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Il problema della valutazione del rendimento delle opere d'arte ha portato gli economisti all'elaborazione di numerosi indici di prezzo in grado di misurare la rivalutazione del prezzo di un particolare bene o di un gruppo di beni in un determinato periodo.

Gli indici dei prezzi delle opere d’arte non possono essere calcolati ricorrendo a metodi simili a quelli utilizzati per i titoli finanziari. Infatti, le opere d’arte vengono scambiate con una frequenza molto inferiore rispetto alle azioni ed avendo una cerchia molto più ristretta di potenziali acquirenti, hanno un grado di liquidità minore.

La soluzione, secondo alcuni studiosi come Frey e Pommerehne è quella di elaborare indici molto specifici relativi a categorie di opere d’arte il più possibile ristrette ed omogenee. In Muse e mercati: indagine sull’economia dell’arte, del 1987 i due studiosi si avvalgono dell’indice relativo al “metodo della doppia

vendita” che si basa sulla constatazione che ogni opera è unica e considera solo le variazioni dei prezzi della medesima opera rilevati in vendite successive33.

La rivista Collezione da Tiffany in un articolo del 17 marzo 2016 di Cecilia Durisotto attesta che gli indici al momento più utilizzati per monitorare l'andamento dei rendimenti di beni artistici e rendere più trasparente il mercato dell’arte è il Mei/Moses Art Index, creato nel 2001 dagli economisti newyorkesi Jian Ping Mei e Michael Moses «con l’obiettivo di seguire i trend del mercato dell’arte. Rappresenta un sistema scientifico di indicizzazione dei prezzi dell’arte attraverso il monitoraggio delle vendite ripetute di una stessa opera d’arte»34. Fa

quindi riferimento al cosiddetto metodo della doppia vendita. Il Mei/Moses Art

Index fu acquistato da Sotheby's nel 2016 ed è attualmente utilizzato da

importanti istituzioni finanziarie come AXA Group, Morgan Stanley, Fidelity,

UBS, Citibank e Deutsche Bank. L'indice è capace di coniugare il mondo della

finanza con quello dell’arte, per capire se il rapporto rischio/rendimento delle opere d’arte sia in grado di reggere il confronto con i tradizionali titoli finanziari come azioni ed obbligazioni.

La società inglese Art Market Research ha sviluppato, a partire dal 1985, una serie di indici che si basano sul genere e sull’artista. Gli AMR Index sono oggi 500 e sono universalmente riconosciuti come unità di misura definitiva del rapporto tra i prezzi e flussi del mercato dell’arte di tutto il mondo.

Importante anche gli indici di Art Price che coprono più di 570.000 artisti in tutto il mondo, dando la possibilità di personalizzare la ricerca ottenendo informazioni dettagliate sui tassi di rendimento e l'andamento del mercato attuale mondiale.

33 Cfr. b. S. Frey, W. W. Pommerehne, Muse e mercati, indagine sull'economia dell'arte, Il Mulino, 1987.

34 C. Durisotto, Investire in arte: gli indici di mercato, Collezione da Tiffany, Arte & finanza, 17 marzo 2016, http://www.collezionedatiffany.com/indici-di-mercato-2016/

L'art Price Index si avvale del metodo della regressione edonica, il quale ipotizza che i beni non sono domandati in quanto tali, ma in quanto portatori di alcune caratteristiche richieste dai consumatori quali l’artista, il soggetto, la tecnica, il periodo, la dimensione che identificano l’opera e ne fanno un pezzo unico. L’indice prende quindi in considerazione tutti gli attributi distintivi di un'opera, attribuendo a ciascuna un valore e la loro somma costituirebbe il suo prezzo complessivo.

Per determinare il prezzo di un'opera d'arte è possibile anche considerare una sorta di tabella a punti in cui viene aggiudicato un valore in base a fattori sia quantitativi che qualitativi, quali ad esempio la tecnica di esecuzione. Il tipo di supporto sul quale è stata creata l'opera incide sulla quotazione finale di quest'ultima: l'olio su tela è considerata la tecnica per eccellenza dai collezionisti. Equivalente all'olio in termini di pigmenti, sono gli acrilici e le tecniche miste; mentre alla tela si equivalgono i supporti in legno, la masonite e il cartone spesso. Questi sono seguiti dai lavori realizzati su carta a tempera, acquerello, pastelli, penna e matita.

Un'altra determinante utile ai fini di una quotazione è la data di esecuzione. Sono maggiormente quotate le opere che appartengono alla fase più creativa dell'artista, quella cioè in cui la sua forza creativa e innovativa risulta essere all’apice, tale da distinguersi dagli altri.

Hanno inoltre più rilevanza le opere esposte in mostre di rilievo, pubblicazioni su monografie, riviste, cataloghi o manuali di storia dell'arte. Incide sulla quotazione inoltre la fama di eventuali precedenti possessori dell'opera e l'esposizione in gallerie di prestigio.

Un ulteriore fattore determinante per la stima è il formato, ovvero le misure del prodotto artistico. Più grande appare l'opera, maggiore è il suo valore. Da questa premessa è bene nominare una formula universale realizzata per giungere alla quotazione di un'opera d'arte, data in base al formato del quadro (base più altezza) moltiplicato per un coefficiente, il cui risultato viene moltiplicato nuovamente per 10:

[(base + altezza)x]10 = prezzo

In cui con X si intende il coefficiente, ovvero un valore attribuito all'opera dal gallerista in accordo con l'autore, stimato sulla base del suo curriculum espositivo. Conseguentemente, crescendo assieme alla carriera dell'artista, il coefficiente, è destinato ad aumentare col tempo, facendo evidentemente aumentare anche il valore dell'opera, campanello d'allarme per investitori intenzionati ad ampliare il portafoglio.35

Mediante tali indici è possibile monitorare costantemente l’andamento del mercato dell’arte e risultano essere uno strumento di valutazione dei rendimenti ottenuti nell’investimento in opere d’arte. Risulta possibile valutare se le opere possiedono o meno un valore fondamentale attorno a cui oscillano i prezzi; studiare le tendenze di lungo periodo; confrontare l’andamento del settore dell’arte con quello degli altri mercati di investimento, ad esempio quello finanziario o quello immobiliare.

Non soltanto speculatori, ma anche imprenditori, negli ultimi anni hanno riconosciuto il valore commerciale dell'arte, affiancato al dividendo estetico, capace di generare un valore aggiunto in termini di redditività nel lungo periodo. Sarà lo scopo della seconda parte della trattazione affrontare gli investimenti aziendali nel settore artistico.

35 Cfr. N. Maggi, Prezzi arte: dipinti, foto, opere su carta, in Collezione da Tiffany, 8 maggio 2014. http://www.collezionedatiffany.com/prezzi-arte-dipinti-foto-opere-carta/

Parte II

L'arte incontra il mondo imprenditoriale

Figura 12: Mostra “Campari con Depero”, Milano 2010

Capitolo 1

Arte e business: una possibile sinergia

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