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La zona in esame, presenta un’attività tettonica riconducibile ad un sistema di faglie collocate nella Valle del Crati (CS) che è delimitata ad est dal Massiccio della Sila, ad ovest ed a sud dai terreni appartenenti alla catena costiera, ed a nord dal massiccio del Pollino.

Il bacino del Crati può essere diviso in tre settori strutturalmente diversi: il primo è allungato in direzione N-S ed è interessato da movimenti prevalentemente estensionali; il secondo ha orientazione E-W e deriva da movimenti trascorrenti attivi lungo il margine settentrionale del

Pollino; l’ultimo rappresenta la parte sommersa del bacino del Crati che raggiunge, nel Mar Ionio, profondità di 450 m ed è delimitato da alti strutturali sottomarini.

I sedimenti di età compresa tra il Pliocene inferiore (P1) e il Calabriano (P3) sono bene sviluppati nell’ambito del Foglio 229 I SO. Essi affiorano su ambedue i lati del Fiume Crati in una fascia larga e continua ad andamento nord-sud, ed inoltre orlano l’estremità settentrionale della Sila. Sopra un’antica piattaforma di erosione marina sul margine della Sila si trovano vari affioramenti isolati di depositi di questa età.

I depositi dell’area di Tarsia si ritiene abbiano una età che va dal Miocene medio a quello superiore. Nella porzione principale dell’affioramento, così com’è esposto su ambedue i lati del Fiume Crati, la successione ha inizio con conglomerati con alcune intercalazioni di arenarie tenere (m2-3cl).

Il conglomerato, osservabile 1,5 Km circa ad est di Tarsia, è costituito da: granito (il più comune), conglomerato rosso, arenaria rossa, arenaria bianca a grana fine e quarzite. Sono rari i ciottoli delle rocce metamorfiche delle zone adiacenti. Il conglomerato rosso, l’arenaria rossa e l’arenaria bianca a grana fine non sono noti in affioramento in alcuna località dell’area in esame.

Questo conglomerato potrebbe essere in parte costituito da ciottoli provenienti da una certa distanza. Nella nostra area sembra che esso colmi delle irregolarità topografiche del basamento, e si ritiene che essi sia stato depositato da un antico sistema fluviale proveniente dalla Sila.

Questi depositi raggiungono uno spessore di oltre 200 metri.

Il conglomerato passa verso l’alto ad arenarie brune (M2-3ar), e presso Tarsia, nella sua parte superiore, presenta interdigitazioni laterali con le medesime. Lungo la strada principale, a Sud di Tarsia, le arenarie sono piuttosto tenere, con orizzonti ghiaiosi e conglomeratici. Ad est di Tarsia, ed anche a sud-est del Fiume Crati, esse sono spesso ben cementate e costituiscono delle scarpate. Ad occidente della Serra Cavallo d’Oro le arenarie contengono esemplari di fauna (Clypeaster sp. ed alghe).

In un piccolo affioramento in mezzo ai sedimenti pliocenico-calabriani, 3 Km a Nord di Tarsia, e nella parte settentrionale della tav. “Bisignano”, le arenarie poggiano direttamente sulle rocce metamorfiche. Nella tav. “Bisignano” la parte inferiore delle arenarie è conglomeratica e friabile, e potrebbe rappresentare un equivalente laterale dei conglomerati (M2-3cl)

Le arenarie, che raggiungono uno spessore massimo superiore ai 150 m, vennero probabilmente deposte in un ambiente litorale marino. Nella porzione superiore della serie miocenica, su ambedue i lati del Fiume Crati, è stato rilevato un calcare (M2-3c) sottile (spessore massimo 25 m) ma piuttosto persistente. Questo calcare è ricco di alghe.

A sud-ovest di Tarsia le arenarie (M2-3ar) si passa lateralmente ad una alternanza di arenarie calcaree e di argille (M2-3ar-a). Le argille di questa zona sono rosa e grigio-pallide, e rappresentano un fenomeno locale di limitato spessore (sino a 25 metri).

I depositi miocenici dell’area di Tarsia hanno subito una intensa attività tettonica ed inclinazione anteriormente alla deposizione dei sedimenti del Pliocene superiore-Calabriano.

Posteriormente alla fagliatura ed all’inclinazione del Miocene, la zona continua a sussistere come un massiccio topograficamente elevato, che però non fu peneplanato. I rapporti del Pliocene superiore-Calabriano col Miocene sono perciò di discordanza angolare. La discordanza angolare si può osservare in parecchie località. Poco meno di un chilometro ad ovest di Tarsia, nelle arenarie ed argille mioceniche (M2-3ar-a) si riscontrano localmente pendenze che arrivano a 50°. La sovrastante lente di calcarenite fossilifera (P3s) è pressoché orizzontale. L’arenaria (M

2-3ar) ed i calcari algali (M2-3c) del Fiume Crati sono intensamente fagliati ed hanno pendenze che arrivano a 25°. Le sabbie (P3s) ed argille (P3a) calabriane, che li ricoprono e sopravanzano, non sono fagliate e sono quasi orizzontali.

La granulometria delle sabbie è variabile, e non sono rari gli orizzonti ciottolosi. Per quanto normalmente sciolte, le sabbie contengono strati cementati che spesso contengono macrofossili.

Nella parte sud-occidentale della tav. “Tarsia” gli strati più bassi in affioramento sono le sabbie (P3s). Tra il margine meridionale della tavoletta e l’abitato di Tarsia le sabbie si suddividono, ed una lente di argilla (P3a) separa i due membri sabbiosi a sud-ovest dell’abitato stesso.

Il più basso dei due membri sabbiosi ora nominati è superato dalla lente argillosa. Al di sopra di questa argilla sopravanza a sua volta il membro sabbioso superiore, che va a giacere direttamente sulle rocce cristalline 1 Km ad ovest di Tarsia. Infine, sul margine nord-orientale della tav. «Tarsia» e sul bordo occidentale della tav. “Terranova da Sibari” una successione di argille ancora più elevata deborda oltre il membro sabbioso superiore e va a finire sopra le rocce cristalline. Questa argilla affiora su di un’ampia zona al centro della tav. “Tarsia”. Ha il suo spessore massimo (125 metri) nella zona settentrionale e ad occidente di Tarsia, però si assottiglia rapidamente verso sud. Le argille sono ricoperte da strati dell’unità sabbioso-conglomeratica (P3s-cl) che raggiunge la potenza massima di oltre 150 metri, e che rappresenta la più recente unità calabriana della zona di Tarsia.

3 GEOMORFOLOGIA

Il territorio s’inserisce morfologicamente nella Valle del Fiume Crati, che si estende per circa 2.400 kmq, ricadendo interamente nella provincia di Cosenza ed è attraversata dal fiume omonimo, il più lungo della Calabria (81 km), che ha origine in Sila (Timpone Bruno, 1.742 m slm) e sfocia sulla Costa ionica, nei pressi di Sibari.

Nel primissimo tratto del suo percorso, il Crati scende a valle, verso la città di Cosenza, con un dislivello di quasi 1.500 m, poi scorre lungo l’ampia Valle del Crati, fino alla foce, restringendosi solo verso la zona di Tarsia.

Volendo analizzare la morfologia partendo dalla linea di displuvio del versante orientale della Catena Costiera si può procedere facendo una sezione O-E; in cui possiamo distinguere due ambienti contraddistinti da morfologia e litologia differente.

La zona più ad Ovest è costituita da rocce metamorfiche di varia composizione, in cui si rinvengono localmente intrusioni di masse plutoniche acide, che formano l’ossatura della Catena Costiera. La morfologia, legata a questi litotipi, è piuttosto aspra con versanti molto ripidi e con incisioni vallive anche molto profonde, dovute allo scalzamento alla base da parte dei torrenti. Quest’ambiente per la sua litologia ha risorse idriche ridottissime. A tratti su questi terreni poggiano in trasgressione i depositi marini miocenici, che conferiscono ai rilievi forme più dolci rispetto a quelle in cui si hanno solo rocce metamorfiche. Le valli sono a tratti più ampie ed al limite tra le due litologie si hanno delle sorgenti, che rappresentano il limite della falda drenata da questi depositi. Questa zona, appena descritta, è caratterizzata da importanti faglie dirette con prevalente orientazione N-S.

La seconda zona, quella ad Est, più ampia della precedente, degrada con deboli colline verso il fiume Crati ed è costituita da conglomerati quaternari, dai quali, a tratti, vengono alla luce i terreni miocenici e da depositi alluvionali in prossimità dei fiumi. La morfologia di questi litotipi è molto dolce; si hanno deboli colline con valli poco profonde ed ampie. La risorsa idrica è notevole. Quest’area costituisce la zona di recapito di tutte le acque provenienti dal drenaggio della zona montana.

L’area di studio si trova in questo secondo ambiente a circa seicento cinquanta metri dall’alveo del fiume Crati.

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