2.1 PROBLEMATICHE AMBIENTALI E DI ATTENDIBILITÀ DEI DAT
2.1.1 Inquinamento atmosferico
Con inquinamento atmosferico si intende la presenza nell’atmosfera di sostanze dannose per l’uomo, gli animali e la vegetazione; generalmente tali sostante non sono presenti in natura o, se lo sono, la loro concentrazione è molto bassa. Gli inquinanti posso essere di due tipi: antropici, se prodotti dall’uomo, o naturali.62
62 “Nozioni principali sull'Inquinamento dell'Aria”, Non Solo Aria, URL:
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A causa del rapido sviluppo economico ed industriale a cui la Cina è stata sottoposta negli ultimi trent’anni, l’inquinamento dell’aria è una delle piaghe maggiori che affligge il Paese. Secondo un recente studio realizzato dal Ministero di Protezione Ambientale nel corso del 2014 in base alle misurazioni effettuate in 74 fra le maggiori città cinesi, solamente otto hanno raggiunto gli standard minimi di qualità dell’aria; la città con la migliore qualità dell’aria è Haikou nell’estremo sud, mentre le città più inquinate si trovano nel nord-est nella provincia dello Hebei (Baoding la peggiore); tra le zone più inquinate ricordiamo anche il delta del fiume Yangtze, il delta del fiume delle Perle e la zona di Pechino-Tianjin. Il ministro dell’ambiente ha definito la situazione ancora molto seria, sottolineando però che i risultati sono stati comunque migliori rispetto all’anno precedente, quando le città a raggiungere gli standard minimi erano state solamente tre.63 Molti sono gli inquinanti atmosferici cinesi: il carbone è sicuramente quello ad avere il maggior impatto. Nel corso degli ultimi decenni, il fabbisogno di energia cinese è stato soddisfatto per circa il 90% da energia derivante da combustibili fossili ad alta intensità di CO2 (anidride carbonica), come il carbone, il petrolio greggio e il gas naturale.64 Sebbene sia altamente inquinante e la Cina abbia più volte proclamato di volere progressivamente diminuirne l’uso, l’80% dell’energia elettrica e il 70% dell’energia totale è generata da centrali a carbone; il consumo di carbone sta superando quello di Stati Uniti, UE e Giappone messi insieme. L’ERI (Energy Research Institute) prevede che la dipendenza cinese dal carbone non diminuirà fino al 2030.65 Tra gli altri inquinanti è importante menzionare l’ozono, l’ossido di zolfo, l’ossido di azoto, i solfati, il mercurio, le emissioni delle auto e le tempeste di polvere asiatiche che trasportano con sé diversi inquinanti tossici. L’inquinamento atmosferico è così grave da avere ripercussione sulla salute dei cittadini cinesi: una ricerca ha dimostrato che l’aspettativa di vita a nord del Paese è di cinque anni inferiore rispetto che a sud a causa dell’alto tasso di mortalità dovuto a malattie cardio-respiratorie dovute dalla cattiva condizione dell’aria; uno studio invece ha stimato che, sempre per gli stessi motivi, nel Paese circa 1,2 milioni di persone muore prematuramente.66 All’interno di questo contesto, l’attenzione dei media, sia a livello nazionale che internazionale, viene spesso rivolta all’aria di Pechino, la capitale che spesso si trova avvolta da una fitta nebbia di smog. Visto le controversie esistenti causate da una poco affidabile misurazione della qualità dell’aria, l’inquinamento atmosferico di questa città sarà il nostro caso di studio emblematico.
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“Most China cities fail to meet air quality standards”, BBC News, febbraio 2015, URL: http://www.bbc.com/news/world-asia-china-31110408 (consultato il 29/05/2015).
64 Ferro Nicoletta (a cura di), Sviluppo Sostenibile e Cina, L’Asino d’oro, Roma, 2014, pp. 76-77. 65 Ibidem, p. 77.
66“Understanding the policy of Chinese smog”, BBC News, febbraio 2014, URL: http://www.bbc.com/news/blogs-china-blog-26333744 (consultato il 29/05/2015).
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La qualità dell’aria viene misurata attraverso l’AQI (Air Quality Index) che misura la concentrazione di sei inquinanti misurati più volte nel tempo: PM 10, PM 2.5, l’ozono (O3), monossido di carbonio (CO), diossido di zolfo (SO2), diossido di azoto (NO2). L’AQI corrisponde al valore più elevato di ciascun inquinante registrato in un dato periodo di tempo; i suoi valori spaziano da 1 a 500; più elevata è la cifra, più l’aria è dannosa per l’uomo.67 Tra questi inquinanti, il PM 2.5 è quello a cui si dà più attenzione: si riferisce alle polveri sottili con un diametro inferiore ai 2,5 µm; sono dovute al traffico veicolare, all’uso di combustibili solidi per il riscaldamento (come ad esempio il carbone), ad un’intensa attività industriale, etc. Queste polveri sono molto pericolose perché possono penetrare all’interno dei polmoni arrivando nel sangue, provocando gravi conseguenze per la salute dell’uomo. E’ interessante notare come ci sia una grande discrepanza nella descrizione cinese e americana sugli stessi livelli dell’AQI68:
Questa anomalia ha assunto particolare rilevanza già in occasione di un’importante evento internazionale: le Olimpiadi di Pechino nel 2008. L’inquinamento atmosferico in città era già ad un livello critico; sapendo che l’attenzione mondiale si sarebbe concentrata su di essa, il governo intraprese diverse misure per cercare di ridurlo, garantendo dei giorni di cielo azzurro per tutto il periodo delle Olimpiadi. Questo è stato possibile grazie all’obbligo di circolazione a targhe alterne che ha dimezzato il traffico, la chiusura o il ricollocamento degli impianti produttivi più inquinanti, la riduzione del 30% delle emissioni delle industrie, il lancio di missili per indurre fenomeni piovosi in modo da ripulire l’aria dallo smog, etc. Grazie a queste misure, i dati sulla qualità dell’aria (al tempo misurati da un indice chiamato API) riguardanti quei giorni promulgati dalle autorità cinesi descrivevano la situazione come “molto buona”.69 Questi dati però si sono rivelati in contraddizione con quelli pubblicati dall’ambasciata statunitense a Pechino, che nel 2008 si dotò di una stazione per il monitoraggio della qualità dell’aria privata. I risultati di quest’ultima non erano così buoni
67 Andrew Steven Q., “China’s air pollution reporting is misleading”, Chinadialogue, marzo 2014, URL: https://www.chinadialogue.net/article/show/single/en/6856-China-s-air-pollution-reporting-is-misleading (consultato il 29/05/2015).
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Ibidem.
69 ““2008 Olympics in Beijing, Pollution and Weather”, Facts and Details, 2008, URL: http://factsanddetails.com/china/cat12/sub79/item1010.html (consultato il 29/05/2015).
Fonte:
https://www.chinadialogue.net/article/sh ow/single/en/6856-China-s-air-pollution- reporting-is-misleading (consultato il 29/05/2015).
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quanto quelli pubblicati dalle fonti ufficiali; Du Shaozhong, portavoce dell’ufficio per la protezione ambientale di Pechino, definì quei dati un falso, accusando l’ambasciata di non fare uso di metodi scientifici per il calcolo dei dati, e spiegando infine che la differenza è dovuta ai diversi criteri di misurazione: mentre i dati cinesi derivano dall’analisi delle sole polveri pesanti, quelli americani tengono conto anche di quelle sottili. Un caso altrettanto eclatante che vede coinvolti gli stessi protagonisti è la recente vicissitudine avvenuta in occasione del summit dell’APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation) tenutosi a Pechino nel novembre 2014. La grande preoccupazione del governo era quella di garantire dei giorni di cielo azzurro per tutta la durata dell’evento; due le principali misure utilizzate per farlo: blocco della produzione delle industrie dentro e nei dintorni della città e limitazione della circolazione delle automobili. Sebbene i risultati non siano stati quelli desiderati, il governo però ha continuato a dichiarare che l’inquinamento atmosferico in città era a livelli contenuti; la smentita è presto arrivata dalla postazione di rilievo dell’ambasciata americana che durante il primo giorno dell’incontro ha riportato un AQI di 203, un livello considerato “non salutare”. I leader cinesi hanno quindi deciso di bloccare su dispositivi mobili e siti internet l’accesso ai dati pubblicati dall’ambasciata americana, definendoli ancora una volta non accurati perché determinati dall’interpretazione data da un solo punto di raccolta.70 In ultima analisi, per un’ulteriore dimostrazione del fatto che i dati sull’inquinamento atmosferico pubblicati dal governo cinese sono fuorvianti e poco attendibili riportiamo qui di seguito i risultati di uno studio del 2011 effettuato da Steven Q. Andrews, un famoso consulente ambientale e legale risiedente a Pechino; pur riferendosi alla sola capitale, lo si può considerare modello di quello che succede in tutto il territorio cinese.71 Andrews afferma che nel periodo che va da gennaio 2010 a ottobre 2011 i funzionari pechinesi hanno definito la qualità dell’aria buona o addirittura eccellente per l’80% dei giorni; secondo i dati raccolti dall’ambasciata americana invece i giorni in cui l’aria non era salutare è stata l’80%, con qualità più spesso al livello hazardous, ovvero il più dannoso per la salute dell’uomo, piuttosto che “buono”. Alcune di queste discrepanze derivano da un fenomeno di omissione: i monitor controllati dal governo non registrano infatti le PM 2.5 e l’ozono; altre invece derivano da quella che il ricercatore definisce commission (il mandato, l’incarico), i rapporti ufficiali minimizzano in maniera esagerata la gravità dell’inquinamento. Quest’ultimo fenomeno è dimostrato dalla tabella sottostante che dimostra come diverse concentrazioni di PM 10 vengono descritte in Cina, ad Hong Kong, in Europa e negli Stati Uniti d’America.
70 Branigan Tania, “Apec: China blocks access to US air pollution data for Beijing”, The Guardian, novembre 2014,
URL: http://www.theguardian.com/world/2014/nov/10/apec-china-blocks-access-us-air-pollution-data-beijing (consultato il 29/05/2015).
71 Andrews Steven Q., “Beijing’s hazardous blue sky”, Chinadialogue, maggio 2011, URL:
https://www.chinadialogue.net/article/show/single/en/4661-Beijing-s-hazardous-blue-sky (consultato il 29/05/2015).
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Tornando alla ricerca, Andrews ha utilizzato i dati pubblicati dall’ambasciata americana nel periodo suddetto e li ha comparati con quelli della BJEPB (Beijing Environmental Protection Bureau). Le concentrazioni di inquinanti dell’aria dei dati americani sono state poi convertite in PM 10 per poterle comparare con gli standard di definizione di altri paesi. Due le critiche riguardanti le cifre pubblicate dall’ambasciata statunitense dal BJEPB: la loro non rappresentatività della situazione generale della città e la loro non accuratezza, entrambe dovute al fatto che queste derivano da un solo punto di raccolta. Il BJEPB ha inoltre affermato che non ci si dovrebbe affidare ai dati riguardanti la qualità dell’aria rilasciati dalle ambasciate perché questi sono esagerati. Il risultato dell’analisi effettuata da Andrews è stato quello di dimostrare che descrizioni fuorvianti sulle concentrazioni di particolato, che hanno un grande impatto nella percezione della sfera pubblica sui problemi legati all’inquinamento atmosferico, giocano un ruolo importante nella minimizzazione della gravità dell’inquinamento. Nei grafici a barre sottostanti sono stati messi a confronto i dati dell’ambasciata statunitense con quelli del BJEPB; mentre per i primi nel periodo gennaio 2010–ottobre 2011 i giorni con qualità dell’aria buona sono stati appena il 3,5%, per i secondi gli stessi ammontano al 44,9%.
Fonte: https://www.chinadialogue.net/article/show/single/en/4661-Beijing-s-hazardous-blue-sky (consultato il 30/05/2015).
Fonte: https://www.chinadialogue.net/article/show/single/en/4661-Beijing-s-hazardous-blue-sky (consultato il 30/05/2015).
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Si è già visto di come per il periodo di tempo esaminato dalla ricerca ci sia una grande contraddizione fra Pechino, che descrive l’80% dei giorni come buoni, e l’ambasciata americana, per la quale l’80% dei giorni sono stati pericolosi per la salute dell’uomo. Andrews è andato oltre, comparando le definizioni dell’inquinamento atmosferico di Pechino nel periodo, con quelle che queste sarebbero stare secondo gli standard di Hong Kong ed europei. Di seguito si riportano dei grafici a torta con quanto scoperto:
Dai grafici si può intuire che non sono solamente le misurazioni dell’ambasciata americana a contraddire quanto affermato dai rapporti ufficiali di Pechino, bensì questi sono in contrasto anche riportato da Hong Kong e l’UE. Nella ricerca di Andrews vengono presentati molti altri casi similari, in ogni caso il risultato è lo stesso. Andrews conclude dicendo che ormai la popolazione è a conoscenza della scarsa attendibilità dei dati sull’inquinamento atmosferico e auspicando che, invece di negare l’evidenza, il governo possa al più presto pubblicare dati veritieri e descrivendo in maniera accurata la pessima qualità dell’aria. Secondo Andrews infatti, questo atteggiamento sta impedendo dei reali miglioramenti dell’aria a Pechino e nel resto della Cina.
La ricerca di Andrews risaliva al 2011, quattro anni dopo si può tristemente notare che la situazione non è migliorata da allora: in un articolo pubblicato da China Dialogue nell’aprile
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201572 si parla dell’impegno preso dal governo di trattare il diffuso fenomeno dei dati sulla qualità dell’aria falsi con tolleranza zero. Lo stesso continua dimostrando che i dati riguardanti l’aria della capitale siano manipolati e quindi che l’inquinamento è in realtà much worse than acknowledged, ovvero molto peggiore di quanto ammesso: fonti ufficiali affermano che la misurazione giornaliera media dei livelli di PM 2.5 nel 2014 a Pechino è stata 85,9; mentre altri gruppi di ricerca che la cifra sia il 15% più alta, con livelli medi di 98,57. Si può quindi intuire che le contraddizioni riscontrate da Andrews e più in generale nella letteratura dedicata a questa tematica siano ancora un grande problema e ben lontane dall’essere risolte; l’attendibilità dei dati ufficiali sull’inquinamento atmosferico è ancora dubbia.