se involontariamente, alla collettività: essa quindi si assume delle responsabilità in termini di “risarcimento”, almeno in parte, dei danni che crea.

Altri giustificano il fatto che l’impresa si debba assumere responsabilità nei confronti della società, concorrendo a risolvere le problematiche sociali ed ambientali, in quanto essa usufruirebbe a titolo gratuito di tutta una serie di risorse che la comunità mette a sua disposizione: le infrastrutture, la formazione professionale, la sicurezza, etc., il cui valore supererebbe di gran lunga l’ammontare di imposte pagate da un’azienda70.

                                                                                                               

70 N. E. Bowie, “New directions in corporate social responsibility”, 1991.

SERGIO SCIARELLI 99

Non è pertanto infrequente, in dottrina, trovarsi di fronte ad interpretazioni più o meno late del concetto, da cui derivano - ovviamente - differenti prese di posizione in ordine al riconoscimento di obbligazioni a carico dell’impresa.

Fig. 1: L’articolazione della responsabilità sociale dell’impresa

Secondo certi autori, ad esempio, la responsabilità sociale non rientrerebbe affatto tra i fini dell’impresa perché questa non dovrebbe occuparsi dei problemi di crescita culturale e spirituale dei suoi dipendenti, delle questioni della piena occupazione, delle esigenze di un ambiente pulito e gradevole. Tali compiti spetterebbero, in sostanza, ad altre organizzazioni, come la Chiesa, la pubblica amministrazione, le associazioni ambientalistiche, ecc.1. Chi ragiona in tal modo tende, in effetti, a ribadire che il compito fondamentale dell’impresa, che è poi quello che la differenzia da altri tipi di organizzazione, rimane la creazione di ricchezza ovvero la massimizzazione del valore economico per gli azionisti.

Questa affermazione parte, però, da un concetto molto ampio di responsabilità nel quale si ricomprendono obiettivi generali di sviluppo economico ed ambientale, con il sostenimento di costi certamente non irrilevanti2. Da ciò l’avvertimento circa la contrapposizione da evitare tra risultati economici e risultati sociali e il timore che l’impresa finisca per perdere la sua originale connotazione economica. Da sempre, del resto, il dilemma tra “economicità” e “socialità” delle scelte nell’impresa ha travagliato la mente degli studiosi di economia aziendale3. Non di

1 V. Bowie N.E., “New directions in corporate social responsibility”, Business Horizons,

July-August, 1991.

2 Un’analisi storica del concetto di responsabilità sociale è proposta, con spunti molto

interessanti, da Matacena A., “La responsabilità sociale: da vincolo ad obiettivo. Verso una ridefinizione del finalismo d’impresa”, in Scritti in onore di Carlo Masini, pp. 699- 700.

3 Basti, in proposito, leggere con attenzione la produzione scientifica dei Maestri della

nostra Economia Aziendale (Zappa, Onida, Amaduzzi, Guatri e tanti altri). Responsabilità sociale dell’impresa Responsabilità nell’impresa Responsabilità verso i mercati Responsabilità ambientale Partecipanti interni Contraenti esterni Comunità

Quale che sia la giustificazione, una questione è comunque oggi più che mai chiara: ridurre al solo ruolo di perseguimento di obiettivi economici, un’impresa che dà reddito a centinaia di persone, determina problemi urbani in relazione alla necessaria sistemazione e mobilità di queste persone, stringe affari con centinaia di consumatori, investitori, fornitori, etc., contribuisce ad inquinare terra ed aria, non è possibile. L’impresa, oggi, ha un ruolo sociale.

Il problema fondamentale risulta allora capire come combinare le diverse responsabilità per garantire la durabilità ed il buon sviluppo dell’azienda. Fattore determinante nel bilanciamento di obiettivi economici e sociali, e quindi nella determinazione del corretto equilibrio che deve essere determinato tenendo conto delle esigenze di tutti i molteplici portatori d’interesse, è il tempo.

La responsabilità economica di profitto è strettamente correlata al breve periodo, dal momento che alla fine di ogni periodo amministrativo è necessario chiudere il bilancio in utile perché si possano conseguentemente distribuire dividendi agli azionisti.

La responsabilità sociale è collegata invece al medio-lungo periodo, in quanto fattori come il miglioramento dell’immagine aziendale, la maggior efficienza produttiva dei lavoratori frutto del loro crescente coinvolgimento nei processi decisionali, etc., determinano i loro effetti – sia in termini di valore sociale e benessere collettivo, che in termini economici di reddittività – nel medio o lungo termine.

Tenuto conto di quanto detto, raggiungere un efficace equilibrio fra le due significa, innanzitutto, definire i limiti entro cui il perseguimento di obiettivi sociali ed ambientali non compromette l’economicità dell’attività d’impresa; ed in questo senso, le scelte e le politiche adottate per venire incontro alle esigenze sociali degli stakeholder diversi dagli azionisti, equivarrebbe a fare un investimento per l’azienda che darà i suoi frutti, nella maggior parte dei casi, nel prossimo futuro.

I limiti all’assunzione di responsabilità sociali possono essere sintetizzati in quattro condizioni:

- non intervenire, in mancanza di legittimazione, alla risoluzione di problematiche che sono state istituzionalmente affidate ad altre organizzazioni;

- sostenere solamente quei costi che non compromettono la stabilità economico- finanziaria dell’impresa: un’impresa prodiga dal punto di vista del risolvimento di questioni sociali ed ambientali, ma che non può sostenerne i costi, è un’impresa che non sopravvive nel lungo termine;

- non adottare scelte che, sebbene socialmente utili, possano compromettere in qualsiasi modo l’efficienza operativa dell’impresa;

- valutare la complessità e l’ampiezza delle problematiche sociali che richiedono risoluzione, e definire comunque il limite massimo entro cui si può muovere lo sforzo dell’impresa71.

È quindi essenziale che vengano fissati i limiti all’intervento sociale, e sostanzialmente l’equilibrio è raggiungibile ridefinendo gli obiettivi e le responsabilità aziendali, tenendo conto della socialità sempre come aspetto collegato temporalmente all’obiettivo di profitto e quindi alla reddittività d’impresa72.

È poi necessario prendere in considerazione un secondo fattore importante: il differente potere degli stakeholders aziendali e la differente priorità degli interessi in gioco. L’obiettivo di fondo è quello di tutelare tutti i partecipanti all’attività d’impresa, diretti o indiretti che siano, e privilegiare nel lungo periodo gli interessi generali come equilibrio degli interessi particolari. Non è però possibile che ogni interesse venga soddisfatto in modo ottimo dall’impresa, in quanto spesso l’accontentare completamente una categoria di stakeholder significa scontentare un’altra categoria ugualmente importante, dal momento che l’equilibrio da raggiungere comporta la soddisfazione di interessi frequentemente in confitto fra loro.

Fondamentale è quindi il bilanciamento degli interessi dei diversi interlocutori aziendali, in modo da raggiungere un risultato “win-win”, una sorta di equilibrio dove tutti gli interlocutori in qualche misura vincono, e consentono all’impresa globale di “vincere” a sua volta: garantire, in ordine di priorità73, la soddisfazione degli interessi per gli stakeholders primari (i soggetti senza la cui partecipazione costante ed il supporto che le è necessario, l’impresa non potrebbe sopravvivere) ed un buon livello di raggiungimento degli obiettivi per i restanti stakeholders (i soggetti che non sono fondamentali per il sopravvivere dell’azienda e tuttavia sono influenzati o influenzano l’attività d’impresa e la sua performance: gli stakeholder secondari). Per fare ciò è necessario che si crei, all’interno di ogni impresa, quel clima, struttura, pratiche                                                                                                                

71 J. E. Post, W. C. Frederick, A. T. Lawrence, J. Weber, “Business and society”, 1996.

72 S. Sciarelli, “Il governo dell’impresa in una società complessa: la ricerca di un equilibrio tra economia

ed etica”, 2003.

73 La priorità potrebbe spesso essere data ad uno stakeholder piuttosto che ad un altro in relazione a

quanto, la soddisfazione del suo particolare interesse, comporta la riduzione di incertezza per l’impresa. (J. S. Harrison, C. H. St John, “Managing and partnering with external stakeholders”, in Academy of Management Executive, 10, 1996, pp. 46-60).

aziendali, attenzione del management, - particolare e diverso per ogni realtà organizzativa - che consenta di: instaurare un adeguato dialogo con l’ambiente e la comunità sociale, individuare gli interessi coinvolti e gli stakeholders, rilevarne l’importanza, adottare valori nuovi ed essere capaci di dar risposta alle aspettative. L’importante è che i diversi gruppi di interlocutori aziendali possano prendere tutti parte al processo partecipativo che tutela i diversi interessi in gioco, non come mezzi che consentono di raggiungere determinati fini specifici ma come attori partecipanti alla definizione delle linee guida che orientano l’attività d’impresa74; la totale esclusione o l’esclusione di una o alcune delle categorie di stakeholders determinerebbe il danneggiamento dell’azienda.

Se l’impresa adotta la Corporate Social Responsibility sostenendo relazioni migliori con i suoi portatori d’interesse rispetto all’impresa che non la adotta, si avranno in genere reddittività più elevata e maggior valore complessivo per l’azienda.

Essa, infatti, riesce a meglio prevedere i cambiamenti nel contesto ambientale esterno all’impresa, e a migliorare i rapporti col personale interno, come conseguenze del continuo ed efficace dialogo fra le parti; riesce ad innovare con successo in percentuale più alta, e a ridurre i casi di danni all’impresa in percentuale più bassa, grazie alle più strette relazioni e al maggior coinvolgimento, attenzione e fiducia reciproca fra stakeholders75.

Collaborare con gli stakeholders e venire incontro alle loro molteplici richieste, significa per l’impresa mettere a propria disposizione le informazioni critiche, le risorse strategiche e le capacità adeguate alla risoluzione delle problematiche, altrimenti non risolvibili, o risolvibili con peggiori risultati76. Tutto questo si traduce in vantaggio competitivo per l’impresa, e in maggior valore economico-finanziario, oltre che sociale, nel lungo periodo.

                                                                                                               

74 J. E. Post, L. E. Preston, S. Sachs, “Redefining the corporation. Stakeholder management and

organizational wealth ”, 2002.

75 A. Svendsen, “The stakeholder strategy: profiting from collaborative business relationships”, 1998; R.

Moss Karter, “From spare change to real change: the social sector as beta site for business innovation”, 1999.

1.2 Il concetto di Corporate Social Responsibility

Il concetto di Responsabilità Sociale d’Impresa - da quando ha iniziato ad esistere - ha subito un’attribuzione di significati e di questioni da ricondurre all’ambito di suo interesse, notevolmente diversificata. Sono moltissimi, innanzitutto, gli autorevoli autori che hanno cercato, coi propri lavori, di occuparsi di dare una definizione univoca di CSR. Spesso essi sono stati motivati dalla convinzione, che condivido appieno, che un manager e tutta l’impresa hanno bisogno di una buona definizione di RSI a cui fare riferimento, per poter interiorizzare in modo ottimale i valori che ne stanno alle fondamenta e che ne determinano le pratiche: per poter giustificare l’esistenza di responsabilità etiche, poter consapevolmente far propri i valori che stanno alla base di un comportamento responsabile, ed essere quindi spinti ad adottarlo.

1.2.1 Definizioni istituzionali

Gli organismi istituzionali si sono occupati di Responsabilità Sociale d’Impresa molto più tardi della dottrina.

Nel 1995 Jacques Delors, a titolo di Presidente della Commissione Europea, chiedeva alle imprese europee di maggiori dimensioni di sottoscrivere il “Manifesto delle imprese contro l’esclusione sociale” che prevedeva il loro impegno ad adottare la Responsabilità Sociale d’Impresa.

Nel 2000, la coesione sociale, le buone prassi in riferimento alla formazione del personale, l’occupazione, la crescita sostenibile, l’innovazione, etc., erano il focus europeo del Summit del Consiglio Europeo di Lisbona. Da allora, istituzioni europee ed imprese lavorano per raggiungere questi obiettivi, e la RSI appare lo strumento indispensabile per il loro efficace raggiungimento. Per l’Unione Europea, ad esempio, essa rappresenta un elemento essenziale per il raggiungimento del suo obiettivo strategico di fare in modo che l’UE diventi una delle economie più dinamiche e

competitive al mondo, caratterizzata da crescita sostenibile, buona occupazione e forte coesione sociale77.

La prima definizione ufficiale di Corporate Social Responsibility compare proprio su iniziativa dell’Unione Europea, nel Libro Verde di Lisbona del 200178.

Essa viene definita come la volontà, da parte delle imprese, di integrare obiettivi sociali ed ambientali nello svolgimento della loro attività e nelle relazioni che esse instaurano con i propri stakeholders. Si è socialmente responsabili se non si rispetta solo la legge vigente, ma se si supera in modo positivo quanto imposto, investendo in ambiente, capitale umano e nelle relazioni con gli interlocutori79.

Si rilevano alcuni aspetti importanti:

- il carattere della volontarietà – rilevato già in dottrina alla fine degli anni ’60 - di assunzione di responsabilità sociali da parte dell’impresa, indica che essa deve agire ed effettuare le sue scelte socialmente responsabili in modo consapevole e spontaneo e non perché imposto dalla normativa vigente. Le aziende investono nel loro futuro nella speranza che gli impegni sociali assunti comporteranno vantaggi nel lungo periodo, contribuendo all’aumento di reddittività e di competitività80.

- Si ha Responsabilità Sociale, se l’impresa si impegna per la risoluzione di questioni sociali o ambientali al di là di quanto imposto dalle regole81. Non ci si trova di fronte ad una definizione generica ed astorica del concetto di RSI, si determina invece uno specifico contesto in termini di spazio e di tempo. È da                                                                                                                

77 Commissione Europea, “Libro verde – Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale

delle imprese”, 2001.

78 Ritenuto il documento di base a cui fare riferimento in tema di RSI, il Libro Verde ha inteso dare il via

al dibattito, sul come l’Unione Europea potesse intervenire per diffondere la Corporate Social

Responsibility, sia a livello europeo che internazionale, fra le imprese; esso propone una più stretta ed

efficace collaborazione e partecipazione degli stakeholder.

79 Commissione Europea, “Libro verde – Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale

delle imprese”, 2001.

80 Molte imprese considerano la Corporate Social Responsibility come una vera e propria componente

dell’identità aziendale (da Libro Verde, 2001).

81 È bene tenere presente, però, che la RSI non si deve in nessun modo considerare sostitutiva alla

regolamentazione dei diritti sociali o di tutela dell’ambiente: se in un paese non esistono le norme in riferimento a quanto detto, allora dapprima gli sforzi dovranno essere tesi a provvedere a far si che la regolamentazione mancante venga creata, in modo da definire un’equa base, dalla quale poi si possono sviluppare i comportamenti socialmente responsabili.

considerarsi socialmente responsabile un’impresa che non utilizza il lavoro minorile nelle proprie produzioni? Probabilmente, in un Paese dove non solo non vi è una disciplina di tutela del lavoro dei minori ed anzi esso rappresenta una prassi d’impiego della forza lavoro, evitarne l’utilizzo potrebbe considerarsi adozione di responsabilità sociale; in un contesto diverso, dove il lavoro minorile è vietato per legge, lo stesso comportamento assunto dall’azienda non può certo configurarsi come socialmente responsabile. Ed un’argomentazione simile si potrebbe portare per la variabile tempo.

- Agli obiettivi economici, si uniscono ed integrano quelli sociali ed ambientali, secondo un approccio di tipo triple bottom line. Integrare all’obiettivo di profitto, obiettivi diversi, significa riconoscere innanzitutto che la Responsabilità Sociale d’Impresa deve prendere parte al processo di definizione delle scelte strategiche aziendali. Perché ciò accada, il management deve provvedere a far in modo che sia il modello gestionale, che permea l’intera impresa, adeguato ai principi di responsabilità sociale, di modo che i tre risultati – quello economico, quello sociale e quello ambientale – possano essere considerati congiuntamente. Ogni risultato è funzionale al raggiungimento degli altri in un’ottica che vede l’impresa ed i suoi interlocutori parte di un unico sistema, per cui nonostante l’obiettivo dell’economicità rimanga comunque il più importante (in un’ottica di RSI, l’impresa socialmente orientata dev’essere comunque vitale, dove la vitalità si misura specialmente nella reddittività, nella crescita e nello sviluppo di lungo periodo82), il manager deve tenere in considerazione sempre la sostenibilità delle decisioni che prende e quindi le conseguenze non solo economico-finanziarie, ma anche ambientali e sociali, che l’attività genera.

- Si parla di interazioni tra impresa e stakeholder, e si fa quindi riferimento alla necessità per l’azienda: di adottare un sistema di governo aperto, di mettersi in discussione, di avviare processi che permettano un costante dialogo, partecipazione e collaborazione con le parti interessate alla sua attività al fine di conciliarne gli interessi.

L’Unione Europea individua nelle due dimensioni aziendali, quella interna e quella esterna, l’ampiezza del campo applicativo della Responsabilità Sociale d’Impresa83.                                                                                                                

82 M. Molteni, “Responsabilità sociale e performance d’impresa”, 2004.

83 Commissione Europea, “Libro verde – Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale

Nella dimensione interna, ogni impresa si deve preoccupare della gestione socialmente responsabile dei rapporti con i suoi lavoratori e collaboratori, dell’adeguamento aziendale ed organizzativo in un’ottica di sostenibilità, della predisposizione di quanto necessario a gestire gli effetti che l’attività provoca sull’ambiente circostante, della comunicazione - diretta ai consumatori in particolare - circa non solo la sicurezza e qualità, ma anche della produzione avvenuta nel rispetto di criteri socialmente responsabili, dei prodotti che immette sul mercato.

Nella dimensione esterna, l’azienda deve provvedere all’adozione di comportamenti socialmente responsabili nei confronti di tutta la comunità che indirettamente influenza, e dei suoi partner d’affari; si deve inoltre preoccupare del rispetto dei diritti dell’uomo, e dell’impatto ecologico a livello planetario84.

Il maggior ruolo che le imprese hanno in ambito sociale ed ambientale a livello globale, è riconosciuto anche da importanti organizzazioni internazionali che promuovono, con diverse iniziative, la sensibilità delle imprese verso la CSR.

- Il Global Compact dell’ONU85: varato nel 2000 da Kofi Annan, allora Segretario Generale dell’ONU, definisce delle linee di condotta per le imprese di grandi dimensioni definite in dieci principi universali relativi le questioni dei diritti dell’uomo, dei diritti ambientali, dei diritti dei lavoratori, della corruzione86. Nasce con l’obiettivo fondamentale di affrontare la questione della delocalizzazione: promuovendo la Corporate Social Responsibility si cerca di trovare soluzione alle problematiche conseguenti i cambiamenti che la globalizzazione stava portando. Avvicinando le imprese alle organizzazioni internazionali, il Global Compact si propone di incentivare le partnerships indirizzate allo sviluppo di un mercato globale ed equo87.

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