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Analisi tecnica dei mercati finanziar

5. Il volume a conferma del trend Il volume deve espandersi nella direzione del movimento primario Se ci troviamo in un trend rialzista i volum

2.5 I principali indicatori ed oscillatori tecnic

2.5.2 Indicatori di volume

Per volume si intende il controvalore della quantità di titoli negoziata in un determinato intervallo temporale14.

Lo studio dei volumi va sempre associato allo studio del trend del prezzo infatti gli operatori esperti con l’ausilio dei volumi riescono ad individuare in che fase del trend ci troviamo.

Se andiamo a considerare il ciclo di Dow esaminato in precedenza abbiamo che nella prima parte della fase di crescita il trend è crescente sia per quanto riguarda i volumi che per quanto riguarda i prezzi, quindi il trend è forte. Passato il punto di massimo i prezzi precipitano (prima fase di ribasso) poiché vi è un grosso flusso di offerta, ma non di domanda; si ha quindi un elevato volume di offerta, ma non di scambio.

Tra gli indicatori che si costruiscono utilizzando i volumi troviamo l’On Balance Volume e il Volume Accumulation.

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On Balance Volume

L’On Balance Volume è un indicatore che consiste nella somma algebrica dei volumi di una serie di sedute in base al prezzo di chiusura delle sedute stesse. Se il prezzo di chiusura odierno è superiore al prezzo di chiusura della seduta precedente, i volumi giornalieri si vanno a sommare a quelli della seduta precedente. Se invece il prezzo di chiusura odierno è inferiore, i volumi giornalieri si detraggono. Nel caso in cui i prezzi siano uguali non si somma né si sottrae.

Una volta calcolati i valori dell’OBV, viene disegnato il trend per poi analizzarlo congiuntamente al trend dei prezzi.

Immagine 20: Confronto tra prezzi e On Balance Volume. Fonte https://www.investopedia.com/ A questo indicatore vengono mosse principalmente due critiche:

1) si considera solo il prezzo di chiusura: non vengono quindi minimamente presi in considerazione i movimenti che i prezzi hanno effettuato durante il giorno, né come il prezzo di chiusura si colloca rispetto al suo massimo e al suo minimo;

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2) si va a sommare o sottrarre l’intero volume giornaliero anche se la variazione tra i prezzi di chiusura delle sedute è stata minima.

Per ovviare a questo secondo difetto è stato introdotto un filtro di significatività rappresentato da una percentuale di prezzo che, se non superata, rende la variazione nulla quindi non si somma né si sottrae. Per porre rimedio al primo difetto è stato invece introdotto un secondo indicatore, l’Accumulation Volume.

Accumulation Volume

Il principio di fondo dell’Accumulation Volume è lo stesso dell’On Balance Volume ma, in questo caso, vengono considerati oltre al prezzo di chiusura, anche il prezzo massimo e il prezzo minimo raggiunti durante la seduta.

L’utilizzo di questo indicatore prevede il calcolo del prezzo medio (midrange), come:

𝑀𝑖𝑑𝑟𝑎𝑛𝑔𝑒 =𝑃𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜 𝑚𝑎𝑠𝑠𝑖𝑚𝑜 + 𝑃𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜 𝑚𝑖𝑛𝑖𝑚𝑜 2

Qualora il prezzo di chiusura si collochi tra il midrange e il prezzo massimo andremmo a sommare una quota parte del volume giornaliero pari alla percentuale di distanza del prezzo di chiusura dal midrange. Nel caso in cui il prezzo di chiusura si collochi tra midrange e prezzo minimo si sottrarrà la quota di volume in proporzione alla distanza tra la chiusura e il midrange. Se midrange e prezzo di chiusura sono gli stessi allora non si effettua alcuna operazione.

Nonostante l’Accumulation Volume sia più sofisticato dell’On Balance Volume, questo viene utilizzato meno poiché per farne uso bisogna essere in possesso di più dati.

2.5.3 Oscillatori

Questi indicatori ci permettono di individuare punti di eccesso di rialzo o di ribasso, di indebolimento del trend dominante e, quindi, di possibile cambiamento di direzione dei prezzi. Si chiamano oscillatori perché il loro valore oscilla, appunto tra un minimo e un massimo.

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Possono essere anche utilizzati nelle fasi di mercato laterale, in cui non si manifesta una chiara tendenza al rialzo o al ribasso e gli strumenti che aiutano ad individuare e seguire il trend non possono essere utilizzati.

Quando l’oscillatore raggiunge un valore estremo della banda superiore (ipercomprato) o inferiore (ipervenduto), indica che probabilmente i prezzi si sono mossi troppo velocemente verso una direzione, perciò anticipa una fase di correzione o di consolidamento laterale; l’operatore dovrebbe acquistare il titolo quando l’oscillatore si trova nella fascia di ipervenduto e dovrebbe vendere quando si trova nell’ipercomprato.

Momentum

Il Momentum indica la forza e la direzione del trend nonché i punti di inversione più importanti.15 La sua oscillazione avviene intorno al valore 0 che è rappresentato

dall’asse delle ascisse.

Esso è calcolato sottraendo al prezzo di chiusura di una determinata seduta il prezzo di chiusura di una serie di n sedute precedenti.

Momentum=Pt-Pt-n

Oltre al valore dobbiamo guardare il suo andamento per capire si ci troviamo in una fase di espansione del trend o se ci troviamo in una fase di indebolimento del trend; quando il Momentum è maggiore di zero e ha valori crescenti vuol dire che ci troviamo in una fase di crescita dei prezzi con rafforzamento del trend rialzista, se invece il Momentum è maggiore di zero e ha valori decrescenti vuol dire che siamo in una fase di crescita dei prezzi con indebolimento del trend rialzista. Stesso ragionamento vale per valori negativi e fase di ribasso del trend.

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Immagine 21: Oscillatore Momentum. Fonte: https://commodity.com/technical-analysis/momentum/

Rate of change (ROC)

Il ROC, Rate of Change dei prezzi, rappresenta un’evoluzione del Momentum ma, a differenza di quest’ultimo che considera la differenza tra chiusura odierna e chiusura ad n giorni prima, rapporta i due dati eliminando quindi l’influenza dell’unità di misura.16

Mentre il Momentum oscilla intorno all’asse dello zero, il ROC oscilla intorno a quello del 100. Il fatto di considerare l’oscillatore in termini percentuali risulta importante nel caso di confronti tra mercati differenti o nel caso si eseguano analisi di lungo periodo.

La formula del ROC è la seguente:

ROC= 𝑃𝑡

𝑃𝑡−𝑛*100

Dove 𝑃𝑡 è il prezzo di chiusura al tempo t e 𝑃𝑡−𝑛 è il prezzo di chiusura al tempo t-

n.

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Immagine 22: Oscillatore Rate of Change. Fonte: https://commodity.com/technical-analysis/rateof- change/

Relative Strength Index

Il Relative Strength Index è un indicatore di forza che fu creato da J. Welles Wilder Jr alla fine degli anni 7017 per superare i limiti intrinsechi sia del Momentum che del ROC. Esso ha lo scopo di misurare la forza relativa tra i rialzi e i ribassi in un certo periodo di tempo, definito “timespan”.

Formalmente l’RSI è così costruito:

𝑅𝑆𝐼 = 100 − [ 100 1 + 𝑅𝑆] RS= 𝑀𝐼 𝑀𝐷 dove: -MI=Media Incrementi; -MD=Media Decrementi.

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Questa formula, però, deve essere aggiustata poiché se in un periodo non vi sono decrementi, la media di tali decrementi è zero e quindi è impossibile eseguire la frazione.

Tramite semplici passaggi matematici può essere riscritta come:

𝑅𝑆𝐼 = 100 ∗ [ 𝑀𝐼 𝑀𝐼 + 𝑀𝐷]

A differenza del Momentum e del Rate of Change, l’RSI oscilla tra un valore minimo ed un valore massimo. Il valore minimo è lo 0 che si ha nel caso in cui vi siano solo decrementi, mentre invece il valore massimo è il 100 che avviene quando ci sono solo incrementi.

La fascia di normalità in cui si muove l’RSI solitamente è compresa tra 30 e 70. La parte superiore, ovvero quella tra 70 e 100, è definita di ipercomprato dove la pressione relativa dei rialzi è nettamente superiore rispetto a quella dei ribassi e la parte inferiore, tra 0 e 30, è invece definita di ipervenduto in cui i ribassi hanno un peso relativo nettamente maggiore di quello dei rialzi.

Il timespan considerato nella formula originaria era di 14 sedute, ma è possibile modificarlo; ad esempio se si pone un timespan di 9 sedute le oscillazioni saranno più fitte e i movimenti più nervosi quindi gli operatori tendono a cambiare le fasce di ipercomprato da 70 a 80 e di ipervenduto da 30 a 20.

L’RSI è in grado di fornire segnali sia in caso di trend definito sia in caso di trend laterale.

In caso di trend laterale si ha un segnale di vendita quando siamo nella fase di ipercomprato e viene perforata verso il basso la linea del 70, mentre si ha un segnale di acquisto quando siamo nella fascia di ipervenduto e viene perforata verso l’alto la linea del 30. Nelle fasi di trend laterale i segnali più interessanti derivano dalle divergenze dell’oscillatore rispetto all’andamento dei prezzi, in modo particolare se si verificano nelle bande estreme.

In caso di trend definito, se l’RSI si trova nella fascia di ipercomprato e mostra un top failure swing, ovvero un mancato raggiungimento del massimo successivo crescente, è indice di una divergenza ribassista quindi è un segnale di vendita. Nel caso

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in cui l’oscillatore si trovi nella fascia di ipervenduto e mostri un bottom failure swing, ovvero un’incapacità di superare al ribasso il minimo precedente, indica una divergenza rialzista quindi è un segnale di acquisto.

Immagine 23: Relative Strength Index. Fonte: https://www.comefaretradingonline.com/analisi- tecnica/indicatore-rsi.php

Stocastico

Lo stocastico è un indicatore che oscilla all’interno di una banda che va da 0 a 100. In questo caso il presupposto sta nell’andare a vedere dove si colloca il prezzo di chiusura rispetto al prezzo massimo e al prezzo minimo.

In un trend rialzista la chiusura di ogni giornata si colloca in prossimità dei valori massimi della giornata stessa, mentre in un trend ribassista la chiusura si trova in prossimità dei valori minimi della giornata.18 Più ci si avvicina agli estremi, più la spinta rialzista o ribassista è significativa. Solitamente la zona di ipercomprato è posta a 70 e quella di ipervenduto a 30, con un timespan di 14 sedute, ma tali valori sono a discrezione dell’operatore.

Questo indicatore è composto da due linee:

• Kline: la linea più sensibile all’andamento dei prezzi, quindi più volatile e veloce, solitamente rappresentata da una linea continua;

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• Dline: la linea più lenta e più importante poiché genera i principali segnali operativi, solitamente rappresentata da una linea tratteggiata.

Formalmente, le due linee sono così costruite:

𝐾𝑙𝑖𝑛𝑒 = 100 ∗ (𝐶𝑡 − 𝐿𝑛 𝐻𝑛 − 𝐿𝑛) Dove:

-Hn: prezzo massimo raggiunto nel periodo n; -Ln: prezzo minimo raggiunto nel periodo n; -Ct: prezzo di chiusura al giorno t.

Nella Kline rapportiamo quindi la distanza dal prezzo minimo (C-L5) con la massima distanza possibile tra prezzo massimo e prezzo minimo (H5-L5). Questo rapporto indica quanto il prezzo minimo è vicino al prezzo di chiusura in termini percentuali.

𝐷𝑙𝑖𝑛𝑒 = 𝑀𝑒𝑑𝑖𝑎 𝑀𝑜𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑆𝑒𝑚𝑝𝑙𝑖𝑐𝑒 𝑎 3 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑜𝑑𝑖 𝑑𝑖 𝐾

Quando le due linee si intersecano nelle fasce estreme di ipercomprato e ipervenduto si possono riconoscere dei segnali. Se siamo nella zona di ipervenduto e la Kline perfora dal basso verso l’alto la Dline, abbiamo un segnale di acquisto; viceversa se ci troviamo nella fascia di ipercomprato e la Kline perfora dall’alto verso il basso la Dline, abbiamo un segnale di vendita.

Un’altra situazione in cui lo stocastico ci dà dei segnali è quando si ha una divergenza tra la Dline e l’andamento dei prezzi. Quando l’andamento dei prezzi è rialzista con massimi crescenti, mentre la Dline ha dei massimi decrescenti allora abbiamo un segnale di vendita. All’opposto, quando il trend dei prezzi è al ribasso con minimi decrescenti e la Dline ha dei minimi crescenti, si ha un segnale di acquisto.

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Immagine 24: Indicatore Stocastico. Fonte: https://www.meteofinanza.com/analisi-tecnica/trading- oscillatore-stocastico/

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