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Informazione e disinformazione scientifica: il caso Coronavirus

Informazione e scelte individuali e sociali

L’informazione è un concetto vasto, analizzato da un am- pio spettro di discipline scientifiche che vanno dalla fisica, alla matematica, alla computer science, fino ad arrivare alla statistica e a tutte le scienze sociali (sociologia, psicologia, economia e politica). La teoria dell’informazione, che è una (ma certamente non l’unica) delle scienze che si occu- pano di gestione dell’informazione, abbraccia l’ingegneria elettronica (per gli aspetti di teoria della comunicazione), la computer science (a partire dai concetti di complessi- tà di Kolmogorov), la fisica (in particolare, relativamente alla termodinamica), la teoria della probabilità e più in generale la statistica e l’economia.

Da un punto di vista delle scienze sociali, la modalità d’ottenimento delle informazioni e la qualità delle stesse si ripercuote sulle scelte individuali e collettive e sulle decisioni politico-sociali, scontando ciò che viene definito “ignoranza razionale”, ossia il fatto che anche la scelta di non informarsi da parte del singolo individuo sia da considerarsi razionale,

1 Le opinioni espresse da Marco Delmastro sono espresse a titolo personale e non impegnano in alcun modo l’Autorità per le Garanzie nelle Comunica- zioni.

in ragione del fatto che l’acquisizione delle informazioni fi- nisce per avere un costo superiore al beneficio potenziale che si può trarre da un’informazione accurata.

D’altra parte, la psicologia cognitiva nonché l’economia sperimentale, superando l’ipotesi di razionalità, hanno am- piamente dimostrato come la ricerca di notizie infondate risponda a una attrazione per la novità, che rappresenta una naturale inclinazione umana, nonché alla preferenza degli individui verso informazioni che confermano le proprie convinzioni, i propri bias cognitivi (cd. confirmation bias).

In questo contesto, l’informazione si connota come “potere” (ossia come “capacità di influire sul comporta- mento altrui, di influenzarne le opinioni, le decisioni, le azioni, i pensieri”, Treccani), in quanto orienta le scelte, razionali e irrazionali, dei cittadini, incidendo sui risul- tati economici, politici e sociali e, per tale via, sulla di- stribuzione del benessere tra i vari attori economici e, in ultima analisi, sul complessivo tessuto economico-sociale di un paese. Si pensi, a titolo di esempio, al ruolo dell’in- formazione in un contesto di mercato e al modo in cui essa si distribuisce tra consumatori e imprese: la presenza o meno di “asimmetrie informative” tra i due gruppi di agenti economici favorirà un gruppo rispetto all’altro nel- la ripartizione del benessere sociale.

L’informazione è tuttavia per sua natura un “bene economico” molto complesso. Per quanto rivesta un’im- portanza centrale, è particolarmente difficile configurarla quale “bene privato” (non ricorrendo, specie nella sua forma digitale, le due caratteristiche principali di un bene privato: la rivalità e l’escludibilità nel consumo). Se ciò presenta l’indubbio vantaggio di determinarne una larga diffusione tra la popolazione, d’altra parte implica che risulti sempre più difficile mettere a punto modelli di bu-

siness in grado di finanziare l’informazione nella sua decli-

In tal senso, l’avvento e l’affermazione di Internet, in tutte le sue sfaccettature (sempre più legata ai social me- dia), hanno segnato una discontinuità nel concetto stesso di informazione e nel modo in cui questa viene immagaz- zinata, compressa, codificata, trasmessa e diffusa. L’evo- luzione del Web ha ridefinito l’intero ecosistema dell’in- formazione, con conseguenze su tutto il mondo della comunicazione di massa, che va da quella giornalistica, alla politica, fino ad arrivare alle forme della comunica- zione interpersonale.

La genesi delle scelte individuali all’interno del “mer- cato dell’informazione”, anche di quelle indotte, può rap- presentare un problema assai rilevante ai fini della messa a punto di politiche pubbliche orientate alla promozione del benessere collettivo.

Infatti, all’interno di questo ecosistema, la disinforma- zione (che ricomprende il fenomeno delle notizie false, c.d. fake-news) dà luogo a fallimenti economici e sociali, potendo incidere, distorcendolo, sull’insieme informati- vo a disposizione di individui, imprese, istituzioni e po-

licy makers. Ciò non può che avere implicazioni negative

sull’efficienza dei mercati, sulla distribuzione delle risorse e sugli esiti politici e sociali, con il pericolo consistente che, per analogia con la legge di Gresham la quale afferma che “la moneta cattiva scaccia la buona”, lo squilibrio nel mercato determini che l’informazione di cattiva qualità possa via via scacciare quella di migliore qualità.

Informazione e disinformazione scientifica

Partendo dal presupposto che il grado di efficienza com- plessiva di un sistema informativo decresce all’aumentare della disinformazione presente al suo interno, va eviden- ziato che la quantità socialmente ottimale di quest’ultima è ovviamente pari a zero. Ciò in ragione del fatto che la disin-

formazione induce i decisori ad assumere decisioni distorte, su importanti temi di natura economica, politica e sociale.

In proposito, soccorre l’analisi estensiva svolta dall’Au- torità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) sui contenuti informativi (in numero di oltre 35 milioni), compresi quelli a carattere scientifico; tale studio offre un esempio di come il rapporto quantitativo tra informazio- ne e disinformazione conseguito dal sistema informativo pesi di fatto sulle scelte individuali, sociali e sul dibattito pubblico nella sua interezza.

Da questa evidenza emerge come tra le tematiche che forniscono il più cospicuo impulso alla produzione e alla diffusione di contenuti fake vi siano le notizie di carattere scientifico, spesso riconducibili a strategie di disturbo in- formativo categorizzabili quali “complottiste”. Le ragioni in base alle quali la divulgazione scientifica è colpita così duramente dagli urti della disinformazione sono da rin- tracciarsi in una serie di elementi.

In primo luogo, vi è un evidente squilibrio tra la doman- da di informazione scientifica e il relativo livello d’offerta – che è possibile evincere dalla Figura 1a. Si rileva che, tra le varie categorie di contenuti informativi, quelle in cui si registra il minor numero di notizie sono proprio quelle di carattere specialistico (in particolare, i temi economico-fi- nanziari e scientifico-tecnologici). Il basso livello di offerta è preoccupante alla luce del contributo fondamentale che tali argomenti ingenerano nel dibattito pubblico.

Su tale squilibrio si innesta un basso livello qualitativo dell’informazione effettivamente distribuita sul mercato; ciò in ragione dell’insufficiente preparazione specialistica dei giornalisti su queste tematiche (Figura 1b). Mentre si osser- va un alto livello di attinenza tra il titolo di studio universi- tario e le notizie trattate dai redattori di cronaca, tale cor- rispondenza non emerge per i giornalisti che si occupano di tematiche scientifiche (ed economiche), che sono invece

quelli che dovrebbero possedere – in ragione della tecnicità dei temi trattati – maggiori competenze specialistiche.

Figura 1. Le caratteristiche del sistema informativo

a) Domanda vs. Offerta di contenuti informativi – b) Specializzazione giornalisti sulle diverse tematiche

Fonte: Agcom: “News VS. Fake nel Sistema dell’informazione,” 2018. Pagg. 20, 22.

A fronte di tali elementi – in estrema sintesi, una doman- da di informazione scientifica da parte dei cittadini non corrisposta da un’offerta qualitativamente e quantitativa- mente adeguata – si registra una proliferazione di cattiva informazione, che riempie il vuoto lasciato dal sistema professionale dell’informazione. Come illustrato nella Fi- gura 2, circa un quinto di tutti i contenuti informativi fake ha ad oggetto notizie di carattere scientifico e tecnologico.

Al riguardo, alcuni studi sulla condivisione sociale del- le notizie di disinformazione hanno dimostrato come tal- volta le convinzioni elaborate sulla base di notizie false in ambito scientifico (si pensi ad esempio al caso della rela- zione tra autismo e vaccini) abbiano prodotto credenze in grado di sedimentarsi al punto tale da risultare difficili da “estirpare” e, dunque, capaci di incidere durevolmente sul dibattito pubblico nonostante la letteratura scientifica le abbia ripetutamente smentite nel corso degli anni.

Figura 2. I contenuti della disinformazione

Fonte: Agcom “News VS. Fake Nel Sistema Dell’informazione,” 2018. Pag.34.

Informazione e disinformazione sul coronavirus

In questo ecosistema informativo, è recentemente esplosa l’emergenza epidemica legata al coronavirus. Considerato che la pandemia è tuttora in corso, ogni valutazione com- plessiva è prematura. Nondimeno, ci sono alcune consi- derazioni che possono essere già svolte.

In primo luogo, è indubitabile come poter accedere a un insieme di informazioni di qualità sul virus e sulla collegata malattia sia di fondamentale importanza per poter prendere decisioni efficienti a tutti i livelli. Da un punto di vista individuale, le decisioni dei cittadini hanno ripercussioni immediate e significative, che influenzano non solo la propria salute ma, più in generale, quella della collettività. La qualità delle informazioni sul coronavirus è stata quindi considerata da tutte le istituzioni, nazionali e mondiali, come un elemento fondante della lotta alla diffusione della pandemia.

In secondo luogo, in una fase in cui sono state adottate regole comportamentali molto stringenti, le fonti istitu- zionali hanno assunto un’importanza informativa senza precedenti. Non a caso, in Italia, tra i video più visti (e commentati) sia in TV che in rete, ci sono quelli relativi alle conferenze stampa del Presidente del Consiglio, dei Presidenti delle Regioni e dei rappresentanti della Pro- tezione civile. Inoltre, le informazioni e i dati diffusi da istituzioni come l’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno raggiunto una amplissima parte della popolazione, orientandone scelte, umori, e comportamenti economici e sociali.

Quanto all’informazione professionale e alla produzio- ne di contenuti falsi, la Figura 3 illustra l’andamento in Italia dei due tipi di notizie nel periodo principale della pandemia (gennaio-aprile 2020). Si possono distinguere sostanzialmente due fasi. Il primo periodo (da gennaio a

fine febbraio) in cui l’epidemia ha riguardato essenzial- mente la Cina; il secondo (a partire dalla scoperta dei primi focolai in Italia, con la prima vittima accertata da coronavirus) in cui la pandemia ha investito il nostro Pa- ese. Nella prima fase, la diffusione di false notizie (spesso di natura complottista) è stata relativamente più signifi- cativa, mentre nella seconda l’informazione ha raggiunto livelli di copertura (intorno al 60-70%) mai riscontrati per nessun fenomeno a partire dal dopoguerra, limitando, almeno in proporzione, il proliferare dei contenuti fake.

Figura 3. Informazione vs. disinformazione in Italia

durante l’epidemia

Fonte: Agcom “Osservatorio sulla disinformazione: speciale corona- virus”, n.2/2020.

Ovviamente, ciò non vuol dire che alcune false notizie non si siano diffuse tra la popolazione, innescando com- portamenti e credenze irrazionali; ma è fuor di dubbio che in quest’ultimo periodo (almeno fino a metà aprile, ossia nel momento più tragico dell’epidemia in Italia) la

“moneta buona” abbia, se non scacciato, almeno circo- scritto, la diffusione della “moneta cattiva”: l’incidenza della disinformazione si è infatti ridotta dal 7% medio del primo periodo, fino al 4,4% di alcune settimane del se- condo periodo (v. Figura 4).

Figura 4. Informazione vs. disinformazione in Italia:

I vs. II periodo 7.3% 6.8% 6.2% 6.8% 7.0% 5.1% 4.5% 5.1% 4.9% 4.4% 4.4% 4.7% 5.5% 0% 2% 4% 6% 8% 10%

20-26 gen 27 gen-2 feb 3-9 feb 10-16 feb 17-23 feb 24 feb-1 mar 2-8 mar 9-15 mar 16-22 mar 23-29 mar 30 mar-5 apr 6-12 apr 13-19 apr

Per cen tu al e ( % )

% disinformazione su totale notizie online "coronavirus"

II PERIODO

DIFFUSIONE DEL CONTAGIO: EMERGENZA EPIDEMIOLOGICA IN ITALIA II MESE DELL'EMERGENZA I MESE DELL'EMERGENZA

I PERIODO

EPIDEMIA IN CINA E PRIMI CASI IN ITALIA

Fonte: Agcom “Osservatorio sulla disinformazione: speciale corona- virus”, n.2/2020.

Tuttavia, è emersa una questione più a monte, quella re- lativa alla conoscenza del fenomeno, prima ancora del- la qualità dell’informazione sullo stesso. Mentre, quanto analizzato in precedenza dalla letteratura internazionale circa i fenomeni di disinformazione scientifica ha riguar- dato ambiti essenzialmente consolidati su cui si sono diffuse teorie complottiste e ascientifiche (ad esempio, i terrapiattisti, le scie chimiche, i No-Vax), nel caso del co- ronavirus mancava (e manca ancora) una solida base di conoscenze scientifiche. Di conseguenza, il dibattito pub- blico circa il covid-19 ha seguito l’evoluzione delle cono-

scenze in materia: dal manifestarsi della malattia in Cina, all’isolamento del virus, fino alla discussione sull’origine dello stesso, dei possibili effetti e della ricerca in corso per la creazione di un vaccino.

Tale evoluzione non è stata affatto lineare. Si pensi ad esempio al caso della notizia sulla creazione, o almeno sulla manipolazione, del virus in un presunto laborato- rio di Wuhan. Questa notizia è nata, a gennaio, e si è successivamente diffusa, nel mondo, a partire da siti cd. complottisti. È stata smentita da molte istituzioni e siti di fact-checking, che hanno evidenziato come alla base, come spesso accade in questi casi, vi sia un uso distorto e specioso di pregressi articoli scientifici (in particolare di due articoli pubblicati tra il 2015 e il 2017 dalla rivista

Nature). La comunità scientifica si è detta a più riprese

convinta che il virus sia di natura animale provenendo, in particolare, dal mercato ittico della città cinese. Pur- tuttavia, il premio Nobel di medicina Luc Montagnier ha recentemente rilanciato l’ipotesi della creazione del virus in un laboratorio cinese. Tesi poi ripresa nel mondo da alcuni politici.

In generale, come ha più volte sottolineato il filosofo della scienza Bruno Latour, la comunità scientifica non è stata esente da critiche. Nel caso del coronavirus, è del tut- to evidente come vi siano tuttora poche certezze scientifi- che sul virus (origine, diffusione, possibili mutazioni,...) e sulla relativa malattia (effetti di breve e di lungo periodo, cure, vaccino,…). D’altronde non potrebbe essere altri- menti. Infatti, gli studi sul fenomeno sono, per forza di cose, ancora limitati (essendo stato il virus isolato per la prima volta solo a partire da gennaio), sia per la tipologia e la numerosità dei casi studiati, sia per quanto riguarda la dimensione temporale, tanto che alcuni articoli citati nel- la discussione si riferiscono addirittura a virus precedenti al covid-19. Nondimeno, la comunicazione di parte del

mondo scientifico è stata spesso assertiva e affrettata, per poi dover fare frettolosi dietrofront.

In tali circostanze, è mancata sovente la funzione di filtro del giornalismo. Anche se le tematiche in questione sono di natura specialistica, l’informazione si è spesso li- mitata a fare da cassa di risonanza di posizioni di singoli studiosi (virologi, epidemiologi, medici, matematici, fisici, ecc.), rinunciando in molti casi alla propria funzione di analisi, filtro e selezione. Ciò appare il frutto di un sistema informativo, che, come visto nel paragrafo precedente, è ancora carente in termini di preparazione tecnica dei giornalisti.

La complessità dei recenti accadimenti legati alla pan- demia di covid-19, e più in generale dei fenomeni glo- bali che incidono profondamente sulla vita quotidiana (cambiamento climatico, ridistribuzione delle risorse economiche, problematiche geo-politiche, costante tra- sformazione tecnologica, migrazioni, ecc.), testimonia la necessità di analisi complesse, di letture articolate e di una comunicazione ponderata, all’altezza della situazione che ci troviamo ad affrontare, da parte di tutti i soggetti che influenzano, direttamente e indirettamente, gli stati d’ani- mo e le scelte dei cittadini: comunità scientifica, istituzio- ni, e sistema dell’informazione.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Agcom: “News VS. Fake nel Sistema dell’informazione,” 2018. Pagg. 20, 22.

Agcom “Osservatorio sulla disinformazione: speciale coronavi- rus”, n. 2/2020.

GABRIELE SUFFIA

Disinformazione e Covid-19: