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Similitudini nella percezione e nel trattamento del quadro di sicurezza

3. Scenari geopolitici comuni

3.4 Similitudini nella percezione e nel trattamento del quadro di sicurezza

L’evolversi del quadro di sicurezza della Francia e dell’Italia presenta importanti simili-tudini: la minaccia terroristica pesa sui due paesi, bersagli potenziali della nebulosa che si ri-chiama ad un integralismo musulmano combattente. Questa minaccia provoca una serie de pressioni non soltanto all’interno delle frontiere, ma anche all’esterno con gli interventi mili-tari per la stabilizzazione del quadro globale, con scenari in cui sono presenti operazioni di pacificazione e lotta a gruppi terroristici, situazioni che richiamano le esperienze storiche del-la Francia neldel-la decolonizzazione, tipo guerra d’Algeria. Al di là dell’espressione di questa nuova minaccia, la Francia e l’Italia si ritrovano gomito a gomito nell’ambito nella maggior parte degli interventi internazionali di stabilizzazione, della Nato e delle Nazione Unite.

Le Forze Armate e di polizia francesi e italiane su comuni teatri di operazione (ex-Ju-goslavia, Afghanistan) conservano anche specifici terreni operativi (interventi francesi in Africa e intervento italiano in Iraq). Il volume delle forze proiettate all’esterno del territorio è della stessa grandezza d’ordine, circa 9.000 uomini (senza considerare le forze francesi di stanza nei Dipartimenti d’oltre mare o in Africa). La cooperazione militare tra la Francia e l’Italia non riveste l’aspetto simbolico della brigata franco-tedesca, ma è strutturata da alcu-ni quadri importanti. Euromarfor, la forza navale europea, vede le marine francese, italiana, portoghese e spagnola collaborare dal 1995. L’accordo franco-italiano firmato a Torino il 29 gennaio 2001 prevede la messa in comune e lo scambio di risorse delle future costellazioni di satelliti di osservazione duali Cosmo-Skymed (Italia) e Pléiades (Francia) in un settore di

collaborazione sensibile, determinante per le capacità di informazione e intelligence. Questo accordo, ulteriormente rafforzato dalle collaborazioni industriali in materia, mostra quanto le basi della politica di sicurezza (analisi della minaccia e trattamento dell’informazione) siano comuni.

I parallelismi di impiego delle forze e le integrazioni già in corso provengono da una percezione comune delle minacce, convergenza europea che si traduce nello sforzo che la Francia e l’Italia producono nell’ambito delle iniziative Pesc/Pesd, ad esempio con la parteci-pazione ai futuri battlegroups dell’Unione Europea.

A livello interno, la Francia e l’Italia hanno una lunga esperienza di lotta al terrorismo.

In Francia gli attentati di matrice islamica hanno insanguinato Parigi negli anni ‘80 e ‘90. In Italia il terrorismo di estrema sinistra costituisce una minaccia mai assopita sulla classe diri-gente. I diversi servizi di polizia e le magistrature francesi e italiane hanno accumulato una lunga esperienza nel trattamento di tali problematiche.

In Francia, la precedenza temporale degli attacchi di origine islamica rispetto all’emer-sione di Al-Qaeda ha determinato un’attenzione particolare nei confronti di ambienti islamici giudicati a rischio. Il lavoro e le procedure definite negli anni ‘90, come il piano Vigipirate, hanno permesso di rispondere in maniera adeguata alla crescita del terrorismo internazionale dell’inizio del XXI secolo. In Italia, la lotta contro le Brigate Rosse ha sviluppato una sensibi-lità delle forze di polizia e della magistratura, ben illustrata dal meticoloso lavoro che ha por-tato allo smantellamento della espressione più recente, che tuttavia non esclude in modo asso-luto fenomeni di recrudescenza. Le forze di sicurezza italiane hanno trasferito questo know-how su obiettivi sospetti di un nuovo terrorismo.

Gli attacchi subiti in Francia hanno provocato una reazione giudiziaria naturale, quella di una ricerca dei colpevoli. Anche in Italia una serie di uccisioni ha causato la reazione delle istituzioni.

Le minacce attuali dei gruppi terroristici non possono essere semplicemente trattate con un approccio a posteriori: la portata asimmetrica delle azioni terroristiche potenziali fa che l’i-potesi stessa della loro programmazione vada considerata. Si tratta di una notevole evoluzione per due paesi di antiche tradizioni giudiziarie.

Questo nuovo approccio richiede una capacità in materia di antiterrorismo, basata su un trattamento rapido ed efficace delle informazioni, e su una serie di operazioni “coperte” che, all’interno o all’esterno delle frontiere nazionali, possano individuare le minacce e neutraliz-zarle. Queste operazioni antiterrorismo rappresentano una fusione tra le tradizionali attività di polizia successive al delitto, e le attività “coperte” di controspionaggio o di intelligence che restano assolutamente prerogativa della sovranità nazionale.

L’ondata di reazioni dopo l’attentato del marzo 2004 a Madrid ha confermato quanto queste nuove esigenze richiedano il miglioramento della cooperazione tra le diverse forze di sicurezza.

Le polizie dei diversi paesi hanno codificato procedure di cooperazione giudiziaria. Si tratta di un sistema che corrisponde al modello classico di ricerca dell’autore di uno o più delitti.

Le organizzazioni che trattano le operazioni di controspionaggio e di intelligence fanno parte integrante delle prerogative sovrane di ogni Stato: in Francia la Dgse (Direction

Généra-le de la Sécurité Extérieure) e la Dst (Direction de la Surveillance du Territoire), in Italia il Sisde e il Sismi, assicurano la maggior parte di queste azioni “coperte”, altri servizi legati alle forze militari intervengono anch’essi. I modelli francesi e italiani offrono una serie di proble-matiche simili:

- riprendono la tradizionale divisione tra servizi di intelligence esterni (Dgse, Sisde) e in-terni (Dst, Sismi) basata sulle operazioni di spionaggio all’esterno e di controspionaggio al-l’interno. Questa divisione classica, funzionale fino alla guerra fredda, non risponde alle esi-genze attuali in termini di trattamento delle informazioni che vedono attori suscettibili di rap-presentare una minaccia interagire in contesti nazionali ed internazionali;

- non riescono a risolvere le necessità di trattamento comune delle minacce terroristiche in ambito europeo. In effetti, anche se scambi di informazioni e aiuti sono frequenti tra i vari servizi occidentali, in particolare tra Francia e Italia, si tratta di reti relativamente informali che funzionano spesso caso per caso con un’implicita contrattazione dell’informazione.

Di fronte alla minaccia di gruppi terroristici costituiti in reti internazionali, che utilizza-no risorse umane e materiali disseminati sull’intero pianeta, soltanto una stretta cooperazione funzionale può permettere ai sistemi nazionali di assicurare la propria sicurezza, il migliora-mento della quale passa certamente attraverso un relativo abbandono di sovranità.

La Francia e l’Italia sono, come già visto, portatrici di esperienze forti in materia, un ca-pitale che è importante diffondere presso i partner.

La dimensione della cooperazione fra servizi di sicurezza deve essere attuata con un nu-mero soddisfacente di paesi per poter raggiungere una massa critica. Tuttavia la similitudine delle esperienze e problematiche francesi e italiane mostra che alcune basi di cooperazione rafforzata nell’ambito della sicurezza sollecitano una revisione del concetto fondamentale di sovranità nazionale, concetto che deve evolvere per poter rispondere efficacemente alle sfide.

4. Le poste in gioco franco-italiane nei settori economici

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