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Indicatori di valutazione per uno studio di caso di sviluppo rurale

Considerata la cornice teorica entro cui si inscrive un progetto territoriale sostenibile, considerato che le unità di analisi non sono i programmi in senso stretto bensì il processo, si tratta di indagare ex post, nel nostro caso, quali cambiamenti si sono prodotti nei territori rurali.

L’attività di ricerca si inserisce nel solco dell’approccio degli studi di caso e l’attenzione si focalizza su due declinazioni specifiche della valutazione:

a) valutare per apprendere dal passato l’utilità delle soluzioni future;

b) valutare per stimolare la partecipazione e motivare gli attori verso uno scopo comune (Martini e Sisti 2002; 2009).

Nel primo caso, la parola chiave è learning: i rami di intervento pos- sono riguardare, in primo luogo, l’analisi dei processi di implementazione e in secondo luogo l’analisi degli effetti in un determinato territorio di una politica, in cui si richiede un confronto tra le ipotesi sulle quali si fonda l’intervento e quanto è realmente accaduto.

Nel secondo caso la parola chiave è empowerment: si tratta di una

modalità di intervento tipica di contesti in cui si intenda avviare un processo interattivo di dialogo e riflessione collettiva, per cui è neces- sario predisporre una comparazione tra ciò che si è realizzato e una ricostruzione delle aspettative e dei bisogni di una comunità; risultano pertanto utili i modelli della ricerca-azione.

Entrando nello specifico saranno di seguito schematizzati una serie di indicatori che articolano tre livelli di analisi (i primi due relativi al

learning e il terzo relativo all’empowerment). Il primo focalizza i processi

di implementazione (il partenariato e la sua genesi, il progetto condiviso, la struttura organizzativa, le forme di assistenza tecnica, la capacità di sostenere la cooperazione e l’integrazione degli attori nel lungo periodo, il ruolo delle istituzioni). Il secondo il complesso delle misure previste, gli obiettivi, le strategie e gli effetti a partire dalla implementazione dei beni comuni locali per la competitività (valorizzazione delle risorse locali compreso l’habitat naturale, servizi alle imprese volti all’efficienza, servizi alla popolazione volti all’equità). Il terzo possibile livello è più connes-

so all’empowerment, ed è relativo alla valutazione della qualità sociale generata e all’implementazione dei beni collettivi locali per la coesione.

A questo punto, a partire dagli indicatori rilevanti che possono essere impiegati ai fini della valutazione delle azioni di sviluppo locale (Bonazzi 2002; Scott 1994), nella duplice tensione verso i processi di apprendimento ed empowerment è stata costruita una griglia di indi- catori, composta da sottoinsiemi coerenti, corrispondenti alle possibili linee di indagine di uno studio di caso.

Tale griglia è coerente con l’approccio alle politiche di sviluppo delineato nei paragrafi precedenti e soprattutto con la sintesi portata avanti nel paragrafo. 3, dove si è tentato di esplicitare gli elementi di un idealtipo di progetto di sviluppo locale sostenibile.

La griglia degli indicatori è divisa in due parti: una prima relativa agli indicatori di processo (che valuta il come e gli attori di volta in volta coinvolti) e una seconda che analizza i risultati in termini di beni comuni generati, relativi alla competitività e alla coesione.

4.1. Indicatori di processo

1) L’UnitàterritoriaLediriferimento – confini;

– popolazioni;

– risorse materiali e immateriali; – eleggibilità dei territori;

– esperienze di sviluppo locale pregresse. 2) LemodaLitàdicostrUzionedeLPartenariato

– formazione del gruppo di azione locale (tavolo partenariale); – composizione del partenariato pubblico-privato;

– caratteristiche della leadership (presenza di un Leader de- terminante);

– struttura organizzativa (soggetto gestore); – rapporto tra soggetto gestore e partenariato; – statuto.

3) LaroBUstezzadeLProGetto (PianodisviLUPPoLocaLe) – procedure di costruzione del Piano di sviluppo locale: coe-

renza con gli obiettivi ivi dichiarati;

– livello di autonomia gestionale nella definizione, accompa- gnamento e cantierabilità dei progetti;

4) L’articoLazioneProGettUaLe – tema catalizzatore;

– rapporto tra obiettivi generali, specifici e operativi;

– valorizzazione delle specificità locali e la qualità dei prodotti; – integrazione di filiera e l’integrazione orizzontale;

– aggregazione e le organizzazioni dei produttori; – diversificazione;

– multifunzionalità; – filiera corta;

– tutela dell’habitat e del paesaggio. 5) L’orGanizzazionededicata

– presenza di una struttura operativa di implementazione ad hoc, che funga da supporto progettuale, facilitatrice e induttrice nei processi di accompagnamento alle azioni di sviluppo locale; – assistenza tecnica viene intesa come elemento strutturante

degli interventi orientati allo sviluppo locale. 6) L’incLUsioneProGettUaLe

– livello di inclusione progettuale degli stakeholder: comuni- cazione, animazione, consultazione;

– livello e modalità di concertazione istituzionale; – coinvolgimento della partnership;

– livello di partecipazione lungo tutte le fasi di sviluppo e rea- lizzazione del progetto: dalla concertazione e la costituzione del partenariato attraverso l’accordo formalizzato, all’assistenza tecnica, alla configurazione della struttura di gestione, al rapporto tra integrazione a livello territoriale e gestione delle politiche regionali (misure e assi di intervento).

7) LadecLinazioneemPiricadeLProcessodiGovernance: raPPorto trainteGrazione, concertazione, incLUsione

– strategia organizzativa interna (ampiezza della suddivisione del potere decisionale tra componente pubblica/privata, Consiglio di Amministrazione, Assemblea);

– capacità delle politiche pubbliche negoziate e deliberative di valorizzare o generare capitale umano e “tessuti connettivi”: grado di integrazione verticale e integrazione orizzontale di co- noscenze e saperi frammentati e dispersi tra una pluralità di attori (integrazione nei contenuti);

– intensità dell’integrazione tra attori e dell’integrazione tra interventi4 (integrazione di filiera).

8) iLrUoLodeLLeistitUzioniedeLLaLeadershiPPoLitica – reti locali consolidate;

– nuove forme di aggregazione.

4.2. Indicatori di cambiamento in termini di implementazione dei beni

comuni locali e di valutazione dei risultati

1. creazioneeimPLementazionediBenicoLLettiviLocaLiPerLa comPetitività

– valorizzazione delle specificità produttive e della qualità; – formazione di beni e servizi rivolti all’impresa;

– valorizzazione della diversificazione dell’economia rurale e della multifunzionalità (agriturismo, agricoltura sociale, servizi ambientali);

– valorizzazione dei sistemi insediativi, riqualificazione dei paesi, dei centri storici;

– valorizzazione dell’habitat naturale e dell’ambiente;

– miglioramento dell’attrattività dei territori rurali per le imprese e la popolazione

– innovazione generata: all’interno dell’analisi dei processi di implementazione o dell’analisi degli effetti di una politica, si propone lo studio di processi situati riguardanti l’inserzione, nella fattura di prodotti tipici candidati a certificazioni, di in- novazioni riguardanti qualsiasi aspetto tecnoscientificamente denso della produzione,

– formazione, dei servizi e delle infrastrutture per le imprese. 2. creazioneeimPLementazionediBenicoLLettiviLocaLiPerLa

coesione

– formazione di beni rivolti alla popolazione;

– diffusione del capitale sociale come esito dei progetti di sviluppo locale (capitale umano e capitale relazionale). La 4 Le organizzazioni per lo sviluppo locale potrebbero essere valutate nella misura in cui siano riuscite a instaurare stabili legami fra i portatori di interesse, in quanto non basta proporre servizi fruibili individualmente, formare e mettere in contatto i diversi operatori, ma occorre verificare quanto stabili e lunghe siano le loro relazioni. Si può dunque verificare come un alto grado di densità delle relazioni fiduciarie all’interno di tali network possa favorire meccanismi di cooperazione e scambio tra i suoi membri.

produzione di capitale sociale diventa un compito essenziale de progetto di sviluppo, coerentemente con il passaggio da uno sviluppo spontaneo a uno intenzionale.

– fiducia: come e se i processi partecipativi abbiano prodotto una crescita della fiducia tra attori e beneficiari delle politi- che pubbliche; come le reti di fiducia abbiano contribuito a ridefinire lo spazio pubblico; come e quanto gli attori locali, i portatori di interesse, i cittadini abbiano influenzato le scelte; come e quali forme di negoziazioni siano state generate. La fiducia5 può assurgere, inoltre al ruolo di indicatore intangibile

per la classificazione di eventuali idealtipi di GaL: tale fattore può essere incrociato con le configurazioni che il GaL può assumere nel territorio ricondotte ai due estremi di agenzia di sviluppo permanente o coalizione di interessi temporanea.

La coesione sociale, che indica il senso di appartenenza condivisa a un territorio, a una comunità locale, a uno spazio residenziale, declinato empiricamente secondo varie espressioni di socialità organizzata, capacità di coordinamento e protagonismo dei soggetti territoriali.

L’empowerment, che definisce la dimensione più propositiva della qualità sociale, quella su cui emergono i maggiori margini d’azione per una pro- grammazione territoriale che voglia essere davvero sostenibile, partecipata e condivisa, favorisce l’incontro tra la progettualità dei soggetti, espressa da aspettative di miglioramento della situazione individuale e collettiva della comunità di riferimento (dall’incentivazione alla messa in atto delle capabi-

lities riconosciute [Sen, 1985] al sostegno a percorsi di sviluppo locali non

eterodiretti) e dei progetti formulati nell’ambito della attività di pianificazione istituzionale. Il livello di empowerment generato potrà essere valutato foca- lizzando l’analisi sulla capacità delle politiche di accordare attenzione alla combinazione degli interventi strutturali con quelli immateriali (informazione, formazione, assistenza tecnica), in grado di far emergere e mettere insieme competenze e conoscenze disperse, immettendo inoltre nuove conoscenze attraverso metodologie volte a sostenere i processi di empowerment.

Questi indicatori sono stati poi ripresi e operativizzati rispetto al

caso specifico della ricerca, ovvero la valutazione della misura Leader

e del funzionamento dei GaL.

5 L’accezione di fiducia qui impiegata e la tipologia di GaL proposta sono riprese da giorgio osti, 2006.