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Italia paese “reale” nell’ordinamento economico internazionale

Nel documento Il sistema italiano a confronto (pagine 49-51)

3. Il sistema italiano a confronto

3.1.1 Italia paese “reale” nell’ordinamento economico internazionale

A causa delle imprevedibili accelerazioni e trasformazioni avvenute su larga scala nel tessuto economico-sociale, la mappa geoeconomica del mondo presenta significativi cambiamenti non solo rispetto al decennio e al lustro scorso, ma anche rispetto al passato più recente7. Nonostante gli Usa si confermino ancor oggi e nelle previsioni di breve periodo in cima ai paesi economicamente più forti e importanti a livello globale, nuovi at- tori si impongono con sempre maggiore forza sulla scena internazionale: la zona Asia-Pacifico sta contribuendo in modo significativo alla ricchez- za mondiale, soprattutto grazie alla rapida crescita dell’Est (Cina, Giap-

4Cfr. il discorso del Presidente Obama “Remarks by the President on 21stCentury Financial

Reform”, consultabile integralmente sul sito della Casa Bianca.

5Cfr. R.A. Posner, La crisi della democrazia capitalista, trad. it., Milano, 2010.

6Così, C. Licini, Notai. Anche nel terzo millennio? Ovvero, quale notaio nello scenario economi-

co globale, Milanofiori Assago, 2010, p. 22.

7L’annuale studio condotto dal Credit Suisse Research Institute sulla ricchezza della popolazio-

ne mondiale – il Credit Suisse Global Wealth Report 2012 – riporta che dalla metà del 2011 alla metà del 2012, fattori come la recessione, il clima di sfiducia che ha colpito le economie mondiali e l’ap- prezzamento del dollaro statunitense sulle altre valute hanno contribuito a una diminuzione della ricchezza aggregata delle famiglie (pari al 5,2%) rispetto all’anno precedente. In particolare, le in- certezze economiche che hanno caratterizzato l’Eurozona hanno fatto sì che proprio in tale contesto si registrassero le maggiori perdite stimabili complessivamente in 10,9 trillioni di dollari, pari all’88,6% dell’intera flessione a livello globale (12,3 trillioni di dollari). Anche la zona Asia-Pacifico ha risentito del clima recessivo con una perdita pari a 1,3 trillioni di dollari.

pone, India) e del Sud del globo (Australia), senza contare l’apporto del- le nuove economie emergenti ad esempio nel cosiddetto “altro occiden- te” ossia in America Latina8.

In questo mutato contesto geopolitico e geoeconomico ove – si per- doni il paradosso – sempre più le risorse scarse abbondano, si nota da più parti che il mero riferimento a indici monetari come il Pil non sono da so- li in grado di fotografare il reale livello di benessere e di crescita di un paese9. Risulta, allora, fondamentale un’indagine a più ampio spettro: una analisi del welfare economico “dal sotto in su” che tenga altresì in debita considerazione il livello – e la distribuzione10– della ricchezza delle fami- glie11. Quelli ora indicati sono fattori determinanti poiché rappresentano un’utile cartina di tornasole per valutare le scelte di consumo e investi- mento ultime delle economie nazionali.

Gli ultimi studi annuali del Credit Suisse Research Institute riportano che nei paesi economicamente egemoni su scala mondiale, le attività fi- nanziarie (obbligazioni, azioni, depositi, ecc.) tendono a costituire la com- ponente principale della ricchezza delle famiglie. Al contrario, le attività reali (abitazioni, terreni, ecc.) ricoprirebbero un ruolo economico più ri- levante nei paesi in via di sviluppo o in quelli che allo stato attuale si tro- vano in una fase di transizione verso un’economia di mercato12.

In un quadro macroeconomico così rappresentato, l’Italia costituisce un’eccezione13. Come abbiamo avuto modo di osservare in apertura del presente lavoro, esiste nel nostro Paese una equazione, seppur imperfet- ta, tra risparmio privato e ricchezza immobiliare. Nonostante la finanzia- rizzazione dell’economia e i mercati negli ultimi dieci anni abbiano enfa- tizzato la crescente importanza della ricchezza mobiliare, il risparmiato-

8Cfr. G. Keating et al., Credit Suisse Global Wealth Report 2012, Zurigo, 2012, p. 38, ss. 9Cfr. da ultimo M.C. Nussbaum, Creare capacità. Liberarsi dalla dittatura del Pil, Bologna, 2012. 10Il problema distributivo dovrebbe riconquistare il giusto spazio nelle agende politiche inter-

nazionali dato che l’1% della popolazione adulta possiede quasi il 40% della ricchezza delle famiglie a livello globale. Si registrano anche in Italia sperequazioni distributive con un 10% di famiglie più ricche che detiene un’ampia percentuale della ricchezza complessiva. Tuttavia, secondo l’ultimo bol- lettino statistico fornito dalla Banca d’Italia: “Secondo le stime disponibili, nel confronto internazio- nale l’Italia registra un livello di disuguaglianza della ricchezza netta tra le famiglie piuttosto conte- nuto, anche rispetto ai soli paesi più sviluppati”. Cfr. Banca d’Italia, La ricchezza delle famiglie ita-

liane 2011, cit., p. 8.

11Sulla nozione di debito integrato, cfr. supra, “Introduzione”.

12In questo senso si orientano i dati forniti dagli studi statistici condotti dal Credit Suisse Re-

search Institute. Così, già G. Keating et al., Credit Suisse Global Wealth Databook 2011, cit., pp. 125- 133 e, in modo analogo, il più recente Id., Credit Suisse Global Wealth Databook 2012, cit., spec. pp. 129-131.

13Lo stesso studio qualifica paesi quali l’Italia e la Francia come “interesting exceptions” al trend

economico che vorrebbe gli asset finanziari quali componenti principali del portfolio delle famiglie (cfr. ibid., p. 129).

re-tipo italiano sembra, infatti, antropologicamente più orientato verso investimenti legati a beni immobili che rappresentano ancora oggi la fon- te di risparmio primario ritenuta più sicura.

L’analisi dei dati statistici rivela una sensibile diminuzione degli inve- stimenti in attività finanziarie: questi ultimi nell’arco temporale compre- so tra il 2000 e la prima parte del 2012 hanno subito una flessione nega- tiva pari a 11,7 punti percentuali (dal 47,3 al 35,6%)14. Al contrario, nello stesso periodo si è registrato un tendenziale incremento delle attività rea- li, segno di una propensione culturale delle famiglie italiane all’investi- mento nel mercato immobiliare che tutt’oggi rappresenta oltre il 60% del risparmio privato15.

La predilezione per il risparmio immobiliare unita al sistema (effi- ciente) che ne sovraintende la gestione rientrano tra i fattori che hanno contribuito, da un lato, a non esacerbare ulteriormente il portato negati- vo della crisi globale dei mercati e della più recente fase recessiva legata al nostro debito sovrano e, dall’altro, a riconfermare l’Italia tra i paesi con una elevata ricchezza a livello internazionale. Gli ultimi dati a disposizio- ne indicano che la ricchezza netta rispetto al reddito disponibile delle fa- miglie italiane (somma di attività finanziarie e reali al netto dei debiti) è comparabile con quella delle famiglie francesi o britanniche ed è supe- riore a quella delle famiglie canadesi e statunitensi, con un tasso di inde- bitamento comparativamente più basso anche se in leggero aumento a causa delle condizioni economiche non rosee in cui versa attualmente il nostro Paese e l’Eurozona16.

Nel documento Il sistema italiano a confronto (pagine 49-51)