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INTRODUzIONE 4. DISCUSSIONE

Come per l’analisi delle minacce anche la discussione sullo status di conservazione delle piante si focalizza sulle sole PS, in quanto esse formano un gruppo di specie rappresentativo di diversi ambienti, gruppi tassonomici e modelli distributivi. Inoltre, le PS costituiscono un gruppo di taxa di interesse per l’UE e pertanto i dati risultano confrontabili con altri Paesi.

4.1 Stato delle conoscenze e applicazione dei criteri

Come evidenziato per le liste rosse dei vertebrati italiani (2013), solo per poche specie vegetali è possibile stimare in modo concreto un declino delle popolazioni, in quanto è necessario disporre di serie di dati sul lungo periodo; per questo, sebbene il criterio A sia semplice e diretto da applicare, solo in pochi casi è stato utilizzato. Poiché per molte specie infatti si conosce lo stato attuale delle popo-lazioni, ma non quello pregresso, il criterio maggiormente utilizzato per redigere le Liste Rosse della Flora Italiana invece è risultato es-sere il criterio B, che consente di effettuare l’as-sessment sulla base delle dimensioni dell’areale geografico della specie considerata. Essendo poi a conoscenza dell’estrema frammentazione delle popolazioni o del declino continuo della qualità dell’habitat in cui le specie vegetano è stato possibile stimare la categoria di minaccia.

4.2 Rischio di estinzione

In generale, lo stato di conservazione delle PS non è “soddisfacente” come richiesto dalla Direttiva 92/43/CEE. Molti taxa, quasi tutti endemici del territorio italiano, sono assegnati alla categoria di massimo rischio (CR). Da notare che per queste specie l’Italia ha la totale

“responsabilità” per la loro conservazione (sensu Gauthier et al. 2010).

Poiché il criterio di assessment utilizzato è stato il criterio B, ossia un criterio basato sull’ampiezza dell’areale, il rischio di estinzione di taxa ad areale ristretto potrebbe risultare sovrastimato. Tuttavia, sebbene non sia possibile escludere che in qualche caso ciò si sia fisiologicamente verificato, è importante notare come per tutte le specie endemiche sia-no state segnalate minacce collegate alle attività antropiche e sia-non alla ristrettezza della distribuzione come fattore intrinseco di minaccia. Lo stato di conservazione delle PS vascolari in Italia è in linea con quanto riportato nella Lista Rossa delle Piante Vascolari dell’Unione Europea a 27 Membri (Bilz et al. 2011). Le percentuali di specie che ricadono nelle tre categorie CR, EN e VU sono, infatti, molto simili (circa il 45%). Dal confronto si nota, però, che una parte di specie incluse nella categoria VU per l’Unione Europea sono inserite nella categoria di minaccia supe-riore (EN) per il nostro Paese. Ad una prima visione la situazione italiana non appare tra le più critiche, se confrontata con quella degli altri Stati Europei. Infatti, in Italia, il numero di specie minacciate per unità di su-perficie è medio-basso (Bilz et al. 2011). Tuttavia, essendo l’Italia una delle nazioni con la massima concentrazione di specie endemiche, distribuite soprattutto in alcuni settori delle Alpi, dell’Appen-nino e delle isole maggiori, la scomparsa sul territorio nazionale di alcune entità potrebbe coincidere

Botrychium multifidum è

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DISCUSSIONE

con la loro estinzione a livello globale. Si fa qui solo un cenno alle NPS Puccinellia gussonei e Limonium peucetium assegnate alla categoria CR (PE), essendo endemi-che italiane, la conferma dell’estinzione sul territorio nazionale impliendemi-cherebbe l’estinzione anche a livello globale.

In questo contesto sono auspicabili azioni di conservazione rivolte alle specie en-demiche, sia in situ, sia ex situ, con l’intervento di orti botanici e banche del ger-moplasma (es. rete nazionale RIBES). Inoltre è allarmante il fatto che, a oltre 20 anni dall’entrata in vigore della Direttiva Habitat, vi siano ancora numerose spe-cie ivi incluse per le quali non si dispone di suffispe-cienti dati per la determinazione del loro stato di conservazione. Ulteriori sforzi in questa direzione, soprattutto nell’esplorazione del territorio, nella ricerca di eventuali minacce e nello studio dell’andamento delle popolazioni, sono da considerarsi urgenti (cfr. azioni di mo-nitoraggio specifiche per le entità della Dir. Habitat).

Infine, anche lo stato di conservazione di licheni e briofite non appare ottimale, in quanto un elevato numero di PS risulta minacciato ed inoltre è stata evidenziata una mancanza di dati estremamente critica soprattutto per le briofite, per le quali nella maggioranza dei casi non è stato possibile effettuare un assessment. è quindi, in definitiva, sicuramente urgente colmare la lacuna conoscitiva e porre in essere misure di conservazione per le specie minacciate e gravemente minacciate.

4.3 Principali minacce

In Italia si è assistito negli ultimi decenni ad un utilizzo intenso e progressivo del territorio. La costru-zione di infrastrutture residenziali e per il trasporto ha avuto, e continua ad avere, come effetto princi-pale il consumo di suolo e rappresenta la maggiore causa di riduzione e frammentazione degli habitat.

Il degrado e le modificazioni degli ecosistemi sono le minacce principali per le PS italiane, in analogia con quanto emerge sia a livello europeo (Bilz et al. 2011. IUCN 2013b) sia a livello globale per la biodi-versità in generale (Thuiller 2007). Inoltre, un impatto decisamente importante è dato dalle modalità con le quali le pratiche agro-pastorali vengono portate avanti: se da una parte le

attività tradizionali vengono gradualmente abbandonate, innescando processi di riduzione degli habitat “altamente biodiversi” di origine secondaria, dall’altra lo sfruttamento intensivo del territorio (es. sovrappascolo), soprattutto in area me-diterranea, contribuisce a profonde modificazioni degli ecosistemi legate a danni meccanici, erosione del suolo e nitrificazione.

Non trascurabile è poi la competizione esercitata da specie invasive, soprattut-to allocsoprattut-tone, le quali, forti di un’alta plasticità fenotipica e di strategie di capi-talizzazione delle risorse più efficienti (Dawson et al., 2012), si sostituiscono in molti casi alle specie locali, modificando intere comunità vegetali, come avve-nuto soprattutto in Pianura Padana. Come riportato nell’ultima versione della CBD [http://biodiversity-l.iisd.org/category/issues/global-biodiversity-strategy-targets/], il problema delle specie esotiche invasive risulta il punto focale per la conservazione e uno degli “Strategic Goals” per il 2020 è la loro conoscenza e la loro gestione (Foggi et al. 2013). Si assiste, tuttavia, anche a casi in cui la minaccia è rappresentata da specie native, di norma più generaliste, che beneficiando di dise-quilibri degli ecosistemi in sofferenza (es. eutrofizzazione), raggiungono alti livelli di diffusione, andando a modificare le dinamiche naturali della vegetazione e impo-verendo la diversità vegetale nelle sue componenti più vulnerabili e di pregio.

Infine, sebbene sia ancora difficile valutare gli effetti dei cambiamenti climatici, vi sono evidenze del loro impatto, soprattutto dovuto ad eventi estremi come onde di calore e siccità prolungate (Abeli et

Dianthus rupicola subsp.

al. 2012).

In generale, le minacce riscontrate per le PS italiane sono in linea con i dati a livello europeo (IUCN 2013b). è tuttavia da sottolineare che sul territorio italiano il consumo del suolo e lo sviluppo urbano hanno un peso decisamente maggiore rispetto alla media europea e, tenendo conto del patrimonio floristico d’eccezione della nazione, questo non può che delineare una linea di massima attenzione a livello italiano e comunitario.

Cladonia stellaris (EN).

Foto W. von Brackel.

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