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Per la valutazione delle criticità ambientali presenti sul territorio comunale si ritiene di utilizzare, in via preliminare, dati liberamente scaricabili da siti internet specialistici e da materiale reperito o in possesso dell’Amministrazione comunale.

Rimane aperta la possibilità di procedere ad ulteriori analisi che potranno essere svolte a seguito della stesura definitiva del Rapporto Ambientale.

Le tematiche che riteniamo di dover affrontare riguardano:

Le componenti e l’evoluzione del patrimonio storico-architettonico e documentale

L’area geografica che si estende lungo la direttrice della costa tirrenica dalle Cinque Terre fino a Viareggio e, sulla linea dei valichi appenninici, dai Monti liguri fino alle Alpi Apuane, (passando per il crinale dell'Appennino parmense e reggiano), delimitano una “terra di confine” che storicamente ha sempre messo a contatto diverse realtà sociali, culturali e produttive del territorio “del mare”, (intendendo con questo la capacità logistica e mercantile dei porti tirrenici presenti a partire, in senso storico, dall'interrato Porto dell'antica Luni), con il territorio dell'entroterra produttivo, comunale e rurale (Parma, Modena, la Padania). Come è indicato da numerosi testi di ricerca storica sull’area, tale funzione di “cerniera logistica”, baricentro del traffico commerciale, ha trovato frequenti riverberi anche e soprattutto sul versante culturale e sociale, determinando la zona della Lunigiana, quale luogo di attraversamento principale nel Medioevo, dei pellegrinaggi lungo il cammino della Via Francigena, asse fondamentale di comunicazione tra Roma, la valle del Po e il Nord Europa.

Un altro antico percorso medievale che univa il parmense con Pontremoli, lungo una variante della Via Francigena, era la Via Piacentina o Via degli Abati che univa Bobbio, sede dell'abbazia di San Colombano, con Roma. Mentre la via del Brattello segnava l'entrata in Lunigiana dalla Val di Taro da Borgotaro, strada più comoda finché non si affermò la via di Monte Bardone. Il suo sviluppo coincise soprattutto con l'auge della potenza piacentina, che privilegiava questo passo più occidentale, insieme a quello del Borgallo. Questa terra di “necessario attraversamento” e in essa, ancor di più, la parte che oggi riconosciamo come Lunigiana vedeva, dal tardo impero romano e fino alle soglie del medioevale cinquecento, un fenomeno di “irrobustimento” sostanziale della presenza antropica e delle comunità sul territorio, fenomeno che gli storici hanno studiato sotto il nome di “incastellamento” e che ha comportato la costruzione e la relativa presenza di un numero altissimo di manufatti dedicati alla difesa ed alla protezione delle piccole e grandi comunità locali, dei piccoli e dei grandi “signori” locali che, sotto diverse bandiere e sotto diverse influenze, si alternavano alla guida ed al coordinamento di questa o di quella porzione di territorio.

Per questo motivo si trovano sul territorio della Lunigiana, in un numero impressionante se raffrontato all'esiguità territoriale e che supera le due centinaia, ampie testimonianze fortificate,

alcune in stato di semplice rudere e altre, invece, in avanzata fase di consolidamento e recupero.

Innanzitutto, il Castello del Piagnaro, situato sul colle che domina a settentrione l'abitato di Pontremoli, sorse per controllare l'incrocio dei percorsi che attraverso il monte Bardone mettevano in comunicazione l'area padana con la Val di Magra e la costa tirrenica.

A partire dall'età moderna i castelli furono progressivamente abbandonati e ricondotti ad usi civili e più svariati, dalle abitazioni dei discendenti dei notabilati locali, a luoghi di degrado e di totale per stato di conservazione, significatività, caratteristiche storiche e culturali, hanno potuto, significativamente, portare alla realizzazione di un “Circuito dei Castelli della Lunigiana”. Un ulteriore elemento di origine antropica caratterizzante il paesaggio sono le numerose pievi romaniche disposte in prossimità della principale via di transito. Esse documentano l'importanza assunta dall'ordinamento pievano nell'organizzazione religiosa e civile della valle, e al tempo stesso il continuo passaggio di pellegrini e di mercanti che dalla pianura padana scendevano lungo la costa tirrenica verso Roma. Castelli, pievi, borghi murati, contribuiscono non solo a determinare nel contesto pontremolese e in tutta la Lunigiana una terra con un ricco patrimonio storico e artistico, ma conferiscono al paesaggio un'impronta di spiccata identità. Un paesaggio, dunque, vistosamente tipizzato che trova riscontro nella vivacità dei piccoli centri urbani e dei paesi che caratterizzano l'insediamento umano nelle valli. Allo stesso modo il territorio risulta ricco di antichi

“Ospitali”, luoghi dedicati, appunto al culto ed all'ospitalità di quanti, pellegrini, mercanti, girovaghi, eserciti, bande, religiosi, messi e contrabbandieri, si trovavano ad attraversare il territorio.

Nel territorio comunale di Pontremoli sono state individuate, attraverso le ricerche dell’Istituto di Studi Liguri, le sedi di una decina di ospedali medievali (SS. Lazzaro e Martino presso l’Annunziata, S. Benedetto di Montelungo sul versante del passo della Cisa, ecc.); il loro elenco è stato pubblicato anche su Internet non soltanto per essere consultato ma, anche, per sollecitare un aggiornamento e gli eventuali approfondimenti.

Tra gli elaborati del Piano sono state identificate/localizzate nelle tavv. nn. 3.1 e 3.2 le componenti della struttura storica del territorio di Pontremoli dal sistema dell’edificato religioso (Cattedrale di S.

M. Assunta, pievi, cappelle, chiese minori, parrocchie, conventi e ospedali), del sistema della struttura civile e militare (fortificazioni, i castelli esistenti e la localizzazione dei castelli non più esistenti, le torri, le ville, i palazzi, le case signorili e le capanne), sono state visualizzate, nel territorio comunale, le sedi dei mulini presenti nella “Carta dei Mulini della Lunigiana” e nel censimento napoleonico.

Rispetto alla viabilità sono stati segnalati i percorsi storici significativi della Via Francigena (anche con le varie ramificazioni), la Via degli Abati e la strada degli Appennini. È stata riportata nelle tavole la gerarchia della viabilità come risulta al Catasto Granducale Toscano del 1826 per l’attraversamento dell’Appennino, per i collegamenti interni ed esterni dei centri abitati e le strade minori di penetrazione sul territorio agricolo.

Nei confronti della viabilità antica sono state inserite in cartografia le strade di attraversamento per i collegamenti oltre Appennino rilevate dagli studi storici a partire dal II secolo a. C. attraverso i quali si è potuto evidenziare che, a partire dal II sec. a.C. sino al V-VI sec. d.C., le più importanti strade utilizzate per i collegamenti oltre Appennino sono la via che conduce al passo del Borgallo e quella del passo del Cirone. Su tali tracciati persistono toponimi romani e l'utilizzo in tutto il medioevo ne conferma l'origine antica. La prima attraversava Pontremoli e lungo i “Chiosi”, a mezzacosta, arrivava alla serra dove, guadando il fiume, raggiungeva Vignola. Da qui saliva ed entrava nella Valle del Verde e, attraversato il passo del Borgallo, proseguiva per “Velleia”. La seconda si distaccava da Pontremoli, saliva da Arzengio alla “Crocetta” e, passando da Toplecca e Versola, giungeva poi a Pracchiola par arrivare al Passo del Cirrone dove, attraversato l'omonimo nucleo, scendeva a Parma.

In epoca bizantina e longobarda tale viabilità viene dapprima affiancata e poi prevaricata dai tracciati viari corrispondenti al Passo del Battello e all'attuale Passo della Cisa (l'originaria strada di Monte Bardone).

Da Pontremoli, inoltre, era garantito il collegamento con “il genovesato” attraverso la via che salendo da Dozzano, Codolo e Zeri, arrivava al passo delle Cento Croci. È facile riscontrare come Pontremoli sia il nodo di tutta la viabilità sopracitata e come la via Romeo o Francigena ne configuri profondamente lo sviluppo lineare. È altresì significativo come la conformazione urbanistica del borgo sia stata altrettanto condizionata dalle altre vie e, in modo particolare, da quelle del Cirone e del Borgallo- Brattello.

Per quanto riguarda la viabilità, nelle tavole dalla n. 4.1.1 alla 4.1.3, è stata evidenziata, inoltre, la situazione viaria successiva al 1826 inserendo la rete viaria e ferroviaria presente al Catasto del 1910 e le strade di attraversamento dell’Appennino e di collegamento tra i vari centri abitati nel territorio aperto censiti nel Catasto del 1957.

La configurazione e l’accrescimento dell’assetto insediativo di tutti i centri urbani e delle località del territorio comunale sono stati visualizzati in numerose tavole (dalla n. 4.2.1 alla n. 4.2.22) nelle quali è stato classificato l’intero edificato a partire dal Catasto Granducale Toscano del 1826 fino ad oggi attraverso gli intervalli temporali del Catasto del 1910 e quello del Catasto d’impianto del 1957.

Nell’esame dello sviluppo storico-urbanistico e tipologico del Capoluogo sono state evidenziate le diverse fasi di crescita del centro storico così come emergono dallo studio di M. Lombardi,

“Cronologia e sviluppo del centro storico di Pontremoli”, in Polis, n°5 anno II, Ferrari Editrice.

Beni e immobili del patrimonio pubblico

Uno specifico approfondimento è stato rivolto alla possibilità di disporre nel Quadro Conoscitivo di un inventario completo dell’articolato e assai diversificato patrimonio pubblico localizzato nel territorio di Pontremoli afferente al patrimonio comunale ma anche alle proprietà immobiliari della Provincia (l’Ospedale Vecchio), della Regione (l’Ospedale Nuovo), ai terreni demaniali della Foresta del Brattello e alle aree gravate da usi civici e beni sociali.

In particolare, all’interno della tavv. nn. 11.1, 11.2 e 11.3, sono state localizzate e cartografate n. 30 proprietà comunali che variano dagli immobili storici del Castello del Piagnaro e del Palazzo Comunale fino alle strutture più recenti con funzioni scolastiche, sportive, termali, residenziali, attrezzature, aree stradali, aree verdi e parcheggi.

La struttura della rete viaria- ferroviaria e la mobilità

Il contesto pontremolese è oggi attraversato per circa Km 21 da una grande direttrice stradale regionale (l’autostrada A15 - camionabile della Cisa) che dal nodo di collegamento viario di Santo Stefano di Magra sulla costa della A12 (Livorno/Genova) conduce, attraverso l’Appennino, in Emilia e da una direttrice primaria del trasporto ferroviario “la Pontremolese” di circa Km 15 (che dalla linea tirrenica porta a Borgo Valdi Taro) rispetto alla quale esiste una nuova linea di progetto “la galleria di Valico” che attraversa l’Appennino con un tracciato sotterraneo in direzione del Passo della Cisa.

La mobilità viaria nel territorio comunale è sostenuta:

- dalla Cisa (SS 62) che rappresenta un infrastruttura di supporto al sistema locale della Lunigiana e un asse viario principale di attraversamento e di distribuzione della mobilità sulle diverse direttrici (Km 21,369);

- dalle strade provinciali (Km 78) che riguardano sia la strada di interesse sovracomunale per il diretto collegamento fra le Valli del Magra e del Taro (la S.P. 39 del Passo del Brattello) e le strade di collegamento con i centri urbani limitrofi al territorio comunale: la SP 36 (Arzelato), la SP 37 (Pontremoli- Zeri – Sesta Godano), la SP 42 (Del Cirone), la SP 31 (Val di Magra) e la SP 64 (Gravagna);

- dalle strade comunali, asfaltate e non, estese per oltre Km 204 che rappresentano arterie di interesse locale per la distribuzione e i collegamenti interni al territorio comunale;

- dalle strade vicinali (Km 193) per i collegamenti secondari. Negli elaborati del Piano Strutturale, l’intera rete della mobilità viaria e ferroviaria è stata cartografata nella tav. n. 5.1 e, collegata a questa prima documentazione, è stata elaborata

per il Quadro Conoscitivo la tav. n. 5.2 sui percorsi escursionistici che a partire dagli itinerari storici significativi ha permesso di cartografare sia gli itinerari escursionistici segnalati dalle pubblicazioni dell’ex Comunità Montana della Lunigiana, dal CAI e dalla Regione Emilia Romagna, anche attraverso tappe di trekking e ippovie.

Oltre alla classificazione tipologica delle strade interne al territorio comunale, nella tav. n. 5.3 è stato messo in evidenza l’attuale ruolo dei nodi, principali e secondari, di accesso al territorio pontremolese e sono stati segnalati i nodi di interconnessione nella viabilità esistente all’interno del territorio comunale.

Infine, è stato individuato il grado di criticità e interferenza nella rete viaria con gli insediamenti urbani rispetto agli attraversamenti e in rapporto all’accessibilità e alla distribuzione del traffico nei vari centri e nuclei abitati.

11. RISCHIO SISMICO CLASSIFICAZIONE CLIMATICA e MEDIE DI TEMPERATURA