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ISCRIZIONI GEMMARIE

L e is c r iz io n i gem m arie furono, come è noto, screditate su p e rla tiv a m e n te dal K o h le r, in specie quelle enunciami nomi d i a r t i s t i , d e lle q u ali, fra ta n te , egli non ne ammise per ge­

n u in e p iù di cinque. P er co n tro , niuno ignora come il Tòlken, il B r u n n , il R a o u l-R o ch e tte , lo Stephani e altri ( i) abbiano a ssu n to la d ifesa di questa classe di monumenti, adoperandosi a d im o s t r a r e la perfetta autenticità di molte fra le iscrizioni c o n d a n n a te p e r apocrife dall’ ipercritico di Pietroburgo.

O g g id ì su questo tem a non havvi sensibile differenza di o p in io n i fr a g li eru d iti; i quali, pur riconoscendo in massima c o m e q u e s t a , non meno delle altre classi archeologiche, abbia fo r n ito a ll’ im postura dei falsarii un largo campo di ap­

p lic a z io n e , s o n tuttavia pressoché unanimi nell’ ammettere che il n u m e r o d e lle iscrizioni gemmarie apocrife sia di gran lunga

( i ) N o m in e r ò fra questi il com m. G. B. De R ossi, il quale forniva in p ro p o s ito a l B ru n n un argom ento senza replica onde ribattere le obbie­

z io n i d el K o h le r riguardo al celebre intaglio in cristallo di rocca colla p ro to m e di M in e r v a , firmato da Eutiche figlio di Dioscoride. Mentre, in­

fatti , 1’ is c r iz io n e di questa gem m a veniva dal Kohler giudicata una falsi­

fica zio n e di d ata non anteriore ai tempi del barone di Stosch, il De R o s s i p r o v ò ch e ben tre secoli prima di tale epoca, che è quanto dire in un te m p o a cui la pretesa falsificazione non potrebbe farsi mai risa­

li r e , la g e m m a in questione già esibiva la stessa epigrafe, come risulta da un d o c u m en to irrepugnabile, quale è la descrizione fattane da Ciriaco d’ A n c o n a in u n m s. del 1445 > di cu^ ^ medesimo comm. De Rossi dava co m u n ic a zio n e a ll ’ Instituto di Corrispondenza Archeologica {Bull. dell'Instit., 1 8 5 4 , p a g . 1 0 , 26). Detta gem m a, da non confondersi colla copia esi­

stente n e lla co llezio n e del duca di Marlborough, trovasi ora in proprietà del m io a m ic o il march. C . Strozzi in Firenze, il quale per mezzo, ap­

punto , d el D e R o s s i la sottoponeva testé all’ esame del citato Instituto {B u ll, d e ll’ In s titu t., 18 7 8 , pag. 40).

G j o r n . L i g u s t i c o , Anno V.

inferiore a quello delle indubbiamente g e n u in e ; n o n senza deplorare in pari tempo che di queste ultim e n o n e sista fin o ra una buona collezione compilata in guisa da risp o n d e re al du­

plice scopo di render di pubblica ragione una q u a n tità non irrilevante di monumenti epigrafici insiem e e f i g u r a t i v i , in e­

diti o poco conosciuti, e di esibire questo m ateriale co o rd in a to in modo da renderlo suscettivo d’ un trattam ento scien tifico .

Si capisce come in un* epoca nella quale fu ro n o in g ran voga le collezioni di gemme antich e, la p ecu liare ric e rc a di cui erano oggetto per parte dei collettori le in s c r it t e , e co n ­ seguentemente il prezzo elevato a cui pervenn e q u esta sp e­

cialità abbiano suggerito agli artisti litoglifi la sp e cu lazio n e di incider gemme litterate a contraffazione d e lle a n t ic h e , e sopratutto di aggiungere alle antiche anepigrafi una iscrizio n e all* oggetto di aumentarne il pregio : ma non è m e n v e ro che insieme alle non poche spurie trovasi n e lle co lle z io n i pubbliche e private una considerevole quantità di g e m m e in ­ scritte sulla legittimità delle quali non potrebbe c a d e re il m e­

nomo dubbio.

Una silloge di iscrizioni gem m arie com pilata c o lla critica e giusta il metodo che si addicono a siffatti l a v o r i , riu sc i­

rebbe utile non meno che interessante a quanti fan n o so g ­ getto di studio la disciplina della classica antichità. Im p e r o c c h é , oltre al contribuire con un ragguardevole co n tin g e n te di m a­

teriali all’ incremento del corpo e p ig rafico , q u esta sillo g e avrebbe per risultato di arricchire di nuovi e le m e n ti, in sp ecie gli onomastici greco, latino ed etru sco , c forse in p artico lare, anche il catalogo finora troppo esiguo degli an tich i in ciso ri in gemme; di schiuder nuovi punti di vista p er la re tta in ­ telligenza di molti tipi enigm atici, e in gen erale p e r una più razionale classificazione delle rappresentanze g e m m a r ie ; fin al­

mente, di porgere col mezzo dei riscontri la c h ia v e on de de­

cifrare le sigle e interpretare le forinole p ro p rie di questa

c la s s e d i is c riz io n i. C h e se Γ esame analitico e comparativo d e lle f i g u l i n e , dei p io m b i, dei sigilli enei e di altre credute q u is q u ig lie , v a ls e , m assim e in questi ultimi tempi, alla scienza 1’ a c q u is to d i m olti veri cron o logici, geografici, storici e filo­

lo g ic i , n iu n dubbio che altre non mén preziose nozioni circa i c o s t u m i , le u san ze, i so d a liz i, le feste, le osservanze reli­

g io s e , le p ra tich e superstiziose e altri particolari della vita a n tic a ta c iu ti o m al dichiarati dagli scrittori e dai monumenti a b b ia n o ad essere il frutto d’ uno studio approfondito delle is c r iz io n i g e m m a rie . Ma in quest’ ordine di ricerche la luce n o n s i o t t ie n e che per m ezzo di confronti; di che risalta v ie p p iù l a n ecessità d’ una silloge di tali iscrizioni compilata a llo s c o p o e nel senso da me pur dianzi accennati.

A c o l o r o i quali si occupino della inchiesta di materiali p e r un la v o r o di questo g en ere, non riuscirà discaro che io o ffra lo r o i seguenti eh’ ebbi occasione di raccogliere in tempi d i v e r s i , tra sc riv e n d o li colla maggiore esattezza dai rispettivi o r ig in a li. S o n o semplici appunti senza critica, desunti qua e là d a l ta ccu in o d’ un dilettante archeologo, ma anche tali, p o s s o n o s e r v ir e allo scopo per cui modestamente li oflro, e p e r c iò c r e d o opera non affatto inutile fissarne la memoria, t o g lie n d o li dalle schede volanti a cui vennero affidati di mano in m a n o c h e mi cadevano sott occhio.

i .

^

3

^ (meas)

E r o e n u d o , clipeato, che lascia cader di mano l’ asta, m e n tre s ta per essere colpito da un grosso sasso vibratogli d a ll’ a lto . Scarab eo in corniola con doppio orlo etrusco, p r e s s o il m arch . C arlo Strozzi in Firenze.

L a v o c e ineas di questo scarabeo non è forse senza rela­

z io n e c o lia ben nota meati ricorrente su specchi ( 1) qual

( i j F a b r e t t i , C orp inscrip. ita lic. antiquior, aevi, η.' 1 0 6 7 , 2 1 4 6 , 1 4 7 0 .

2494 b i s , 2500, 2551 bis.

nome proprio di genio o divinità fem m inile e tru s c a che ha molti punti di contatto colla V itto ria della m ito lo g ia g re c o ­ romana.

Trattasi qui molto probabilmente d’ un nom e p e rso n ale v i­

rile da aggiungersi alla serie orm ai cospicua n e ll’ o n o m astico etrusco degli uscenti in - as al caso retto ( 2 ) ; sia ch e q u esto nome esprima il gentilizio del proprietario o d e ll’ in ciso re della gemma, sia che si riferisca invece al p e rso n a g g io raf­

figurato sulla medesima, ossia al protagonista d* un m ito greco ( 3 ) , od etrusco, di cui la tradizione non sia p e rv e n u ta

insino a noi.

TI E'JTH (ti eìta)

Incisa sulla pane piana di grosso scarabeo in a g a ta sard o ­ nica con orlo etrusco, a lato dell’ infradescritta rap p re se n ta­

zione a intaglio cavo, di stile e lavoro etruschi.

Giovane eroe senz’ altra veste che una pelle di fiera d alla cintura al ginocchio, seduto su m asso, la d estra strin g e n te ancora la spada ma il capo e il busfo inclinati c o m e ch i sta per venir meno e accasciarsi, a stento so rre g g e n d o si colla sinistra poggiata sull’ impugnatura di nodosa c la v a . D ie tro al medesimo, sovrastandogli di tutta la metà su p erio re del c o r p o , figura virile alata e barbata, nuda, stante, di fro n te c o lla testa a destra, in atto di mossa, con ram oscello nella m an o d estra.

(1) Disponendo i nomi propri virili etruschi che si co n o sco n o p er m ezzo degli scrittori e delle epigrafi in quattro diverse c a te g o rie , seco n d o che escono ai caso retto in -as, in -es, in -is od in -us, n ella qu al cla ssific a ­ zione vuoisi tener conto del fatto che detti nomi spesso ric o rro n o sui monumenti monchi della sibilante fin ale, forse a rap p resen tazion e della pronuncia volgare, si trova che le due serie più ricche so n o q u elle carat- teriiraic dall' uscita in - « e in -as.

(2) Cf. Ai/as, Eivas1 = Αίας, Pelias == Π ιλ ίζ ς , A i tas' — Ά ι δ α ς , A c v a s , Evas — Ήφς, Cbalchas — Καλκ*ς etc.

N e l m u s e o di antichità di Parma.

S i c e r c h e re b b e invano nella mitologia etrusca o greca un s o g g e t to a c u i possa con ven ire Γ anzidetta rappresentazione, e da cu i s i p o ssa desum ere qualche criterio per la dichiara­

z io n e d e ll’ iscriz io n e . L e ali di cui è fornita la figura princi­

p a le n o n co stitu isco n o in questo caso un attributo abbastanza d e t e r m in a tiv o , sapendosi che nell' iconografia etrusca veggonsi a s s e g n a te n o n pure a m olte divinità, ma perfino a personaggi di m iti g r e c i , com e per esem pio a Calcante e ad Adone, che r ic o r r o n o a la ti su specchi ( i ) .

I l c o m p ia n to prof. G . C orssen al quale, pochi mesi prima d e lla su a m o r t e , avevo comunicato una impronta in zolfo di q u e sto s c a r a b e o , mi scriveva in proposito averne conferito col d o tt. G i o r g i o T re u assistente direttoriale dell’ Antiquario B e r lin e s e e speciale conoscitore di questa classe di cimelii, il q u a le , d o p o constatato 1’ etruscismo del lavoro, gli avea m e s s o s o t t ’ o cch io due gem m e del suddetto Antiquario pari- m e n ti e tr u s c h e con rappresentazioni congeneri, Γ una con s im ile fig u r a alata e barbata, ai cui piedi figura giacente di d o n n a m o r t a , l’ altra esibente la stessa figura con donna m o r ib o n d a ( 2 ) . Da parte mia ricorderò soltanto come nella s illo g e d e l F ic o ro n i ( 3 ) sia riprodotto un intaglio in sardo­

n ic a ad o r lo etrusco con analoga rappresentazione spiegata d a llo s te s s o F ico ro n i pel T e m p o , dum cxtinctam focminam ju n io rem g rem io continet !

N e lla s fe r a troppo limitata in cui versano le attuali nostre c o g n iz io n i d ’ intorno la t e o l o g i a e la mitologia degli Etruschi, s e m b ra n o n potersi dare a questa rappresentanza altra più

( 1 ) M u s . E t r . Vatie. I , tav. X X I X , nurn. 1 ; F a b r e tti, Op. cit., 2157, 2 5 1 2 ; G e r h a r d , E tr .s p ie g e l, taf. C C X X I1I ( 1 1 1 , 2 1 2 ) , CX\ ( 1 1 1 , 1 1 7) .

(2 ) T ò l k e n, Ver\eichniss der Gemmensammlung, II K l . , n. 90, 125.

(3) F ra n c isc t F ico ro n ii gemmae antiquat litteratae, Romat i Jf S, tb. V ili, n u m . 6 .

plausibile interpretazione, fuorché considerando la fig u ra p rin ­ cipale della composizione come una divinità d e lla M o r t e , quale la concepivano gli Etru sch i, secondo r is u lta da altre analoghe rappresentazioni; divinità da non c o n fo n d e rsi col- Γ orrido Cbariin padre dell’ Orcus la tin o , e n e ttam p o co cogli ovvii Tanati o genii della m orte, cosi m aschili c o m e fem ­ minili, che ricorrono su tanti m onumenti e tr u s c h i, m a bensì un dio austero e imponente, dalle forme nobili e g ra n d io s e , dal volto spirante terribile m aestà; forse il M a n tu s, che ha unti rapporti col Dis pater dei Rom ani ( i ) .

Per quanto concerne l’ iscrizione, leggendola da sin istra a destra, al che inclinava il C o rsse n , potrebbe sp ie g a rsi il I I come sigla dell’ ovvio prenome etrusco Tite, n el qual caso bisognerebbe veder nell’ altra parola espresso un g e n tiliz io di cui non ricorre esempio in altri monumenti scritti. S e n o n ch è dubito che la lezione proposta dal C orssen soddisfi a tutte le esigenze della critica, e a dire il v e r o , egli ste sso ric o n o ­ sceva in proposito di non possedere alcun criterio abbastanza certo per desumere se Γ iscrizione si riferisca a lle due figu re rappresentate, od esprima piuttosto il nome d e ll’ artefice lito ­ glifo od il possessore dello scarabeo.

Qualunque sia, del resto, la spiegazione di cu i p u ò essere suscettivo, a me basti aver pel primo richiam ato su q u esto insigne cimelio Γ attenzione dei d o tti, e aver co si offerto occasione a chi attende ex professo a questi stud i di ten tare la soluzione dell’ interessante enigma figurativo e filo lo g ic o che mi limito per ora ad enunciare.

(l) . . . . etrusca lingua Mantum, ditem patrem appelant ( S e r v . ad V ir g . , Atn. X , 198).

3· VIP IACF

G u e r r i e r o v e stito di ricca arm atura, la spada sguainata n e lla d e s t r a , in atto di scherm irsi poggiando un ginocchio a t e r r a e ra n n ic c h ia n d o si dietro il largo scudo. Le tre prime le t t e r e d ell* isc riz io n e so n o incise nel cam po, dietro la c r e s t a d e ll’ e l m o , le altre n e ll’ interno dello scudo. Corniola c o n o r lo e t r u s c o , di m agn ifico la v o ro , presso il marchese C . S t r o z z i.

L a le g g e n d a latin a nulla detrarrebbe per sè stessa all’ e- t r u s c is m o d e lla rapp resen tazio n e figurata, non mancando, del r e s t o , e s e m p i d ello stesso nom e latinamente inscritto su titoli d ’ o r ig i n e e d i la vo ro indubbiam ente etruschi ( 1) .

L a v o c e vihiaA esib isce 1’ ortografia etrusca e ialisca del notoO n o m e f e m m in ile Vibici, sicco m e è attestato da non pochi mo­

n u m e n ti s u c u i la stessa v o c e figura com e gentilizio, e più r a r a m e n t e a n c h e co m e pren om e (2 ).

I l t it o lo d i questa V ib ia inciso a caratteri latini, arcaizzanti, c o lla n o t a d e lla patern ità alla rom an a, su gemma etrusca e c o n e t r u s c a o rto g ra fia , richiam a al pensiero l’ ambizione in v o g a p r e s s o i patrizi ro m an i nei primi tempi dell’ impero, di o s t e n t a r e ra p p o rti g e n ealo g ici con antichissimi atavi etruschi.

I n u n ’ e p o c a a n te r io r e , alcune delle grandi case romane a v e a n o s p in to le lo ro pretensioni nobiliarie fino a proclamarsi d i o r ig in e d iv in a . I G iu lii vantavansi discendere da λ encre (j)>

i L a m i a ( d e lla gens Adiri) da Nettuno ( 4 ) , i Fabii e gli

( 1 ) F a b r e t t i , Op. c it., num. 1256.

( 2 ) F a b r e t t i , Op. c i t . , n u m . 1 3 2 7 , 1375 » >435 - l 87° » l 874. 2 1 8 0 , 2 4 5 2 ; i d . i . ° S u p p l e m e n t o , n u m . 438 b is a ; R. G a r r u c c i , Sylloge in scrip t, la tin , aevi Rom. Reipubl. , n u m . 8 0 2 .

( 3 ) S u e t o n . , Caes. V I.

( 4 ) O r a z . , O d. I l i , 1 7 .

Antonii da Èrcole ( 1 ) ecc. Sem b ra p eraltro c h e il c ò m p ito di provare mediante titoli abbastanza attendibili la p r o p r ia d i­

scendenza in linea retta dagli dei im m ortali p r e s e n ta s s e q u a lc h e difficoltà anche in quei tempi m olto propizi a lla c o lt iv a z io n e in genere degli alberi g e n ealo g ici, dacché la m a g g io r p a rte delle nobili famiglie romane com piacevasi n ell’ o s te n ta r di p re ­ ferenza capostipiti eroici desunti in specie dal c ic lo tr o ic o . Sarebbe superfluo qui ram m entare com e i M a m ilii r ip e te s s e r o la loro origine da Ulisse ( 2 ) , e cosi i M em m ii d a M n e s t e o , i Sergii da Sergeste, i Cluenzii da C lo a n t o , gli A z ii d a A t i , i Nauzii da Naute ( 3 ) , ecc. Per farsi un co n cetto d e ll’ im p o r ­ tanza che si annetteva agli stem m i tro ia n i, b a s te rà r ic o r d a r e che essi furono soggetto di eruditissim e illu stra z io n i p e r p a rte di Varrone e di Ig in o ; come u n ’ idea delle p r o p o r z io n i c h e avea assunto tale vanità si può desum ere dalle e s p r e s s io n i di Taicns, di Troiades e di Troiugenae, usate in s e n s o d i d i- leggio da Cicerone ( 4 ) , da P e rseo ( 5 ) e da G i o v e n a l e ( 6 ) all indirizzo di nobili romani dei risp ettivi lo ro te m p i.

Oltre le divine e le eroiche ( 7 ) , fu ro n o poi te n u te in g r a n conto le genealogie che facevano capo a p e rs o n a g g i le g g e n ­

ti) P l u t a r c . , Fab. Mass. 1 ; Aut. 1 .

(2) T. L iv ., I, 49; F e s t o , Qu. V i l i , 12 . p a g . 130 .

( 5 ) ^ i r g i l . , Actui. V, v e r s i 1 1 7 c s g g . , 5 6 8 ; S e r v . a d A m . V , 7 2 S ; F e s t . , Qu. IX , 15.

(4) Ef>ist. ad All. I , 12.

(5) Sal., I, v. 4.

(6) Sal., I, v. 100.

(7) La moda delle genealogie divine ed eroiche era un p ro d o tto d e l-

! ellenismo, ed erano i Greci residenti in Rom a i p rin cipali artefici di tali favolosi stemmi per uso proprio e di chi ne dava lo ro c o m m is s io n e , anche quando a Roma presso le classi più illuminate s im ili in ven zio n i g ii erano oggetto di scherno. Marziale mette in canzone un E u c lid e , cavaliere d'industria dei suoi tempi, il quale vanta cospicue en trate dai suoi fondi di Grecia, lonçumqite pulchra stemma repetita Leda ( E p ig r . V , 35).

d a rii d e i p r im i tem pi di R o m a : così i V alerii gloriavansi di­

s c e n d e r e d a q u e ll’ antico o m on im o che fu la cagione princi­

p a le c h e i Romani e i Sabini, di nemici che erano, si fondessero in nn sol popolo ( i ) ; cosi i P o m p o n ii, i Calpurnii, i Pinarii e g l i E m i l i i v a n ta v a n o per progenitori quattro figli di Numa, P o m p o , P i n o , C alp o e M am erco ( 2 ) , quest’ ultimo così ap­

p e lla t o d a M a m e r c o figlio di P ita g o ra, a cui per la piacevo­

le z z a d e i m o d i e la grazia nel ragionare era stato dato il g e n t il s o p r a n n o m e di αίμύλο; ( 3 ) ; così i Marcii derivavano il lo r o s t e m m a d al re A n c o M arcio ( 4 ) , la cui madre Pompilia e r a an eli* e s s a figlia di N u m a ( 5 ) ecc.

P i ù t a r d i , quan d o il n um ero delle famiglie appartenenti a ll’ a n tic o p a triz ia to r o m a n o , già ridotte sul principiare del s e c o lo V i l i a non più di una quindicina, si andò vieppiù a s s o t t i g l ia n d o , m entre cresceva in estensione e importanza la n o b ilt à a v v e n t iz ia creata da C esare per antitesi alla vecchia a r is to c r a z ia rep u b b lic an a; quando dallo stesso Cesare vennero a p e rte le p o r t e del Sen ato ai non italici, e Roma perdette il s u o c a r a t t e r e specifico latino per diventar città cosmopolita, v e n n e r o in p ecu liar onore le diramazioni da vecchi ceppi extra­

la tin i , m a s s im e se d erivati da schiatte italiche aventi una s t o r ia e u n a c iv iltà propria e anteriore a quelle di R o m a, se b b e n e la lo r o nazionalità fosse allora da un pezzo comple­

ta m e n te fu s a n ella rom an a. F r a queste niuna certamente po­

te v a c o m p e t e r e in linea di vetustà e di nobiltà colla etrusca:

( 1 ) P l u t a r c . , Publicola, I.

(2 ) P l u t a r c . , Numa X X I , 1 . , ( 3 ) I d . , ib id . V i l i . l i ; Paul. Aem. I I, t.

(4 ) A m itae meae Ju liae (son parole di G. Cesare) maternum genus a regibus o rtu m , paternum cum diis immortalibus conjunctum est, nam ah Anco M a rcio sunt M arcii reges, quo nomine fuit mater, a Venere Juin cujus gentis fa m ilia est nostra. S u e t o n . , Caes. VI.

(5) P l u t a r c . , Numa X X I , 1.

della cui antica potenza e civiltà an co r s o p r a v v iv e v a 1’ eco negli annali sto rici, nelle tradizioni e nei m o n u m e n ti : o n d ’ é che fin dai tempi di A ugusto niun titolo si p r e s t a v a a lu sin ­ gare l’ orgoglio d’ un patrizio ro m an o quan to q u e llo di Tyr­

rhena progenies con cui O razio acclam ava M e c e n a t e ( i ) . Contro l’ etruscomania della n ob iltà dei suoi te m p i d e c la m a più particolarmente P e rsio , quando ap o stro fa il p r o ta g o n is ta della sua terza satira colle p aro le

An deceat pulmonem rumpere ventis

Stemmate quod Tusco ramum millesime ducis?

ed a questa tendenza, ap pu n to, v u o isi r ife r ir e il c a ra tte re etrusco o etruscheggiante di alcuni m o n u m en ti r o m a n i d el- 1' epoca imperatoria ( i ) .

4· T · Η · V

Fulmine quinquefido, di elegante la v o r o , f o g g ia t o su l tip o capriccioso che gli artisti greci id earon o per la r a p p r e s e n t a ­ zione di questo emblema e di cui rico rron o s v a r ia t i e se m p i in molte opere d’ a rte , specialm ente su m o n ete d e lla S ic ilia . L ’ impugnatura, al cen tro , è fo rm ata da una te s ta m u lie b re con chiome fiam m eggianti. In ta g lio in c o r n io la d e lla m ia collezione.

La leggenda esibisce, secondo o gn i p r o b a b ilità , le in iz ia li del prenom e, nome e cognom e del p o ssesso re d e ll’ a n e llo se- gnatorio in cui era incastonata la pietra in c isa. C o s ì Γ in d u ­ zione desunta dalla nobiltà del la vo ro c irc a l ’ a ttrib u z io n e della gemma ad un periodo abbastanza alto d e lla s t o r ia d e l- l’ arte romana, è avvalorata in questo caso d a lla tr ip lic e n o ­

ti) Od. I I I . 29.

(2) Non debbo tacere che avendo sottoposta a nuovo esa m e la gem m a in discorso, non so abbastanza difendermi da qualche dubbio su lla su a genuinità.

m e n c la t u r a d e l p e rso n a g g io in sc ritto , nè uscirebbe dai limiti d ’ u n a p la u s ib ile co n gettu ra chi riferisse il cimelio all’ epoca in c u i i l t ip o del fulm ine fu singolarmente popolarizzato da u n c o n io d e lla zecca im p eria le portante la data della IX po­

te s t à t r ib u n iz ia di T it o (an n o 80 dell’ èra cristiana).

5- T · MESTRI

T e s t a d i m o ro . In ta g lio in onice, di cui mi venne testé c o m u n ic a t a u n a im p ron ta in ceralacca dal march. C. Strozzi.

È d e g u o d i n ota che questa gemma fu trovata da poco n e lla V a ld i c h i a n a , di dove appunto sembra provengano quelle m o n e t in e in b ron zo d ’ in ce rta attribuzione, aventi al dritto u n a s im ile te s ta di e tio p e , e al rovescio un elefante ; le quali p a s s a n o p e r e tr u s c h e , perchè portano una lettera dell alfabeto e t r u s c o a i p ie d i di detto anim ale ( 1 ) .

N o n è la p rim a v o lta che la numismatica e la sfragistica s i s c a m b ia n o luce e riv e la n o 1’ esistenza d una stretta corre­

la z io n e f r a le due serie m onum entali. N el caso concreto, la p r o v e n ie n z a d ella gem m a conferm a 1’ origine etrusca dei qua­

d r a n ti s u d d e t t i , com e il fatto che il possessore di questa g e m m a a b b ia desunto il tipo del proprio suggello dai conii m o n e t a li d e l paese o ve fu rinvenuta a c c e n n a a rapporti d’ ori­

g in e , d i p a tro n a to o di clientela del titolare colla città di cui i l t ip o s t e s s o era sim b o lo .

I l T i t o M e s tr io p ro p rietario di quest’ onice appartiene a fami­

g lia n o n d e l tutto ign o ta in epigrafia, dove il nostro titolo fa r is c o n t r o a l iq + *3 W · lO qfH (Jartbi mestri) di lapide peru­

g in a ( 2 ) , e tro v a posto fra 1’ antica tegola prenestina inscritta

( 1 ) L . S a m b o n , Recherches sur les monti, de la presqu'île ital., pag. 5 5 , n . 7 6 ; L a n z i , S agg io e c c . II. 3 1 , 1 1 5 , t a v . V II, n. 1 2 ; C a r e l l i , Hai.

vet. n u m tn ., t a b . X I I , n . 3 ; M a r c h i e T e s s e r i , Aes grave del Mus. Kirch., p a g . 9 8 , c l . I I I , t a b . suppl. n. 5 ; F a b r e t t i , op. c i t . , 2461 B.

( 2 ) Fa b r e t t i, n . 1 6 8 8 .

Q · M ESTRI IIV IR C · T A P P V R I ( i )

(Quintus Mestrius Caius Tappurius D uoviri) , e la lap id e d’ Este intitolata a

L · M ESTR IV S

C · F · ROM · L E G · IX (2 )

(Lucius Mestrius Caii Filius tribu Romilia Legion is I X ) . La mancanza del cognome in tutte tre le iscriz io n i ci riporta ad un’ epoca in cui non erasi ancor d ism e sso 1’ uso che fu per tanto tempo oggetto di particolare p red ilezio n e ai romani ( 1 ) , di distinguere, cioè, fra loro i m e m b ri di una

(Lucius Mestrius Caii Filius tribu Romilia Legion is I X ) . La mancanza del cognome in tutte tre le iscriz io n i ci riporta ad un’ epoca in cui non erasi ancor d ism e sso 1’ uso che fu per tanto tempo oggetto di particolare p red ilezio n e ai romani ( 1 ) , di distinguere, cioè, fra loro i m e m b ri di una

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