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3. IL SITO ARCHEOLOGICO DI EQUILO E LA SUA STORIA

3.2. Le indagini archeologiche

La campagna di scavo del 2013, svolta nella località “Le Mura” di Jesolo (Fig. 3.4), ha interessato due aree, per una superficie totale di circa 250 m2.

La zona di scavo si trova a un centinaio di metri dalla cattedrale romanica, così come anche gli altri due impianti religiosi precedenti di V e VI secolo.

Nonostante la presenza di una trincea "anti-carro armato" risalente alla seconda guerra mondiale, già al di sotto dei primi 40 cm di strato arativo è stato rinvenuto un consistente deposito archeologico ben conservato. La stratigrafia non risulta omogenea, tendenzialmente la fase più recente quindi più superficiale è quella di VI-VII secolo, ma le tombe stesse intaccano strati di abitato di VI secolo.

L'indagine di queste due aree ha permesso di individuare tre fasi diverse comprese tra il I secolo a.C. e il VII secolo d.C. [27, 28].

Distinguendo l’età romana dal I secolo a.C. al I secolo d.C. come la fase più antica, si fa riferimento all’Unità Topografica di Scavo (da qui in poi indicata come UTS) 2000 fino a una profondità di 1,50 m.

In questa area, in cui si è raggiunta la maggiore profondità di scavo, è stato possibile portare alla luce un consistente deposito di conchiglie del genere Bolinus, famiglia delle muricida (il mollusco viene chiamato murice comune). Questo ritrovamento fa pensare a una zona in cui, nel corso della prima età imperiale, veniva prodotta la porpora: questo mollusco infatti è stato impiegato a partire dall’epoca dei Fenici per la produzione di un colorante utilizzato prevalentemente per tingere tessuti. Esso veniva ottenuto pressando la polpa del mollusco e facendola bollire in acqua marina, all'interno di contenitori di piombo. I siti di produzione erano generalmente posti fuori dai centri abitati a causa dello sgradevole odore che veniva emanato dalla preparazione.

In questa stessa area, in particolare a ovest, si può osservare uno sviluppo dell'urbanizzazione continua nel tempo a partire dai primi secoli dell’età romana, ritrovando con una sostanziale continuità la presenza di strati con frammenti di ceramiche, laterizi e frustoli di carbone, anche se i ritrovamenti più consistenti appartengono alla fase tardoantica.

Queste tracce, infatti, sono riferibili alla frequentazione o al momento dell'abbandono di un abitato che è durato, come documenta lo scavo, dall'inizio del V secolo fino alla metà o alla fine del VI secolo.

Il periodo compreso tra la fine del IV sec. d.C. all’inizio del VI sec. d.C. è ascrivibile sia alla UTS 2000 che alla UTS 1000; in entrambe le aree, infatti, sono state rinvenute le tracce di un insediamento costituito da edifici con piani di calpestio in argilla battuta, focolari strutturati (con piani in laterizio) e livelli di frequentazione con materiali vitrei e ceramici di vario tipo (da mensa, da fuoco, contenitori da trasporto) a indicare una zona non solo residenziale, ma anche di stoccaggio.

Facendo riferimento ai focolari strutturati, si indicano focolari con un piano in materiale durevole, in questo caso laterizi messi di piatto. Spesso i focolari si trovano direttamente sul terreno e sono riconoscibili per la concentrazione di carbone, cenere e per l'arrossamento del terreno circostante, oltre che per eventuali resti di pasto combusti o

ceramica da fuoco; se hanno una qualche struttura visibile (un cordolo di ciottoli, un piano in laterizi etc.) sono chiamati "strutturati". In questo caso i mattoni, che facevano da piano per il focolare, erano stati evidentemente modificati dal fuoco (erano più friabili in superficie e con colorazione differenziata).

A partire dalla fine del VI sec. d.C. e poi per tutto il VII sec. d.C. risulta evidente un diverso uso dell’intera area passando da quella residenziale a quella funeraria, contraddistinta dalla presenza di numerose sepolture, scavate in piena terra [27, 28].

Un secondo scavo è stato condotto nel 2014 e fa riferimento all’UTS 3000, la quale comprende l’area compresa tra la UTS 1000 e la UTS 2000 e parte di esse (Fig. 3.5). Diversamente dalle precedenti, l'area UTS3000 presenta, sotto lo strato arativo, allo stesso livello delle tombe, buche e strutture di età pieno medievale (IX-XII secolo).

Lo scavo di quest'ultima area (Fig. 3.5) ha accertato la continuità di frequentazione di tutta la zona, sfruttata sia a livello produttivo che abitativo a partire dal V secolo.

In particolare è stato osservato che a partire dalla fine del V secolo, in corrispondenza dell’UTS 3000 si sviluppò un'attività artigianale legata alla lavorazione dal minerale del ferro (Fig. 3.6), che ha convissuto con l'abitato fino alla prima metà del VI secolo.

Sono stati rinvenuti vari punti di fuoco o focolari, uno sicuramente riconoscibile come piccola forgia, in cui il minerale, già estratto e probabilmente anche già in parte lavorato in altro luogo, veniva battuto e forgiato per ottenere oggetti finiti.

Fig. 3.6 - Zona di lavorazione del ferro

L’area indagata nella UTS 3000 dunque vede nel tempo una modifica e ridefinizione degli spazi in cui inizialmente si installa un abitato articolato in diversi edifici con funzione residenziale e di magazzino, a cui si aggiungono anche alcuni laboratori artigianali.

Probabilmente solo alla fine del VI secolo, l'area a nord dell'edificio religioso è stata dedicata a zona funeraria, in concomitanza con la fondazione della nuova chiesa dotata di notevoli apparati decorativi.

E' pertanto nel periodo altomedievale che Equilo conosce una profonda riorganizzazione e trasformazione degli spazi centrali, i quali a loro volta influiscono sulla funzione delle aree circostanti; s’ipotizza infatti che il cimitero sia collegato alla chiesa ricostruita nel VI secolo e che il suo utilizzo perduri fino almeno a tutto il VII secolo.

La presenza delle sepolture in anfora e dei pettinini in osso indicano che sicuramente il cimitero è stato in uso dalla seconda metà del VI secolo e nel corso del VII secolo, purtroppo però non è possibile avere un’indicazione precisa. Il campione antropologico è rappresentativo di entrambi i generi (maschi e femmine) e di tutte le classi di età (neonati, bambini, adulti); inoltre non si evince una distinzione di carattere sociale per l'assenza di

elementi di abbigliamento o corredo, pertanto al momento si interpreta come un’area funeraria dedicata genericamente alla comunità che abitava Jesolo nei primi secoli del medioevo [27, 28].

Nel corso della campagna 2013 sono stati rinvenuti un totale di 8041 reperti, di cui 5517 solo di frammenti ceramici, 345 frammenti di vetro, 6 monete, 397 elementi metallici, 56 crustae marmoree e 1718 frammenti di ossa e malacofauna.

La maggior parte dei frammenti è stata rinvenuta nell’UTS 1000, indagata per una superficie maggiore rispetto all’UTS 2000 (5624e 2417, rispettivamente) (Fig. 3.7).

Fig. 3.7 - Percentuali dei reperti rinvenuti a Jesolo 2013 [27]

Per quanto riguarda i manufatti recuperati nel corso della campagna di scavo 2014, in totale sono stati rinvenuti 32411 reperti, di cui 17441 solo di frammenti ceramici, 806 frammenti di vetro, 11 monete, 521 elementi metallici, 410 crustae marmoree e 7206 frammenti di ossa e malacofauna, 6000 scorie metalliche e 11 ossa lavorate (Fig. 3.8).

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