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Indicatori agroambientali

Giampaola Bellini - Teresa Di Sarro

2. Indicatori agroambientali

I dati analizzati hanno come fonte l’indagine sulla struttura e le produzioni dell’azienda agricola con riferimento all’anno 2003. Alcune variabili sono rilevate in modo costante nel corso del tempo, altre sono state introdotte nell’indagine dal 1998 con adattamenti successivi.

Il dibattito sugli indicatori agroambientali è stato attivato recentemente alla luce della necessità di monitorare l’integrazione delle tematiche ambientale nella Politica agricola comunitaria. Su alcuni temi tali indicatori sono stati definiti e implementati a livello europeo mediante la realizzazione del progetto Irena, altri invece sono stati implementati in quanto considerati rilevanti a livello nazionale. In particolare il dibattito è ancora in corso sui temi delle pratiche agricole adottate nella gestione aziendale per i quali la rilevanza delle pratiche può in effetti essere di più difficile standardizzazione, in quanto questa può variare a seconda del sistema produttivo considerato e dei fattori pedo-climatici esistenti a livello regionale.

Nel presente studio si è fatto ricorso ai seguenti indicatori

- per l’irrigazione:

Superficie irrigata / superficie agricola utilizzata (incidenza percentuale); Superficie irrigata per fonte (composizione percentuale);

Superficie irrigata per metodo d’irrigazione (composizione percentuale); Superficie irrigata per coltura (composizione percentuale);

Superficie irrigata per coltura / superficie investita per coltura;

- per la gestione del suolo:

Superficie per tipologia di successione colturale/superficie a seminativi (incidenza percentuale);

Aziende che praticano l’aratura/numero aziende con Sau (incidenza percentuale);

Aziende che praticano l’aratura profonda/numero aziende che praticano l’aratura (incidenza percentuale);

Aziende che adotta il piano di concimazione annuale/Numero aziende con Sau (incidenza percentuale);

Aziende che hanno realizzato l’analisi chimico fisica del terreno negli ultimi 5 anni/Aziende con Sau (incidenza percentuale);

Aziende che adottano un piano spandimento liquami/Aziende con Sau (incidenza percentuale);

Aziende che praticano l’inerbimento controllato/Aziende con coltivazioni legnose agrarie (incidenza percentuale);

Superficie su cui si distribuiscono concimi chimici/Sau (incidenza percentuale); Superficie su cui si distribuiscono fertilizzanti organici/Sau (incidenza percentuale).

Irrigazione e gestione dell’acqua

L’irrigazione nell’azienda agricola, rende possibile la diversificazione della produzione e l’estensione della stagione colturale del territorio in cui viene realizzata. Dal punto di vista ambientale, nel contesto nazionale, l’attività agricola è quella che più necessita di questa risorsa. La sua gestione deve essere pertanto oculata, tenere conto a livello locale delle richieste derivanti dagli usi alternativi e deve tendere a ridurne il più possibile gli sprechi.

In termini assoluti, 2.763.510 ettari sono irrigati a livello nazionale e di questi solo il 13 per cento è gestito da donne, mentre in termini di scelte produttive effettuate, le donne irrigano solo il 16 per cento della Sau da loro gestita, rispetto al 22 per cento registrato per gli uomini.

Relativamente al tipo di fonte utilizzata, sicuramente quella che è indispensabile preservare, sia a fini ambientali che per l’uso potabile, è la fonte sotterranea. In ambito agricolo si ricorre - oltre all’uso di questa fonte - alle acque superficiali, all’acqua distribuita da acquedotto, depurata, desalinizzata o salmastra. In termini di incidenza per cento delle superfici irrigate per fonte sulla superficie totale irrigata (Figura 1), si evidenzia che le donne irrigano il 28 per cento della superficie con acque superficiali prelevate al di fuori dell’azienda, il 5 per cento con acque superficiali interne, seguono l’utilizzo della fonte sotterranea distribuita sul 30 per cento della superficie irrigata e della fonte acquedotto col 20 per cento della superficie irrigata interessata. Nel caso della conduzione maschile le acque superficiali, esterne e interne all’azienda, interessano rispettivamente il 30 e il 6 per cento della superficie irrigata, seguono le acque sotterranee con il 23 per cento e la fonte acquedotto con il 18 per cento . Nel complesso gli uomini ricorrono in misura maggiore ad una combinazione di più fonti, (22 per cento della superficie irrigata in questo modo, contro il 17 per cento delle donne), fatto che può mettere le donne in una condizione di maggiore vulnerabilità in caso di ridotta disponibilità dell’unica fonte utilizzata.

Figura 1 - Superficie irrigata per fonte utilizzata e genere (composizione percentuale)

Fonte: Elaborazioni su dati Spa 2003

Relativamente ai sistemi d’irrigazione (figura 2) le donne sembrano prediligere più degli uomini i metodi che consentono una maggiore efficienza di utilizzo dell’acqua, infatti mediante microirrigazione irrigano il 23,1 per cento (contro il 16,1 per cento degli uomini) della superficie irrigata, metodo che si colloca al terzo posto dopo aspersione (29,7 per cento) e scorrimento superficiale e infiltrazione laterale (21,5 per cento). Meno frequente rispetto agli uomini è invece il ricorso a più di un metodo (18,5 per cento della superficie irrigata per le donne e 26,3 per cento per gli uomini).

Figura 2 - Superficie irrigata per metodo d’irrigazione e genere (composizione

percentuale) 0% 20% 40% 60% 80% 100% Donna Uomo Piu fonti

Impianti di depurazione, acque desalinizzate e acque salmastre Acque sotterranee Acquedotto

Acque superficiali al di fuori Acque superficiali interne

0% 20% 40% 60% 80% 100% Donna Uomo Totale Più metodi Altro sistema Microirrigazione Aspersione Sommersione Scorrimento superficiale ed infiltrazione laterale

Per quanto riguarda le colture irrigate (Tavola 1), prevalgono le coltivazioni legnose agrarie (vite, olivo, agrumi e fruttiferi), il mais, le foraggere avvicendate, seguite da riso, ortive, ecc. Nelle aziende condotte da donne, sono notevolmente inferiori le incidenze percentuali delle foraggere avvicendate, del mais e del riso, mentre risultano più rappresentati l’olivo, la vite, gli agrumi, e i prati permanenti e i pascoli. Nel complesso quindi hanno un’incidenza minore le coltivazioni che richiedono maggiori volumi di acqua (mais, riso, foraggere avvicendate in gran parte costituite da mais da foraggio).

I valori relativi al rapporto tra superficie irrigata e superficie investita per coltura evidenziano che in media, a parità di specie coltivate, le donne tendono a ricorrere meno all’irrigazione (0,18 contro 0,25 dell’uomo).

Tavola 1 - Superficie irrigata e relativa superficie investita per coltura e genere

Superficie irrigata Superficie irrigata su superficie investita

COLTIVAZIONI Donna Uomo Donna Uomo

Composizione % Frumento duro 2,5 2,0 0,02 0,03 Granoturco 21,7 24,5 0,47 0,62 Riso 4,5 9,7 1,00 1,00 Patata 1,4 0,8 0,64 0,76 Barbabietola da zucchero 3,7 2,9 0,49 0,42 Girasole 0,4 0,2 0,07 0,06 Soia 2,1 1,9 0,28 0,41 Ortive 7,4 7,1 0,76 0,80 Foraggere avvicendate 8,2 13,4 0,12 0,22 Vite 11,7 9,3 0,29 0,36 Olivo 10,4 5,7 0,13 0,18 Agrumi 6,4 4,2 0,88 0,93 Fruttiferi 7,2 7,7 0,32 0,48

Prati permanenti e pascoli 6,4 4,8 0,05 0,04

Altre colture 5,9 5,6 0,51 0,58

TOTALE 100,0 100,0 0,18 0,25

Pratiche di gestione del suolo agrario

Il suolo agrario, in quanto sottoposto alla coltivazione, è soggetto al degrado delle proprie caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche. Nell’ambito della realizzazione dell’attività agricola si possono adottare adeguate pratiche colturali che contrastano tale tendenza e che possono mantenere, se non aumentare, la fertilità del suolo stesso. Questo fa sì che il suolo mantenga la propria capacità di rendimento nel medio lungo periodo.

Le successioni colturali dei seminativi, qualora vengano realizzate seguendo schemi regolari denominati rotazioni, e soprattutto se prevedono l’inserimento di leguminose capaci di fissare azoto atmosferico, rappresentano la migliore combinazione nel tempo delle colture realizzate. Seguono gli avvicendamenti, in cui le colture si alternano senza uno schema fisso e quindi le monosuccessioni che alterano l’equilibrio dell’ecosistema in diversi sensi ma soprattutto in quanto determinano una forte erosione del suolo. Nel 2003 si è verificato che le aziende condotte da donne sono ricorse in misura minore alla rotazione delle colture, infatti il 30,7 per cento della superficie a seminativi è condotta secondo tali schemi, mentre gli uomini adottano la rotazione sul 37,2 per cento della superficie a seminativi. I valori per le donne sono più alti nel caso dell’avvicendamento (36,5 per cento e 34,3 per cento donne e uomini rispettivamente) e simili per la monosuccessione (circa 14,5 per cento). Tuttavia, le donne nel complesso hanno dichiarato meno superficie nel quesito in questione rispetto agli uomini (81,4 per cento per le donne e 85,4 per cento per gli uomini sul totale seminativi).

Relativamente alle lavorazioni del terreno ricorrono all’aratura circa il 57,5 per cento delle aziende con superficie agricola utilizzata (Sau), di queste - se si guarda al solo universo donna – ricorre all’aratura profonda (> 40 cm) il 41,6 per cento delle donne, mentre nell’universo uomo tale percentuale è uguale a 40,8. La diffusione delle pratiche per una corretta gestione dei nutrienti e della fertilizzazione è ancora ridotta, e nelle aziende condotte da donne il fenomeno assume valori inferiori rispetto agli uomini. Ad esempio, nel complesso, solo il 21,35 per cento delle aziende con Sau ricorre all’adozione di un piano di concimazione annuale, in particolare nel caso delle donne tale valore raggiunge il 19,4 per cento, mentre quelle condotte da uomini il 22 per cento. Percentuali inferiori al 2 per cento (sulle aziende con Sau) sono raggiunte dalle aziende che sono ricorse alla realizzazione dell’analisi chimico-fisica del terreno negli ultimi cinque anni e all’applicazione di un piano di spandimento dei liquami. In entrambi i casi i valori riferiti alle donne sono inferiori.

Anche in termini di superfici di distribuzione di nutrienti, le donne ricorrono maggiormente ai concimi chimici e in maniera ridotta ai fertilizzanti organici. La superficie su cui vengono distribuiti complessivamente concimi chimici corrisponde a circa il 48 per cento della Sau, nel caso delle donne tale indicatore assume un valore più elevato (49,2 per cento). In modo speculare la superficie su

cui le donne distribuiscono fertilizzanti organici, in per cento sulla Sau, assume valori prossimi al 15 per cento contro il 21,8 per cento degli uomini.

Nelle coltivazione legnose agrarie per ridurre l’utilizzo dei diserbanti e il passaggio di macchinari sul terreno, si ricorre alla pratica dell’inerbimento controllato. Anche se solo l’8,5 per cento delle superfici relative alle legnose agrarie sono soggette a tale pratica i valori per le donne sono inferiori (6 per cento) a quelli registrati per gli uomini (9 per cento).

Conclusioni

Il presente studio evidenzia che le aziende condotte dalle donne sono riuscite ad acquisire modalità di gestione più eco-compatibili nel caso dell’irrigazione (maggiore ricorso alla microirrigazione, irrigazione di colture a minore fabbisogno d’acqua e minore ricorso all’irrigazione per coltura praticata), mentre nella gestione del suolo il bilancio relativo alle diverse pratiche analizzate risulta essere negativo.

Alcuni dei risultati raggiunti suggerirebbero di continuare l’analisi esplorativa dei dati a livello territoriale e per formazione e classi d’età della conduttrice aziendale, che potrebbero aiutare a comprendere meglio il fenomeno.

BIBLIOGRAFIA

Bellini G., Pratiche agricole e interazioni con l’ambiente, in Principali fattori agricoli di pressione sull’ambiente - Anno 1998, Istat, Collana Argomenti. 2004. Commission Communication, Statistical Information Needed for Indicators to

Monitor the Integration of Environmental Concerns into the Common Agricultural Policy. Com, 144 def. 2001.

European environment agency, Agriculture and environment in the Eu-15: the

Irena Indicator Report. Copenaghen, 2005.

Il ruolo delle donne nell’agricoltura

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