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Irudinei Fabio Stoch1

Nel documento Finito di stampare nel mese di febbraio 2014 (pagine 108-114)

DELLE SPECIE DI AMBIENTI COSTIERI IN SARDEGNA

3.2. Risultati generali

3.3.2. Irudinei Fabio Stoch1

1Comitato Scientifico per la Fauna d’Italia

3.3.2.1. Distribuzione

Figura 3.3.11 - Distribuzione della ricchezza di specie di irudinei di interesse comunitario. La fauna italiana ad irudinei (sanguisughe), tralasciando le poche specie marine, è rappre-sentata da 2 specie terrestri e 23 d’acqua dolce. Le conoscenze relative agli irudinei italiani sono ancora lacunose, sia sotto il profilo tasso-nomico, sia sotto il profilo della distribuzione (Minelli, 2005).

L’unico irudineo italiano di interesse comuni-tario è Hirudo medicinalis. I dati di distribu-zione di questa specie sono da ritenersi ancora provvisori e lacunosi, anche in relazione a pro-blemi tassonomici irrisolti. Di recente infatti studi molecolari (Trontelj & Utevsky, 2005) hanno dimostrato che le sanguisughe medici-nali a lungo commercializzate appartengono ad una diversa specie, Hirudo verbana Carena, 1820 originariamente descritta per il Lago Maggiore (Verbano). La distribuzione in Italia delle due specie non è nota, ma la commercia-lizzazione di H. verbana ha fatto sì che essa sia oggi ampiamente distribuita in Europa e Turchia. I pochi dati disponibili per l’Italia, riportati nella mappa (Fig. 3.3.11), sono pertanto riferiti a que-sto complesso di specie.

3.3.2.2. Parametri chiave per la conservazione, pressioni, minacce e prospettive future

Hirudo medicinalis è l’unico irudineo italiano per il quale è documentato un significativo trend negativo (Minelli, 2005). Purtroppo, una ricostruzione del suo areale originario in Italia e delle sue variazioni nel corso dell’ultimo secolo è resa praticamente impossibile dalla scarsità di reperti correttamente datati, dalla mancata distinzione dall’affine H. verbana e dalla possibilità che al-cune popolazioni derivino da sanguisughe importate da altre aree, in rapporto sia alle richieste della medicina di un tempo, sia alla recente commercializzazione su larga scala per il suo utilizzo come animale da laboratorio. In assenza di studi e monitoraggi, per questo complesso di specie è impossibile avanzare giudizi per quanto riguarda lo stato di conservazione delle popolazioni; lo stato di conservazione dell’habitat (costituito da corpi d’acqua lentici) è favorevole solo nella

regione biogeografica alpina, ma nel complesso le pressioni e minacce future su questi ambienti, molto marcati, accanto all’abbandono del pascolo brado, e dunque dell’utilizzo dei corpi idrici per l’abbeverata, fanno sì che lo stato di conservazione sia da ritenersi attualmente inadeguato. Le prospettive future sono sconosciute.

Considerata come specie in pericolo già nell’In-vertebrate Red Data Book, Hirudo medicinalis è protetta dall’attuale legislazione europea (Con-venzione di Berna, CITES, oltre ovviamente alla Direttiva Habitat), ma in questi documento non si fa menzione di H. verbana. Oggi le sangisughe scoperte nel xIx secolo nel Lago Maggiore e per secoli prelevate e commercializzate, potrebbero essere maggiormente minacciate della stessa H. medicinalis (Kutschera, 2006), o viceversa mi-nacciare tale specie in seguito ad immissioni. Si rende dunque necessario un serio monitoraggio che faccia chiarezza sulla situazione italiana.

Hirudo medicinalis s.l. (Foto G. Colombetta).

3.3.3. Molluschi

Fabio Stoch1e Marco Bodon2

1Comitato Scientifico per la Fauna d’Italia

2Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente, Università degli Studi di Siena

3.3.3.1. Distribuzione

Nove specie di molluschi sono presenti negli allegati II, IV e V della Direttiva Habitat; i gaste-ropodi sono rappresentati da una specie d’acqua dolce (Anisus vorticulus) e da cinque specie terrestri (Helix pomatia, e ben quattro specie del genere Vertigo: V. angustior, V. genesii, V. geyeri e V. moulinsiana), mentre per i bivalvi sono rappresentate tre specie dulciacquicole (Margariti-fera auricularia, Microcondylaea compressa e Unio elongatulus).

Dal quadro distributivo aggiornato (dagli anni ’80 ad oggi: Fig. 3.3.12) di queste specie emerge sostanzialmente un livello conoscitivo di gran lunga superiore per l’Italia continentale e penin-sulare tirrenica (Toscana), mentre i dati per l’Italia centro-meridionale e le isole maggiori sono

pochi e frammentari. Questo quadro in parte rispecchia le esigenze ecologiche e la reale distri-buzione geografica delle specie, alcune delle quali presentano in Italia un areale piuttosto ristretto nella regione biogeografica alpina (Vertigo genesii e V. geyeri sono presenti esclusivamente in Alto Adige e in pochi altri siti delle Alpi Orientali), mentre alcuni grossi bivalvi d’acqua dolce sono diffusi principalmente nell’area planiziaria padano-veneta e friulana e in alcuni corsi d’ac-qua dell’Italia centrale. Nessun dato aggiornato esiste per Margaritifera auricularia, che è da ritenersi estinta in Italia.

Da un punto di vista tassonomico, la defini-zione delle specie italiane presenti in Diret-tiva Habitat non è esente da problemi. Le popolazioni in precedenza assegnate a Unio elongatulus Pfeiffer, 1825, sono ora attri-buite a Unio pictorum Linnaeus, 1758 (spe-cie principalmente centro-europea, segnalata per l’Italia nordorientale) e a U. mancus La-marck, 1819 (per il resto dell’Italia), ma, forse, almeno le popolazioni dell’area pa-dano-veneta andranno distinte con il nome di U. glaucinus Porro, 1838. La tassonomia è dunque molto confusa e in attesa di chiari-ficazione. Va inoltre segnalato che il nome attualmente accettato per Microcondylaea compressa (Menke, 1828), è M. bonellii (Fé-russac, 1827), per cui M. compressa è dun-que da considerarsi sinonimo.

Figura 3.3.12 - Distribuzione della ricchezza di spe-cie di molluschi di interesse comunitario.

3.3.3.2. Parametri chiave per la conservazione

Complessivamente, lo stato di conservazione delle otto specie di molluschi di interesse comu-nitario ancora da annoverarsi tra la fauna italiana risulta piuttosto compromesso. Per le 15 schede compilate per le tre regioni biogeografiche, meno di un terzo del totale (4 schede riferite alle 4 specie del genere Vertigo) evidenziano uno stato di conservazione favorevole, e sono tutte riferite alla regione biogeografica alpina; le altre 10 schede evidenziano una situazione inadeguata, che in 7 casi presenta un trend negativo (Fig. 3.3.13 - 3.3.16).

Questa situazione, come risulta dalle analisi di dettaglio, non ha comportato (se non in due casi, per Anisus vorticulus e Microcondylaea bonellii) una marcata contrazione del range; dai grafici si evince nettamente come la causa principale dell’inadeguato stato di conservazione sia da ri-cercarsi nel degrado degli habitat frequentati dalle specie, in particolare le zone umide per le specie di Vertigo e il netto peggioramento della qualità dei corpi idrici. Un commento particolare meritano gli unionoidi, che sono in serio pericolo non solo per le cause di degrado dei corsi d’acqua (inquinamento, prelievi idrici e interventi di sistemazione, spesso irrazionali, sugli alvei fluviali), ma anche per le ricorrenti immissioni e transfaunazioni di materiale ittico che possono veicolare forme larvali (glochidi) di altre popolazioni (che possono compromettere l’identità genetica di quelle originarie) o di specie alloctone. Le specie registrano un generalizzato declino e in particolare Microncondylaea bonellii è scomparsa da parte dell’areale che occupava nel xIx secolo, mentre Margaritifera auricularia risulta estinta in Italia forse già dalla fine dell’800 (Manganelli et al., 2000). Del resto, quest'ultima specie è segnalata come Critically Endangered (CR) nella Red List europea dei molluschi terrestri e d’acqua dolce (Cuttelod et al., 2011). Figura 3.3.13 - Stato di conservazione del range

delle specie di molluschi in ciascuna regione bio-geografica. I numeri si riferiscono alle schede di reporting.

Figura 3.3.14 - Stato di conservazione delle popo-lazioni delle specie di molluschi in ciascuna re-gione biogeografica. I numeri si riferiscono alle schede di reporting.

Figura 3.3.15 - Stato di conservazione degli habi-tat per le specie di molluschi in ciascuna regione biogeografica. I numeri si riferiscono alle schede di reporting.

Figura 3.3.16 - Stato di conservazione complessivo delle specie di molluschi in ciascuna regione bio-geografica. I numeri si riferiscono alle schede di reporting.

Figura 3.3.17 - Distribuzione della ricchezza di specie di molluschi con stato di conservazione sfavorevole (inadeguato o cattivo).

3.3.3.3. Trend di popolazione nel breve periodo

Lo stato di conservazione delle popolazioni di molluschi è poco studiato, mancando monitoraggi seri e continuativi; i dati riportati sono pertanto da ritenersi puramente indicativi e in alcuni casi lo stato di conservazione delle popolazione permane sconosciuto. Quanto riportato nelle schede (Fig. 3.3.18) si basa pertanto sulle attuali e lacunose conoscenze. Il trend in aumento, riportato per le due specie di Vertigo dell’Alto Adige, è in realtà da riferirsi esclusivamente ad un aumento dello stato delle conoscenze dovuto a recenti ricerche in un’area che nel complesso presenta un degrado piuttosto contenuto degli habitat (Kiss & Kopf, 2010).

Figura 3.3.18 - Trend di popo-lazione delle specie di molluschi nel breve periodo (2001-2012). I numeri si riferiscono alle schede di reporting.

3.3.3.4. Pressioni e minacce

Come già illustrato parlando dello stato di conservazione delle specie, la principale pressione (Fig. 3.3.19), che costituisce anche la principale minaccia per il futuro (Fig. 3.3.20), è costituita dalle alterazioni antropiche agli ecosistemi, in particolare zone umide e corpi idrici, seguito dal-l’inquinamento e dalle pratiche agricole che ne contribuiscono al degrado qualitativo. Il prelievo è importante per la sola Helix pomatia, mentre è ininfluente per le altre specie che non sono commestibili né di particolare interesse per i collezionisti, ad eccezione, forse, dei grossi bivalvi.

3.3.3.5. Prospettive future

In base a quanto sinora esposto, le prospettive fu-ture per le specie di mollu-schi presenti negli allegati di Direttiva Habitat non pos-sono che essere, salvo pochi casi, nettamente sfavorevoli (Fig. 3.3.21); il quadro dif-ferisce da quello dello stato di conservazione unica-mente per Vertigo angustior, che sicuramente non corre seri rischi per il futuro. Helix pomatia (Foto M. Bodon).

Figura 3.3.19 - Pressioni per le specie di molluschi in ciascuna regione biogeografica. È riportato il numero di volte in cui sono state segnalate le pres-sioni afferenti a ciascuna categoria di primo livello gerarchico.

Figura 3.3.20 - Minacce per le specie di molluschi in ciascuna regione biogeografica. È riportato il numero di volte in cui sono state segnalate le mi-nacce afferenti a ciascuna categoria di primo li-vello gerarchico.

Figura 3.3.21 - Stato delle prospettive future delle spe-cie di molluschi in ciascuna regione biogeografica. I nu-meri si riferiscono alle schede di reporting.

3.3.3.6. Conclusioni

Dai dati assemblati per la redazione del 3° Rapporto direttiva Habitat, appare emergere una si-tuazione nettamente sfavorevole per quanto attiene la conservazione delle specie di interesse comunitario di molluschi. Le principali problematiche emerse si possono così riassumere: (1) le conoscenze tassonomiche di base sono ancora carenti; in particolare il genere Unio ne-cessita di una urgente revisione

(2) il quadro distributivo è ancora incompleto e le conoscenze sulla consistenza delle popolazioni della totalità delle specie sono da considerarsi fortemente carenti qualora non sconosciute, man-cando dati di un adeguato monitoraggio

(3) dai dati sinora disponibili, a parte rari casi nella regione biogeografica alpina, emerge che lo stato di conservazione di oltre i due terzi delle specie è da considerarsi inadeguato e fortemente compromesso; una delle specie (Margaritifera auricularia) è estinta in Italia presumibilmente sin dalla fine dell’ottocento

(4) tra le cause di degrado sono da annoverarsi in primo luogo la distruzione e il degrado degli habitat naturali, in particolare zone umide e corpi idrici; accanto a queste azioni antropiche va evidenziato il pericolo, per le popolazioni di unionidi, delle immissioni ittiche, causa sia tran-sfaunazioni, sia introduzioni di specie alloctone

(5) in assenza di seri interventi di recupero quantitativo e qualitativo degli habitat, le prospettive future per la conservazione sono nel complesso inadeguate.

3.3.4. Decapodi

Nel documento Finito di stampare nel mese di febbraio 2014 (pagine 108-114)