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Interventi Infermieristici di Prevenzione del Rischio Suicidale

Nel documento Corso di Laurea in Cure Infermieristiche (pagine 23-26)

2. QUADRO TEORICO

2.10 Ruolo dell’Infermiere nella Prevenzione

2.10.1 Interventi Infermieristici di Prevenzione del Rischio Suicidale

Un valido strumento per l’identificazione di interventi infermieristici appropriati è il manuale di “Diagnosi Infermieristiche. Applicazione alla pratica clinica” proposto da Carpenito (2015).

Prendendo in esame la diagnosi infermieristica di “Rischio di suicidio” gli interventi proposti sono:

- Aiutare l’assistito a ridurre il rischio suicidario

o Accertare il livello attuale di rischio di suicidio (elevato-moderato-basso) o Accertare il livello di rischio suicidario a lungo termine

o Stile di vita o Letalità del piano

o Meccanismi di coping abituali o Disponibilità di sostegno

- Garantire un ambiente sicuro in base al livello di rischio e comunicare in maniera scritta e orale a tutti i soggetti coinvolti nella presa a carico che l’assistito è a rischio di suicidio (Varcarolis, 2011)

o Adottare tutte le precauzioni possibili per la prevenzione del suicidio

§ Quando l’assistito è sottoposto a sorveglianza, si faccia in modo che egli rimanga sorvegliato a vista, malgrado ciò comporti un non pieno rispetto della riservatezza del soggetto

§ L’assistito non può allontanarsi oltre un metro e mezzo

§ Non sottovalutare nessuna minaccia di suicidio

§ Cercare di comprendere i sentimenti e le ragioni che stanno alla base della pulsione suicida

o Monitorare l’assistito a rischio

§ Valutare ogni 15 minuti l’umore, i comportamenti e le dichiarazioni verbali

o Allontanare dalla portata del paziente il materiale pericoloso, come vetro, le lime per le unghie, le forbici, l’acetone per le unghie, gli specchi, aghi, rasoi, lattine, buste di plastica, accendini, strumenti elettrici, cinture, appendiabiti, coltelli, pinzette, alcol, parti smontabili e armi da fuoco

o Servire i pasti in un locale sorvegliato, garantendo l’assunzione adeguata di nutrienti e liquidi, mettendo a disposizione piatti e posate di carta e/o plastica e verificando sempre che tutti gli oggetti vengano riposti sul vassoio e non trattenuti dall’assistito al termine del pasto

o Verificare che i farmaci somministrati per via orale vengano deglutiti

o In base alle disposizioni della struttura sanitaria, designare un operatore che si occupi di effettuare le perquisizioni

o Evitare che l’assistito esca dal reparto oppure accompagnare l’assistito nel caso sia stato autorizzato dal medico ad allontanarsi dal reparto

o Informare i visitatori delle limitazioni imposte riguardanti tutti gli oggetti potenzialmente pericolosi come ad esempio verificare che gli alimenti non vengano forniti in buste di plastica

o Secondo il livello di rischio suicidale alcuni oggetti sottoposti a restrizioni possono essere usati dal paziente solamente in presenza degli operatori o Nella fase acuta può essere opportuno fare indossare degli indumenti di

riconoscimento per prevenire la fuga, che verranno sostituiti con i vestiti personali dell’assistito quando il rischio sarà ridotto

o Effettuare periodicamente i controlli della stanza dell’assistito in base alle norme della struttura

o Nel caso in cui fosse indispensabile e prescritto dal medico curante, fare ricorso alla contenzione fisica e all’isolamento

o Avvertire immediatamente le forze dell’ordine qualora il soggetto a rischio di suicidio si allontani dalla struttura

o Documentare accuratamente nella cartella infermieristica i comportamenti dell’assistito osservati e gli interventi infermieristici attuati

- Sottolineare al paziente e ai suoi famigliari che la crisi è temporanea, che potrà residuare un dolore intenso, che il paziente e i caregiver non sono e non saranno soli ma vi sarà sempre disponibile un supporto per loro anche post-dimissione (Varcarolis, 2011)

- Rilevare gli sbalzi d’umore (dalla tristezza all’euforia, dalla felicità alla depressione, dalla tranquillità all’agitazione) e documentarli

- Aiutare l’assistito a ricostruire l’autostima e scoraggiare comportamenti di isolamento. Per fare questo è importante:

o Tenere un atteggiamento empatico e non giudicante

o Avere consapevolezza delle proprie reazioni emotive alla situazione

o Lodare in modo sincero ogni volta che è possibile, valorizzando i punti di forza del soggetto

o Incoraggiare le interazioni con le altre persone

o Dirigere l’attenzione dell’assistito verso il mondo esterno (es. attività ricreative)

o Fare sentire all’assistito che non è solo (es. gruppo di mutuo aiuto)

o Cercare qualcuno che interagisca con l’assistito, favorendo la creazione di una rete di supporto informale

o Stabilire dei limiti e i ruoli informando l’assistito delle regole della struttura e delle implicazioni riguardo l’accettazione del ricovero

o Usare un approccio deciso e coerente

o A chi ha un basso controllo dei propri impulsi assicurare orari giornalieri accuratamente pianificati, effettuando comunque controlli random in modo tale da impedire la pianificazione dell’atto suicidario

- Assistere il paziente nell’identificare e nel contattare il sistema di sostegno informale personale e una volta identificato sostenerlo. Ovvero:

o Informare i famigliari e le altre persone significative riguardo la situazione cercando di ottenere il loro sostegno

o Non dare ai famigliari false rassicurazioni riguardo al fatto che le condotte suicidarie non si ripeteranno

o Incoraggiare le attività sociali che permettano loro di avere una valvola di sfogo per il sovraccarico emotivo che potrebbero provare

o Fornire loro letture appropriate

- Assistere il paziente e i suoi famigliari a sviluppare meccanismi di coping efficaci o Stimolare l’assistito ad esprimere appropriatamente la rabbia e l’ostilità o Limitare il “ruminare” delle idee suicidarie e dei tentativi compiuti, ma anche

il “ruminare” di pensieri negativi e autosvalutanti

o Aiutare il paziente a riconoscere i fattori predisponenti ponendo ad esempio domande come: “cosa stava accadendo prima che iniziasse ad avere questi pensieri?”

o Facilitare l’esame degli agenti stressanti e dei meccanismi di coping che l’assistito ha usato in passato, sia quelli che si erano rivelati efficaci che quelli che non avevano funzionato, e ricercare comportamenti alternativi più funzionali

o Provare a prevedere insieme al paziente quelli che potrebbero essere i futuri agenti stressanti e aiutare a pianificare comportamenti che possano permermettergli di farvi fronte

o Usare tecniche di sostegno appropriate per aiutare l’assistito inadempiente, che fa resistenza, a modificare il proprio comportamento

o Aiutare l’assistito a identificare modelli di pensiero negativi e fornire indicazioni per modificarli

o Coinvolgere il paziente nella pianificazione degli obiettivi di trattamento e nella valutazione dei suoi progressi

- Fornire assistenza infermieristica educativa e gli eventuali riferimenti necessari come ad esempio:

o Insegnare come affrontare lo stress (es. tecniche di rilassamento, problem solving, modalità di espressione costruttiva dei propri sentimenti)

o Indicare a quali servizi fare ricorso per la terapia di gruppo o per un gruppo di mutuo aiuto, se necessario

o Indicare a quali servizi fare ricorso per la terapia familiare specialmente se sono coinvolti bambini o adolescenti

o Insegnare ai familiari le tecniche finalizzate a stabilire dei limiti funzionali o Insegnare ai familiari l’espressione costruttiva dei propri sentimenti

o Insegnare alle persone significative a riconoscere l’aumento di rischio suicidario come ad esempio un cambiamento del comportamento o della comunicazione verbale o non verbale e un atteggiamento di chiusura in sé stessi

o Fornire un numero di telefono attivo 24 ore per le emergenze

o Se necessario, agganciare il paziente ad un ergoterapista, fare ricorso alle residenze sanitarie assistenziali o ai servizi psichiatrici per le cure successive

o Indirizzare il paziente ai centri diurni, centri per anziani o ad altre strutture per le attività nel tempo libero

o Indicare a quali servizi fare ricorso dopo il suicidio di un familiare (Carpenito, 2015)

2.10.2 Trattamento farmacologico per i pazienti considerati ad alto rischio

Nel documento Corso di Laurea in Cure Infermieristiche (pagine 23-26)

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