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A partire dal 2016 Regione Lombardia, anche in vista della riforma della l.r. 6 dicembre 1999, n. 23

“Politiche regionali per la famiglia”, ha avviato e consolidato una serie di misure integrate per promuovere il benessere del nucleo familiare e aumentare la capacità dei suoi componenti, nelle diverse fasi della vita, di essere protagonisti di percorsi di autonomia, sviluppo e piena partecipazione attiva alla vita economica e sociale della comunità. Le politiche e le misure per il benessere della famiglia e dei suoi componenti, anche per il periodo 2021-2023, saranno dirette ad operare quale leva strategica per invertire alcuni trend, anche esacerbati dalla crisi sanitaria, che minacciano la crescita economica e la coesione sociale in Lombardia: dinamica demografica negativa; isolamento nella gestione delle responsabilità genitoriali; crescita della quota di compartecipazione delle famiglie alla spesa per l’accesso ai servizi all’infanzia; povertà educativa in particolare dei minori appartenenti a nuclei familiari fragili; aumento dei carichi di cura/assistenza e iniqua distribuzione delle responsabilità di cura tra i genitori; diseguaglianze tra uomini e donne nella vita economica e sociale.

Dal questionario di indagine sul Covid-19, è emersa la rilevanza della questione della conciliazione e gestione dei tempi e quindi della condivisione dei carichi familiari.

Il richiamo è perciò alla difficile posizione delle donne rispetto alla loro condizione nel mercato del lavoro, alla realizzazione di effettive pari opportunità, alle modalità di intreccio tra famiglia e mondo del lavoro e al ruolo di caregiver familiare. Una condizione aggravata nel periodo della crisi dalla chiusura delle scuole e dal conseguente passaggio alla didattica a distanza, dall’interruzione dei servizi per la prima infanzia, che hanno comportato un elevato aumento delle responsabilità e dei carichi genitoriali di assistenza e cura dei figli per le donne. In un contesto sociale in cui l’onere della cura pesa ancora in modo ineguale ed eccessivo sulla componente femminile rispetto a quella maschile (indipendentemente dalla condizione lavorativa dei partner), la contrazione dell’occupazione può rivelarsi non solo il prodotto diretto della crisi ma anche una conseguenza inevitabile dell’impossibilità di conciliare tempo del lavoro e di cura (dei figli, degli anziani, dei disabili, ecc.), determinando così un impatto devastante sui livelli di occupazione femminile (l’ISTAT ha rilevato per l’anno 2020 444mila persone occupate in meno, di cui 312mila sono donne).….

Nel contesto dell'emergenza pandemica è emerso un aumento della violenza all'interno dei contesti familiari nei confronti dei membri più vulnerabili, le donne e i minori. Gli effetti dell’emergenza pandemica rendono quindi necessario prevedere e programmare insieme ai centri antiviolenza nuovi strumenti di intervento e monitoraggio, individuando nuove modalità operative che spaziano dagli strumenti di contatto con le vittime alla collocazione in domicili diversi, sino ai percorsi di autonomia abitativa ed economica. Al contempo questa area richiede degli interventi per rafforzare le politiche riparative di sostegno (case rifugio, sostegno economico, uscita dalla condizione di violenza per donne e minori, ecc.) dalle criticità inerenti l’effettiva integrazione con altri percorsi di intervento (ad esempio la presa in carico dei minori) e favorire un maggiore coordinamento tra tutti gli attori della rete interessati (tribunale, servizi sociali, servizi specialistici) che alle volte faticano a trovare una ricomposizione unitaria degli interventi….

L’emergenza non deve però far dimenticare interventi in aree consolidate e “critiche” come, ad esempio, quella della tutela minorile, che riguardano sia i percorsi di inserimento dei minori nel sistema di protezione e delle comunità dopo provvedimento dell’Autorità Giudiziaria, sia la fase di uscita dal sistema protetto e il reinserimento nel contesto sociale che richiede percorsi accompagnati di inclusione (care leavers). Questi programmi e obiettivi, che ibridano strumenti già esistenti con strumenti innovativi, sono un terreno importante su cui sperimentare forme nuove di welfare generativo in grado di promuovere strumenti organizzativi e interventi mirati al rafforzamento della coesione sociale, costruendo delle reti flessibili e personalizzate dedicate ai giovani.

Il Piano di Zona può essere lo spazio ideale per favorire lo sviluppo di queste policy (rapporti con le comunità, disponibilità e formazione degli operatori, continuità del percorso, utilizzo di nuovi

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pag. 60 strumenti, coinvolgimento delle associazioni territoriali e della cittadinanza, sono alcuni aspetti su cui si possono concentrare le attenzioni e definire nuove piste di lavoro).

Descrizione dei bisogni/fenomeni nuovi o in trasformazione

In questo capitolo l’attenzione sarà in particolare dedicata alle famiglie con figli minori e all’analisi degli interventi rivolti ad esse.

Negli ultimi anni le famiglie con figli sono state destinatarie di diversi interventi finalizzati a ridurre il gap tra l’Italia e molti Paesi europei in termini di investimenti a favore delle famiglie. Le misure introdotte sono state per lo più monetarie, segnate però, sia a livello nazionale che regionale da forti discontinuità e scarsa incisività.

È risultato difficile, se non impossibile, per gli operatori sociali e per le famiglie districarsi nella sovrapposizione tra misure nazionali e regionali, frammentate e discontinue. Si pensi ad es. ai diversi Bonus famiglia, ora sostituiti a livello nazionale dal nuovo assegno unico figli, un sostegno al reddito per tutti i nuclei familiari con figli a carico, che partirà da gennaio 2022 e che porterà alla graduale eliminazione degli altri sostegni alle famiglie come il bonus bebè, il bonus terzo figlio, gli assegni al nucleo familiare. Mentre parallelamente si è assistito in Regione Lombardia all’avvicendarsi di diverse misure, tutte di breve durata, che hanno apportato continue modifiche nei requisiti d’accesso e nelle procedure di attuazione (Nasko, Cresco, Sostengo, Nidi Gratis, Pacchetto famiglia, Bonus Protezione Famiglia). Queste sovrapposizioni e continue variazioni hanno comportato costi gestionali e amministrativi (operatori dedicati per aggiornamento, gestione piattaforme, rendicontazioni, controlli) solitamente non considerati ma assai gravosi che si sono aggiunti alle risorse impiegate per la gestione di altre misure straordinarie.

In attesa quindi di misure economiche rivolte alle famiglie con minori meno estemporanee e definitivamente a lungo termine risulta essenziale uno sguardo alla conciliazione e ai servizi per la prima infanzia. Nonostante le risorse investite a livello regionale a livello locale non si sono registrati apprezzabili cambiamenti sul fronte delle politiche di conciliazione (risorse insufficienti per l’attuazione di politiche incisive a livello di ambito territoriale, sperimentazioni parziali e settoriali, scarso coinvolgimento del mondo imprenditoriale, investimenti ridotti sui destinatari finali).

Sul fronte dei servizi se da una parte risulta ancora in fase di sperimentazione la trasformazione dei Consultori Familiari in Centri per la Famiglia, il sistema d’offerta dei servizi per la prima infanzia è stata sostanzialmente stabile anche se a livello locale si è registrato un leggero incremento (da 246 posti nel 2018 a 280 nel 2021, corrispondenti ad una copertura del 28% della popolazione 0-2 anni), un risultato forse determinato dalla continuità garantita con risorse dei Comuni ai voucher nidi che ha consentito, unico ambito dell’intera provincia, ad accedere alla misura nidi gratis.

Alcune novità sembrano all’orizzonte con nuovi investimenti appostati sul Fondo per le politiche della famiglia per l’anno 2021 con oltre 96 milioni destinati alla realizzazione di attività di competenza statale, regionale e degli enti locali (decreto n. 204 del 26 agosto 2021).

Di particolare rilievo per il nostro territorio è il riconoscimento a livello nazionale del programma P.I.P.PI. che nel nuovo Piano Sociale Nazionale, diventa un Livello Essenziale delle Prestazioni Sociali (LEPS). Nell’ottica del lavoro di prevenzione e sostegno a favore delle famiglie cosiddette vulnerabili, è stato sperimentato, già a partire dal 2011, il programma P.I.P.P.I. (Programma di Intervento Per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione) al quale ha aderito dal 2014 anche l’Ambito territoriale di Sondrio.

Il metodo e le logiche del programma sono stati messi a sistema e diffuse grazie all’approvazione in Conferenza Unificata, nel dicembre 2017, delle Linee di indirizzo nazionali per l’intervento con

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pag. 61 bambini e famiglie in situazione di vulnerabilità. A partire dal 2019 viene attuato sull’intero territorio nazionale grazie alle risorse del FNPS che ne garantiscono la messa a sistema.

L’evoluzione naturale per il cd. Modello P.I.P.P.I., ovvero l’insieme delle azioni e degli interventi declinati nelle Linee di indirizzo citate, è la definizione di un LEPS finalizzato a rispondere al bisogno di ogni bambino di crescere in un ambiente stabile, sicuro, protettivo e “nutriente”, contrastando attivamente l’insorgere di situazioni che favoriscono le disuguaglianze sociali, la dispersione scolastica, le separazioni inappropriate dei bambini dalla famiglia di origine, tramite l’individuazione delle idonee azioni, di carattere preventivo che hanno come finalità l’accompagnamento non del solo bambino, ma dell’intero nucleo familiare in situazione di vulnerabilità, in quanto consentono l’esercizio di una genitorialità positiva e responsabile e la costruzione di una risposta sociale ai bisogni evolutivi dei bambini nel loro insieme.

Nell’ottica del riconoscimento delle attività del modello P.I.P.P.I. come LEPS, la sperimentazione verrà estesa virtualmente a tutti gli ambiti territoriali del nostro Paese, a valere sulle risorse del PNRR e, successivamente, a valere sulle risorse del PON Inclusione.

Qualche numero per l’Ambito di Sondrio può dare un’idea dell’investimento su questo programma da parte dell’Ufficio di Piano di Sondrio (2014-2021) e della forte collaborazione che si è instaurata tra le scuole e il servizio sociale:

83 Minori coinvolti

41 Operatori coinvolti (tra assistenti sociali, psicologi ed educatori) 5 Istituti comprensivi, 1 asilo nido, 1 infanzia paritaria

300 Insegnanti hanno partecipato alla formazione condotta da due assistenti sociali “coach” del programma 150 Insegnanti coinvolti nelle équipe multidisciplinari

20 Soggetti partecipano attivamente alla rete territoriale (istituzionali, del privato sociale, del volontariato…) 6 Gruppi per genitori realizzati (di cui anche uno in versione on line)

1 Gruppo adolescenti (on line e in presenza)

Cresce la sensazione che, anche a fronte delle conseguenze della pandemia, sia necessario un rinforzo delle azioni di sostegno genitoriale e che, oltre alle azioni intraprese finora (partecipazione pluriennale al programma P.I.P.P.I., investimento consistente sui servizi educativi domiciliari, collaborazione servizio sociale di base e consultorio familiare sulle presa in carico congiunta di situazioni familiari difficili pre-tutela, investimento sul servizio affidi, modello integrato prestazioni sociali e socio sanitarie di gestione del servizio tutela minori), sia necessario intraprendere un piano straordinario di azione.

Tra i segnali che destano preoccupazione citiamo l’aumento di provvedimenti di allontanamento dei minori da parte dell’Autorità Giudiziaria e le nuove forme di disagio riscontrabili tra preadolescenti e adolescenti.

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Come si può notare l’andamento dei casi e conseguentemente della spesa è fortemente variabile di anno in anno ma dopo una riduzione progressiva quasi costante degli utenti ((con l’eccezione del trovano invece a sopperire alla carenza di strutture specificamente dedicate a questi minorenni e si trovano costretti a sostenere oltre il 50% delle spese (la retta giornaliera si attesta mediamente su un valore di 100 euro a fronte di un rimborso di 45 euro).

A fianco delle emergenze a cui si è dovuto far fronte nel servizio tutela minori si sono registrate molte segnalazioni relative ad adolescenti e preadolescenti che manifestano gravi sintomi di disagio (ritiro sociale, autolesionismo, aggressività, disturbi alimentari). Non si hanno a disposizione al momento dati comparativi con le annualità precedenti ma il 2021 è stato contrassegnato da interventi in urgenza in collaborazione con la NPI, il dipartimento di salute mentale l’Ospedale tanto che nel confronto tra ATS, ASST e Uffici di Piano si è concordato nel riconoscere il disagio psichico in adolescenza ed età giovanile come specifica area di attenzione per il territorio dell’ASST del distretto Valtellina Alto Lario. Il riconoscimento di questo specifico bisogno emergente ha permesso agli enti istituzionali di concordare e declinare obiettivi specifici di integrazione socio-sanitaria riportati nella specifica sezione. Si tratta da un lato di definire specifiche procedure di intervento nell’emergenza, di sperimentare interventi innovativi e integrati a favore di adolescenti e giovani che manifestano sintomi precoci di disagio psico-relazionale, ma anche di investire sul fronte della prevenzione con un coinvolgimento ampio degli enti pubblici, della scuola, del terzo settore.

Come accennato nella macroarea dedicata alla povertà la rilevanza della vulnerabilità tra le famiglie con minori è stata evidente anche sul nostro territorio dove l’attenzione riservata a questo fenomeno anche negli anni precedenti ha permesso di contemperare gli effetti della crisi sanitaria ed economica, tra loro strettamente correlate.

Un accenno infine va fatto alle politiche di contrasto alla violenza di genere, dove anche a livello provinciale si è consolidata la rete territoriale interistituzionali antiviolenza che riunisce tutti gli attori che entrano in contatto con le donne vittime di violenza e cooperano per fare emergere il fenomeno, accogliere e mettere in protezione le donne secondo un modello integrato di accesso ai servizi di presa in carico.

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pag. 63 Il progetto Mai + Sola (biennio 2020-2021), finanziato da Regione Lombardia e cofinanziato dai cinque Uffici di Piano della provincia di Sondrio, per il sostegno dei servizi e delle azioni per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza prevedeva tre attività:

- Linea di attività 1- Governance e attività di formazione e comunicazione in capo all’Ente Erano state previste delle attività di manutenzione e rafforzamento della Rete Territoriale interistituzionale prevedendo, come per gli anni precedenti, quattro incontri l’anno. Di fatto nel 2020 è stato effettuato un solo incontro di rete in quanto, anche in questo ambito, l’emergenza COVID ha portato con sé inizialmente un congelamento delle azioni progettuali più ampie, dovendosi dedicare prevalentemente ad un tema di emergenza e riorganizzazione degli interventi di presa in carico della donna nella situazione di emergenza sanitaria.

- Linee di attività 2: Servizi e attività dei centri antiviolenza

Durante il periodo di lockdown l’Associazione Il Coraggio di Frida ha dovuto chiudere lo sportello per gli incontri in presenza, ma le operatrici hanno lavorato a distanza per continuare a garantire la propria attività di ascolto e accoglienza alle donne. Durante l’anno 2020 vi sono stati 71 nuovi contatti totali (di cui 9 sullo sportello decentrato di Chiavenna) che sono saliti nel 2021 (rilevazione fino a metà novembre) a 113 nuove richieste. Di questi, 19 sono avvenuti prima del lockdown di marzo, i restanti 52 tra giugno e dicembre 2020. Colpisce e fa riflettere come nel periodo di lockdown non vi sia stato alcun contatto. Nel 2020 le donne prese in carico sono state 40, mentre nei primi 11 mesi del 2021 sono state prese in carico 52 donne (di cui 17 sono straniere). Delle 52 prese in carico, 6 donne sono state collocate in protezione.

- Linee di attività 3: Servizi di ospitalità e protezione delle case rifugio/strutture di ospitalità Nel corso del 2020 non si sono registrati degli inserimenti nei primi mesi dell’anno; da giugno al 31 dicembre 2020 si sono registrati l’inserimento di tre donne. Nel 2021delle 52 prese in carico, 6 donne sono state collocate in protezione.

Significativo quindi l’aumento dei contatti, delle prese in carico e delle donne collocate in strutture protette, a dimostrazione di una maggior efficienza del sistema e di un fenomeno che , purtroppo, non mostra la tendenza a ridursi.

Il progetto ha consentito di investire sulla formazione degli operatori:

- si è avviato e si sta concludendo un percorso formativo agli operatori delle Forze dell’Ordine, dei Servizi Sociali e Servizi Tutela Minori, dei Servizi specialistici, dell’Ospedale, del Centro Antiviolenz e delle Struttura di Ospitalità). La formazione ha visto la partecipazione di 65 operatori. Per tale formazioni ci siamo rivolti a Policlinico di Milano- al Servizio SVSeD.

- è in corso la formazione per la presa in carico del maltrattante rivolta ad un gruppo ristretto di operatori di ASST e Uffici di Piano. Il CIPM è il Servizio che si occupa della formazione e che è stato identificato per effettuare la supervisione agli operatori di ASST che avranno il compito di occuparsi della presa in carico dell'uomo maltrattante.

È stata inoltre avviata avviato una campagna di informazione e sensibilizzazione che ha visto da un lato la collaborazione con un'azienda di logistica del territorio per la stampa su un camion di una grafica e uno slogan contro la violenza sulle donne e dall’altra la stampa di materiale informativo da distribuire a tutta la rete.

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