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Industrie tecnologiche al crocevia?

5. Aspetti problematici delle relazioni bilaterali economiche e industriali

5.3 Industrie tecnologiche al crocevia?

La Francia e l’Italia hanno un approccio paragonabile nel settore delle industrie tecnolo-giche. I due Stati conservano un forte ruolo di vigilanza e di controllo su attività spesso legate alle difesa. Essi hanno a lungo mantenuto strutture industriali capaci di fornire l’insieme dei sistemi, in particolare per il settore della difesa, portando a una concezione a volte autarchica della loro evoluzione. Il controllo di queste industrie viene considerato una questione di so-vranità, concetto che rende complicati i negoziati nel caso di fusioni internazionali.

Negli ultimi due decenni, il controllo degli Stati non si è veramente allentato, ma si è as-sistito ad una necessaria ricomposizione europea del settore, dettata da logiche di dimensione critica sia per gli aspetti tecnologici che finanziari. A differenza del settore dell’energia, il ca-rattere di difesa di gran parte della produzione modera l’effetto della liberalizzazione e lascia agli Stati nazionali una parte importante delle loro prerogative.

La cooperazione franco-italiana nei settori dell’alta tecnologia viene a volte citata ad esempio: si tratta del caso di STMicroelectronics, società nata nel 1987 da una joint venture fra l’italiana Sgs e la francese Thomson Multielectronics e controllata oggi in modo paritetico da gruppi francesi (Areva e France Télécom) e italiani (Finmeccanica e Cassa Depositi e Pre-stiti) nell’ambito di un patto d’azionariato corrispondente al 35%. Il successo dell’azienda produttrice di semiconduttori è anche quello di un management indipendente che ha svolto un notevole lavoro di integrazione. Questa società è rimasta tuttavia un esempio isolato.

L’interesse per il settore aerospaziale e della difesa è molto forte sia in Francia sia in Italia.

In Italia la holding industriale Finmeccanica controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, raggruppa l’essenziale delle attività, Fincantieri (cantieristica) a parte. In

Fran-cia bisogna citare Eads, Thales, Alcatel, Dassault, Sagem/Snecma, Dcn. A seconda dei settori, vari accordi di cooperazione sono già funzionanti.

Nel settore aeronautico Atr, società paritetica franco-italiana (Eads-Alenia Aeronautica) produce aerei da trasporto turbo-elica. Questa joint-venture, già consolidata, sembra tuttavia aver raggiunto i limiti della generazione attuale di velivoli. Alenia è anche sub-fornitrice di Airbus, essendo l’Italia sempre rimasta fuori dal consorzio europeo.

L’accordo firmato nel 2004 fra Alcatel Space e Alenia Spazio-Telespazio (società del gruppo Finmeccanica) definisce una strategia comune nel settore spaziale con i francesi (Al-catel) leader delle infrastrutture e gli italiani (Telespazio) alla direzione di un polo di servizi.

Di fatto in seguito a tale accordo esistono due poli spaziali europei, quello formato da Eads-Astrium (franco-britannico-tedesco) e Alcatel/Alenia/Telespazio (franco-italiano).

Nel settore navale il progetto di fregate Orizzonte ha segnato nel 2000 l’inizio delle co-operazioni per la realizzazione di quattro navi (due francesi e due italiane). Un accordo tra i governi francese e italiano per la produzione delle fregate Fremm è stato firmato nell’ottobre 2004. Questo prevede un consorzio composto al 50% dalla società navale francese Armaris (Dcn e Thales) mentre Fincantieri e Finmeccanica detengono ciascuna un 25%. Il numero re-lativamente importante di fregate (27 in totale, 17 francesi e 10 italiane) testimonia la crescita della cooperazione nel settore navale.

Thales possiede il 33% della società romana di elettronica della difesa Elettronica Spa mentre gli altri azionari sono la famiglia fondatrice (35%) e Finmeccanica (31%).

Queste cooperazioni intervengono in settori strategici. Non dimentichiamo però che l’in-tegrazione europea nel settore aerospaziale e della difesa sembra saldamente ancorata all’asse Parigi-Berlino, con un ruolo importante per il Regno Unito. L’Italia fino ad oggi ha privilegia-to l’asse britannico, rimanendo ai margini di questa centralità europea. Il triangolo Parigi-Ber-lino-Londra si esprime con realizzazioni industriali come Airbus che concretizzano, e a volte precedono, una volontà di integrazione politica. La tradizione tecnologica italiana, che affon-da le proprie radici in un ricco patrimonio di invenzioni, non può essere valorizzata in un con-testo esclusivamente nazionale. La Francia, sistema a lungo chiuso, ha iniziato una ristruttura-zione industriale che cerca di inserire le proprie società in gruppi che raggiungano una dimen-sione critica, con Eads che gioca un ruolo centrale nella ricomposizione del settore. Mentre l’Europa della difesa progredisce, mentre un mercato europeo è in via di definizione, e mentre la ricerca da parte dell’Italia di un’alleanza privilegiata con gli inglesi di Bae Systems non ot-tiene i risultati previsti, il rapporto con l’industria francese riveste per l’Italia un carattere cru-ciale, quello del rapporto nei confronti dell’Europa.

Gli industriali e i responsabili politici italiani insistono spesso sui legami con gli Stati Uniti per spiegare la posizione equidistante dell’Italia nel contesto delle ricomposizioni indu-striali. Dal lato francese i programmi di cooperazione italiana con gli Stati Uniti, in particolare nel settore aeronautico (Boeing 787, Jsf), vengono a volte percepiti come scelte di un paese che ha deciso di non aderire al campo europeo.

Queste posizioni caricaturali rivelano le poste in gioco politiche di tale settore.

La relazione dell’Italia con le industrie americane affonda le proprie radici in una lunga cooperazione, nella scelta di campo operata a seguito della seconda guerra mondiale e che si è tradotta in una ricostituzione dell’apparato industriale italiano in collaborazione con gli Stati

Uniti. In modo chiaro questo passato non è stato dimenticato e spiega il forte senso di apparte-nenza alla comunità atlantica.

Inoltre, come precedentemente evidenziato, gli industriali italiani hanno difficoltà a la-sciare il controllo delle proprie attività a gruppi di altri paesi. In Italia, come anche in Fran-cia, le industrie aerospaziali e della difesa sono il prodotto di una serie di investimenti pub-blici, di decisioni politiche eminentemente nazionali, e rappresentano un patrimonio difficile da sacrificare, con un carattere sociale importante legato al mantenimento delle capacità di produzione nazionali e alla localizzazione delle industrie. Non c’e da stupirsi se una sola holding controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze raggruppa l’insieme del set-tore in Italia.

Tuttavia la minore dimensione delle aziende italiane rispetto ai gruppi bi- tri- nazionali che si costituiscono in Europa intorno all’industria francese spiega le forti reticenze ad accordi industriali che non possono essere superate senza un’accurata valutazione industriale ed una forte volontà politica. Allo stato attuale la dimensione superiore dei gruppi francesi nei con-fronti degli omologhi italiani detta il senso della relazione.

Esistono alcuni scenari sinergici. Nel settore della cantieristica navale, la già citata co-operazione franco-italiana potrebbe prefigurare l’integrazione di aziende italiane in un polo navale franco-tedesco che si sta delineando (alleanza fra le francesi Thales, Dcn con Thyssen-Hdw). Si tratta di un gioco a tre nel quale la Germania potrebbe essere favorevole all’entrata dell’Italia per controbilanciare la Francia. Nel settore dell’aeronautica civile, il know-how di Alenia nella trasformazione di aerostrutture (stabilimenti Officine Aeronavali di Venezia) po-trebbe costituire un assetto adatto alla realizzazione della versione cargo dell’Airbus A 380 o delle versioni aerei cisterna/trasporti dei velivoli Airbus.

La partecipazione italiana al programma del caccia americano Jsf non segna la fine degli scenari di cooperazione fra la Francia e l’Italia nel settore.

L’addestratore avanzato sviluppato dalla Aermacchi (M346) si trova confinato nel qua-dro nazionale italiano. Una cooperazione industriale con la Francia, possibile per sistemi es-senziali per il velivolo (motori, elettronica) potrebbe permettere l’apertura dei mercati euro-peizzandone la produzione, e realizzando quindi l’eurotrainer.

Infine nel settore degli aerei senza pilota (Uav, Unmanned Aerial Vehicles), la partecipazio-ne dell’Italia al pool franco-svedese già costituito intorno a Dassault e Saab segna un investimen-to significativo per lo sviluppo comune della futura generazione di velivoli da combattimeninvestimen-to.

Ulteriori raggruppamenti sembrano essere nell’agenda del settore europeo aerospaziale e della difesa. Il polo franco-tedesco Eads ha la capacità di svolgervi un ruolo centrale. Tuttavia le voci che lamentano una crescita esagerata del peso francese sono numerose nell’indicare che l’operazione snaturerebbe il carattere europeo del gruppo. Si tratta dunque di uno scenario di ricomposizione dell’azionariato di controllo di Eads nel quale le industrie italiane potrebbe-ro svolgere un ppotrebbe-roprio ruolo.

La questione dei rapporti franco-italiani nel settore tecnologico, aerospaziale e della di-fesa riveste un’importanza cruciale legata ad una comune concezione strategica e politica del ruolo dell’industria nazionale, diversa dal modello inglese. La costruzione di accordi rappre-senta dunque una concreta occasione per far progredire la definizione di obiettivi politici co-muni che possano anche contribuire a forgiare una rafforzata identità di sicurezza e di difesa.