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Irving Kristol

Nel documento Leo Strauss: filosofo neoconservatore? (pagine 144-148)

7. Da Strauss ai neoconservator

8.2 Irving Kristol

Irving Kristol è spesso identificato come il padre del neoconservatorismo. Egli ammette nell’articolo Una memoria autobiografica77 tra le sue influenza principali Lionel Trilling (un liberale

scettico e critico letterario) e Leo Strauss (un conservatore scettico, il filosofo politico in toto “inutile in ogni questione pratica”, alieno al moderno conservatorismo populista). Strauss non fu dunque la pietra miliare su cui si basò il padre del movimento, ma soltanto una delle influenze. Certo esistono dei legami per le tematiche affrontate, per quanto difficili da rintracciare: infatti Kristol non scrisse mai un Libro dove esporre il suo pensiero, ma moltissimi articoli nel corso di varie decadi nel suo periodico “The Public Interest” (alcuni raccolti nel testo Neoconservatism: The Auto-

biography of an Idea78).

Alcuni temi che si avvicinano all’insegnamento di Strauss (o dei suoi primi allievi) sono: l’avversione al multiculturalismo (articolo del 199179: tragedia nell’educazione, ideologia subordinata ad un programma politico anti-occidentale e anti-americano), la moltiplicazione nel linguaggio dei diritti (art. del 199280: la libertà crea confusione se distrugge valori con nuovi diritti senza porre nuovi valori), la critica alla società moderna (art. del 197381: essa è basata sulla premessa che non ci sia nulla di superiore che indichi il fine della vita umana o l’oggetto della sua

77 Contenuto in: Irving Kristol, NeoConservatism: the Autobiography of an Idea, Chicago, 1999, Elephant Paperback

Edition (I ed.: 1995, The Free Press).

78 Irving Kristol, NeoConservatism: the Autobiography of an Idea, op. cit. 79 Ivi, pag. 50, The Tragedy of “Multiculturalism”.

80 Ivi, pag. 58, Men, Women, and Sex.

felicità, per cui l’uomo può perseguire ciò che più gli aggrada; a ciò si aggiunge l’espropriazione della religiosità: l’uomo moderno chiede alla società sempre di più, il suo bisogno diventa infinito come l’infinito che ha perso), il ruolo della religione (art. del 197982: così come il cristianesimo primitivo aveva bisogno dell’antico testamento, così la società liberale ha bisogno del cristianesimo perché informi i cittadini sugli usi e gli abusi della loro nuova libertà), il ruolo degli anni ’60 (art. del 199283: il passaggio da una cultura dissenziente ad un’anti-cultura, ad un’anti- cultura nichilistica ha portato alla soppressione della distinzione tra elevato e popolare), il ruolo dei valori (art. del 196184: il XX secolo sperimenta non un conflitto di valori, ma questiona la nozione stessa di valore: la conoscenza del male è equiparata a quella bene, e ciò è retrodatabile a Machiavelli), l’utopismo (art. del 197385: il moderno è caratterizzato per lo scollamento della ragionevolezza dalla ragione, invece presente nelle utopie antiche; vi è una citazione dell’interpretazione straussiana della Repubblica, dove l’utopia esiste a parole ma non a fatti: essa serviva infatti per produrre filosofi politici migliori, non politiche migliori), un’applicazione di Strauss alla Rivoluzione Americana (art. del 197686: la Rivoluzione riuscì perché le passioni furono subordinate al pensiero politico, al domandarsi il perché della propria esistenza come rivoluzione da parte dei Fondatori nel Federalista; essi compresero le problematicità della democrazia come insegnato dagli autori classici, a differenza di oggi, quando la si dà per scontata; i pensatori americani furono più vicini all’illuminismo anglo-scozzese che a quello francese: optarono per una sociologia storica invece che per il messianismo politico, per la libertà invece che per il potere), il ruolo di Adam Smith come compreso da Cropsey (l’allievo di Strauss viene citato: “Smith difende il capitalismo perché rende la libertà possibile, non perché è libertà” - per la sua analisi di Smith e

82 Ivi, pag. 106, Tha adversary Culture of Intellectuals.

83 Ivi, pag. 123, The Cultural Revolution and the Capitalist Future. 84 Ivi, pag. 151, Machiavelli and the Profanation of Politics. 85 Ivi, pag. 184, Utopianism, Ancient e Modern.

per l’importanza attribuita all’educazione per risolvere i problemi derivanti dalla divisione del lavoro, in opposizione a Marx), la virtù (stesso art. del 197687 del punto precedente: la virtù è resa da Smith una questione privata come la religione, pubblicamente è necessario solo un minimo di spirito pubblico; Smith e i Padri Fondatori infatti potevano dare certe cose per garantite, al contrario di oggi, come una certa coerenza nel settore privato data dall’influenza dalla religione, dei valori e della famiglia tradizionali), i problemi della democrazia (art. del 197088: essi non vengono considerati dalla maggior parte degli storici americani eccetto Henry Adams, come non è considerato il Federalista: vi è una cecità di fronte alla conoscenza dei Padri Fondatori che storicamente la democrazia è stata il regime meno stabile, e non sempre il più ammirabile), il ruolo del popolo in una citazione di Martin Diamond (art. del 198589: l’allievo di Strauss afferma che la democrazia americana è basata su di un’assunzione chiave, sul fatto che il popolo è solitamente sensibile, ma di rado saggio; i Padri fondatori cercarono un rimedio per correggere questo problema della democrazia nei processi politico legali, al contrario del populismo contemporaneo che si basa su passioni che li scavalcano), i pilastri del conservatorismo moderno (art. del 199390: essi sono la religione, il nazionalismo, la crescita economica, anche se alla religione spetta un compito più importante per gli effetti di lungo termine sul carattere delle persone; da qui la necessità di un revival religioso al quale però il conservatorismo non è pronto), la peculiarità del neoconservatorismo (esso è diverso dal conservatorismo inglese e dal tradizionale conservatorismo americano perché è un movimento non una parte di un partito, un movimento che si aggrega ai Repubblicani solamente se le loro visioni coincidono: esso è un conservatorismo populista, un fenomeno moderno, l’unico revival del conservatorismo, non presente in Europa).

87 Ivi, pag. 258, Adam Smith and the Spirit of Capitalism. 88 Ivi, pag. 313, American Historians and the Democratic Idea. 89 Ivi, pag. 359, The new Populism: Not to Worry.

I temi che sono stati elencati presentano certe sfumature straussiane senza per questo essere perfettamente aderenti al pensiero del filosofo, anzi è chiara la distanza finale da Strauss nel tratteggiare i lineamenti di un conservatorismo populista, di massa, sicuramente non auspicato da Strauss.

Nel documento Leo Strauss: filosofo neoconservatore? (pagine 144-148)