Come già menzionato, la televisione costituisce uno dei principali mezzi di informazione, tanto per le persone udenti quanto per quelle sorde. Soprattutto per gli anziani che sono meno abituati a navigare sul web, dove circola una enorme quantità di informazioni (non sempre affidabili, come preciserò a breve).
Dal momento che la maggior parte dei telegiornali in LIS sono in versione concisa di pochi minuti, va da sé che una persona Sorda che in periodo di confinamento si affida esclusivamente ai Tg LIS per avere notizie del mondo riceverà delle informazioni sporadiche e non sempre esaustive. Situazione, questa, che contrasta un po’ con l’infodemia a cui oggi siamo tutti abituati. Per infodemia si intende «la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili.»126 Il termine è un neologismo creato a partire dall’unione dei termini ‘information’ ed ‘epidemic’ in inglese, poi tradotto in italiano. Volendo approfondire le notizie menzionate nei telegiornali in LIS, ai Sordi non resta che rivolgersi ai motori di ricerca, o in alternativa a qualche familiare prima di addentrarsi nel world wide web. Infatti, i familiari udenti hanno da sempre ricoperto, almeno occasionalmente, il ruolo di ‘mediatori’ con il mondo udente.127
L’OMS ha constatato e avvertito del rischio infodemia già dal 2 febbraio, in quanto la sovrabbondanza di informazioni, non tutte accurate, metteva a rischio la salute fisica e mentale degli individui come fosse un’altra malattia da cui difendersi.128
126 Treccani, s.v. “infodemia,” ultima cons. 12 settembre 2020,
https://www.treccani.it/vocabolario/infodemia_%28Neologismi%29/.
127 Giuseppe Gitti, “sordo o Sordo?”, 111.
128 Marco lo Conte, “Coronavirus, per l’Oms ora è allarme ‘infodemia’. E i social si schierano,” il Sole 24 ore, 2 febbraio
2020,
https://www.ilsole24ore.com/art/corona-virus-l-oms-ora-e-allarme-infodemia-ACcWnTGB?refresh_ce=1; Ruggiero Corcella, “Infodemia da coronavirus. Così l’Intelligenza artificiale ha permesso di studiarla,” Corriere, 9 maggio 2020,
https://www.corriere.it/salute/ehealth/cards/infodemia-coronavirus-cosi-l-intelligenza-artificiale-ha-permesso- studiarla/deformazione-realta-allerta-oms_principale.shtml.
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L’attendibilità delle notizie diffuse è stata un altro significativo problema che l’Italia, e non solo, ha dovuto fronteggiare. Infatti, il crescente timore e tempo libero di molti individui ha permesso la diffusione di qualsiasi contenuto in modo molto veloce dal momento che oggigiorno si è tutti interconnessi tramite le reti sociali online. Tale comportamento non ha rappresentato sempre un bene, bensì ha costituito un terreno molto fertile anche per le fake news. Tanto che il governo italiano ha dovuto disporre di una task force apposita, considerando che un’informazione corretta fosse quantomai importante durante una crisi sanitaria dalla portata inattesa.129 Tale task force è stata creata il 4 aprile con lo scopo di tenere sotto controllo e bloccare qualsiasi falsa notizia venisse pubblicata e diffusa in merito al nuovo Coronavirus attraverso i social media.
Stando ai dati dell’ultimo Osservatorio Agcom sulla disinformazione online, in Italia l’attenzione attribuita dalle fonti di disinformazione al coronavirus rimane elevata e rappresenta il 37% del totale. Numeri che fanno riflettere anche sul ruolo che i social network possono giocare nella diffusione di una corretta informazione data. Su impulso di Agcom, Facebook insieme a Pagella Politica ha lanciato “Facta”: non un sito di fact checking journalism ma di un servizio vero e proprio. C’è un numero WhatsApp, +39 345 6022504, a cui chiunque può segnalare – con un semplice messaggio di testo ma, anche, utilizzando link, foto, video o audio – notizie riguardanti la pandemia da Covid-19 dalla dubbia natura e che hanno bisogno di essere verificate.130
Il commissario Agcom, Antonio Nicita, è convinto che l’intervento congiunto di istituzioni e social network possa bloccare questa tendenza nociva alla disinformazione. Facebook ha da tempo dichiarato una politica di rimozione, ma con altre piattaforme le trattative sono più lente. Anche per questo è utile il sopracitato sistema di fact checker:
In sostanza un utente che riceve un’informazione o un contenuto dedicato alla tematica Covid-19 potrà inoltrarlo, nel rispetto della privacy, per una verifica al numero WhatsApp dedicato: il fact checker invierà una notifica all’utente che ha trasmesso la richiesta e, in caso si tratti di una notizia falsa, pubblicherà il risultato dell’analisi sul sito web. Facta, inoltre, aggiornerà costantemente la piattaforma WhatsApp sulle informazioni verificate sul Covid-19 e, agli utenti che lo richiederanno, invierà un messaggio sul resoconto giornaliero delle analisi effettuate e pubblicate sul sito.131
Il 9 giugno è stato pubblicato il resoconto della task force del governo sul sito del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei
129 Aliperto, “Fake news, ecco le linee guida della task force del Governo”; Zennaro, Masiero e Baldan, “Nasce una task
force contro le ‘fake news’ sul coronavirus”. Link in bibliografia.
130 Aliperto, “Fake news, Nicita: ‘cruciale collaborazione Agcom-social network’.” Link in bibliografia. 131 Ibidem.
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Ministri.132 Il documento fornisce alcuni accorgimenti da tenere per distinguere le notizie non accertate da quelle affidabili. Primo tra tutti è l’aggiornarsi dalle fonti ufficiali, di cui si ribadisce l’importanza. Gli esperti, inoltre, avanzano alcune proposte, per evitare la disinformazione dei cittadini, suddivise in tre ambiti di intervento correlati. In primo luogo, si parla di favorire l’accesso ai canali istituzionali e ai contenuti più aggiornati e di conseguenza attendibili, considerata la spesso rapida evoluzione delle conoscenze scientifiche. In secondo luogo, si afferma la necessità di sensibilizzare i cittadini «al fine di aumentarne la consapevolezza sui meccanismi cognitivi che sono alla base della fruizione dell’informazione e sui rischi della disinformazione».133 L’ultimo ambito di intervento proposto è, invece, relativo allo studio quantitativo del fenomeno della disinformazione e alla messa in atto di sistemi di comunicazione basati sui dati; quindi l’intenzione è di condizionare le risposte alle richieste ricorrenti in relazione alle ricerche effettuate in rete dai cittadini. Si lascia alla consultazione del documento per una più dettagliata illustrazione delle proposte.134 Personalmente, ritengo che sarebbe interessante indagare la portata del fenomeno anche per comprendere l’influenza che generano tali notizie sulla mente e sulle azioni della popolazione. Come è noto, il problema infodemia appartiene a tutta la popolazione, ma viene reso più grave con la mancanza di accesso alle informazioni attendibili, in quanto la popolazione viene, dunque, influenzata solo da quelle a cui può accedere. In tale contesto, il rischio è non di avere poche informazioni ma di averne di sbagliate e venire condizionati da quelle.
Peraltro, alcune ricerche inglesi rilevano che i sordi segnanti abbiano più problemi di salute (Edmond, Ridd, Sutherland, Allsop, Alexander e Kyle, 2015) e occupino posizioni socioeconomiche inferiori rispetto agli udenti (Kyle e Bencie, 1985) a causa del limitato accesso alle informazioni.135 Con l’inizio dell’emergenza sanitaria da Covid-19 è stato evidenziato ed allargato il divario tra informazioni accessibili agli udenti ed informazioni accessibili ai sordi, benché ci siano state alcune iniziative di sensibilizzazione anche in LIS. Se l’anno scorso i presidenti di FISH (Federazione Italiana Superamento Handicap) e FAND (Federazione Associazioni Nazionali Disabili), intervistati separatamente dal gruppo di Abili a proteggere (un progetto di ricerca e di inserimento lavorativo di persone
132Presidenza del Consiglio dei Ministri, “Programma operativo di attività.” 133 Ivi, p. 4.
134 Presidenza del Consiglio dei Ministri, “Programma operativo di attività,”
https://informazioneeditoria.gov.it/media/3234/programmaoperativo.pdf.
135 Edmond, Ridd, Sutherland, Allsop, Alexander e Kyle, “Access to primary care affects the health of Deaf people.”
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disabili nell’Ufficio Stampa della Protezione Civile), sottolineavano entrambi l’importanza di informare tutta la popolazione dei rischi che possono correre le persone con disabilità quando l’interazione con l’ambiente esterno risulta inaccessibile, quest’anno tale affermazione si è mostrata più evidente ed essenziale.136