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D: È noto che l’Arte Urbana include qualsiasi tipo di intervento artistico realizzato all’interno del tessuto urbano. La stessa espressione “Street Art” è stata fonte di numerose discussioni sul suo utilizzo. Che tipo di street artist ti definisci?

R: Di fatto non mi definirei in alcun modo in particolare. Ad esempio, per me lo stencil è stato solo un mezzo di passaggio, una tecnica che volevo acquisire ma senza fermarmi ad essa. Attualmente non saprei etichettarmi precisamente, dal momento che la mia evoluzione è ancora in corso. E devo dire che la cosa non mi dispiace affatto perché provo piacere a vedere la mia arte cambiare ed evolversi, aspirando sempre ad un livello successivo. Del resto, credo sia fondamentale che in un pittore ci sia sempre questo sentimento votato alla ricerca, perché se termina quest’ultima allora finisce anche la crescita dell’artista. In questo momento, se proprio dovessi definirmi, direi che la mia tecnica si sta evolvendo in direzione del muralismo, con una forte componente dipinta a mano. D: In quale momento della vita hai capito che il tuo lavoro sarebbe stato nel mondo artistico e, più precisamente, nell’ambito dell’Arte Urbana?

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R: Di fatto ho sempre avuto un debole per l’Arte Urbana. Ma avendo io seguito un percorso scolastico diverso da quello artistico non credevo di poter avere le qualità per esprimermi in questo ambito. Quello che mi ha fatto cambiare idea è stata la visione di un documentario il quale mi ha illuminato anche e soprattutto dal punto di vista delle tecniche usate dagli urban artist. Mi ha affascinato a tal punto che nella mia mente è partito un processo inarrestabile che di fatto non sapevo dove mi avrebbe portato. Ma di una cosa ero certo: questa rivelazione mi faceva stare bene.

D: Cosa provi quando disegni e qual è il messaggio che vuoi comunicare con la tua arte?

R: Il messaggio è riconducibile a quello che provo mentre disegno ed è onnipresente nelle mie opere. Si può dire che tutta la mia produzione artistica sia legata da un sentimento comune volto a trasmettere pace e serenità. Le mie opere sono costantemente guidate dalla ricerca di un equilibrio tra le forme e i colori con l’obiettivo di creare armonia anche tra le persone, trasmettendo il sentimento che mi ha cullato durante tutto il percorso creativo e che ha una funzione prettamente benefica.

D: Qual è il tuo pubblico medio?

R: Il mio pubblico spazia dai bambini che mi vedono lavorare ai festival, ai loro genitori che li accompagnano: questo perché anche per un bambino è facile riconoscere il sentimento che si trasmette attraverso le forme e i colori delle mie opere. Certo, forse per alcune persone non è un’arte di immediata comprensione, essendo “proiettata al futuro”, ma io cerco di fare del mio meglio per renderla utile e accessibile a tutti. Per quanto riguarda i clienti, ho in attivo delle collaborazioni con alcuni brand, tra cui “Kramer Longboard”42 e con negozi del genere street/underground. Lavoro

anche con locali notturni ed associazioni culturali, mentre la partecipazione ai festival e, soprattutto ai concorsi, mi permette di avvicinarmi a fasce d’età diversificate.

D: Qual è la cosa che ti piace di più dell’arte? E della tua arte?

R: L’arte mi piace soprattutto perché è un qualcosa in continua evoluzione che dà sempre la possibilità di migliorarsi; ma questo dipende dall’impegno che si è dato. In particolare, credo che l’arte sia equa: in base a quanto dai saprà ricompensarti, sia a livello emozionale che di soddisfazioni. Invece quello che mi piace della mia arte è che è imprevedibile perché mi porta sempre verso nuove direzioni che non avrei mai pensato.

D: Che tecniche usi e che ruolo ha il colore nelle tue opere?

R: Il colore ha un ruolo primario nelle mie opere ed è proprio tramite esso che cerco di creare armonia, soprattutto mediante tonalità e temi che hanno la caratteristica di trasmettere leggerezza. Le varie tecniche pittoriche mi hanno permesso di avanzare di volta in volta ad un livello successivo. Diciamo che tramite la loro fusione riesco sempre ad ottenere nuove evoluzioni. In sostanza, non mi voglio identificare con una tecnica precisa, ma cerco di sperimentare il più possibile per aumentare la mia

42 Produttori di skateboard artigianali. Maggiori informazioni possono essere reperite sulla Fanpage Facebook dell

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capacità di fondere stili diversi in un’unica opera.

D: Quali sono le tue fonti d’ispirazione che permettono ad una tela comune di diventare una tela firmata Chill Surrealism?

R: C’è da dire che la mia arte nasce da una ricerca appassionata che si rifà agli artisti per me più rappresentativi dell’Arte Urbana odierna. Ho cercato di osservare e di studiare attentamente le tecniche degli urban artist che più mi affascinavano, cercando di imparare qualcosa da ognuno di loro per gli aspetti che preferivo e con l’obiettivo finale di fondere tutti questi elementi per creare una nuova forma di espressione più completa in grado di racchiudere al suo interno il meglio di ciascuno. D: Chi sono i tuoi artisti preferiti?

R: I miei artisti preferiti sono circa una decina: per me costituiscono tutti una fondamentale fonte d’insegnamento sia nell’espressività che nella tecnica; in particolare, ognuno di loro ha una caratteristica che mi affascina e che cerco di studiare in maniera approfondita. Per la resa della tridimensionalità le mie fonti d’ispirazione sono Peeta e Yama. A livello illustrativo mi affascinano molto The Dulk, Pez, Mark Ridden e Rohn English Nichos. Per l’armonia tra i colori e le forme poligonali seguo Okuda e Love Bross. Nell’iperrealismo mi ispiro a Belin e Smug43. E la lista sarebbe

ancora lunga…

D: Come vedi il tuo futuro artistico?

R: Nel prossimo futuro il mio obiettivo è quello di farmi conoscere. Di fatto non sono e non voglio essere un mero mercenario: voglio viaggiare per accrescere le mie esperienze e i miei stimoli, in un’ottica di prioritario amore per l’arte.

Intervista telefonica alla dottoressa Giulia Buson, Artist Assistant and Studio