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L’interpretazione della violenza di genere presente nella Convenzione di Istanbul

4. Dissertazione

4.4. L’interpretazione della violenza di genere presente nella Convenzione di Istanbul

Convenzione di Istanbul

Come si evince dal capitolo sulla letteratura concernente l’impostazione europea nella lotta contro la violenza domestica, la Convenzione di Istanbul spiega e vuole affrontare il fenomeno, attraverso l’approccio di genere. È sembrato interessante indagare se le strutture intervistate, seguano anche loro un approccio di genere nell’accompagnamento delle donne.

63 Vedi Allegato 6. 64 Vedi Allegato 7. 65 Vedi Allegato 8. 66 Vedi Allegato 7. 67 Vedi Allegato 6. 68 Vedi Allegati 4; 5. 69 Vedi Allegato 3

Per questo motivo alle persone intervistate è stato chiesto cosa pensassero della seguente affermazione inscritta nel preambolo del trattato: “riconoscendo la natura strutturale della violenza contro le donne, in quanto basata sul genere, e riconoscendo altresì che la violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini” (Consiglio d'Europa, 2011). Le operatrici della Casa protetta di Zurigo hanno risposto nel seguente modo: “150% si! Siamo convinte che sia così”(Frauenhaus Zürich, 2019).70 Anche la struttura protetta di Coira è

d’accordo, la professionista intervistata ritiene che la Svizzera sotto alcuni punti di vista sia più indietro rispetto ad altre nazioni. Ad esempio vi sono donne che sono contro i congedi per la paternità e nell’educazione dei figli maschi, quando un bambino soffre, le madri gli negano la possibilità di provare dolore. Crede quindi che per cambiare le cose e rendere la società più equa, bisogna essere consapevoli di questi aspetti e lavorarci.7172 Per quanto

riguarda ora la responsabile del centro di accoglienza MalleyPrairie, lei ritiene che la citazione presenti un limite: la violenza non è considerata come manifestazione delle dinamiche relazionali, bensì esclusivamente strumentale.73 Un’ operatrice della struttura

ticinese si interroga sul fatto che sia un peccato, nel 2019, dover avere una legge volta a tutelare le donne, dovrebbero essere normali l’uguaglianza e la parità di diritti all’interno della società, mentre in realtà non è così. Per questo motivo lei la condivide il preambolo della Convenzione.74 L’altra operatrice sostiene che possa essere corretta questa affermazione, in

quanto ritiene che nelle dinamiche di violenza vi è sempre una persona subordinata all’altra, non perché la donna approvi questa sudditanza, bensì è un meccanismo per non subire maltrattamenti.75 Infine la fondatrice ritiene che sia un’affermazione vera, tuttavia non

bisogna tralasciare l’esistente sviluppo di queste dinamiche anche nelle relazioni omosessuali o nei casi violenza femminile nei confronti degli uomini.76 Questa riflessione

finale permette di introdurre un ragionamento: il sociologo americano definisce che il terrorismo intimo è praticato da uomini che estremizzano le tradizioni patriarcali. L’identità di genere non ha una corrispondenza diretta con l’orientamento sessuale. Se l’identità di genere è il proprio sentirsi rispetto al sesso, bisognerebbe capire all’interno di una relazione quali siano le identità e i ruoli di genere che rivestono i partner e qual è il rapporto al patriarcato.

Per quanto concerne la situazione delle case protette esaminate, dall’intervista svolta all’operatrice di Coira emerge che spesso accolgono donne provenienti da altri cantoni in quanto le altre case protette sono spesso piene.77 Anche la professionista del cantone Vaud

70 Vedi Allegato 7. 71 Vedi Allegato 6.

72 Elisabetta Ruspini spiega che se la donna sia restia ad affidare la cura dei propri figli agli uomini ha a che fare con l’identità di genere introiettata negli anni. Infatti “le donne, a causa dei meccanismi di divisione del lavoro che hanno loro assegnato la competenza nella sfera domestica e famigliare, hanno, nel tempo, sviluppato comportamenti e proposto immagini di sé tali che i famigliari si a spettano da loro una maggiore disponibilità (rispetto agli uomini) a prestare aiuto e cure in caso di bisogno. Le donne infatti, ritengono di poter essere giudicate (sia da sé stesse che dagli altri) sulla quantità e qualità delle mansioni di cura offerte (…) perché questo è un elemento centrale per la formazione dell’identità di genere femminile: ecco che la divisione iniqua del lavoro famigliare può, in alcuni casi, corrispondere esattamente a ciò che le donne vogliono” (Ruspini, 2017, pp. 122-123). Per quanto concerne la seconda criticità menzionata dalla professionista di Coira, la Ruspini spiega il fenomeno attraverso la socializzazione e gli stereotipi di gen ere, in quanto l’immagine dell’uomo che prova dei sentimenti è contro la rappresentazione comune del costrutto di virilità (Ruspini, 2017).

73 Vedi Allegato 8. 74 Vedi Allegato 5. 75 Vedi Allegato 4 76 Vedi Allegato 3. 77 Vedi Allegato 6.

ha fatto intravedere questa problematica.78 Tuttavia, da come si evince nel capitolo teorico, è

un aspetto attualmente in fase di monitoraggio e sviluppo da parte dei cantoni. Il rapporto d’attività della Casa delle Donne riporta che nel 2018, vi sono stati dei periodi dove la casa d’accoglienza non era sempre piene. La fondatrice della Casa delle Donne parla di momenti di punta e ondate, per indicare i periodi dove le donne richiedono maggiore protezione, come per esempio nel periodo di Natale.79 Per quanto concerne l’aspetto legato ai finanziamenti

della struttura, soprattutto la struttura di Zurigo, ma anche le altre, hanno convenuto una carenza di risorse nell’accompagnamento delle donne vittime di violenza domestica, tuttavia è un punto che stanno attualmente discutendo supportate dalla convenzione di Istanbul. Questa è una problematica verso la quale i cantoni devono trovare una soluzione. Sempre le professioniste di Zurigo sostengono di aver seguito quanto scritto nella Convenzione già da anni, ma attualmente che è un tema più discusso, la DAO, organizzazione della quale fanno parte, sta cercando di predisporre una strategia nazionale per la lotta contro la violenza domestica.80 Invece la professionista grigionese ritiene che la casa per la quale lavora,

dovrebbe cercare di attuarla maggiormente.81 Per quanto concerne la realtà cantonale

ticinese, le operatrici della Casa sostengono che attualmente la Convenzione non sia declinata nella loro realtà contestuale, tuttavia a livello pratico e all’interno dell’associazione, loro stanno provando di attuarla.82

Per quanto riguarda più specificatamente l’approccio di genere e l’accompagnamento delle donne con vissuti di terrorismo intimo, non tutte le professioniste concordano sul fatto che spiegare alle donne vittime di terrorismo intimo che le violenze da loro subite centrino con le disuguaglianze strutturali tra uomo e donna, possa implementare la loro autodeterminazione. Ad esempio la professionista di Losanna ritiene che, anche se vi è un problema strutturale, bisogna considerare la manifestazione della violenza per mezzo delle relazioni, in quanto le donne devono credere che vi sia una soluzione, che l’autore di violenza possa cambiare, e loro non debbano percepirsi come vittime per sempre; inoltre anche la donna stessa è responsabile di questa situazione. L’intervistata sostiene poi che sia meglio reagire più che focalizzare gli sforzi su un problema strutturale.83 Anche la professionista di Coira ritiene che

le donne siano troppe coinvolte nella loro situazione per pensare ad una disuguaglianza strutturale.84 Al contrario invece nella struttura di Zurigo, le operatrici sostengono che

spiegare questo aspetto alle donne possa essere positivo per comprendere che le disuguaglianze interne alla società si possono combattere.85 Un’operatrice del Sottoceneri

invece ritiene che offrirle la prospettiva di genere possa essere utile, in quanto fornisce un altro strumento per leggere la realtà, ma soprattutto speranza che le cose possano cambiare.86 Al contrario l’altra operatrice ritiene che sia difficile parlare con una donna

ospitata nella struttura di questi aspetti. 87 Riferendo tutti questi dati con quanto riportato dalla

teoria e più precisamente con quanto formulato dalla Corradi, sebbene la maggior parte delle politiche europee e i centri adempiti per la problematica della violenza domestica prediligano

78 Vedi Allegato 8. 79 Vedi Allegato 3. 80 Vedi Allegato 7. 81 Vedi Allegato 6. 82 Vedi Allegati 4 ;5. 83 Vedi Allegato 8. 84 Vedi Allegato 6. 85 Vedi Allegato 7. 86 Vedi Allegato 4. 87 Vedi Allegato 5.

un’impostazione di genere, nella realtà Svizzera, seppur riconoscono questo pensiero, non è sempre così.

Da queste analisi emergono in maniera più evidente le due antinomie alle quali si alludeva precedentemente, ovvero il posizionamento delle strutture di Zurigo e Losanna sull’approccio di genere. Se da una parte le professioniste di Zurigo vedono l’origine della violenza nelle relazioni d’intimità nelle disuguaglianze strutturali di genere, dall’altra parte la visione di Losanna mette il focus sul comportamento, tralasciando il contesto. Però in Svizzera esistono ancora delle disuguaglianze fra uomo e donna, ed è un elemento che bisogna considerare quando si parla di violenza nelle relazioni d’intimità. Tuttavia non tutti gli uomini sono autori di violenza. Molti di loro sono socializzati al rispetto e sono consapevoli dei meccanismi disuguali sui quali si è ancorata e costruita la società. Per questo motivo è sbagliato vedere e classificare tutti gli uomini autori di violenza: non sono tutti terroristi intimi. L’uomo che ha questa caratteristica molto probabilmente attraverso la socializzazione ha rinforzato l’idea che la donna non sia così rilevante, in lui sono estremizzate le tradizioni patriarcali. Il terrorista intimo esaspera e radicalizza le disuguaglianze, servendosi della violenza per imporre e rafforzare il suo dominio sulla donna. Gli uomini che per socializzazione la pensano diversamente, come le donne, possono essere autori di violenza di coppia situazionale. Infatti, come più volte ribadito, l’origine e lo sviluppo delle due forme di violenza sono diverse. Da queste riflessioni affiora la complessità dell’approccio di genere. Quando si parla di questo approccio, come esplicitava la Corradi, bisogna prestare attenzione agli estremismi: non si può spiegare la violenza nelle relazioni esclusivamente attraverso la nozione di disuguaglianza di genere e allo stesso tempo non si può non considerare l’esistenza di questo disuguale rapporto di potere nell’interpretazione della violenza nelle relazioni d’intimità.